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Raffaele Cutolo - Wikipedia

Raffaele Cutolo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Raffaele Cutolo

Raffaele Cutolo (Ottaviano (NA)20 dicembre 1941) è un criminale italiano e uno dei più noti boss della camorra.

Indice

[modifica] La "carriera"

La sua storia criminale sarebbe iniziata nel 1963 con l'omicidio di un ragazzo del suo stesso paese, tale Viscito, poiché offese - si racconta a mo' di leggenda - con gesti osceni sua sorella Rosetta Cutolo. In realtà, pare che la verità fosse molto meno eroica: R.C. scendeva lungo il viale principale di Ottaviano con l'auto in folle per mancanza di benzina. Era l'ora dello struscio (passeggio) e, nella confusione, urtò leggermene le gambe di una ragazza che camminava con alcune amiche. Ne nacque una lite che degenerò. Cutolo sparò e uccise. Scappò, ma si presentò alle forze dell'ordine due giorni dopo e fu arrestato. Difeso dall'avv. Siniscalchi e Mazza, per questo reato Cutolo fu condannato in appello a 24 anni di reclusione. In seguito, avendo presentato ricorso alla Corte di Cassazione, fu scarcerato per decorrenza dei termini nel 1970, restando però in attesa di giudizio. Naturalmente, quando la Cassazione confermò la condanna, si diede alla latitanza finché fu arrestato a Palma Campania, dopo un conflitto a fuoco.

All'inizio degli anni '70 divenne un capetto della camorra, dedito al contrabbando di sigarette ed al traffico di droga (soprattutto cocaina). Tuttavia, questo è l'unico reato per il quale Cutolo non fu mai condannato. In questo periodo, iniziò il percorso che lo avrebbe portato, nel giro di una decina d'anni, a diventare il numero uno della Camorra.

Gli fu attribuito il soprannome di "'O professòre" (secondo alcuni perché indossava gli occhiali, secondo altre versioni, invece, perché era uno dei pochi del suo ambiente che sapesse leggere e scrivere); forte del fresco titolo, ebbe l'intuizione di riunire tutte le famiglie della camorra napoletana per costituirne una potente organizzazione in grado di competere con la mafia siciliana.

[modifica] Il salto di qualità

Nel 1970 gli fu confermata la condanna per l'omicidio del ragazzo di Ottaviano e Cutolo si diede alla latitanza. Restò in libertà per un anno, ma fu arrestato dopo un conflitto a fuoco con i carabinieri a Palma Campania e successivamente incarcerato a Poggioreale. Fu proprio in carcere che Cutolo reclutò gran parte del suo esercito, che in breve tempo raggiunse le 5000 unità.

Nacque così la "Nuova Camorra Organizzata" (NCO): un'organizzazione a metà tra la vecchia camorra di fine '800 ed un'istituzione militare. Inventò - secondo alcuni resoconti - anche un rituale di iniziazione, per il quale i nuovi adepti dovevano giurare fedeltà ripetendo un testo vagamente ispirato ai cerimoniali di stampo massonico della camorra di fine 800, che veniva reso "sacro" con l'ingestione di una goccia di sangue dal polso di un altro affiliato.

Più tardi i pentiti riferirono agli inquirenti che all'interno dell'organizzazione vi era un vero e proprio culto per "Il Sommo" (anche soprannominato "Vangelo" e "San Francesco"); i proventi di un qualunque "lavoro" (attività illegale) dovevano essere suddivisi tra gli autori, Cutolo stesso, ed una "cassa comune" destinata al mantenimento delle famiglie dei carcerati ed al pagamento degli studi dei loro figli più promettenti.

La famiglia di Cutolo comprò il castello Mediceo (composto da 350 stanze) ad Ottaviano, per una spesa di diversi miliardi di lire dell'epoca, presto adibito a quartier generale della NCO, che Cutolo provvedeva a dirigere direttamente dalle carceri di Poggioreale e di Ascoli Piceno. In tutte le carceri in cui fu trasferito, Cutolo condusse sempre una vita molto agiata: si è sostenuto che la sua cella di Poggioreale avesse addirittura la moquette ed un prestigioso quadro alla parete.[citazione necessaria]

[modifica] Carcerazione virtuale

A rappresentare Cutolo fuori dal carcere restavano i suoi fidi luogotenenti: la sorella Rosetta (che ufficialmente è ricamatrice di professione, ma che secondo le sentenze che in seguito la condannarono sarebbe a tutti gli effetti un vero e proprio boss della camorra), Corrado Iacolare e Vincenzo Casillo (detto o' nirone). Quando ebbe bisogno di maggiore libertà di movimento, Cutolo si fece spostare al manicomio giudiziario di Aversa (Ospedale Psichiatrico Giudiziario "Filippo Saporito"), grazie a perizie (suppostamente compiacenti) dello psichiatra forense Aldo Semerari (personaggio alquanto misterioso che si dice fosse legato ai servizi segreti e che fu poi coinvolto nelle indagini per la strage della stazione di Bologna). Il 5 febbraio 1978, una carica di tritolo piazzata dai suoi fedelissimi fece saltare il muro di cinta dell’istituto di Aversa e Cutolo scavalcando le macerie riuscì a fuggire. In un'intervista qualche tempo dopo dichiarò:

« ...allontanato!...no evaso...forse un po' troppo rumorosamente »

[modifica] Il caso Cirillo

L'omicidio (il 14 aprile 1981) del vicedirettore del carcere di Poggioreale, Giuseppe Salvia, che era stato schiaffeggiato e minacciato di morte in carcere dallo stesso Cutolo, fu moralmente attribuito al camorrista, che se ne suppone mandante. Poco dopo iniziò un rapporto di "collaborazione" tra Cutolo e lo Stato. Come sarà provato dalle indagini, Cutolo ricevette in carcere visite di importanti uomini di stato (ad esempio Flaminio Piccoli, Vincenzo Scotti ed Antonio Gava) e dei servizi segreti (prima del SISDE, poi, improvvisamente, avvicendati da quelli del SISMI). Sarebbe per effetto di un suo misterioso intervento che fu liberato l'assessore regionale democristiano Ciro Cirillo, che si trovava in località ignota, essendo stato rapito dalle Brigate Rosse di Giovanni Senzani.

Su eventuali nessi fra il camorrista ed i terroristi che giustificassero i contatti, come sul suo reale ruolo nell'operazione, come ancora sull'ipotesi che lo stato abbia dovuto patteggiare con un criminale di tal fatta, sarebbe di lì in poi sempre restato sospeso uno sconcertante silenzio delle autorità.

Un'eco di questa vicenda è stata però da taluni rilevata nella "strana" uccisione (avvenuta il 15 luglio 1982) del vicequestore della Polizia di Stato Antonio Ammaturo e del suo agente Pasquale Paola. Ammaturo fu infatti ucciso dalle Brigate Rosse, ma la sua attività professionale non riguardava il terrorismo, riguardando invece a tempo pieno di lotta alla camorra. Sembra dunque alquanto strano che le BR colpissero un funzionario per esse non pericoloso, quantunque fastidioso per la criminalità organizzata. Probabilmente si trattò di uno scambio di favori tra camorra cutoliana e b.r., ipotesi suffragata dai rapporti instauratisi tra le due organizzazioni criminali ai tempi del rapimento Cirillo.

Cutolo fu poi trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Asinara, in Sardegna, per forti pressioni di Sandro Pertini, allora capo dello Stato.

[modifica] La terra trema, la camorra freme

Il 23 novembre 1980 un disastroso terremoto colpì l'Italia meridionale (particolarmente l'Irpinia) e la criminalità organizzata si insinuò per intercettare almeno in parte sia gli aiuti di prima necessità sia il fiume di soldi che fu stanziato per la ricostruzione (50000 miliardi di lire). La situazione di emergenza fece necessariamente conferire grande discrezionalità alle amministrazioni locali e rappresentò un terreno molto fertile per la camorra che lucrò sul mercato nero degli aiuti e, soprattutto, sugli appalti per la ricostruzione.

La camorra già gestiva propri istituti di credito ed aziende produttive, e si trasformò in breve tempo in una vera e propria holding del crimine, contro la quale in pochi osavano opporsi e chi lo faceva rischiava di pagare con la vita. Così pare sia accaduto a Marcello Torre, (sindaco di Pagani, Salerno) "reo" di aver bloccato l’assegnazione di un appalto per la rimozione delle macerie ad un'impresa organizzata.

Il fiume di denaro pubblico che seguì al terremoto del 1980, paradossalmente, segnò l'inizio della fine del dominio incontrastato di Cutolo. Anche le altre famiglie della vecchia camorra campana, come gli Zaza (affiliati alla mafia siciliana), i Giuliano di Forcella ed i Casalesi, volevano avere la loro parte: riuniti in un'associazione provvisoria detta "onorata fratellanza", presero perciò accordi con il braccio destro di Cutolo, Vincenzo Casillo, per una spartizione territoriale, ed in un primo momento fu loro assegnata la città di Napoli, mentre Cutolo tenne per sé la campagna. Ma l'accordo fu ripensato e Cutolo, oltre a cercare di riprendersi la zona di Forcella-Duchesca-Mercato-Via del Duomo, assegnata ai Giugliano-Marano, pretese una tangente sul contrabbando delle sigarette di 30000 lire a cassa. Gli Zaza non cedettero al ricatto e fu guerra.

Nacque così una nuova organizzazione con l’obiettivo di contrastare i cutoliani. A comandare la "Nuova Famiglia" erano Lorenzo Nuvoletta, Carmine Alfieri, Umberto Ammaturo, Michele Zaza ed Antonio Bardellino, vero capo operativo.

[modifica] La cappa di piombo

Tra il 1980 ed il 1981 le vittime della guerra tra NCO e Nuova Famiglia furono circa 400, in media più di uno al giorno, cifra che sarebbe aumentata al ritmo di 250 all'anno in un'apoteosi di violenza senza precedenti. Casal di Principe, nel casertano, ottenne il sinistro primato di area urbana col più alto tasso di omicidi d'Europa; ma "brillava" anche per l'altrettanto singolare record di 17 consiglieri comunali su 30 sotto inchiesta per collusioni con la camorra.

Nell'estate del 1981 presso la masseria dei Nuvoletta - presente, per Cosa Nostra siciliana, anche il capo dei Corleonesi Totò Riina - i boss si riunirono per cercare di porre fine alla mattanza. Dopo poco tempo i cutoliani uccisero Salvatore Alfieri e la guerra riprese, a tutti i livelli ed in tutti gli ambienti. Anche nelle carceri si dovettero prevedere due sezioni distinte: una per i cutoliani e una per quelli della Nuova Famiglia.

I cutoliani erano in numero maggiore, ma quelli della Nuova Famiglia erano militarmente meglio organizzati e potevano contare sull'appoggio della mafia siciliana. Alcuni sostengono che il fattore decisivo per le sorti della guerra sia in realtà stata la graduale perdita di appoggio politico da parte di Cutolo.

A perdere la guerra fu la NCO di Cutolo, i cui uomini passarono con la Nuova Famiglia o furono ammazzati, come Casillo che, forse per mano di Carmine Alfieri, saltò in aria nel quartiere di Primavalle a Roma (a poca distanza da Forte Boccea, che ospita uffici del Sismi), appena salito a bordo della sua nuova auto; la sua convivente, dopo poco tempo fu trovata murata in un pilone di calcestruzzo.

La Nuova Famiglia continuò i suoi affari illeciti per alcuni anni, fino a quando fu anch'essa vittima di una guerra interna.

[modifica] Vita privata

Il 30 ottobre 2007 diventa padre di Denise. La bambina è stata concepita attraverso l'inseminazione artificiale con autorizzazione ottenuta dal ministero di Grazia e Giustizia nel 2001.

Cutolo aveva in precedenza già avuto un figlio, Roberto, morto ammazzato dalla camorra per una vendetta trasversale.

[modifica] Sit nomine

[modifica] Note

[modifica] Bibliografia

  • Giuseppe Marrazzo, Il camorrista: vita segreta di don Raffaele Cutolo, Pironti 20052, ISBN 8879373315
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