Storia di Legnano
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Preistoria ed epoca romana
Fin dai tempi più antichi, gli abitanti di Legnano vissero principalmente lontano dall’Olona, su terreni più alti che sicuramente non sarebbero stati colpiti dalle piene del fiume. I più rilevanti ritrovamenti archeologici, dalla preistoria fino alla dominazione romana, sono stati scoperti lungo i confini della valle scavata dall’Olona sia per questo motivo, sia perché le inondazioni che si sono succedute durante i secoli hanno trasportato via i reperti.
I più antichi reperti trovati a Legnano, venuti alla luce tra il 1926 ed il 1928 risalgono a ad un periodo compreso tra il XXI ed il XIX secolo a.C. e collegabili alla cultura di Remedello: si tratta di un piccolo frammento di un vaso. Da un sito in Corso Sempione sono stati portati alla luce dei bronzi risalenti alla dominazione celtica e sono databili tra il IV ed il I secolo a.C. (la cosiddetta cultura di La Tène).
I più importanti reperti romani sono stati invece scoperti nel 1925 in una necropoli in via Novara. Si tratta di monete, piatti, coppe, bicchieri, balsamari, specchi, utensili in ferro. Altre tombe risalenti allo stesso periodo furono trovate nel 1985 in via Micca e nel 1991 durante i restauri della chiesa di Sant’Ambrogio. Sono stati poi scoperti anche oggetti di tarda età romana: più precisamente ciottoli, coltelli, rasoi e fibbie.
Tutti questi reperti sono esposti nel Museo civico Sutermeinster.
[modifica] Il Medioevo
Nel Medioevo Legnano era divisa in due parti. L'abitato principale, sulla riva destra dell’Olona e corrispondente all’attuale centro della città (fu conosciuta fino al XX secolo come Contrada Granda, in dialetto legnanese) ed una più piccola, Legnanello, sulla riva sinistra del fiume (da cui è derivato il nome della contrada di Legnarello). All’epoca le due comunità conducevano una vita autonoma, collegate da uno o due ponti al massimo. La zona intermedia, compresa tra l'Olona e l'Olonella, era coltivata. L’Olonella si staccava dal fiume prima di Legnano e, dopo essere passata intorno al borgo, rientrava nel corso d’acqua.
Il primo documento pervenuto sulla storia di Legnano riguarda il quartiere di Legnanello (o Legnarello). Si riferisce ad una permuta di terreni situati nella piccola frazione, ed è datato 23 ottobre 789. Sembra che il rione esistesse già nel 687, quando ebbe inizio la celebrazione della tradizione religiosa della benedizione e dell'offerta delle candele, introdotta da Papa Sergio I, che si officiava ogni 2 febbraio.
Nel Medioevo Legnano era al confine tra i Contadi del Seprio (capoluogo Castelseprio) e della Burgaria (probabilmente sotto Parabiago), due contee dipendenti dalla Marca di Lombardia (suddivisione territoriale derivante dai Longobardi e dai Franchi). L’abitato principale di Legnano si sviluppò con una pianta con forma allungata lungo un'importante strada, che ne costituiva l'asse principale attraversandolo da nord a sud. Proveniente dalla valle dell'Olona, questa via di comunicazione attraversava Castellanza, Legnano, la costa di San Giorgio e proseguiva verso Milano. Nei punti in cui questa strada entrava e usciva da Legnano si trovavano due porte, di cui una, detta «porta di sotto», esisteva ancora nell'Ottocento. Era situata nell’attuale corso Magenta, poco più avanti dell’ingresso di Palazzo Leone da Perego. Probabilmente dal lato opposto, a nord, si trovava una corrispondente «porta di sopra» di cui, però, non si sono trovate tracce, neppure nei documenti. Nei pressi della «Porta di sotto», esisteva all’epoca un importante palazzo anteriore al XIII secolo. Fu forse costruito su un edificio altomedievale, che era servito ai legnanesi come difesa contro le incursioni degli Ungari. Esso passò alla potente famiglia dei Cotta, che lo fortificò in un vero e proprio castello. Legnano in questo periodo era circondato da un fossato non molto profondo ma allagabile, che si staccava dall'Olonella all'altezza dell'attuale piazza 4 Novembre. Descrivendo un ampio cerchio, rientrava nell'Olonella tra le attuali vie Corridoni e Ratti. All'interno di questa prima opera di difesa, esisteva un muraglione che per un tratto correva parallelo al fossato. Di queste opere di difesa si è trovata traccia durante degli scavi, avvenuti negli anni ’50 del XX secolo, sotto l'attuale teatro Galleria, e più a nord, lungo corso Garibaldi.
Nel Medioevo la chiesa principale di Legnano era quella di San Salvatore. Di questa chiesa non si conosce molto. Esisteva almeno dal XIII secolo, e fu sostituita dalla Basilica di San Magno, sorta nella stessa area. L'unica parte superstite dell’antica chiesa, fino al XVIII secolo, era il campanile, che crollò e fu sostituito dall'attuale. Alla sua base è ancora visibile, sul lato destro della Basilica, i resti dell'antica torre campanaria. Come risulta da due elenchi di chiese, del 1304 e del 1389, a Legnano esistevano altri edifici dedicati al culto religioso oltre a San Salvatore. C’era per esempio Sant'Agnese, presso l'attuale Banca di Legnano e demolita nel periodo di costruzione della Basilica di San Magno. La chiesa di San Martino, che sorgeva nel luogo dell'attuale (che risale al XV secolo) e la chiesa Santa Maria del Priorato, alla quale era annesso un monastero di Umiliati. Nell’elenco del 1389 è già presente la chiesa di Sant'Ambrogio, che sarebbe perciò la più antica attualmente esistente a Legnano. Fin dal Medio Evo il borgo era ricco di mulini. Il più antico documento conosciuto nel quale si nomina un mulino sull'Olona è del 1043. Si trovava tra Castegnate e la località Gabinella a Legnano. A Legnano soggiornò Leone da Perego, vescovo di Milano dal 1241 al 1257. Visse nel palazzo omonimo, e fu sepolto a Legnano. Fino a prima del 1288 visse a Legnano Bonvesin de la Riva, il maggiore poeta e scrittore lombardo del XIII secolo. Nato a Milano, abitò presso il Convento di Santa Caterina nella Contrada Sant'Erasmo, dove scrisse una delle sue opere più note, il "De quinquaginta curialitatibus ad mensam", una manuale di buone maniere da tenera a tavola. A Legnano insegnava e sovvenzionò la costruzione dell’ospedale di Sant'Erasmo. Fu uno scrittore prolifico, soprattutto in volgare milanese, di cui ci rimangono diciotto opere. Della sua produzione in latino ce ne restano solo tre.
Nel Medioevo Legnano fu teatro di una famosa battaglia. In diverse campagne militari prima del celebre scontro, l’imperatore tedesco Federico I (detto il Barbarossa) ambiva ad affermare il suo dominio sui Comuni dell'Italia settentrionale. Questi ultimi superarono le loro rivalità unendosi nella Lega Lombarda, presieduta da Papa Alessandro III. Il 29 maggio 1176 l'esercito dell'imperatore del Sacro Romano Impero fu duramente sconfitto, nei pressi di Legnano, dalle truppe lombarde guidate da Alberto da Giussano. Oggi è difficile stabilire con precisione dove è stata combattuta la celebre battaglia. Una delle cronache dello scontro, gli Annali di Colonia, contiene un'informazione che indica dove probabilmente fosse il Carroccio. Perché nessun combattente potesse fuggire, i Lombardi "…aut vincere aut mori parati, grandi fossa suum exercitum circumdederunt…", ossia "collocarono il proprio esercito all'interno di una grande fossa". Potrebbe significare che la famosa battaglia potrebbe essere stata combattuta nei pressi di San Martino oppure in prossimità della costa di San Giorgio, e quindi su un territorio ora appartenente anche al Comune di San Giorgio su Legnano, non essendo in altra parte del legnanese individuabile un altro avvallamento con queste caratteristiche. Giuseppe Verdi ha lavorato all’opera La battaglia di Legnano, nel (1849).
[modifica] Dal quattrocento al seicento
Già nel Medioevo Legnano non era considerato un villaggio bensì un borgo, denominazione riservata ai paesi dotati di un mercato e di una fortificazione. Dopo l’epoca medioevale il mercato di Legnano fu chiuso. Purtroppo non ci sono documenti che testimoniano il momento esatto di questo avvenimento. Il 20 giugno 1499 i legnanesi chiesero al Duca di Milano che il mercato fosse ripreso, ma la richiesta non ebbe seguito a causa della sconfitta del Duca ad opera dei Francesi. Nel 1627 i legnanesi si rivolsero al governo spagnolo chiedendo l'istituzione "...d'un pubblico mercato in ciascun giorno di giovedì...". Alla richiesta si opposero Saronno, Gallarate e Busto Arsizio per timore concorrenziale. Solo nel 1795 il mercato fu riaperto.
Nel 1549 la popolazione era di 576 abitanti, distribuita in 184 famiglie. I legnanesi, decimati dalle epidemie di peste del 1529 e del 1540, coltivano principalmente i cereali (miglio e frumento), la vite ed il gelso, che è alla base dell'allevamento dei bachi da seta. Queste ultime due coltivazioni scomparvero dal legnanese tra il XIX ed il XX secolo a causa di crisi agricole e malattie che colpivano queste coltivazioni. All’epoca Legnano era suddiviso in nove Comuni, tra i quali citiamo il comune Vismara, il comune delle Monache, il comune di Camillo Prata, il comune Visconti, il comune Morosinetto ed il Comunetto. Ognuno degli Enti sopraccennati era rappresentato dai proprietari terrieri più abbienti, che concorrevano alla nomina di un Sindaco. Quest’ultimo, rappresentante della comunità, era assistito da due deputati e da un cursore nella reggenza di ogni Comune. Di questa epoca è la più antica inondazione documentata dell’Olona, avvenuta a Legnano nel 1548.
Durante il Rinascimento Legnano fu dominata da diverse famiglie nobiliari. Le principali furono i Lampugnani, i Vismara, i Visconti, i Crivelli, i Maino ed i Caimi. Nel corso del XV secolo Legnano si arricchì di molte abitazioni nobiliari, oltre al Castello di San Giorgio ed a Palazzo Leone da Perego. Una di esse si trovava a Legnanello tra l'attuale strada statale del Sempione e l'Olona, più o meno presso l'attuale largo Franco Tosi. Era una casa ampia e circondata da giardino con un ingresso sulla strada che scendeva al fiume ed apparteneva a Oldrado Lampugnani. L'edificio originale è stato demolito nel 1927. Il Comune lo fece ricostruire in corso Garibaldi, ed ora è sede del Museo Civico. Un'altra casa nobile, appartenente a un ramo della famiglia Lampugnani, si trovava fino alla metà del XX secolo in corso Garibaldi, presso la chiesa di San Domenico. Si trattava di una costruzione decorata in parte da affreschi e dietro la quale si trovava un giardino che arrivava fino all'Olona. Un'altra importante famiglia, quella dei Vismara, possedeva una grande casa nobiliare con stanze decorate da affreschi, un vasto tratto di terreno e una casa per i contadini. Il complesso, demolito nel 1934, si trovava all'incirca tra gli attuali corso Italia e largo Seprio.
Lo slancio religioso dopo la Controriforma sostenne offerte per la costruzione di conventi e chiese. Le famiglie nobiliari dell’epoca facevano a gara per accattivarsi il favore degli arcivescovi milanesi o per legare il proprio nome in opere di beneficenza o dirette alla comunità. In questo periodo furono edificate molte chiese.
Un altro elemento che caratterizzava fortemente la Legnano di questo periodo erano i conventi. Nel borgo si trovavano due importanti monasteri, uno, maschile, intitolato a Santa Maria degli Angeli (detto comunemente Sant'Angelo), e l'altro, femminile, intitolato a Santa Chiara. Entrambi furono fondati dalla famiglia Vismara. Il primo, costruito intorno al 1469, si trovava sull'area delle attuali scuole Mazzini. L’edificio è completamente scomparso. Apparteneva all'ordine dei frati minori e possedeva 37 pertiche di terreno oltre ad un ruscello privato estratto dall'Olona, che serviva a fornire l'acqua per tutti i bisogni del monastero. Il convento femminile, fondato nel 1492 su un terreno accanto alla villa dei Vismara, si trovava all'incirca tra gli attuali corso Italia e largo Seprio. Si trattava di un monastero di Clarisse e fu abbattuto negli anni ’30 insieme alla villa.
[modifica] Il settecento e l’ottocento
L’economia di Legnano era essenzialmente agricola. Ben diciassette mulini sfruttavano la forza motrice dell’Olona, celebrata nel distico di Giuseppe Bossi nella Basilica di San Magno. Gli ultimi sette sono stati demoliti tra il XIX ed il XX secolo dalle grandi industrie cotoniere legnanesi, per sostituirli con impianti più moderni che sfruttavano la forza motrice del fiume con maggior efficienza. Le campagne erano irrigate dalle acque dell'Olona, con le sue ramificazioni e le numerose rogge. Oltre alla coltura di cereali, l’economia legnanese si basava anche sull'allevamento del bestiame e l'artigianato. La popolazione, che abitava i cortili o case di ringhiera, era raggruppata in nuclei di un'unica grande famiglia patriarcale che le teneva a mezzadria o colonia lombarda sotto la responsabilità del vecchio patriarca (in legnanese, il ragiò), con i terreni coltivati che si estendevano dal centro di Legnano alle cascine periferiche. Le colline dominanti il corso del fiume erano ricoperte da rigogliosi vigneti e frutteti. Lungo le rogge originate dal fiume, ai lati dei viottoli o al centro delle costruzioni agricole erano coltivati i gelsi, alla base della produzione della seta. I bassi redditi che offriva l’economia agricola spingeva ad integrare il lavoro dei campi, con altre attività, alle quali si alternavano, durante il giorno, le donne di casa. Alla sera i contadini legnanesi si trasformavano in filatori e tessitori di cotone, di lana e di seta, oppure in tintori. I tessuti erano tinti in caldaie di rame con il colorante sciolto in acqua bollente. Dopo che le pezze avevano assorbito il colorante, venivano lavate nelle acque dell'Olona, su cui erano installate apposite impalcature di legno. Queste attività furono la premessa per la nascita dell’industria. Di questa epoca (1787) è la realizzazione del canale artificiale Cavo Diotti, costruito per irrigare i campi non raggiungibili dall'Olona. Fino alla prima metà dell' Ottocento nei boschi legnanesi erano ancora presenti i lupi.
All'epoca della dominazione napoleonica, Legnano era un grande centro agricolo. Aveva case, botteghe e cascine situate in due distinti nuclei, uno sulla sponda destra dell’Olona (la Contrada Granda, in legnanese) e uno su quella sinistra, Legnanello. Il corso d’acqua costituiva la spina dorsale di Legnano. Favorita dalla ricchezza della sua agricoltura fin dall'epoca medievale, il borgo si avvantaggiò dei traffici commerciali grazie alle vie di comunicazione che lo toccavano. Fu Napoleone a costruire la strada del Sempione, che collegava Milano con Parigi attraversando le Alpi (Passo del Sempione), sul tragitto Rho-Legnano-Gallarate-Arona. Questa importante via di comunicazione contribuì notevolmente ad accrescere l'importanza strategica di Legnano, seconda stazione di posta da Milano. “Passà a Legnàn e Castelànza se va drizz in Frànza”, (“Passando da Legnano e Castellanza si va direttamente in Francia”) diceva un motto popolare nel dialetto legnanese di quell'epoca. Nel 1805 Napoleone transitò per Legnano alla vigilia della sua incoronazione a Re d'Italia. L'avvenimento è documentato da una circolare del Prefetto del Dipartimento d'Olona, alle amministrazioni comunali. Con essa erano fissate le prescrizioni e le modalità dell'accoglimento del sovrano francese. All’epoca l'Amministrazione comunale di Legnano era governata dai grandi proprietari terrieri e da esponenti della borghesia più abbiente. Era spesso costretta ad intervenire per dettare norme in materia di agricoltura, pascoli e tutela dei terreni, e per risolvere le accese dispute tra gli agricoltori ed i mugnai, specialmente i periodi di magra dell’Olona. Gli agricoltori, per essere tutelati, si riunirono in un Consorzio che acquistò nel 1818 dal Governo napoleonico, i diritti demaniali sul fiume Olona. Questa associazione esiste tuttora con il nome di Consorzio fiume Olona.
Nel giugno del 1805 la popolazione di Legnano raggiunse i 2784 abitanti, come risulta da un atto del governo napoleonico. Il documento era allegato ad un decreto che riconosceva a Legnano una rappresentanza costituita dal Consiglio comunale. Legnano in quel tempo era capoluogo del IV Cantone, inserito nel IV Distretto di Gallarate (appartenente al Dipartimento dell'Olona, che aveva sede a Milano). Il Cantone comprendeva un territorio con una popolazione complessiva di 12727 abitanti. La popolazione di Legnano crebbe fino a 4536 abitanti nel 1840 ed a 6349 nel 1861 (anno della nascita delloStato Italiano moderno).
Alla caduta di Napoleone, la Lombardia fu annessa all’Impero Austriaco. Sotto il dominio di Vienna, furono dettate nuove norme per le Amministrazioni comunali. Il 12 febbraio 1816, con decreto imperiale di Maria Teresa d’Austria andò in vigore il nuovo compartimento territoriale della Lombardia. Legnano cessò di essere capoluogo, e fu aggregato al XV Distretto di Busto Arsizio. L’11 novembre 1859 la Lombardia fu annessa al Regno di Sardegna a seguito della seconda guerra di indipendenza. Dal 17 marzo 1861, con la proclamazione a Re d'Italia di Vittorio Emanuele II di Savoia, anche Legnano entrò a far parte del moderno Stato italiano.
Il 16 giugno 1862, da un balcone di un edificio ora non più esistente (nel luogo ora si trova la sede centrale della Banca di Legnano), Giuseppe Garibaldi esortò i legnanesi alla costruzione di un monumento a ricordo della famosa battaglia del 29 maggio 1176, dove le truppe dei Comuni lombardi sconfissero le truppe imperiali di Federico Barbarossa.
[modifica] Da borgo agricolo a città industriale
L'industrializzazione di Legnano è avvenuta tra il 1820 e il 1880. Le tradizioni di artigianato e di manifattura domestica, praticata per integrare il lavoro nei campi, ebbero un peso determinante per la nascita dell'industria nel legnanese. Già nel 1807 un documento inviato dal Comune al governo napoleonico segnalava che a Legnano esistevano molte filature di seta e cotone.
Dopo una prima fase di industrializzazione nella parte iniziale del XIX secolo, caratterizzata da un sistema produttivo pre-capitalistico, avvenne una modernizzazione del processo di produzione ed a un avanzamento tecnologico. Ciò diede inizio, nella seconda metà del secolo, alla seconda fase della rivoluzione industriale di Legnano, portando alla nascita delle fabbriche tessili e di quelle meccaniche. Diverse filature nate nei primi decenni del XIX secolo si trasformarono in vere e proprie industrie. Alcune di esse diventarono tra i principali cotonifici lombardi. Nel 1878 la prima tariffa doganale italiana portò ad un certo protezionismo, specialmente nei confronti dei capi di produzione locale come i filati ed i tessuti di uso comune. Questo mise l'industria cotoniera italiana nelle condizioni di sopportare meglio la concorrenza inglese. Questo trovò successivamente riscontro nella grande espansione raggiunta dall'industria tessile italiana, che ebbe il suo culmine dal 1890 al 1906.
Tra le industrie legnanesi, la principale, per organizzazione e tecnologia, era il cotonificio fondato da Eugenio Cantoni, come risulta da un documento del 1876 conservato presso l'Archivio del Comune di Legnano. Tra le industrie tessili legnanesi, solo la Cantoni univa la filatura alla tessitura, comprendendo anche un notevole numero di telai meccanici, azionati, oltre che dalla forza idraulica originata dall’Olona, anche dall’energia prodotta dalle macchine a vapore. La necessità di sfruttare un energia indipendente dal fiume era sempre più sentita, soprattutto per annullare gli effetti negativi del ridotto utilizzo degli impianti durante i periodi di magra dell'Olona. La costruzione di impianti più efficienti per lo sfruttamento delle acque portarono alla scomparsa delle ruote idrauliche e quindi dei mulini legnanesi lungo il fiume. Gli ultimi sette sono stati demoliti tra il XIX ed il XX secolo.
Le macchine utilizzate nell’industria tessile, sempre più efficienti e quindi complesse, comportavano la necessità di disporre dell’attrezzatura per la manutenzione e di rapidità nelle riparazioni. Di conseguenza, negli ultimi decenni del XIX secolo, nacquero le prime industrie meccaniche di Legnano, che costruivano e riparavano macchinari tessili. Successivamente si aggiunse una produzione più ampia nel campo meccanico. Nel 1876 Eugenio Cantoni assunse l'ingegnere Franco Tosi, appena rientrato da un periodo di tirocinio in Germania, quale direttore della sua azienda. Franco Tosi fondò nel 1882 l'omonima industria meccanica. L'azienda è attiva tuttora, ed è specializzata ora nella produzione di turbine. La prima macchina, a vapore, uscita dallo stabilimento fu destinato al Cotonificio Cantoni di Castellanza. Un'altra importante industria meccanica dell'epoca fu la Cantoni-Krumm, specializzata anch'essa nella produzione di macchine tessili.
Tra le più grandi aziende operanti a Legnano tra il XIX ed il XX secolo ci furono, oltre a quelle appena citate, i cotonifici Bernocchi, Dell'Acqua e De Angeli-Frua. Il primo fu fondato da Antonio Bernocchi, che fu anche sindaco di Legnano e fu nominato senatore del regno nel 1929. Contribuì anche alla costruzione dell’edificio sede dalla Triennale a Milano. Lo stabilimento si trovava tra corso Sempione e corso Garibaldi. La seconda fabbrica, fondata da Carlo Dell'Acqua, deputato per tre legislature, sorgeva sull’isolato ora occupato dalla caserma della Polizia, dal Tribunale, da un parco pubblico e da parcheggi. Dello stabilimento sono ancora esistenti due ponti sull’Olona che collegavano le due parti dell’industria, divise dal fiume. Del cotonificio De Angeli-Frua, l’unica parte ancora esistente del complesso è la portineria dello stabilimento, e si trova tra Corso Italia e via De Gasperi. Questi industriali elargirono contributi per la costruzione dell’ospedale e degli istituti superiori legnanesi. Le industrie portano poi a completamento il processo di ammodernamento degli impianti. Nel legnanese nacquero poi molti altri piccoli stabilimenti tessili e officine meccaniche. Uno degli aspetti dello sviluppo industriale del legnanese fu la nascita, specialmente nel campo della fonderia e della meccanica, di piccole industrie dovute spesso all'iniziativa di ex-dipendenti delle grandi aziende, divenuti a loro volta imprenditori. Nel 1908 Andrea Pensotti, caporeparto della Franco Tosi si mise in proprio con una fonderia a cui aggiunse poi un'officina meccanica, situata nei pressi della ferrovia. Lo stabilimento, che si trasferì poi a nord-ovest di Legnano, si specializzò nella produzione di caldaie, esportate in tutto il mondo, e divenne il quarto complesso industriale di Legnano.
Tra il 1885 ed il 1915 ci fu la completa trasformazione industriale dell'antico borgo agricolo. Lo sviluppo industriale portò ad una crisi agricola della zona. Molti contadini iniziarono a lavorare nelle fabbriche abbandonando l'agricoltura.
A cavallo dei due secoli ci fu un forte sviluppo industriale e commerciale di Legnano. Per questa espansione furono molto importanti le infrastrutture per il trasporto di persone e di merci. Accanto alla stazione ferroviaria lungo la linea delle FS Milano-Varese ed il Sempione fu costruita, lungo la strada appena citata, una linea tranviara che collegava Legnano a Milano. Fu soppressa nella seconda metà del XX secolo.
Durante l’industrializzazione di Legnano ci fu un largo impiego della manodopera infantile. Nel XIX secolo fu un fenomeno comune in molti paesi europei, in particolare all'Inghilterra. All'inizio degli anni ottanta del XIX secolo si verificarono nelle industrie legnanesi i primi scioperi e sorsero le prime società operaie.
[modifica] Il XX secolo
[modifica] Dall’inizio del secolo alla prima guerra mondiale
Nel 1915, alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale in Italia, Legnano aveva circa 29.000 abitanti. Dall’inizio del XX secolo ci fu un forte incremento demografico dovuto all’immigrazione, determinato dallo sviluppo dell'industria, che costituì un richiamo di operai e di impiegati del terziario. Nel 1908 fu inaugurato la prima piscina coperta di Legnano. Possedeva anche una palestra per la ginnastica. L'edificio, esistente tuttora, ora ospita la Croce Rossa Italiana e il corpo bandistico.
Nel 1915 l’Italia dichiarò guerra agli Imperi Centrali, entrando così nella prima guerra mondiale. Le conseguenze del conflitto si rifletterono anche su Legnano. Molti soldati legnanesi perirono sui campi di battaglia. I patimenti e le rinunce per la popolazione civile si acutizzarono con il passare dei mesi e degli anni. Durante la prima guerra mondiale i grandi complessi industriali della città erano in difficoltà per il blocco delle materie prime, che provenivano dalla Germania e dalla Gran Bretagna. Durante il conflitto le industrie di Legnano convertirono i loro impianti anche per la produzione di forniture belliche. La Franco Tosi, in particolare, contribuì ad attrezzare i reparti di artiglieria dell’Esercito. Due calamità naturali, nel 1917, peggiorarono ulteriormente la situazione causata dalla guerra: l’epidemia di spagnola, che falcidiò la popolazione, ed una devastante alluvione dell’Olona che ruppe gli argini ed invase il centro abitato.
[modifica] Legnano durante il fascismo
Al termine della prima guerra mondiale, nel 1918, anche Legnano fu coinvolta da profonde tensioni sociali, conseguenza del conflitto. Negli anni successivi l’industria legnanese riprese la crescita sostenuta che l’aveva caratterizzata fino allo scoppio del conflitto. Questo rapido sviluppo fu rallentato, ma non interrotto, durante la guerra. Negli anni del dopoguerra furono realizzate scuole e case operaie, costruite dai grandi complessi industriali legnanesi. L’Amministrazione comunale estese le reti dell'acquedotto e del gas. Ci fu un’espansione urbanistica ed una trasformazione radicale del centro cittadino. In quegli anni Legnano sacrificò anche alcuni importanti edifici storici. Furono demoliti il palazzo cinquecentesco dei Lampugnani, l'Ospizio di Sant'Erasmo (questi due poi ricostruiti), alcuni conventi e due vecchi [[Ponte|ponti sull'Olona.
Il 15 agosto 1924 a Legnano fu riconosciuta l’elevazione del Comune a Città. Il titolo venne conferito con Regio Decreto da Vittorio Emanuele III, Re d’Italia.
A partire dal 1920 si formarono, anche a Legnano, i primi gruppi fascisti. La prima visita di Benito Mussolini nella città è datata 1921, e venne come esponente del partito fascista. Nel 1901 il futuro Duce aveva fatto richiesta al Sindaco per un posto di maestro elementare, come supplente. La domanda non fu accolta. Tornò il 5 ottobre 1924 per la consegna del decreto di conferimento del titolo di “città”, e per l’inaugurazione delle scuole “Antonio Bernocchi”. Visitò anche il cotonificio “Bernocchi”, in un periodo in cui le industrie tessili e meccaniche locali si stavano imponendo in campo nazionale. Benito Mussolini tornò nuovamente a Legnano il 4 ottobre 1934. Parlò davanti da un palco in piazza San Magno, collocato su una turbina della Franco Tosi, e tenne un discorso ufficiale davanti ad una folla di alcune migliaia di persone. Visitò poi il cotonificio Dell'Acqua.
Il 20 settembre 1923 fu inaugurato, presente il Re Vittorio Emanuele III, il primo tratto dell'autostrada Milano-Laghi fino a Gallarate, con casello anche a Legnano. Era la prima autostrada costruita nel mondo, ideata dall’ingegnere varesino Piero Puricelli. Per l’epoca fu un opera avveniristica, considerando il fatto che il numero di veicoli a motore circolanti in Italia nel 1924 non superava le 40 mila unità, la metà delle quali concentrata in Lombardia. Il mezzo di trasporto che dominava era la bicicletta. Nel 1927 la società Emilio Bozzi rilevò l'attività di costruzione di biciclette dalla Franco Tosi, rilanciando la marca Legnano.
Secondo un censimento del 1927 la popolazione era di circa 30 mila abitanti, con 677 esercizi industriali o artigianali. La forza lavorativa era suddivisa in 9.926 addetti negli stabilimenti tessili, in 4.056 lavoratori nelle fabbriche meccaniche, in 1.762 nel commercio, credito, assicurazioni ed altri servizi e 287 impiegati nei trasporti e comunicazioni. La restante parte dei lavoratori era impiegata nell'agricoltura.
Durante gli anni del regime guidato da Benito Mussolini l’economia dell’Italia fu trasformata da liberale a corporativa. Anche dopo questo radicale cambiamento le industrie di Legnano e, più in generale, il sistema economico proseguirono la crescita. Nel 1920 fu costituita la Federazione Industriali Legnanesi, che nel 1924 ebbe il suo momento di massimo sviluppo (in precedenza gli imprenditori della città facevano capo alla Federazione Industriali Altomilanese ). L’associazione fu abolita con una legge della dittatura fascista del 3 aprile 1926 che eliminava le Federazioni locali, facendole confluire in unioni provinciali.
Nel 1927 fu soppressa la carica di Sindaco con l’istituzione del Podestà, di nomina governativa. Il Podestà era affiancato da una consulta municipale, nominata dal Prefetto. La dittatura fascista eliminò anche la Giunta ed il Consiglio comunale. Anche dopo la nascita della dittatura il fascismo ebbe un consenso sempre più vasto, dimostrato soprattutto nei grandi raduni e nelle manifestazioni sportive. Nel ventennio fascista furono realizzate molte opere pubbliche tra le quali, citiamo, l’attuale Municipio, l’ospedale, le ricostruzioni dell’Ospizio di Sant’Erasmo e del Palazzo dei Lampugnani, quest’ultimo diventato Museo Civico della città. Oltre a quelli citati, furono anche realizzati gli edifici delle istituzioni del Partito Fascista, come la Casa del Balilla in viale Milano e la Casa del Littorio. Furono ampliati il Cimitero Monumentale e Corso Sempione. Il 19 giugno 1923 fu inaugurato il sanatorio "Regina Elena" di via Colli di Sant’Erasmo (esistente tuttora, oggi è sede di un Centro socio-educativo per disabili e di istituzioni assistenziali). Il 16 dicembre 1937 Benito Mussolini consegnò ad un gruppo di industriali e lavoratori legnanesi, ricevuti a Palazzo Venezia, circa tre milioni di lire raccolti con una sottoscrizione tra operai e imprenditori, per costruire una scuola all'aperto con colonia elioterapica ed una piscina.
Nel maggio 1935 venne organizzato il primo Palio di Legnano per ricordare la vittoria dei Comuni della Lega Lombarda contro Federico Barbarossa nella celebre battaglia del 29 maggio 1176.
All’epoca la città aveva come giornale il settimanale La voce di Legnano. A questo organo di stampa è legato uno degli episodi di repressione delle squadre fasciste, poiché il giornale non si era allineato ai commenti voluti dalle gerarchie fasciste. Il quotidiano varesino Cronaca Prealpina dedicava già allora una pagina intera agli avvenimenti del Legnanese, come il settimanale Luce, organo cattolico legato alla Curia.
[modifica] La seconda guerra mondiale
Nel 1940 l’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale, e le vicende della guerra si ripercossero, di conseguenza, anche su Legnano. Mentre molti soldati legnanesi morivano sul campo di guerra, gli effetti delle privazioni si acutizzarono con il passare dei mesi e degli anni. Le industrie di Legnano furono convertite per la produzione bellica e per le commesse militari. Per fare un esempio, negli stabilimenti Cantoni era stato allestito un reparto per la produzione di capi d’abbigliamento confezionati per le forze armate. Nel Cotonificio di Legnano fu tenuto vivo, quasi clandestinamente, un piccolo settore del taglio di velluti per conservare le maestranze specializzate e riprendere la produzione a guerra finita.
La svolta decisiva della guerra fu l’armistizio dell’8 settembre 1943 tra l’Italia e gli alleati. Già all’indomani circolavano minacciose per Legnano le autoblindo tedesche. Le industrie legnanesi, ora controllate dai nazisti, iniziarono a fornire al Terzo Reich fino alla liberazione i prodotti utili per proseguire la guerra.
Nell'ottobre del 1943 si costituirono a Legnano, e nei paesi vicini, le prime squadre armate composte da soldati sbandati dopo l'8 settembre, operai e da studenti. Iniziò nelle fabbriche del Legnanese il boicottaggio contro i tedeschi per evitare che la produzione fosse usata per continuare la guerra. Si formarono le brigate partigiane "Carroccio" (d'ispirazione cattolica), la "Garibaldi" (di estrazione social-comunista) ed alcune brigate autonome, tra le quali la "Sicilia". Le "Carroccio" e "Garibaldi" agirono in appoggio alle formazioni partigiane dell'Alta Italia seguendo le direttive del Comitato di Liberazione Nazionale.
In questo clima maturò uno dei più tragici episodi della resistenza legnanese. Il 5 gennaio 1944 le SS compirono un'azione di rappresaglia nello stabilimento della Franco Tosi. Furono prelevati 63 operai. Dopo lunghi interrogatori i tedeschi rilasciarono gli arrestati, tranne sette, che furono deportati nei lager nazisti. Analoghe azioni furono compiute negli stabilimenti della Metalmeccanica, della Manifattura di Legnano e della Società Industrie Elettriche. Durante la guerra nei lager nazisti morirono 11 lavoratori legnanesi. Nell'inverno del 1944 si verificò, tra gli episodi della lotta clandestina, l'attentato al ristorante-albergo Mantegazza. Nel locale, la sera del 4 novembre 1944 erano riuniti militari fascisti e nazisti per un banchetto. Un nucleo della brigata "Garibaldi" fece esplodere su una delle finestre una bomba, che causò cinque morti e venticinque feriti. L'attentato scatenò la dura reazione della polizia fascista che operò diversi fermi e pestaggi. Un mese prima dell’attentato cadde nelle mani dei fascisti uno dei fondatori delle brigate "Garibaldi", Mauro Venegoni. La milizia chiese a Venegoni di rivelare i nomi dei partigiani del suo gruppo e, ad un rifiuto, fu torturato, accecato e ucciso a Cassano Magnago. Per questo tragico episodio gli fu assegnata la medaglia d'oro al valore militare alla memoria e gli fu dedicata una via di Legnano.
Tra il 1944 ed il 1945 le brigate "Garibaldi" e "Carroccio" predisposero, con il CLN, il piano per l'insurrezione nell'Altomilanese. Il 24 aprile 1945, le brigate fecero le ultime rappresaglie contro i nazi-fascisti in ritirata dall’Italia. Il primo obiettivo fu quello di neutralizzare una stazione-radio tedesca, situata a Canegrate, col compito di tenere i collegamenti con una colonna corazzata tedesca che dal Piemonte puntava verso Busto Arsizio ed era diretta in Valtellina. La stessa notte la brigata "Carroccio" attaccò il presidio tedesco nella caserma Cadorna dell’esercito. Il 25 aprile 1945 furono occupate anche la caserma dei carabinieri (all'epoca si trovava in via dei Mille), la Casa del fascio, la scuola Carducci e la piscina. Intanto, le formazioni della "Brigata Garibaldi" combattevano per bloccare, lungo l’autostrada Milano-Laghi delle autocolonne tedesche in ritirata. Le due brigate conquistarono in seguito, dopo un lungo conflitto a fuoco, il Municipio della città.
Dopo il 27 aprile 1945, giorno in cui Legnano fu definitivamente liberata dai nazi-fascisti, ci furono episodi di vendetta contro gli esponenti del regime appena crollato. Furono fucilati sedici ex appartenenti alla milizia repubblichina o cittadini implicati in azioni fasciste. Le esecuzioni furono compiute in piazza San Magno, in piazza del Mercato, alla cascina Mazzafame ed al raccordo dell'autostrada Milano-Laghi a Castellanza.
Legnano è tra le Città decorate dopo la guerra, poiché è stato insignita della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la il secondo conflitto mondiale.
[modifica] Dal secondo dopoguerra ad oggi
Dopo la guerra Legnano fu colpita, come il resto dell’Italia, dalla forte recessione economica conseguente il conflitto. Mancavano gli alimenti fondamentali, il trasporto pubblico era ridotto al minimo e le strade erano dissestate. Il 2 giugno del 1945 si riunì, per la prima volta dopo la dittatura fascista, la Giunta comunale, con Sindaco Anacleto Tenconi. L'avvio della democrazia e della ricostruzione dopo le distruzioni della guerra fu lento e faticoso.
Normalizzatasi anche la politica nazionale l'economia di Legnano riprese a crescere, riprendendo il vigore economico del periodo precedente alla seconda guerra mondiale. Durante la forte crescita economica dell'Italia durante il boom economico, Legnano si assicurò tra il 1951 e il 1961, il più alto indice di occupati nell’industria in rapporto alla popolazione tra i Comuni lombardi (65,2%), seconda dopo Sesto San Giovanni. Nella seconda metà del XX secolo molte delle grandi aziende citate chiusero i battenti. L’unica industria citata ancora attiva è la Franco Tosi, specializzata nella produzione di turbine.
L'età d'oro dell'industria legnanese iniziò all’inizio del XX secolo e terminò negli anni '60 dello stesso secolo. La crisi peggiorò progressivamente danneggiando l’economia, l’occupazione e il tessuto industriale. Molte aziende chiusero, soprattutto nel tessile, nell’abbigliamento e nella calzatura, e molte altre furono coinvolte in un processo di ridimensionamento, come ad esempio la Franco Tosi. Si tentò quindi di puntare al settore terziario. Questi campi alternativi non portarono però a un tasso di sviluppo sufficiente a sopperire delle attività industriali. Iniziò una fase di dove nacquero piccole aziende. Tali processi continuano tuttora.
Legnano, con la zona circostante, è ancora oggi tra le aree più sviluppate ed industrializzate d'Europa.
[modifica] Bibliografia
- Autori vari, Profilo storico sulla Città di Legnano.
- P. Di Maio, Lungo il fiume. Terre e genti nell'antica valle dell'Olona, 1998, Ed. Museo civico Sutermeinster.
- AA.VV, Il Castello di Legnano. Fascino e suggestione di una testimonianza storica, 1991, Ed. Museo civico Sutermeinster.
- Giorgio Vecchio, Nicoletta Bigatti, Alberto Centinaio, Giorni di guerra. Legnano 1939-1945, 2001, Eo Ipso.
- Giorgio D'Ilario, Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Marco Turri, Profilo storico della città di Legnano, 1984 , Edizioni Landoni.
- Giorgio Vecchio, Gianni Borsa, Legnano 1945 -2000. Il tempo delle trasformazioni, 2001, Nomos Edizioni.
- Luigi Marinoni e Vittoriano Ferioli, Legnano e la Resistenza, 2006, Comune di Legnano.
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