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Storia romana - Wikipedia

Storia romana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

bussola Nota disambigua – Se stai cercando l'opera storiografica di Cassio Dione Cocceiano, vedi Storia romana (Cassio Dione).

La storia romana è ciò che si intende per le vicende storiche che hanno visto protagonisti gli antichi Romani. Per la storia della città di Roma, che per l'antichità coincide con essa, si rimanda alla voce apposita.

Per approfondire, vedi la voce Detentori del potere a Roma.

Indice

[modifica] Fondazione

Questa voce è parte della serie
Storia d'Italia
Posizione della penisola italiana
Voci principali

(Terramare · Villanoviani · Civiltà Camuna · Castellieri · Civiltà nuragica · Cultura di Golasecca · Cultura di Canegrate · Cultura di Remedello . Cultura di Ozieri . Cultura di Arzachena)
(Italici · Latini · Etruschi · Greci · Galli)
  • Storia romana
(Regno · Repubblica · Impero)
(Regno ostrogoto · Regno longobardo)
(Guerre Italiane del Rinascimento)
(Anni di piombo)


Categoria: Storia d'Italia

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Secondo il racconto tradizionale, la fondazione di Roma a metà dell'VIII secolo a.C. si deve ai leggendari Romolo e Remo, nonostante il prevalere del primo sul secondo. La data ufficiale, 21 aprile del 753 a.C., venne stabilita da Marco Terenzio Varrone calcolando a ritroso i periodi di regno dei re capitolini. Altre fonti in realtà riportano date diverse: Quinto Ennio nei suoi Annales colloca la fondazione nell'875 a.C., lo storico greco Timeo di Tauromenio nel'814 a.C. (contemporaneamente, quindi, alla fondazione di Cartagine), Fabio Pittore all'anno 748 a.C. e Lucio Cincio Alimento nel 729 a.C. La datazione di Varrone - quella tradizionalmente celebrata - è considerata sia troppo alta (in relazione alla prima unificazione degli abitati, avvenuta presumibilmente nella metà dell'VIII secolo) sia troppo tarda (i primi insediamenti risalgono al II millennio a.C.).

Dal punto di vista archeologico nella zona del Latium si sono osservate alcune tracce di pastorizia (suini, ovini, meno i bovini) e di modesta agricoltura (soprattutto farro, spelta ed orzo, per quanto fosse permesso dall'area paludosa). Con le prime operazioni di bonifica intorno all'età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.) si sviluppano anche le prime coltivazioni di frumento, vite ed oliva. Si hanno alcune tombe ad incinerazione, sostituite poi nel IX secolo dalle prime sepolture; alcune tombe arcaiche mostrano poche offerte, segno di una società omogenea, ed alcuni oggetti preziosi dal secolo successivo.

Ma la vera e propria città si venne formando attraverso un fenomeno di sinecismo durato vari secoli e culminato appunto alla metà dell'VIII secolo a.C.. In analogia a quanto accadeva in tutta l'Italia centrale, le origini della città si devono ad una progressiva riunione in un vero e proprio centro urbano dei villaggi sorti sui tradizionali sette colli: si trattava di insediamenti dell'antica popolazione dei Latini, di stirpe indoeuropea (gruppo latino-falisco), già presenti dal X secolo.

La località presentava ampie zone pianeggianti presso il Tevere, che tuttavia erano in parte occupate da paludi e stagni. Le colline che si affacciavano sul fiume erano inoltre ricche di acque e controllavano il guado del fiume presso l'isola Tiberina, al punto di intersezione di due importanti direttrici commerciali. La prima direttrice commerciale andava dalla costa alle zone interne della Sabina lungo la valle del Tevere, ed era utilizzata per l'approvvigionamento del sale indispensabile per le economie agricolo-pastorali: corrisponde alla via Salaria di epoca storica. La seconda era rappresentata dall'itinerario che andava dall'Etruria alla Campania.

[modifica] Età regia

Per approfondire, vedi la voce Età regia di Roma.

I primi re di Roma sono generalmente considerati come figure prettamente mitologiche, poiché la datazione proposta da Varrone - che considera un totale di 245 anni per i sette monarchi - è molto probabilmente troppo breve. La tradizione attribuisce ad ogni sovrano un particolare contributo nella nascita e nello sviluppo delle istituzioni romane e dello sviluppo socio-politico dell'Urbe.

[modifica] Romolo

Romolo è ritenuto un eroe eponimo, viene ricordato come il fondatore della città, a cui diede le principali istituzioni civili, di cui si ricorda la formazione di un consiglio scelto dal re, il primo Senato. Il mito lo vuole regnante fino al 717 a.C., quando gli succede un interrex, ossia un anziano che faceva le sue veci durante il cambio di regno: questa figura mostra che la successione al trono non avveniva certamente per via dinastica. Romolo realizzò anche la prima distinzione fra patrizi (discendenti da padri illustri) e plebei (moltitudine), istituendo anche la clientela e il patronato dei secondi verso i primi. Divise anche la città in tre tribù (Titienses, Ramnenses, Lùceres) e trenta curie, anche se questa viene considerata come un'attribuzione piuttosto moderna.

[modifica] Numa Pompilio

Numa Pompilio, re dal 716 al 673 a.C., è un nome tipicamente italico, di origine osco-umbra. La leggenda lo vuole creatore delle principali istituzioni religiose, tra cui i collegi sacerdotali delle vestali, dei flàmini, dei pontefici, e degli àuguri; istituì anche la carica di pontefice massimo (pontifex maximus), nonché la suddivisione dell'anno in dodici mesi e la precisa regolamentazione di tutte le feste e le celebrazioni, precisando i giorni fasti e nefasti.

[modifica] Tullo Ostilio

Tullo Ostilio, succeduto subito al precedente, siede al trono fino al 641, sconfiggendo i Sabini e conquistando Alba Longa, con una iniziale espansione territoriale nel Lazio. Da un punto di vista storico si tratta di un fatto possibile, poiché alla metà del VII secolo a.C. si è osservato un abbandono dei villaggi limitrofi. Al re viene attribuita anche la prima pavimentazione del Foro.

[modifica] Anco Marzio

Il successore Anco Marzio - dal 640 al 617 a.C. - ne proseguì l'opera fondando la prima delle colonie, ossia Ostia (traducibile in latino come foci); la costruzione della nuova città era dovuta probabilmente alla necessità di controllare la zona meridionale del Tevere.

[modifica] Tarquinio Prisco

Il celebre lapis niger, dal Foro, fra i più antichi reperti romani (VII secolo a.C.).
Il celebre lapis niger, dal Foro, fra i più antichi reperti romani (VII secolo a.C.).

L'esistenza storica in particolare degli ultimi tre re pare essere accertata, sebbene sia possibile che i due Tarquini siano una duplicazione di uno stesso personaggio). Sotto questi sovrani, la città entrò nell'orbita etrusca ed ebbe una straordinaria fioritura.

Tarquinio Prisco, regnante dal 616 per una generazione, effettuò diversi lavori pubblici, come il drenaggio delle zone pianeggianti attraverso la Cloaca Massima. Istituì anche un esercito guidato da tre ufficiali, i tribuni militari (tribuni militum), a capo di 3.000 fanti e 300 cavalieri. Viene organizzato anche il sistema elettorale attraverso le curie (dal latino per co-viria, intendendo una riunione di uomini).

[modifica] Servio Tullio

Servio Tullio riorganizza l'esercito nella nuova falange oplitica, con una divisione dei cittadini in classi secondo il censo, e in tribù secondo la residenza; le tribù sono divise in quattro urbane (Suburbana, Palatina, Esquilina, Collina) e 17 rurali (poi divenute 31 dal V secolo). Servio Tullio effettua anche un primo censimento e la tradizione lo vuole costruttore del tempio di Diana sull'Aventino. Viene introdotto anche l'aes signatum, ossia pani di bronzo contrassegnati.

[modifica] Tarquinio il Superbo

L'ultimo re, Tarquinio il Superbo, venne cacciato nel 509 a.C., secondo la tradizione a causa dei suoi atteggiamenti arroganti e del disprezzo verso i suoi concittadini e verso le istituzioni romane: si tratta probabilmente delle conseguenze del decadere della potenza etrusca, della quale Roma approfittò per conquistarsi una maggiore autonomia.

[modifica] Età repubblicana

Per approfondire, vedi la voce Repubblica Romana.
Gaio Mario, un generale romano che riformò drasticamente l'esercito romano
Gaio Mario, un generale romano che riformò drasticamente l'esercito romano

I rapporti internazionali di Roma, testimoniati dal primo trattato con Cartagine del 508 a.C., furono bloccati temporaneamente per le tensioni e le guerre con i popoli confinanti quali gli Etruschi guidati da Porsenna, i Latini, che furono sconfitti dai romani nel 496 a.C. presso il lago Regillo, e varie popolazioni unite come Equi, Volsci e Sabini, che i romani sconfissero nel 431 sul monte Algido. Dopo la prima guerra offensiva di Roma contro Veio, per le Saline del Tevere, la città venne stravolta nel 390 a.C. da un incendio appiccato dai Galli guidati dal re Brenno, che con successo avevano già invaso l'Etruria. L'intensità di quella vergogna verrà superata solo dal sacco di Roma nel 410 d.C.. I Romani successivamente si scontrarono prima con i Sanniti (343-295 a.C.) e poi contro i Tarantini aiutati da Pirro (re dell'Epiro), sconfitti nel 275 a Maleventum (che da quel momento fu ribattezzato Beneventum). Nel 270 a.C., con la vittoria sui Bruzi che detenevano fino a quel momento il controllo di molte città della magna grecia della Calabria centro settentrionale , anche le poleis greche vengono annesse al territorio romano. Roma si ritrovò a controllare un territorio che andava dallo stretto di Messina al fiume Rubicone. Le guerre contro le diverse popolazioni italiane, contro i galli, i cartaginesi e i macedoni, porteranno a consolidare il dominio sull'Italia e a iniziare l'espansione in Spagna e in Macedonia. Data simbolo di questa espansione nel Mediterraneo è il 146 a.C., anno in cui, dopo un assedio durato tre anni e altrettante guerre combattute nell'arco di più di un secolo contro Roma, cade definitivamente Cartagine, la quale viene completamente rasa al suolo e cosparsa di sale dalle truppe romane comandate da Publio Cornelio Scipione Emiliano; viene conquistata e distrutta anche Corinto, città simbolo della resistenza greca alla politica di espansione romana; con queste due grandi vittorie, Roma abbandona il ruolo di potenza regionale nel Mediterraneo Occidentale per assurgere a superpotenza incontrastata di tutto il bacino, il quale d'ora in poi, non a caso, verrà rinominato mare nostrum. Le classi dirigenti si aprono all'influenza della cultura greca e vengono importate opere d'arte e di artigianato artistico in gran numero dalla Grecia e dalle province orientali di cultura ellenistica.

I problemi connessi ad una espansione così grande e repentina che la Repubblica dovette affrontare furono enormi e di vario genere: le istituzioni romane erano fino ad allora concepite per amministrare un piccolo stato; adesso le province (paragonabili alle colonie degli stati moderni, da non confondere con le colonie romane propriamente dette, le quali erano stanziamenti di cittadini romani a pieno titolo, cives optimo iure in territori extracittadini soggetti all'amministrazione e organizzazione diretta dello stato romano) si stendevano dall'Iberia, all'Africa, alla Grecia, all'Asia.

Le continue guerre in patria e all'estero, inoltre, immisero sul "mercato" una quantità enorme di schiavi, i quali vennero usualmente impiegati nelle aziende agricole dei patrizi romani, con ripercussioni tremende nel tessuto sociale romano. Infatti la piccola proprietà terriera andò rapidamente in crisi a causa della maggior competitività dei latifondi schiavistici (che ovviamente producevano praticamente a costo zero), ciò provocò da una parte la concentrazione dei terreni coltivabili in poche mani e una grande quantità di merci a buon mercato, dall'altra generò la nascita del cosiddetto sottoproletariato urbano: tutte quelle famiglie costrette a lasciare le campagne si rifugiarono nell'urbe, dove non avevano un lavoro, una casa e di che sfamarsi dando origine a pericolose tensioni sociali abilmente sfruttate dai politici più scaltri.

Anche la struttura originale della famiglia, delle relazioni sociali e della cultura romana subirono profondi sconvolgimenti: il contatto con la civiltà greca e l'arrivo nella città di moltissimi schiavi ellenici (in molti casi più colti e istruiti dei loro stessi padroni) generò nel popolo romano, specialmente tra la classe dirigente, sentimenti e passioni ambivalenti: da una parte si desiderava (e alla fine in buona parte ci si riuscì) a rinnovare i costumi rurali romani - mos maiorum - introducendo usanze e conoscenze provenienti dall'Oriente. Questo comportamento fece sì effettivamente che il livello culturale dei Romani, almeno dei patrizi, crescesse significativamente - basti pensare all'introduzione della filosofia, della retorica, della letteratura e della scienza greca - ma indubbiamente generò altresì una decadenza dei valori morali, testimoniata dalla diffusione di costumi e abitudini perfino oggi moralmente discutibili.

Espansione del dominio romano:  ██ Repubblica romana ██ Impero romano ██ Impero romano d'occidente ██ Impero romano d'oriente
Espansione del dominio romano:

██ Repubblica romana

██ Impero romano

██ Impero romano d'occidente

██ Impero romano d'oriente

Tutto ciò naturalmente non accadde senza provocare una strenua opposizione e resistenza da parte degli ambienti più conservatori, reazionari e anche retrivi della comunità romana. Costoro si scagliarono contro le culture extra-romane, tacciate di corruzione dei costumi, di indecenza, di immoralità, di sacrilegio nei confronti delle abitudini religiose romane. Questi due opposti schieramenti furono ben rappresentati da due gruppi di potere di eguale importanza ma di radicalmente opposta visione: il circolo culturale degli Scipioni, che diede a Roma alcuni tra i più dotati comandanti militari della storia (l'Africano su tutti), e il circolo di Catone, il quale lottò accanitamente contro l'ellenizzazione del modo di vivere romano con una tenacia e un vigore che diventarono leggendarie (o famigerate a seconda dei punti di vista), tutto a favore del ripristino del più antico, genuino ed originale mos maiorum, quell'insieme di costumi e usanze tipiche della Roma arcaica che, secondo Catone, avevano permesso al popolo romano di rimanere unito di fronte alle avversità, di sconfiggere ogni sorta di nemico, di piegare il mondo al proprio volere.

Questo scontro tra nuovo e antico, come è facile immaginare, non si placò fino alla fine della repubblica, anzi possiamo dire che questo scontro tra "conservatorismo" e "progressismo" (termini da usare, quando si discute di vicende romane, con molta accortezza, infatti parlare di ideologia progressista in senso moderno nella società romana, una società, al di là di ogni romanticismo, basata sullo schiavismo di massa, sulla romanizzazione anche forzata dei popoli, sull'autoritarismo, sulla repressione e su un atteggiamento intollerante e a volte anche feroce su chiunque osasse mettere in discussione il potere romano e le sue leggi, è a dir poco fuorviante) è stato presente in tutta la storia romana, anche nel periodo imperiale, a testimonianza di quale trauma deve essere stato la scoperta, il contatto e il confronto con civiltà al di fuori dei brulli paesaggi laziali.

La piccola proprietà terriera messa in crisi dalle aziende agricole patrizie (che sfruttano il lavoro degli schiavi), e le nuove influenze culturali provocano forti tensioni sociali all'interno della società romana.

Nel I secolo a.C. la Repubblica inizia a scricchiolare, si amplia il latifondo e si affermano forti poteri personali dei personaggi più influenti che, facendosi interpreti dei bisogni delle masse meno favorite o della necessità di mantenere il controllo nelle mani delle principali e più ricche gentes, porteranno alla guerra civile. La Repubblica dovrà affrontare anche una rivolta di schiavi, capeggiata da Spartaco.

Arriveranno altre conquiste, la Gallia e la Britannia da parte di Giulio Cesare, ma i Romani arriveranno fino in Siria e in Armenia.

[modifica] Età imperiale

Per approfondire, vedi la voce Impero Romano.
Il centro di Roma al tempo dell'Impero Romano
Il centro di Roma al tempo dell'Impero Romano
L'impero romano raggiunse la sua massima estensione nel 116
L'impero romano raggiunse la sua massima estensione nel 116

La tesi secondo cui il dominio di Roma ormai si estenda su un territorio troppo vasto e sia troppo complicato per le strutture della Repubblica gestirlo, provocando la nascita del Principato è ampiamente superata. Le ragioni dell'ascesa di un modello di governo centrale su base sempre più spiccatamente personale si devono ricercare nel declino del governo senatoriale della Repubblica Romana, il cui primo atto va riallacciato alla figura emblematica di Scipione Emiliano. La diffusione di un sempre più marcato senso individualistico a Roma ha sicuramente traccia della diffusione di effigi monetali ritraenti non più solo il più rappresentativo degli antenati del magistrato in carica, ma spesso il magistrato medesimo. Questo processo si manifesta in concomitanza con la penetrazione dei valori della civiltà ellenistica, favorita indubbiamente dalla conquista romana delle pòleis elleniche sulle coste della Magna Grecia (Italia meridionale) e della Sicilia, e sospinta dalla conquista romana della Macedonia, della Grecia moderna e di gran parte del mondo ellenistico, ad eccezione dell'Egitto dominato dalla dinastia Lagide, posto comunque sotto un sempre più pressante protettorato.

Il ricorso sempre più assiduo al mandato dittatoriale incominciato con Gaio Mario stravolge la portata costituzionale della magistratura dittatoriale, prevista dall'ordinamento repubblicano, fino all'esito della dittatura sillana, intesa come mandato a restaurare lo Stato romano in senso conservatore-oligarchico (a favore degli optimates) e non pervenuta ad un esito monarchico per l'esclusiva volontà di Silla. La dittatura cesariana (46-44 a.C.) riprende in pieno il modello sillano, seppur partendo da un campo politico opposto (quello dei populares, gli oligarchi più propensi ad usare la demagogia sul popolino, il vulgus, per assumere il potere) e formalizza il rifiuto di un esito monarchico naturale adducendo la ragione del rifiuto culturale della Romanità per l'istituto monarchico ufficiale.

L'ascesa di Augusto (44-30), attraverso la partecipazione ad un istituto apertamente sovversivo come il "secondo" Triumvirato, si formalizza nel 27 a.C. nella rinuncia ai poteri dittatoriali ormai estesissimi in cambio di un cooptato riconoscimento senatoriale di un "bisogno dello Stato romano" ad una figura di guida e di ispirazione politica del governo: con l'appellativo di Augusto, Ottaviano inaugura quel particolare istituto costituzionale romano noto come Principato (erroneamente talvolta chiamato Impero per la presenza effettiva di imperatori, dimenticando che la carica di "imperator" è appellativo già repubblicano per il generale vittorioso, e che la creazione di un'amministrazione decentrata attraverso la creazione di provinciae risale al 237 a.C., col caso siculo).

Per tutto il primo secolo continua l'accrescimento territoriale dell'impero, sotto le dinastie dei Giulio-Claudii, e dei Flavi. Sotto Traiano, con la conquista della Dacia e di nuovi territori in Oriente, l'impero raggiunge la sua massima espansione. Sotto la dinastia degli Antonini si ha un periodo di pace e prosperità, sebbene verso la fine comincia ad essere sempre più pressante il compito di difendere i confini dell'impero dalla pressione dei nemici esterni.

La crisi del Principato, avviatasi già alla morte di Marco Aurelio, si concretizza nell'ascesa di Settimio Severo (193-211) e nella riforma dell'istituto del principato, ormai estraneo alle dinamiche dell'ambito senatoriale e dominato da quelle dell'esercito. La monarchia militare severiana (193-235), seppure ripesca talvolta la necessità di una legittimazione senatoria, prelude all'avvento del Dominato (285-641), dopo la fase assai dinamica dell'anarchia militare (235-285).

Dopo la dinastia dei Severi, per tutto il III secolo saranno le legioni a proclamare imperatori che spesso regnano solo per brevi periodi e sono perennemente impegnati nelle campagne militari. La crisi economica è anche crisi ideale e si diffonde il Cristianesimo, in parte combattuto ed in parte tollerato.

Per approfondire, vedi la voce Tarda antichità.

Con la Tetrarchia voluta da Diocleziano inizia la divisione dell'impero e vengono sviluppate profonde riforme nel tentativo di fissare lo status quo. Roma perde il suo ruolo di sede imperiali a favore di metropoli più vicine alle frontiere da difendere. Viene fondata da Costantino I sul sito della città di Bisanzio la "Nuova Roma", Costantinopoli.

La progressiva adozione della religione cristiana (che di converso si istituzionalizza a contatto con lo Stato romano, assumendone tratti organizzativi e alcuni modelli iconografici) avviata da Costantino (306-337), si conclude, dopo periodi di oscillazione tra scelte protoereticali (Costanzo II,337-361) e tentativi di restaurazione dei culti tradizionali, mediante l'organizzazione di un'istituzione ecclesiale parallela a quella cristiana (Giuliano, (361-363), con l'adozione ufficiale del culto cristiano (Teodosio I,379-395).

Nel successivo IV secolo il cristianesimo diviene progressivamente l'unica religione e gli imperatori sono costretti ad accettare lo stanziamento dei barbari nei territori dell'impero, cercando di farne degli alleati.

Nel V secolo l'impero d'Oriente e quello d'Occidente sono ormai stabilmente divisi. L'impero d'Occidente è ridotto quasi alla sola Italia e Roma subisce il sacco dei Visigoti di Alarico I nel 410 e quello dei Vandali di Genserico nel 455. Sono ormai i generali barbari che difendono l'impero ed esercitano un enorme potere, arrivando a creare e deporre imperatori a loro piacimento. Nel 476 il re barbaro Odoacre depone l'imperatore Romolo Augusto e rimanda le insegne imperiali all'imperatore d'Oriente, segnando anche formalmente la fine dell'Impero romano.

[modifica] Bibliografia

  • Mario Polia. Imperivm: origine e funzione del potere regale nella Roma arcaica. 2002. Rimini, Edizioni Il Cerchio
  • Filippo Cassola. Storia di Roma. Dalle origini a Cesare. Roma, Jouvence, 2001.
  • Santo Mazzarino. L'Impero romano. Roma-Bari, Editori Laterza, 2000.
  • Andrea Giardina. L'uomo romano. Roma-Bari, Editori Laterza, 2003.
  • Dante Alighieri. VI Canto del Paradiso. Divina Commedia. riassunto di tutta la storia romana. qualsiasi edizione.

[modifica] Voci correlate

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[modifica] Collegamenti esterni

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