Lager
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Con il termine lager si indicano i campi di concentramento e sterminio (in tedesco: Konzentrationslager) utilizzati dal regime nazista. Lo stesso termine indica anche i campi dell'Unione Sovietica: l'acronimo GULag significa "Glavnoe Upravlenie LAGerej" cioè "Direzione principale dei campi"; Aleksandr Solženicyn, nel suo famoso libro Arcipelago Gulag, usa il termine Lager per indicare i campi, così come diversi altri autori.
Il sistema dei lager venne inizialmente impiegato (1933) per confinare gli oppositori politici al nazismo (comunisti, socialdemocratici, obiettori di coscienza) allo scopo di "rieducarli". In seguito vennero usati per la detenzione e lo sterminio degli ebrei, e di altre categorie di indesiderati (zingari, omosessuali, apolidi ecc.) La parola "lager" in tedesco significa "magazzino". Dal punto di vista ideologico era quindi considerato un luogo (analogamente ai Glavnoye upravleniye lagerey, i gulag sovietici) in cui esercitare una stretta sorveglianza su un considerevole numero di individui (che le SS, cui spettava la gestione dei lager, chiamavano "pezzi").
I lager più famigerati presenti sul territorio di Germania, Austria e Polonia (Governatorato Generale), furono quelli di Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen. In Italia funzionarono i campi di concentramento di, fra gli altri, Fossoli (frazione di Carpi), Borgo San Dalmazzo, Bolzano e la Risiera di San Sabba. Per una completa panoramica dei campi di concentramento (campi di lavoro, campi di transito, ville tristi, etc.) in Italia, si veda: la lista dei campi per l'internamento civile nell'Italia Fascista
[modifica] Il modello dei lager
I lager furono istituiti, quasi, fin dal momento in cui i nazisti assunsero il potere. Dachau, il primo, fu creato da Himmler il 20 marzo 1933 come luogo in cui "concentrare" e detenere comunisti, socialdemocratici ed altri presunti nemici politici tedeschi. Questi "politici" furono arrestati in numero considerevole dopo il decreto d'emergenza della "custodia protettiva" emanato il 28 febbraio che entrò in vigore dopo l'incendio del Reichstag (27 febbraio 1933). Dachau, dopo una fase iniziale di brutalità visionaria da parte dell'amministrazione delle SS e proprio in virtù di questa, divenne il campo di concentramento modello. Divenne, quindi, il modello su cui costruire tutti gli altri kz (Konzentrationslager).
[modifica] Dalla teoria legale e sociale del lager al progetto eutanasia
Himmler conferì ai lager lo status di "unità amministrative legalmente indipendenti sottratte al codice penale ed ai comuni procedimenti giudiziari". Dalla metà degli anni Trenta le categorie degli internati furono estese a comprendere persone considerate "criminali abituali", "elementi antisociali" (prostitute, mendicanti, zingari, alcolisti, trasgressori delle leggi, psicopatici), omosessuali, testimoni di Geova ed ebrei (questi ultimi soprattutto dopo la notte dei cristalli del 9/10 novembre 1938).
La teoria legale e sociale dei lager, quale fu formulata nel 1936, aveva una distinta sfumatura biologica e terapeutica. Werner Best, consigliere legale di Himmler, identificò il "principio politico del totalitarismo" col "principio ideologico della comunità nazionale organicamente indivisibile" e dichiarò che "ogni tentativo di procurare un riconoscimento ad idee politiche diverse o addirittura di sostenerle, sarà stroncato nel modo più spietato, come sintomo di una malattia che minaccia l'unità sana dell'organismo nazionale indivisibile" . Iniziò così il Programma T4 interno ai lager, cui si affiancava il famoso "trattamento speciale" e l'"operazione 14F13".
[modifica] Il processo dello sterminio amministrativo di massa
La distruzione fisica e morale degli oppositori del III Reich (includendo fra questi anche gli ebrei), si presentò come un processo condotto per tappe successive e graduali. Tale processo, che richiedeva una vasta ed efficiente macchina amministrativa, si sviluppò secondo uno schema definibile, ma che non corrispondeva ad un piano predefinito, secondo gli studi di Hilberg. Lo schema è così suddiviso da Hilberg:
1. definizione del soggetto da distruggere psico-fisicamente. Tale definizione porta all'allontanamento psicologico dello stesso soggetto dal tedesco civile e militare.
2. espropriazione dei beni del soggetto da distruggere. Tale operazione era evidentemente giovevole all'economia del Reich, ma anche finalizzata al processo di isolamento del soggetto.
3. concentramento nel lager, al fine di disumanizzare e, quindi, rendere amorale la distruzione fisica e psichica dell'individuo. La psicologia qui gioca un ruolo fondamentale: l'obiettivo principale era rendere tollerabile agli occhi del popolo spettatore e del soldato che uccideva uno sterminio (si veda uomini comuni).
Il processo è suddivisibile in due periodi cronologici facilmente distinguibili: il primo comprende gli anni dal 1933 al 1940, gli anni in cui, cioè, lo scopo proposto era quello di "rieducare" la popolazione che si opponeva al regime, impaurire chi aveva intenzione di ribellarsi in qualche modo e "invitare" gli ebrei ad emigrare altrove; il secondo periodo comprende gli anni dal 1941 al 1945, anni in cui la soluzione ritenuta migliore era quella dello sterminio sistematico di ogni singolo civile avverso, o presunto tale, al regime e di ogni singolo ebreo.
Per arrivare allo sterminio vero e proprio fu necessario, dunque, intraprendere un percorso che conducesse dal mondo della legislazione pubblica a quello delle operazioni segrete.
Lo sterminio, infatti, fu reso possibile dalla fusione di quattro distinte gerarchie:
- burocrazia ministeriale, ossia l'agente principale dell'applicazione delle misure antiebraiche e anticomuniste; tali funzionari, redigendo decreti e regolamenti, definirono il concetto di "ebreo" e di oppositore politico, nonché di "vita indegna"; organizzarono l'espropriazione dei beni, intrapresero il concentramento delle comunità ebraiche della Germania nei ghetti.
- Gerarchia delle forze armate. Il ministero degli Esteri negoziò con i diversi Stati dell'Asse la deportazione degli ebrei verso i centri di sterminio; l'amministrazione delle ferrovie si fece carico del loro trasporto; la polizia fu largamente utilizzata nelle operazioni di massacro; l'esercito si occupò principalmente dei massacri nei territori occupati e dell'avviamento degli ebrei verso i campi della morte.
- Gerarchia dell'economia. I ministeri dell'industria e della finanza giocarono un ruolo importante nelle espropriazioni, nel sistema del lavoro coatto e nel funzionamento delle camere a gas.
- Il partito, che si fece carico di tutti i problemi "delicati" che riguardavano i rapporti tra tedeschi ed ebrei e fra tedeschi e quanti erano indicati come sovversivi.
[modifica] La funzione del lager all'interno di una struttura totalitaria nell'analisi di Hannah Arendt
Un'approfondita analisi sui lager ci viene offerta da Hannah Arendt nella sua opera "Le origini del totalitarismo" . In questo testo la Arendt spiega che i lager servono al regime totalitario come laboratori per la verifica della sua pretesa di dominio assoluto sull'uomo. Il dominio totale, che mira a cancellare l'individualità del singolo per andare a costituire un individuo unico costituito dalle infinite pluralità e diversità dei singoli, è possibile solo se ogni persona è ridotta ad un'immutabile identità di reazioni, in modo che ciascuno di questi fasci di reazioni possa essere scambiato con qualsiasi altro.
I lager servono, oltre che a sterminare ed a degradare gli individui, a compiere l'orrendo esperimento di eliminare, in condizioni scientificamente controllate e controllabili, la spontaneità stessa come espressione del comportamento umano e di trasformare l'uomo in oggetto.
I lager sono, oltre che "la société la plus totalitaire encore réalisé" , l'ideale sociale che guida il potere totalitario. Come la stabilità del regime dipende dall'isolamento del suo mondo fittizio dall'esterno, così l'esperimento di dominio totale nei lager richiede che questi siano ermeticamente chiusi agli sguardi del mondo di tutti gli altri, del mondo dei vivi in genere. Quindi, le sorti del dominio totalitario sono legate all'esistenza dei lager, perché questi sono la vera istituzione centrale del potere totalitario. Eppure, nella storia ci sono state quasi sempre guerre di aggressione; il massacro delle popolazioni nemiche dopo la vittoria continuò inesorabile finché venne un po' frenato dal romano "parcere subiectis"; per secoli lo sterminio dei popoli indigeni andò di pari passo con la colonizzazione delle Americhe, dell'Australia e dell'Africa; la schiavitù è una delle più antiche istituzioni dell'umanità e tutti gli imperi antichi erano basati sul lavoro degli schiavi statali che erigevano i loro edifici pubblici. Neppure i lager sono un'invenzione originale, poiché essi apparvero per la prima volta durante la Guerra boera, all'inizio del secolo, e continuarono ad essere usati in Sudafrica come in India per gli "elementi indesiderabili".
Questi campi corrispondevano per molti aspetti a quelli del regime totalitario; essi accoglievano i "sospetti" che non si potevano condannare con un processo normale mancando il reato.
[modifica] Depersonalizzazione, Assassinio e Sterminio amministrativo di massa
Che senso può assumere il concetto di "assassinio" quando ci troviamo a dover parlare di una produzione in massa di cadaveri?
Un uomo può essere ucciso e distrutto nell'anima, senza che debba necessariamente essere ucciso fisicamente: "la cosa veramente da comprendere è che l'"anima" può essere distrutta anche senza distruggere l'uomo fisico, che anima, carattere e individualità sembrano in certe circostanze, manifestarsi soltanto nella rapidità o lentezza con cui si disintegrano. Il risultato finale è in ogni caso costituito da uomini senz'anima, uomini che non possono più essere compresi psicologicamente, e il cui ritorno al mondo umano psicologicamente o altrimenti intelligibile somiglia da vicino alla resurrezione di Lazzaro".
A questo proposito può ritenersi indicativo il concetto di "Nacht und Nebel" (col favore della notte e della nebbia) sotto la cui denominazione i nazisti, con la precisione ed il rigore che li ha caratterizzati fino alla fine, erano soliti registrare le loro operazioni nei lager. La radicalità delle misure intese a trattare gli uomini come se non fossero mai esistiti, facendoli sparire nel senso letterale della parola, non è spesso avvertita a prima vista, perché il sistema nazista, come anche quello staliniano, non è uniforme, ma consiste di una serie di categorie in virtù delle quali le persone sono trattate in modo diverso.
Nel caso dei lager nello specifico, la separazione delle categorie era interna allo stesso campo, ma senza venire mai a contatto l'una con l'altra; spesso la separazione fra i prigionieri era più rigorosa dell'isolamento dal mondo esterno.
[modifica] Lager e Gulag
La differenza fra il lager ed il gulag staliniano è insita nel fatto che all'interno del regime staliniano si dovevano distinguere tre sistemi più o meno indipendenti. Anzitutto, c'erano gli autentici gruppi di lavoro coatto che vivevano in relativa libertà ed erano condannati a periodi limitati di detenzione (elemento del tutto alieno ai Kz nazifascisti). Poi, c'erano i campi di concentramento in cui il materiale umano era sfruttato senza pietà ed il tasso di mortalità era molto elevato, ma che erano organizzati essenzialmente per scopi di lavoro (il concetto di guadagno dai detenuti relativamente ai kz era assai più complicato e ancora dibattuto). Infine, c'erano i campi di annientamento in cui gli internati erano sistematicamente eliminati dalla denutrizione e dalla mancanza di cure (per questo siamo assolutamente vicini al concetto di campo di sterminio nazista). La differenza è insita, dunque, nell'organizzazione, nell'idea per cui si uccide, nel luogo fisico in cui si uccide, o anche nella lingua o ffnel silenzio con cui si uccide. Ha poco senso attribuire un giudizio qualitativo per stabilire quale dei sistemi sia "peggiore". Il motivo della degenerazone in facili strumentalizzazioni politiche, va purtroppo ricercato nella diversa qualità o quantità di informazioni disponibili e, ancor più, nel loro diffusione.
[modifica] Sterminio anonimo e anonimico amministrativo di massa
Il vero orrore dei campi di concentramento e sterminio sta nel fatto che gli internati, anche se per caso riescono a rimanere in vita, sono tagliati fuori dal mondo dei vivi più efficacemente che se fossero morti, perché il terrore impone l'oblio. Qui l'omicidio è impersonale quanto lo schiacciamento di una zanzara. Non ci sono, dunque, paralleli con la vita nei campi di concentramento. L'orrore che ne deriva non può mai essere pienamente percepito dall'immaginazione umana, perché rimane al di fuori della vita e della morte. Esso non può mai essere pienamente descritto, perché il superstite ritorna al mondo dei vivi che gli impedisce di credere completamente nelle sue esperienze passate. Chi uccide materialmente, poi, diventa solo parte dell'ingranaggio.
Le SS che imperavano nei lager, come i soldati del Battaglione 101, perdevano essi stessi la propria personalità per diventare meri meccanismi anonimi e anonimici di un ingranaggio enormemente più grande di loro. Da qui la paura, talvolta denunciata durante i processi, di disobbedire; da qui il "obbedivo agli ordini perché ne ero obbligato"; da qui il "se non l'avessi fatto io, l'avrebbe comunque fatto un altro e io sarei probabilmente morto insieme ai miei cari"; da qui, forse, l'impossibilità di vedere una piccola cosa lapalissiana: nessun meccanismo funziona senza che tutti gli ingranaggi funzionino alla perfezione. E, forse, non si può funzionare alla perfezione come ingranaggi, se non si vuole essere tali. Altra questione è poi il rapporto tra coscienza, responsabilità e colpa di fronte all'immagine dell'inferno nazista..
[modifica] Funzionalità o disfunzionalità economica dei lager
Un elemento molto controverso fra gli studiosi, è la disfunzionalità economica dei lager. Infatti, se prendiamo qualunque manuale di storia del nazismo e cerchiamo di capire i motivi economici che avrebbero potuto spingere il Reich alla costruzione dei campi, ci accorgiamo senza troppe difficoltà che la deportazione fu un vero e proprio business. Le industrie più famose (dalla I.G. Farben, alla OSRAM, alla Bayer, alla stessa Organizzazione Todt solo per citarne alcune), traevano un profitto considerevole dalla deportazione. Le fabbriche private, che costituivano la maggior parte degli "acquirenti" dei deportati, pagavano, generalmente, circa tre marchi giornalieri ad operaio per una giornata lavorativa di dodici ore. Questi soldi, una cifra irrisoria rispetto ai soldi che avrebbero dovuto sborsare per un operaio civile, non erano pagati ai deportati, come sembra ovvio, ma alle SS.
Considerando che un deportato di sesso femminile veniva a costare quotidianamente al Reich all'incirca un marco e 22 centesimi, mentre un deportato di sesso maschile costava un marco e 34 centesimi, i conti sono facilmente ottenibili. Il profitto medio per ogni deportato maschio giornaliero per il Reich è di circa due marchi e 16 centesimi, mentre il profitto per ogni deportato donna è di circa due marchi e 28 centesimi.
Non dimentichiamo che le imprese statali (come la Luftwaffe, la stessa Todt, l'esercito, gli armamenti, l'organizzazione Speer, etc.), evidentemente, avevano tutto da guadagnare su un lavoro effettuato gratuitamente.
Hannah Arendt, al contrario di quanto appena riportato, sostiene che i campi di concentramento come istituzione non sono stati creati in vista di una possibile prestazione produttiva, dato che la loro unica funzione economica permanente è stata quella di finanziare l'apparato di sorveglianza; quindi, per quanto concerne l'economia, essi esistono principalmente per se stessi. La Arendt ritiene, dunque, che questi lager siano autarchici, ma non redditizi. Qualsiasi lavoro compiuto all'interno dei lager, spiega ancora la Arendt, potrebbe essere stato fatto meglio e con minor spesa in condizioni diverse. La Arendt, a conferma della sua tesi, porta a testimoniare il Bettelheim, il quale sostiene che "gran parte del lavoro imposto nei lager era inutile, o superfluo, o così malamente progettato che doveva essere fatto due o tre volte. Particolarmente, i nuovi detenuti erano obbligati ad adempiere mansioni assurde...Essi si sentivano degradati...e preferivano addirittura un lavoro più pesante quando produceva qualcosa di utile".
La Arendt sostiene che l'inutilità del lavoro coatto, presente anche all'interno del sistema staliniano, fu portato all'estremo, fino all'aperta anti-utilità quando nel bel mezzo della guerra, malgrado la scarsezza di materiale edilizio e rotabile, costruirono enormi e costose fabbriche di sterminio trasportando milioni di persone avanti e indietro.
Probabilmente, ad un livello potenziale il piano economico era strutturato in modo efficiente e apparentemente indistruttibile, ma ad un livello di attualità questo fallisce dopo pochi anni (troppi in realtà se consideriamo il numero d'innocenti che hanno dovuto pagare con la vita fisica e/o psichica). Dunque, in conclusione, direi che possiamo riassumere in una sintesi tesi ed antitesi sostenendo che coloro che hanno ideato la potenza non sono stati seguiti a ruota dagli uomini comuni che avrebbero dovuto attualizzare l'idea dello sterminio fisico remunerativo.
Quindi, i detenuti hanno senza dubbio, almeno in molti casi (in quelli, cioè, dove il fuhrerlager non aveva agito diversamente dal piano originale) contribuito a mantenere il Reich, e quindi, paradosso dei paradossi, la stessa guerra e ideologia che li aveva resi schiavi e privati dell'individualità.
[modifica] Distruzione del soggetto di diritto
Un altro tema fondamentale è quello inerente la distruzione del soggetto di diritto che è nell'uomo. Questo è considerato il primo passo verso il dominio totale.
Infatti, l'unica cosa irrealizzabile era ciò che rendeva sopportabili le concezioni tradizionali del castigo: il giudizio universale, l'idea di un principio assoluto di giustizia associato all'infinita possibilità della grazia. Perché nella valutazione umana non c'è delitto o peccato che sia commisurabile con le pene eterne dell'inferno. Di qui il turbamento del buon senso, che si chiede: che cosa devono aver commesso queste persone per soffrire in modo così inumano? Di qui anche l'assoluta innocenza delle vittime: nessun uomo l'ha mai meritato. Di qui, infine, la grottesca casualità della scelta degli internati dei lager nel perfetto stato di terrore e ingiustizia, che poteva essere inflitta a chiunque.
Un ordine di considerazioni molto importante è relativo alle conseguenze che hanno avuto la mescolanza dei delinquenti comuni con le altre categorie d'internati.
Ogni prigioniero, come abbiamo detto, aveva un incarico affidatogli dalle SS. Fra gli incarichi assegnabili ce n'erano alcuni peculiari, ma non esclusivi, degli internati come "criminali comuni"; si tratta delle cariche di "blokowy ", "kapò " e "oberkapo ".
Mettere insieme i delinquenti comuni con le altre categorie d'internati ha il vantaggio di mostrare a queste con agghiacciante evidenza che sono scese al più basso livello della società, e, più tardi, che hanno ogni ragione di invidiare il ladro o l'assassino più losco. A porre i criminali in una posizione direttiva non è tanto l'affinità fra essi ed il personale di vigilanza, quanto il fatto che soltanto il loro interessamento è in relazione con una determinata attività. Essi perlomeno sanno perché si trovano in un lager e quindi hanno conservato un residuo della loro personalità giuridica. Per i politici ciò è solo soggettivamente vero; le loro azioni, in quanto ancora vere azioni e non semplici opinioni o vaghi sospetti altrui o accidentale afflizione ad un gruppo politicamente disapprovato, non sono di regola previste dal normale sistema legale del paese né giuridicamente definibili. Lo stesso Bettelheim descrive, a questo proposito, la stima di sé manifestata dai criminali in confronto a quelli che non avevano fatto davvero nulla per essere stati arrestati (primi fra tutti i rastrellati). Questi erano meno capaci di resistere allo shock iniziale, erano i primi a cedere alla disintegrazione della personalità. Bettelheim attribuisce ciò alla loro origine borghese o psicoborghese.
Il passo successivo nella preparazione dei cadaveri viventi era l'uccisione della personalità morale. Ciò era ottenuto impedendo, per la prima volta nella storia, il martirio. Betthelein lo dimostra chiedendosi "quante persone nel lager credono ancora che una protesta abbia importanza storica? Questo scetticismo è il vero capolavoro delle SS. La loro grande realizzazione. Esse hanno corrotto ogni solidarietà umana. Qui la notte è scesa sul futuro. Quando non rimangono testimoni, non ci può più essere testimonianza. Dimostrare quando la morte non può più essere rimandata è un tentativo di dare alla morte un senso, di agire oltre la propria morte. Per avere successo un gesto deve avere un significato sociale. Ci sono qui centinaia di migliaia di noi, tutti viventi in assoluta solitudine. Ecco perché siamo sottomessi, qualunque cosa accada".
I lager e l'assassinio degli avversari politici erano soltanto una parte dell'oblio organizzato che, oltre a colpire gli strumenti dell'opinione pubblica come il discorso e la stampa, si estendeva alle famiglie e agli amici delle vittime. Il mondo occidentale, anche nei suoi periodi più tenebrosi, aveva fino ad allora concesso al nemico ucciso il diritto al ricordo come evidente riconoscimento del fatto che tutti siamo uomini (e soltanto uomini). Rendendo anonima persino la morte (con l'impossibilità di accertare se un prigioniero era vivo o deceduto), i lager la spogliavano del suo significato di fine di una vita compiuta. In un certo senso, essi sottraevano all'individuo la sua morte, dimostrando che a partire da quel momento niente più gli apparteneva ed egli non apparteneva più a nessuno. La sua morte non faceva altro che suggellare il fatto che egli non era realmente mai esistito. A quest'attacco contro la personalità morale avrebbe ancora potuto opporsi la coscienza dell'uomo, che gli ricordava che era meglio morire da vittima piuttosto che vivere da burocrate dell'assassinio. Il terrore totalitario ottenne il suo più terribile trionfo, quando riuscì a precludere alla personalità morale la via d'uscita individualistica e a rendere le decisioni della coscienza assolutamente problematiche e ambigue.
Le SS, e questa è una delle cose più atroci che hanno fatto, coinvolgevano nei loro delitti gli internati affidando loro la responsabilità di una notevole parte dell'amministrazione. Ricordo che fra gli incarichi affidati agli internati esistevano pure i ruoli di "stubendienst", "blockalteste", "blockschrieber", "aufraumungskommando", "sonderkommando". I detenuti erano, così, posti di fronte all'insolubile dilemma di mandare alla morte i propri amici, familiari o compagni o di contribuire, comunque, all'uccisione d'altri uomini costringendoli, in ogni caso, a comportarsi come degli assassini. In questo modo, l'odio era deviato dai veri colpevoli (tanto che i Kapò erano più odiati delle SS), ma quel che più conta, si annullava la distinzione fra persecutore e perseguitato, fra carnefice e vittima.
Una volta uccisa la personalità morale, l'unica cosa che ancora impedisca agli uomini di diventare dei cadaveri umani è la differenziazione dell'individuo, la sua peculiare identità. I metodi usati per venire a capo dell'unicità della persona umana erano numerosi. Essi cominciavano con le mostruose condizioni del trasporto nei lager, durante il quale centinaia di esseri umani erano stipati in un carro bestiame, assetati e affamati, senza sapere dove venivano portati e quale sarebbe stata la loro fine; continuavano, dopo l'arrivo al campo, col ben organizzato shock delle prime ore, con la depilazione completa di ogni parte del corpo, con la grottesca divisa e finivano nelle inimmaginabili torture, calcolate in maniera tale da non uccidere il corpo, perlomeno non rapidamente.
Si tratta evidentemente di un tipo di tortura, irrazionale e sadico, usato nei lager nazisti come nei sotterranei della Gestapo e compiuto soprattutto dalle SA, che non perseguiva alcuno scopo, e non era sistematico, ma dipendeva dall'iniziativa di elementi prevalentemente anormali.
Il vero orrore, spiega la Arendt, cominciò, tuttavia, quando le SS assunsero l'amministrazione dei campi. La vecchia spontanea bestialità lasciò il posto ad una distruzione assolutamente fredda e sistematica di corpi umani, intesa ad annullare la dignità umana; la morte era evitata o rimandata indefinitamente. I lager non furono più parchi di divertimento per bestie in sembianze umane, cioè per uomini il cui vero posto sarebbe stato nei manicomi e nelle prigioni. Essi diventarono l'esatto opposto: si trasformarono in piazze d'armi, su cui uomini perfettamente normali venivano addestrati ad essere membri di pieno diritto delle SS. L'uccisione dell'individualità, dell'unicità, la quale è foggiata in parti uguali dalla natura, dalla volontà e dal destino, ed è diventata una premessa così evidente di tutte le relazioni umane che persino i gemelli identici ispirano un certo disagio, suscita un orrore che mette in ombra lo sdegno della persona giuridico - politica e la disperazione della persona morale.
Dopo l'uccisione della persona morale e l'annientamento della persona giuridica, la distruzione dell'individualità riesce quasi sempre. Presumibilmente si troverà qualche legge della psicologia di massa capace di spiegare perché milioni di uomini si lasciarono portare incolonnati senza resistere nelle camere a gas, anche se tale legge non spiegherà altro che l'annullamento dell'individualità.
"Il trionfo delle SS, scrive Rousset, esige che la vittima torturata si lasci condurre al capestro senza protestare... E non è per nulla. Non è gratuitamente, per puro sadismo, che le SS vogliono questa disfatta. Esse sanno che il sistema il quale riesce a distruggere la vittima prima che salga al patibolo... è incomparabilmente migliore per tenere tutto un popolo in schiavitù... Nulla è più terribile di queste processioni di persone che vanno alla morte come manichini. Chi le vede si dice: per essere ridotti così, quale potenza deve nascondersi nelle mani dei padroni. E volta la testa, pieno d'amarezza, ma sconfitto" .
[modifica] Eliminazione delle tracce
Quando i generali tedeschi che lavoravano come ufficiali nei lager si accorsero che la liberazione era alle coste smantellarono a grandissima velocità ogni traccia di questi orrori, compresi i registri e, in circostanze ancora oggi oscure, i corpi. Quindi l'unica fonte che si ha sono le centinaia di testimonianze orali o scritte di chi è spravvissuto.
[modifica] Bibliografia
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- Hilberg R., La distruzione degli ebrei d'Europa, Einaudi 1995
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- Capogreco C.S., I Campi del Duce, Einaudi 2004
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- Millu L., Il fumo di Birkenau, Firenze. Giuntina. 1984.
- Arsenijevic, D. Ostaggi volontari delle SS, Edizioni Ferni, 1980
[modifica] Voci correlate
- Germania, Austria
- Storia della Germania
- Adolf Hitler, Gestapo, SS, Hitlerjugend
- Antisemitismo, Pogrom, Notte dei cristalli
- Razzismo
- Governatorato Generale
- Führerprinzip
- Seconda guerra mondiale
- Neonazismo
- Fascismo
- Mussolini
- Revisionismo della storiografia nazista
- Esperimenti nazisti su esseri umani
- Totalitarismo
- Kapò
- Campo di sterminio
- Campo di concentramento
- Elenco dei comandanti dei campi di concentramento e sterminio nazionalsocialisti
- Gulag
- Laogai
- Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Bergen-Belsen
- Lista dei campi per l'internamento civile nell'Italia Fascista