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Sonderkommando - Wikipedia

Sonderkommando

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il termine sonderkommando o, al plurale, sonderkommandos (in italiano: unità speciale) identificò gli speciali gruppi di deportati, per la maggior parte di origine ebraica, obbligati a collaborare con le autorità nazionalsocialiste all'interno dei campi di sterminio nel contesto della Shoah (olocausto). Compito principale dei sonderkommandos fu collaborare con le SS nel processo di sterminio dei loro stessi correligionari, durante le operazioni di rimozione dei corpi dalle camere a gas e quelle successive di cremazione.

Indice

[modifica] Vita e morte nei sonderkommandos

I sonderkommandos furono attivi in tutti i campi di sterminio nazisti: Auschwitz-Birkenau, Sobibor, Treblinka, Majdanek e Belzec. I potenziali membri di questa speciale unità venivano selezionati dalle autorità dei campi direttamente all'arrivo dei convogli di deportati: erano principalmente giovani ebrei di robusta costituzione fisica, necessaria per il gravoso lavoro. I sonderkommandos raggiunsero notevoli dimensioni di manodopera impiegata, soprattutto ad Auschwitz - principale centro di sterminio dell'apparato nazista -, dove vennero impiegati fino ad oltre 1.000 deportati. I membri di questa unità vivevano in appositi settori dei campi, completamente separati dai restanti deportati per impedire ogni fuga di notizie.

Normalmente i sonderkommandos ricevevano, da parte delle autorità tedesche di guardia ai lager, un trattamento migliore: maggiori quantità di cibo, migliori vestiti ed anche, per meglio sopportare l'orribile lavoro, alcoolici.

Nelle parole di Primo Levi, internato ad Auschwitz ed autore di Se questo è un uomo:

« Aver concepito ed organizzato i Sonderkommandos è stato il delitto più demoniaco del nazionalsocialismo. [...] Attraverso questa istituzione, si tentava di spostare su altri, e precisamente sulle vittime, il peso della colpa, talché, a loro sollievo, non rimanesse neppure la consapevolezza di essere innocenti »
(Primo Levi, tratto da I sommersi e i salvati - libro on-line)

Molti storici e alcuni deportati sopravvissuti criticarono successivamente l'operato dei sonderkommandos accusandoli di «non aver fatto nulla», di non essersi ribellati, di non aver rifiutato l'infame compito, di non aver preferito la morte all'orribile lavoro. Lo stesso Primo Levi li definì «corvi neri del crematorio» e li dipinse come brutali, selvaggi, criminali. In effetti non esistevano alternative per un deportato selezionato per il sonderkommando, o la morte immediata oppure la tenue speranza di sopravvivere almeno per qualche mese: anche in caso di rifiuto qualcuno sarebbe stato "convinto" a prendere il loro posto. I pochissimi sopravvissuti di queste unità speciali, a differenza di molti altri deportati, non sentirono, in maggioranza, la necessità di scrivere le loro impressioni e memorie: il loro destino di «complici dei carnefici» era troppo crudele anche per essere ricordato. Rimangono solo poche testimonianze, tra le quali quella dell'italiano Shlomo Venezia, che cercano di inquadrare meglio il problema della collaborazione:

« Perché fai un lavoro così esecrabile, perché vivi, a quale scopo vivi, che cosa ti aspetti -, dove vuoi arrivare con una vita così -. Qui sta il punto cruciale - del nostro Kommando, che non ho affatto intenzione di difendere nella sua totalità. A questo punto devo dire la verità, che alcuni di questo gruppo si sono talmente lasciati andare con il passare del tempo che ce ne vergognamo. Hanno semplicemente dimenticato che cosa stessero facendo - e col tempo si sono abituati a tal punto, [da] farci disperare per il fatto che uomini così normali, comuni, semplici, modesti -, volenti o no, si siano a tal punto assuefatti a tutto, da non provare più alcuna emozione per quanto accadeva. Ogni giorno assistono alla morte di decine di migliaia di uomini e [non provano] niente. [...] Non si aveva mai a che fare con uomini vivi. Questo aveva un forte [effetto] psicologico nel limitare l'impressione della tragedia [...] »
(Salmen Lewental, sopravvissuto del sonderkommando di Auschwitz)
« se siete vive, leggerete non poche opere che saranno state scritte a proposito del Sonderkommando. Ma io vi prego di non giudicarmi mai negativamente. Se tra noi c'erano buoni e cattivi, io sicuramente non sono stato tra questi ultimi. Senza paura del rischio e del pericolo, ho fatto in questo periodo tutto quello che era in mio potere per mitigare il destino degli infelici »
(Haim Herman, manoscritto sepolto e ritrovato dopo il conflitto nei pressi dei forni crematori di Auschwitz)

Nonostante le molte critiche alcuni membri cercarono di resistere (vedi sotto), altri preferirono sucidarsi, altri - e forse furono la maggioranza - persero ogni inibizione morale, reagendo con l'apatia all'orrore, ben sapendo che di li a poco avrebbero seguito lo stesso destino di coloro che stavano collaborando ad uccidere pagando così, con la vita, il prezzo dei loro "peccati". Rudolf Höss, primo e storico comandante del campo di concentramento di Auschwitz, così descrisse, seppur con chiaro intento denigratorio, una scena che in qualche maniera cerca di descrivere i livelli di degrado umano che venivano raggiunti:

« [...] nell'estrarre i cadaveri da una camera a gas, improvvisamente uno del Sonderkommando si arrestò, rimase per un istante come fulminato, quindi riprese il lavoro con gli altri. Chiesi al kapò che cosa fosse successo: disse che l'ebreo aveva scoperto tra gli altri il cadavere della moglie. Continuai ancora ad osservarlo per un certo tempo, ma non riuscii a scorgere in lui nessun atteggiamento particolare. Continuava a trascinare i suoi cadaveri, come aveva fatto fino ad allora. Quando, dopo un poco, ritornai al comando, lo vidi seduto a mangiare in mezzo agli altri, come se nulla fosse accaduto. Possedeva una capacità sovraumana di celare le proprie emozioni, o era diventato talmente insensibile da non saper più reagire? »
(Rudolf Höss, tratto da Comandante ad Auschwitz - ulteriori passi tratti dal libro)

A conoscenza della verità che si celava dietro l'eufemistico termine soluzione finale della questione ebraica, il sistematico sterminio del popolo ebraico, i sonderkommandos vennero a loro volta periodicamente eliminati per mantenere il segreto circa il destino di milioni di persone deportate da tutta l'Europa controllata dai nazisti. Nel campo di concentramento di Auschwitz, ad esempio, si susseguirono negli anni 12 diversi sonderkommandos eliminati di volta in volta al termine delle diverse aktion - termine con il quale i tedeschi definivano lo sterminio dei diversi gruppi nazionali.

Al termine del conflitto rimasero in vita solo poche decine di appartenenti ai sonderkommandos, tra i quali l'italiano Shlomo Venezia, sopravvissuto ad Auschwitz.

[modifica] Compiti dei sonderkommandos

I membri dei sonderkommandos non collaborarono direttamente alle operazioni di uccisione che vennero effettuate esclusivamente da personale tedesco mediante monossido di carbonio in una prima fase e successivamente con Zyclon B (acido prussico). I compiti principali dei sonderkommandos consistevano in:

  • Accompagnare, insieme al personale delle SS, i nuovi arrivati verso le camere a gas cercando di inculcare un senso di falsa sicurezza in coloro che stavano per essere uccisi. Era loro vietato, pena la morte, svelare quello che di li a poco sarebbe successo. Questo non avveniva certo per motivi umanitari: la notizia avrebbe potuto generare rivolte e di conseguenza rallentato il processo di sterminio.
  • Aiutare i deportati a svestirsi dei loro abiti ed accompagnarli fino alle camere a gas, normalmente mascherate da locali doccia.
  • Rimuovere i corpi dalle camere a gas dopo l'avvenuta gassazione.
  • Estrarre eventuali denti d'oro dai cadaveri.
  • Radere i capelli delle donne uccise. I capelli venivano poi imballati ed inviati in Germania dove venivano utilizzati dall'industria tedesca.
  • Ripulire le camere a gas e prepararle nel minor tempo possibile per un nuovo gruppo di deportati.
  • Trasportare i corpi verso i crematori.
  • Alimentare i forni crematori con i cadaveri.
  • Disperdere le ceneri dopo la cremazione.

Ulteriormente, con l'avvicinarsi del termine del conflitto, i sonderkommandos vennero impiegati per nascondere le tracce dell'avvenuto sterminio operando per:

  • Dissotterrare e cremare in grandi roghi le vittime precedentemente non cremate
  • Smantellare gli impianti di sterminio occultando ogni prova visibile attraverso la demolizione dei fabbricati e lavori di sistemazione del terreno.

[modifica] Resistenza dei sonderkommandos

Nonostante l'orribile compito a loro assegnato, e il generalizzato disprezzo che veniva loro rivolto dagli altri deportati, i membri dei sonderkommandos, cercarono, ove possibile, di organizzare forme di resistenza:

  • Alcuni membri nascosero diari e documenti che comprovavano i meccanismi dello sterminio. La maggior parte delle prove venne seppellita in contenitori metallici nei dintorni dei crematori e molti di essi sono stati ritrovati dopo decenni.
  • In collaborazione con la resistenza esterna ed interna ai lager cercarono di far conoscere al mondo "esterno" quello che stava accadendo all'interno dei campi di sterminio attraverso prove fotografiche e documenti sottratti alle autorità tedesche. Queste notizie, raccolte tra inimmaginabili difficoltà e a rischio della vita, vennero fatte filtrare dalla Resistenza - principalmente quella polacca - fino alle nazioni alleate: in molti casi esse non vennero semplicemente ignorate.
  • Ove possibile cercarono di sabotare, rallentandolo, il processo di sterminio.

[modifica] La rivolta del sonderkommando di Auschwitz-Birkenau

L'episodio più importante (e forse più conosciuto) di resistenza dei sonderkommandos avvenne il 7 ottobre 1944 quando i membri del sonderkommando di Auschwitz-Birkenau - nell'imminenza di una preventivata fine dovuta all'esaurirsi della deportazione degli ebrei ungheresi - si ribellarono alle SS uccidendone tre e facendo saltare un forno crematorio (Krematorium IV) con dell'esplosivo ottenuto grazie alla collaborazione di alcune donne "civili" polacche impiegate presso le fabbriche di munizioni dei dintorni.

La rivolta si risolse in un bagno di sangue, i deportati ribelli vennero sterminati e le SS intrapresero una serie di ricerche su coloro che avevano collaborato a procurare l'esplosivo e aiutato a farlo pervenire all'interno del campo. Il risultato di tali ricerche fu l'impiccagione di quattro donne polacche il 6 gennaio 1945.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • Shlomo Venezia, Sonderkommando Auschwitz. La verità sulle camere a gas. Una testimonianza unica, Rizzoli, 2007, ISBN 8817017787
  • Hermann Langbein, Uomini ad Auschwitz. Storia del più famigerato campo di sterminio nazista, Mursia, 1992, ISBN 8842513482
  • Salmen Gradowski, Sonderkommando. Diario da un crematorio di Auschwitz, 1944, Marsilio, 2002, ISBN 8831779117
  • AA.VV., La voce dei sommersi. Manoscritti ritrovati di membri del Sonderkommando di Auschwitz, Marsilio, 1999, ISBN 8831772457
  • AA.VV., Testimoni della catastrofe. Deposizioni di prigionieri del Sonderkommando ebraico di Auschwitz-Birkenau (1945), Ombre Corte, 2004, ISBN 8887009511

[modifica] Collegamenti esterni

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