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Nobiltà - Wikipedia

Nobiltà

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Corona per il titolo nobiliare del Regno d'Italia.
Corona per il titolo nobiliare del Regno d'Italia.

Il termine nobiltà ha un duplice significato: indica sia uno status privilegiato riconosciuto dall'autorità, sia l'insieme dei soggetti che beneficiano di tale condizione. Con riferimento a quest'ultima accezione, lo storico Marc Bloch definisce nobiltà la classe dominante che abbia uno statuto giuridico suo proprio che confermi e materializzi la superiorità che essa pretende e, in secondo luogo, che tale statuto si perpetui per via ereditaria[citazione necessaria]. È ammessa, a favore di alcune famiglie nuove, la possibilità di conquistarne l'accesso, anche se in numero ristretto e secondo norme regolarmente stabilite.

Il governo retto dalla nobiltà è chiamato aristocrazia.

Indice

[modifica] Storia

Presso il popolo ebraico la primogenitura costituiva una sorta di nobiltà con speciali diritti. Una vera casta con privilegi si ebbe nell'Egitto, nell'India e in Persia. Nella Grecia di Omero alcune famiglie vantavano origine divina o eroica, che era vanto e stimolo ai discendenti. A Roma, nei primi tempi, * ebbe in sostanza nella prima età feudale quella che è stata chiamata "nobiltà di fatto", legata alle funzioni di amministrazione del potere comunque delegato dal sovrano e i cui privilegi consistettero, in origine soprattutto, nella concessione di terre.

Una nobiltà di diritto si formò e si costituì tra i secoli XI e XIII: anche in questo caso la nobiltà fu legata a una funzione preminente e caratterizzante, quella militare, e a privilegi legati a modi di possesso di terre e territori; ma i modi di accesso a questo tipo di nobiltà furono regolati non solo da tradizioni consolidate, bensì anche da statuti giuridici.

Uno dei più caratteristici privilegi della nobiltà cittadina fu l'ammissione dei soli nobili ai più prestigiosi collegi professionali (collegio dei giureconsulti, dei fisici (medici), ecc..). I privilegi più comuni della nobiltà furono normalmente d'ordine fiscale, cioè esenzioni totali o parziali da vari tipi di imposte, e d'ordine giudiziario: comunemente il nobile poteva essere giudicato solo da nobili, da suoi pari, molto spesso costituiti in tribunale speciale.

Il diritto nobiliare contemplò sempre anche i casi per i quali si perdeva la nobiltà: dovunque comportava perdita della nobiltà (e dei relativi privilegi) una condanna per crimini contro il sovrano o contro il proprio paese, in molti casi anche una condanna per delitti comuni di particolare gravità; era anche generalmente considerata motivo di perdita della nobiltà qualsiasi attività considerata "servile" cioè legata a lavoro manuale.

La successione nei titoli nobiliari, normalmente disposta nell'atto di concessione del titolo, può avvenire per soli maschi primogeniti, in favore dei discendenti maschi, in favore di tutti i discendenti, maschi e femmine (per queste solo a titolo personale e senza trasmissione ai discendenti). Il titolo nobiliare si trasmette ai soli figli legittimi, non agli adottati, né ai naturali, né ai legittimati per rescriptum principis, ma solo ai legittimati per subsequens matrimonium, salve sempre diverse statuizioni del sovrano.

Dopo la Rivoluzione francese, anche nei Paesi da essa non toccati ma nei quali si erano ormai affermati alcuni dei principi ideali da cui la Rivoluzione era nata, andò mutando la concezione dello Stato e definendosi una nuova idea di nazione: la nobiltà, persi ormai i privilegi di tipo feudale, vide ridursi ovunque e rapidamente sparire quasi dovunque anche gli altri privilegi tradizionali che nei confronti dello Stato la ponevano prima in rapporto diverso da quello dei non-nobili.

Durante il Regno d'Italia la nobiltà non ebbe particolari privilegi, o prerogative, o precedenze; nonostante la forma monarchica dello Stato Italiano la nobiltà ebbe scarso rilievo nella vita ufficiale nazionale.

Se nel corso dei secoli ha spesso rappresentato la classe dirigente della società, oggi (soprattutto in un'Europa in cui in molti paesi i titoli nobiliari non sono riconosciuti), la nobiltà si presenta talvolta come un ceto interessato a conservare le tradizioni ataviche e la memoria storica, anche con un certo attivismo in campo sociale e culturale.

In Italia i titoli nobiliari non sono più riconosciuti legalmente dal 1948.

Un'approssimativa indagine, compiuta sulla diciottesima edizione del "Libro d'oro della nobiltà italiana" 1981-1985 Roma (Collegio araldico), permetteva di individuare in Italia la permanenza di oltre quattromila famiglie nobili, delle quali circa un terzo di nobiltà cosiddetta generica, priva cioè di titoli al di sopra di quello di nobile e due terzi dotate di veri e propri titoli nobiliari: questi sono, in ordine gerarchico decrescente, senza che ciò però implichi una correlazione tra importanza del titolo e importanza del casato, i titoli di: principe (circa il 6,5 per cento sugli altri titolati), duca (circa il 4 per cento), marchese (circa il 24 per cento), conte (oltre il 52 per cento), visconte (lo 0,1 per cento), barone (circa il 13 per cento).

[modifica] Titoli nobiliari

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In ordine gerarchico alcuni titoli nobiliari più usati in Europa:

[modifica] Diritto

[modifica] Italia

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La Repubblica Italiana non riconosce i titoli nobiliari con la disposizione transitoria e finale n. XIV della Costituzione che così dispone: “I titoli nobiliari non sono riconosciuti. I predicati[1] di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 valgono come parte del nome. La Legge regola la soppressione della Consulta Araldica”. La Repubblica Italiana non ha quindi abolito i titoli nobiliari, né li ha soppressi, né ha proibito il loro uso da parte degli interessati; si è solamente limitata a non riconoscerli.

Quindi le regolamentazioni relative ai titoli nobiliari non hanno semplicemente effetti in sede civile, viceversa i predicati nobiliari esistenti prima del 28 ottobre 1922 (marcia su Roma) e che siano stati riconosciuti dalla Regia Consulta Araldica del Regno d'Italia (requisito interpretativamente aggiunto dalla sentenza costituzionale n. 101/1967 in base al combinato disposto dell'art. 3/1° Cost. con l' art. XIV/1° delle disposizioni transitorie e finali) valgono se siano stati oggetto di specifica sentenza di "cognomizzazione". Pertanto se i predicati sono "parti del nome", il titolare può trasmetterli a tutti i suoi discendenti (legittimi e naturali) ed anche al figlio adottivo, come qualsiasi cognome e vengono tutelati dai Tribunali della Repubblica Italiana.

Comunque, malgrado la Carta Costituzionale avesse stabilito l'emanazione di una precisa legge per regolare la soppressione della Consulta Araldica, tale legge è stata proposta solo con il Disegno di legge 7 novembre 2006, che non è stato ancora approvato dal Parlamento Italiano.

[modifica] Enti che continuano a riconoscere i titoli nobiliari

  • Il Sovrano Militare Ordine di Malta, la cui sovranità è riconosciuta dalla Repubblica Italiana e dalla generale Comunità Internazionale degli Stati, [2] continua a riconoscere i titoli nobiliari delle varie lingue tradizionali per quel che riguarda la ricezione di cavalieri in determinate classi che richiedono ancora le prove di nobiltà (Cavalieri di Onore e Devozione e Cavalieri di Grazia e Devozione).
  • Nei paesi a regime monarchico esiste un organo statale, dipendente spesso dalla Presidenza del Consiglio o da un Ministero, competente per il riconoscimento. Altri ordinamenti, anche a carattere repubblicano, possono ugualmente prevedere forme di tutela giuridica dei titoli nobiliari e degli stemmi gentilizi come avviene,ad esempio, in Francia.
  • In alcuni stati, ed è proprio il caso dell'Italia, i titoli nobiliari sono semplicemente ignorati dallo stato, che non li tutela giuridicamente in alcun modo: in casi simili è fondamentale il ruolo (riconosciuto dalla stessa aristocrazia) svolto dalle Associazioni Nobiliari che -con il rigoroso esame delle domande di associazione- assicurano una forma di protezione (seppur privata) dei diritti nobiliari[citazione necessaria]. Il "Corpo della Nobiltà Italiana" (CNI) è una associazione privata non riconosciuta dalla Repubblica Italiana, costituita a Torino nel 1958 da alcuni studiosi italiani di storia, diritto, araldica e genealogia (che devono essere nobili per potervi fare parte), avente per scopo principale l'accertamento dei diritti storici (qualifiche nobiliari e degli stemmi araldici) dei nobili italiani e la loro tutela, di accertare e di riconoscere la validità dei diritti, delle delle singole persone che ne fanno istanza ai soli fini di iscrizione a detta associazione. È un ente di natura privata e, pertanto, ogni sua decisione di carattere riconoscitivo ha una sua validità esclusivamente interna; gli atti emessi, ovviamente, non sono statuali e non sono atti pubblici.
Per approfondire, vedi la voce Corpo della Nobiltà Italiana.

[modifica] I titoli nobiliari pontifici

La nobiltà pontificia è, ai sensi dello stato Città del Vaticano, ancora de iure e de facto vigente, gli attuali organismi per accertare i titoli pontifici sono i tribunali ecclesiastici di ogni ordine e grado che operano ai sensi del diritto canonico. Gli atti emessi sono atti statuali e godono (quando in forma di decreto) di valore di legge con efficacia impositiva ed imperativa all'interno dello stato Città del Vaticano e dell'ordinamento ecclesiastico ovvero in tutta la cristianità. I titoli nobiliari tutelati nel vigente diritto canonico sono i titoli concessi dalla Santa Sede (direttamente o, teoricamente, anche per delega) o concessi dall'Ordine di Malta che però non ha mai di fatto esercitato questo diritto da quando ha perso il possesso delle isole maltesi nel 1799.

Per quanto concerne i titoli nobiliari pontifici, dopo l'entrata in vigore della Costituzione italiana, esistevano due correnti dottrinarie opposte: la prima sosteneva che essi dovevano essere riconosciuti dalla Repubblica Italiana perché essendo state costituzionalizzate le norme del Concordato con la Santa sede (1929), che li riconosceva, anch'essi sarebbero stati automaticamente costituzionalizzati; la seconda corrente invece sosteneva che ai titoli nobiliari pontifici andava riconosciuto solo il trattamento riservato ai titoli nobiliari nazionali italiani e quindi per essi esisteva esclusivamente (come per quelli nazionali) il diritto alla "cognomizzazione del solo predicato".

Nell'accordo di revisione del Concordato lateranense, firmato il 18 febbraio 1984, essendovi prevista l'abrogazione delle norme del Concordato del 1929 non riprodotte nel nuovo documento, né risultò abrogato anche l'art.42 che imponeva il riconoscimento dei titoli pontifici, i quali da quella data non sono perciò più suscettibili di riconoscimento da parte dello Stato italiano, così come avviene per gli altri titoli nobiliari in virtù della XIV disposizione transitoria della Costituzione.

[modifica] Alcune principali pubblicazioni sulle famiglie nobili italiane, riferite all'Italia in generale o a aree multiregionali

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  • Presidenza del Consiglio dei Ministri - Consulta Araldica del Regno, Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1934, pp. X, (22), 1033, (2). e il suo ultimo - e unico - supplemento Presidenza del Consiglio dei Ministri - Consulta Araldica del Regno, Elenco Ufficiale della Nobiltà Italiana: Supplemento per gli anni 1934-1936, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1937, pp. VIII, (14), 70, (1).
  • Bollettino Ufficiale del Corpo della Nobiltà Italiana, Anni XLIII-XLVII, 2000-2004, Piacenza, Tep Arti Grafiche, 2005, pp. 186, (3) (include i Provvedimenti nobiliari di Sua Maestà Umberto II Re d'Italia adottati e perfezionati successivamente al 2 giugno 1946..., nonché i Provvedimenti nobiliari di giustizia del CNI dal 1957 al 2004).
  • Sovrano Militare Ordine di Malta, Elenco storico della nobiltà italiana. Compilato in conformità dei decreti e delle Lettere Patenti originali e sugli Atti Ufficiali di Archivio della Consulta Araldica dello Stato Italiano, Roma, Tip. Poliglotta Vaticana, 1960, pp. 586.
  • Annuario della nobiltà Italiana: fondato nel 1879 da Giovan Battista Crollalanza; titolo ripreso dal 2000 dalle edizioni SAGI.
  • Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. Governo d'Italia, compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti: promossa e diretta dal marchese Vittorio Spreti (1928-36) (vasta e preziosa raccolta di cenni storici - frutto del lavoro di un notevole numero di collaboratori - su famiglie nobili italiane).
  • Libro d'Oro della Nobiltà Italiana: pubblicazione del Collegio Araldico vide la luce nel 1910 giunta alla edizione XXIII (2005-2009)
  • Albo d'Oro delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane ed Europee: pubblicazione del Corpo della Nobiltà Europea - CNE
  • Francesco Guasco [Gallarati di Bisio], Dizionario feudale degli antichi Stati Sardi e della Lombardia (dall’epoca carolingica ai nostri tempi, 774-1909), Biblioteca della Società Storica Subalpina, LIV-LVIII, Pinerolo, Tipografia già Chiantore Mascarelli, 1911, 5 voll. pp. compl. XVI, 2370 (monumentale fonte di dati tratti da fonti documentali, abbraccia una vasta area d'Italia: Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Nizzardo, Sardegna oltre ai domini oltralpini).
  • Antonio Manno, Il Patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche ed araldiche desunte da documenti…, Firenze, Civelli, 1895-1906, Editi i primi 2 voll. (Dizionario feudale e Dizionario genealogico, famiglie A-B, pp. X, (2), 412; XV, 528); inediti i volumi successivi, Dizionario genealogico, famiglie C-Z, composti da molte migliaia di pagine dattiloscritte, consultabili in copia presso varie biblioteche e, ora, resi disponibili per la consultazione e stampa on-line nel sito dell’Associazione VIVANT (www.vivant.it). Si tratta di una raccolta imponente e rigorosa che include cenni oltre che su praticamente tutte le famiglie nobili esistite ed esistenti nelle aree subalpine, anche su numerose famiglie italiane che ebbero residenze, ruoli o feudi nelle aree di influenza sabauda.
  • Gustavo Mola di Nomaglio, Feudi e nobiltà negli Stati dei Savoia, materiali, spunti, spigolature bibliografiche per una storia..., Lanzo Torinese, Società Storica delle Valli di Lanzo, 2006, (Pubblicazioni della Società n. XCV), pp. 799, (1)(Incentrato sul Piemonte e la Valle d'Aosta, include spunti e approfondimenti sulle aree subalpine storicamente legate anche alla Lombardia, a Genova, alla Liguria, al Nizzardo e accenni alla nobiltà e feudalità in Sardegna, con alcuni confronti tra la nobiltà dei territori subalpini e savoini in generale ed altre italiane).
  • Silvio Mannucci, Nobiliario e blasonario del Regno d’Italia, 5 voll., Roma, [Collegio Araldico] s.a. (ma 1929-1934) (vasta compilazione che si rivela spesso utile sotto il profilo araldico in particolare).
  • Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle province meridionali d'Italia, vol. VI, pp. 236 - 241 - 248 - 260 - 230 - 245, Napoli, De Angelis, 1875-1882 (ponderosa non meno che scrupolosa miniera di informazioni sulle famiglie dell'Italia del Sud).

[modifica] Nobiltà in Europa

[modifica] Note

  1. ^ Un predicato di nobiltà è la denominazione di luogo associata ad un titolo nobiliare che ne indica la giurisdizione. Per esempio: per il «conte di Macerata» la parte di Macerata è il predicato del titolo di conte.
  2. ^ Sito ufficiale del Sovrano Militare Ordine di Malta

[modifica] Bibliografia

  • Marc Bloch, La società feudale, Einaudi, Torino, 1984
  • Andrea Borella, Annuario della nobiltà Italiana, nuova serie, Milano, 2000 -
  • Claudio Donati, L’idea di nobiltà in Italia: secoli XIV-XVIII, Roma - Bari, 1988
  • Enrico Genta, Titoli nobiliari, in AA.VV., "Enciclopedia del diritto", Varese 1992, vol. XLIV, pag. 674-684.


[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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