Villa San Giovanni
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Villa San Giovanni | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Calabria | ||||||||
Provincia: | Reggio Calabria | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 15 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 12,22 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 1110,80 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Acciarello, Cannitello, Case Alte, Ferrito, Pezzo, Piale, Porticello | ||||||||
Comuni contigui: | Campo Calabro, Fiumara, Reggio Calabria, Scilla | ||||||||
CAP: | 89018 | ||||||||
Pref. tel: | 0965 | ||||||||
Codice ISTAT: | 080096 | ||||||||
Codice catasto: | M018 | ||||||||
Nome abitanti: | villesi | ||||||||
Santo patrono: | San Giovanni Battista | ||||||||
Giorno festivo: | 24 giugno | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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Villa San Giovanni (A Villa o Villa San Giuanni in dialetto reggino) è un comune di 13.574 abitanti in provincia di Reggio Calabria. É il principale punto di traghettamento per la Sicilia.
Il 12 aprile 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito al Comune di Villa San Giovanni il titolo di Città.
« Grande fu Roma e grand'è ai nostri giorni Firenze assai gentil, Milano industre, Genova per gli storici ritorni Ma tu, figlia di Reggio e di Messina, Sei bella per bellezze di natura, |
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(Don Luigi Nostro, Alla mia Patria)
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[modifica] Geografia
L'abitato di Villa San Giovanni è contiguo a sud, in località Bolano, all'area urbana di Reggio Calabria, confina a nord con il comune di Scilla, in località Marina di San Gregorio, alla foce del Torrente San Gregorio ( 38° 14' 45'' latitudine nord), ad est confina con il comune di Campo Calabro, infine ad ovest è delimitato dal mare dello Stretto di Messina.
Punta Pezzo è il punto più vicino fra la Calabria e la Sicilia.
[modifica] Frazioni e quartieri
[modifica] Acciarello
Il quartiere di Acciarello costituisce la parte più meridionale dell’abitato di Villa, ed è prossimo alla località Bolano, che segna il confine col comune di Reggio Calabria. Qui ha sede la parrocchia dei Santi Cosma e Damiano ed una scuola elementare, plesso del XXXVIII Circolo Didattico di Villa. Nacque nel XVIII secolo e prese il nome dalla famiglia degli Azzarello, profughi provenienti da Messina per sfuggire all'epidemia di peste del 1742-1743. Gli Azzarello acquistarono dei terreni a sud dell'abitato e vi si stabilirono insieme ai propri lavoranti.
La chiesa dei SS. Cosma e Damiano
Nel 1742 don Giuseppe Azzarello fu autorizzato dall'arcivescovo ad erigere una chiesa intitolata ai Santi Cosma e Damiano. La chiesa venne distrutta dal terremoto del 1783 e ricostruita nel 1811, fase a cui risale l'attuale campanile. La chiesa, non ancora definitivamente ultimata, venne riaperta al culto nel 1851 e nuovamente distrutta dal terremoto del 1908.
In seguito alla successiva ricostruzione il campanile ha attualmente un'altezza minore della chiesa stessa. Questa subì ulteriori danni durante la seconda guerra mondiale e subì quindi un'ulteriore parziale ricostruzione. Negli ultimi anni è stata oggetto di un importante restauro che ha interessato l'interno del tempio, modificando radicalmente il suo aspetto ed arricchendolo di pregevoli opere architettoniche.
[modifica] Cannitello
La frazione di Cannitello è il limite settentrionale del comune di Villa San Giovanni. Costituisce uno dei più gradevoli e caratteristici borghi di mare della Calabria. La località si sviluppa interamente lungo la costa calabra dello Stretto ed è uno dei pochi centri abitati con abitazioni del lato mare che si affacciano direttamente sulla spiaggia, dalla quale si gode di una vista unica che spazia, nelle giornate di tempo sereno, da Capo Vaticano alle Isole Eolie. Al censimento del 2001, l'abitato con i centri circostanti conta 3.281 residenti.
[modifica] Pezzo
Il quartiere di Pezzo si sviluppa lungo la costa dalla fine dell'adiacente centro di Cannitello sino al porto di Villa, che assicura i collegamenti con la Sicilia, e sino al centro cittadino all'interno. Il suo fulcro è l'omonima Punta Pezzo, il punto più prossimo alla sponda siciliana dello Stretto di Messina, dove si trova il nucleo più antico del quartiere ed il Santuario di Maria Santissima delle Grazie. Considerato sino ai primi anni '80 come una zona marginale, essendo allora per lo più zona agricola ed abitato da poche famiglie di pescatori, in pochi anni si è velocemente espanso sino a raggiungere il centro cittadino ed a divenire il quartiere più popoloso di Villa. Il borgo nei dintorni della chiesa mantiene ancora oggi il suo aspetto marinaro, con le tante imbarcazioni da pesca ormeggiate lungo il lungomare villese, da cui si ha una magnifica vista sullo Stretto.
[modifica] Piale
La frazione di Piale è contigua a Cannitello. L'abitato si trova in posizione panoramica sullo Stretto e si allunga verso sud su due costoni del torrente Campanella, sulle colline che sovrastano Cannitello, di fronte a Campo Calabro ed ai piani di Matiniti. A Piale hanno sede una sede staccata della scuola materna comunale, facente parte del XXXVIII Circolo Didattico di Villa San Giovanni e la parrocchia di Santa Croce.
[modifica] Storia
[modifica] Antichità
Per approfondire, vedi la voce Colonna Reggina. |
Quest'area (anticamente identificata come Cenidéo, dal Capo Cenide) ha ricoperto un ruolo fondamentale dal punto di vista economico e strategico per le popolazioni che si sono avvicendate nel dominio del Mediterraneo già dall'epoca magnogreca. Infatti qui vi era il cosiddetto Trajectum Siciliæ (in latino Passaggio per la Sicilia) presso il sito dell'antica Colonna Reggina, da dove si attraversava lo Stretto per raggiungere la Sicilia.
Un centro abitato situato fra Pezzo e Cannitello, probabilmente legato alla presenza del Poseidonio, è attestato già in un periodo precedente alle guerre puniche per servire i traffici, soprattutto romani, da e per la Sicilia, specialmente il trasporto del grano per la città di Roma. Il sito fu distrutto una prima volta durante la seconda guerra punica, intorno al 214 a.C., dal generale cartaginese Annone. Successivamente verso l'anno 36 a.C. fu di appoggio a Ottaviano nella sua guerra contro Sesto Pompeo; riporta infatti Appiano che qui il futuro imperatore si fermò, si fece curare e fece stanziare le sue truppe.
L'insediamento ebbe fine probabilmente nel V secolo, distrutto dalle popolazione barbariche giunte sino allo Stretto per assediare Reggio, forse per opera di Alarico, che nel 412 dopo aver preso Reggio tornò indietro trovando la morte nei pressi di Cosenza. Da questo momento in poi non si hanno più tracce nella storia del sito.[1]
[modifica] Medioevo
Negli anni immediatamente successivi alla fine dell'Impero Romano d'Occidente, presso l'attuale Pezzo sorse un nuovo centro abitato, chiamato Cene, poi però velocemente abbandonato fra l'850 e l'870 a causa delle incursioni saracene. I suoi abitanti fondarono Cenisio nell'entroterra pre-aspromontano, città che lungo il medioevo cambierà il suo nome in Fiumara di Muro o dei Mori, l'attuale Fiumara.[2] D'allora in poi il territorio compreso fra Cannitello e Catona lungo la costa e sino a San Roberto nell'entroterra appartenne alla Signoria di Fiumara di Muro.
Per approfondire, vedi la voce Fiumara (RC)#Storia. |
[modifica] Età moderna
Alla fine del '700 comiciò la decadenza di Fiumara di Muro, finché nel 1806 la riforma amministrativa attuata da Giuseppe Bonaparte soppresse definitivamente le amministrazioni feudali, e tra questi la Signoria di Fiumara. Intanto già dalla fine del XVI secolo sulla costa cominciavano a formarsi i primi piccoli centri, abitati per lo più da marinai e pescatori, ed i principali erano Cannitello e Pezzo, mentre più all'interno, presso l'attuale Villa, vi era Fossa. Successivamente si formarono anche Piale ed Acciarello.
L'8 gennaio 1676 si combatté nelle acque dello Stretto antistanti Punta Pezzo una battaglia navale fra navi olandesi e francesi, con esito vittorioso per i secondi. Probabilmente i cannoni rinvenuti a Pezzo nel 1902 possono essere fatti risalire a questa battaglia.
[modifica] La peste del 1743 e l'incendio di Fossa
Nel Marzo dell'anno 1743 una nave genovese carica di grano proveniente da Patrasso portò la peste a Messina. Allora a Reggio il Consiglio sanitario cittadino diede l'ordine a tutte le barche di non avvicinarsi al porto di Messina e si insituirono dei turni di guardia sulle coste. Il Consiglio sanitario di Messina negava l'epidemia, per non interrompere il commercio con il continente, ma sentite le notizie allarmanti provenienti dalla città siciliana i reggini non si fidarono e stabilirono che quattro cittadini, due nobili e due civili, facessero la sorveglianza anche sino a Fossa, la quale allora non contava più di una settantina di abitanti e forse arrivava a duecento con Pezzo e Acciarello. Lungo tutto il mese di Aprile arrivavarono a Napoli notizie confuse sulla situazione a Messina, sicché il governo non prese i provvedimenti neccessari, mentre l'epidemia cresceva enormemente in quella città. Nella situazione di isolamento in cui si trovava Messina, molti marinai e padroni cominciarono a contrabbandare in generi alimentari e beni di prima necessità fra la sponda calabra dello Stretto e Ganzirri e Torre Faro nel messinese, portando sul continente anche molta roba infetta. Fra questi vi erano i fratelli Pietro e Paolo Lombardo di Fossa, originari di Fiumara. Si dice che la notte del 10 giugno i siciliani, non avendo denaro abbastanza sufficiente per pagarli, diedero loro un pastrano, e Paolo Lombardo lo accettò e lo indossò. Il cappotto era infettato, e presto i due fratelli morirono a causa del morbo, seguiti nei giorni seguenti dai loro parenti più stretti. Saputa la notizia a Reggio, i due sindaci Giuseppe Genovese ed Antonio Melissari vollero indagare sull'accaduto ed il neo-nominato governatore Diego Ferri, descritto dalle fonti storiche come pessimo uomo e governante, inviò due fra i migliori medici reggini, Saverio Fucetola e Francesco Marrari, a Fossa. La peste venne accertata dai due specialisti, ma non si fermava il contrabbando illegale con la Sicilia, praticato in realtà anche da molte barche reggine, e la peste cominciò a dilagarsi enormemente anche nel territorio reggino. Il governatore Ferri ed i due sindaci allora fecero di Fossa il capro espiatorio dell'epidemia e ordinarono una spedizione contro il piccolo centro. La mattina del 23 giugno partirono da Reggio circa 3200 uomini pesantemente armati, dei quali 200 erano mercenari svizzeri ed i restanti cittadini reggini, sotto la guida di Diego Ferri. Inizialmente gli abitanti di Fossa cercarono di resistere, ma dovettero cedere. Tutti gli abitanti, compresi vecchi, donne e bambini, furono costretti a denudarsi ed ad essere lavati con olio e aceto. I reggini si facevano consegnare i vestiti e tutti i beni e le ricchezze personali e costrinsero gli abitanti a marciare nudi sino a Punta Pezzo. Allora gli armati tornarono a Reggio ed il giorno seguente con l'artiglieria bruciarono tutto l'abitato, con le case, gli animali, le numerose quantità di olio e vino, le barche, gli alberi, i canneti e fu data alle fiamme persino la chiesa di Maria SS.ma delle Grazie di Pezzo, dove si diceva che si fosse rifugiato un appestato. I fossesi rimasero in miserevoli condizioni presso la spiaggia di Pezzo per diversi giorni, senza ricevere alcun aiuto. Il Ferri ordinò a Carlo Ruffo, Duca di Bagnara e Signore di Fiumara di Muro di provvedere lui, poiché i fossesi erano ancora sotto la Signoria di Fiumara. Ma il Duca non aveva neanche lui a cuore la loro sorte, e prima fece finta di negare la peste e di mostrarsi irritato per l'atto compiuto dai reggini contro i suoi vassalli, poi scaricò questi oneri sull' Università di Fiumara, promettendo il rimborso delle spese. Ma furono inviati solo poche fave ed un bue, certamente insufficienti per tutti gli abitanti. Solo il capitano di una barca proveniente da Tropea che trasportava cipolle ebbe compassione di loro, e gli offrì il suo povero carico. Fra Fossa ed i centri vicini morirono di peste circa ottanta persone, ed i reggini pensavano di aver preservato la propria città dal morbo, ma ai primi di Luglio questo arrivò anche a Reggio, dove in un anno di epidemia vi furono circa 5000 morti di peste, altri 500 circa morti di fame e di stenti ed altri 500 condannati a morte dal governatore Ferri. A Messina su 62.775 abitanti ne rimasero appena 11.436, vale a dire che vi furono 51.319 morti. Gli aiuti del governo venivano assorbiti da Reggio e da Messina, ed ai fossesi non arrivò niente. Successivamente, il papa Benedetto XIV inviò 100.000 ducati per i paesi colpiti dalla peste, ma anche questa volta a Fossa non toccò nulla del denaro stanziato.
[modifica] La nascita di Villa San Giovanni
Alla fine del XVIII secolo Rocco Antonio Caracciolo, ricco proprietario terriero della zona, staccando i casali di Fossa, Pezzo, Cannitello, Piale e Acciarello dall'allora Università di Fiumara di Muro, grazie ai buoni uffici presso la corte dei Borboni di Napoli, riuscì a dare unità politica ed amministrativa a piccole comunità tra loro distanti e rivali, chiamando il nuovo centro Fossa San Giovanni e poi Villa San Giovanni (nuovo nome dato con decreto di Ferdinando I di Borbone il 6 novembre 1791).
Villa aveva allora una popolazione di circa 1.200 abitanti. L'abitato era stato intanto devastato dal sisma del 5 febbraio 1783.
Nel 1797 i villesi riuscirono ad ottenere di poter eleggere dei propri sindaci (che allora erano tre) e possiamo datare all'anno successivo la nascita dell' Università di Villa San Giovanni, corrisponde all'attuale comune.
Il 7 gennaio 1799 sbarcò a Pezzo il cardinale Fabrizio Ruffo, iniziando da lì la sua riconquista del Regno di Napoli, e dall'8 febbraio molti volontari della zona cominciarono ad unirsi all'esercito della Santa Fede a Pezzo stesso.
Nel 1807 Cannitello e Piale si staccarono da Villa, formando comune a sé, con sede a Cannitello, non riuscendo però a comprendere anche Pezzo, che rimase all'interno di Villa.
[modifica] Arrivo di Gioacchino Murat
Nel 1810 Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, per quattro mesi governò il regno dalle alture di Piale. Egli, muovendosi da Napoli per la conquista della Sicilia (dove si era rifugiato il re Ferdinando I sotto la protezione degli inglesi, un esercito dei quali era accampato presso Punta Faro a Messina), giunse a Scilla il 3 giugno 1810 e vi restò sino al 5 luglio, quando fu completato il grande accampamento di Piale. Nel breve periodo di permanenza, Murat fece costruire i tre forti di Torre Cavallo, Altafiumara e Piale, quest'ultimo con torre telegrafica. Il 26 settembre dello stesso anno, constatando impresa difficile la conquista della Sicilia, Murat dismise l'accampamento di Piale e ripartì per la capitale.
La presenza francese nel territorio villese nel primo quindicennio del XIX secolo fu un fattore negativo per la maggioranza della popolazione e per l'economia locale. Infatti il governo napoleonico imponeva continuamente spese straordinarie ai comuni di Villa e Cannitello per il mantenimento delle truppe lì stanziate, le quali spesso danneggiavano le fiorenti attività commerciali della città, come la filanda di Rocco Antonio Caracciolo. In più, la vicinanza di Villa alla costa siciliana la esponeva alle attività belliche fra i francesi allogiati a Piale e gli inglesi stanziati a Torre Faro.
Nonostante ciò, i napoleonici portarono pure delle ottime novità, che furono poi mantenute dopo la restaurazione borbonica, come le scuole pubbliche, le poste, le banche ed il telegrafo.
Durante la sua presenza, Murat si preoccupò inoltre di sdradicare il brigantaggio, presente nella zona, affidando tale compito al generale Charles Antoine Manhès, e riuscì in tale intento.
[modifica] La Restaurazione borbonica
Negli anni seguenti la restaurazione borbonica continuò lo sviluppo urbano di Villa, tanto che nel 1817 Rocco Antonio Caracciolo curò la definitiva costruzione e sistemazione del cimitero. Prima di allora i morti venivano seppelliti nelle chiese o in determinati fondi di campagna usati a tal fine.
Il governo in quegli anni scelse Villa come Sede della posta centrale, nuovo servizio importato dai francesi, poiché era questo il principale punto di traghettamento per la Sicilia ed uno dei più importanti nodi viari della provincia. Era già stata appaltata la costruzione del grande edificio destinato ad ospitare le Poste ed era già venuto a Villa il direttore Ristori per ordinare gli uffici, quando la città di Reggio Calabria si ribellò e pretese il traferimento di tale ufficio a Reggio, ottenendolo. Il grande palazzo fu poi venduto all'asta ai fratelli Caminiti di Domenico Antonio, che erano allora maestri di posta per Villa e dintorni.
Poi nel 1823 venne deciso che il primo vapore di Florio dovesse fermarsi a Villa per prendere i passegeri e la posta per Napoli, ma di nuovo i reggini si ribellarono, ottenendo che il vapore si fermasse a Reggio, come capoluogo di provincia.
In quegli anni era Intendente il principe Francesco Ruffo, fratello del Cardinale Fabrizio Ruffo ed ultimo Signore di Fiumara di Muro e delle Motte vicine. Egli aveva avuto in passato un'aspra vertenza civile col Comune di Villa circa dei terreni aspromontani ex patrimonio feudale, denominati Foresta d'Aspromonte, ma ugualmente stabilì nel 1823, senza volontà di rivalsa nei confronti dei villesi, che tenesse lezione a Villa due volte a settimana il maestro di nautica Pietro Barbaro di Bagnara, poiché Villa, Pezzo e Cannitello erano paesi di mare. Allora nella sola Villa vi erano 323 marinai e 36 barche. Questo fu un fatto importante per la marineria villese, che così ebbe molti giovani istruiti nella difficile arte della navigazione a vela.
Fra il 1823 ed il 1825 fu aperta la Strada Nazionale (l'attuale SS18).
La Fontana Vecchia
Già dal 1792 la benemerita famiglia Caracciolo aveva portato l'acqua a Villa, ma ancora non si era riusciti a innalzare una definitiva fontana in muratura per servire i fabbisogni della popolazione. Solo nel 1829 il Ministero dell'Interno aprovò definitivamente il progetto di questa fontana, simile a tempietto, su disegno dell'ingegnere Calabrò di Reggio, per una spesa di 127,38 ducati. Per la costruzione furono eletti due e poi tre deputati per fare eseguire il lavoro, ricordati nell'epigrafe collocata nella fontana insieme all'intendente Bonaventura Palamolla, mentre curiosamente non è neanche nominato il vero artefice di questa fontana, cioè Rocco Antonio Caracciolo. Ecco il testo dell'iscrizione:
«
BONAVENTURA PALAMOLLA PRIMAE CALABRIAE ULTERIORIS PRAEFECTO RAPHAELE GRECO. PHILIPPO CORIGLIANO SANCTO COPPOLA III VIRIS FONTIS EXTRUENDO S. C. (Senatus Consulto) |
Poi nell'interno della fonte, proprio sopra il getto dell'acqua, sono scolpiti su di un marmo questi distici latini, che Luigi Nostro attribuisce al noto latinista ottocentesco reggino Gaetano Paturzo:
«
FONTE SUB HOC GELIDAS NYMPHA MINISTRAT AQUAS ID PALAMOLLAE DEBES: ME, CAENYDE NATAM HOC IUSSIT RIGUOS ILLE SUBIRE SPECUS |
La fontana si innalzò dietro la dimora dei Caracciolo, nel rione oggi chiamato proprio Fontana Vecchia da questa costruzione. Nel 1903 arrivò a Villa l'acqua corrente e la fontana perse d'importanza, finché non fu definitivamente dismessa, e da allora venne chiamata Fontana Vecchia. È resistita a tutte le calamità naturali e umane che hanno distrutto più volte Villa e oggi costituisce il più antico monumento ancora esistente della città.
[modifica] Moti rivoluzionari
Il 31 Agosto 1847 vi fu un tentativo di moto rivoluzionario a Villa, Campo Calabro, Rosalì e Calanna. L'iniziativa, fomentata soprattutto da carbonari villesi e a cui partecipò anche il celebre scultore Rocco Larussa, fallì a causa del tempestivo intervento dell'intendente gen. Rocco Zerbi. Il 4 settembre furono inviati da Reggio rinforzi alle batterie di Pezzo.
A Villa e a Pezzo molti erano i carbonari, e molti furono i tentativi di sedizioni rivoluzionarie in quegli anni, come in tutta Italia. Tuttavia vennero duramente repressi dall'amministrazione borbonica, e molti furono gli arrestati e i condannati all'ergastolo, il più noto dei quali fu il sovracitato Rocco Larussa, insieme ai fratelli Giuseppe e Ignazio.
[modifica] Arrivo dei Garibaldini e Unità d'Italia
Le alture fra Piale e Cannitello furono il teatro dello scontro tra le truppe di Garibaldi e quelle borboniche dei generali Melendez e Briganti il 23 agosto 1860. In quegli stessi giornì sbarcò sulla spiaggia fra Porticello e Santa Trada un contigente di 200 garibaldini.
L'area divenne quindi punto strategico per la difesa dello Stretto, con la costruzione del Forte Beleno di Piale nel 1888 circa, per far posto al quale venne abbattuta la Torre del Piraino, con l'annesso Fortino Murattiano. Ciò avveniva in seguito al progetto di fortificazioni del governo italiano per la difesa del territorio nazionale, iniziato fra gli anni '70 e '80 del XIX secolo.
Il 19 marzo 1877 fu istituita la Società Operaia di Mutuo Soccorso, tuttora esistente ed operante.
La costruzione della linea ferrioviaria e l'inizio del traghettamento a vapore
Nel 1884 venne inaugurata la stazione di Villa e pure quella di Cannitello, insieme al tratto di ferrovia che le congiungeva con Reggio Calabria.
Nei primi anni del XX secolo si completò la costruzione del porto e iniziarono le corse dei nuovi ferry boats per Messina. Infatti Villa veniva sempre più preferita a Reggio come principale punto di traghettamento verso la Sicilia, essendo la cittadina molto più vicina a Messina rispetto al capoluogo. Il 1 marzo 1905 la stazione di Villa venne collegata allo scalo dei ferry boats con un raccordo ferroviario, mettendo così le premesse per il servizio di traghettamento dei rotabili ferroviari. L'importanza di Villa San Giovanni andò gradatamente aumentando a danno di Reggio Calabria, in quanto l'itinerario ferroviario tirrenico, più breve di quello jonico, produsse lo spostamento del traffico ferroviario via mare sulle invasature villesi, che vennero aumentate e potenziate.
[modifica] Le filande e lo sviluppo industriale
Fra la fine del XVIII e la prima metà del XX secolo Villa San Giovanni era particolarmente famosa per l'allevamento del baco da seta e per le sue filande, di cui ora restano solo pochi ruderi delle 56 che operarono anticamente, le quali costituivano una grande fonte di lavoro e di sostentamento per la zona.
L'attività filandiera cominciò nell'ultimo quindicennio del XVIII secolo grazie all'opera di Rocco Antonio Caracciolo, che già dal 1792 aveva resa operativa a Villa una filanda ed un filatoio, la prima situata fra il palazzo dei Caracciolo e l'attuale Fontana Vecchia, il secondo presso la strada Micene, ora via Micene, vicino all'attuale asilo salesiano. La crescità dell'attività filandiera fu dovuta anche al torinese Francesco Bal, direttore della filatura nell'area di Reggio e della grande filanda di Santa Caterina.
Presto molti villesi seguirono l'esempio del Caracciolo e sorsero numerosissime filande fra Villa, Pezzo e pure Cannitello. L'attività industriale aveva fatto crescere esponenzialmente anche la popolazione: infatti Fossa nel 1777 registrava solo 236 anime, mentre nel 1811 gli abitanti erano 1804, nel 1849 crebbero a 3475 e nel 1901 raggiungevano le 6647 unità.
Nel 1847 a Villa vi erano 44 filande, 676 mangani, 676 maestre e 676 discepole. Ma presto arrivò la meccanizzazione e dopo l'Unità d'Italia arrivarono gli investimenti di imprenditori settentrionali e stranieri, come il milanese Adriano Erba e gli inglesi Thomas Hallam ed il nipote Edward J. Eaton, che aprirono varie attività in società con filandieri villesi, e la città venne chiamata da molti piccola Manchester, in riferimento all'attività serica della città inglese di Manchester ed alla presenza industriale inglese.
Nel 1892 a Villa operavano ventuno impianti a caldaia ed un solo impianto a fuoco diretto (Bambara Pasquale). Le maggiori filande a caldaia erano la filanda Eaton (3 caldaie, 35 cavalli, 128 bacinelle e 300 addetti), la filanda Erba (3 caldaie, 42 cavalli, 110 bacinelle e 253 addetti), la filanda Florio e Marra (2 caldaie, 14 cavalli, 120 bacinelle e 238 addetti), la filanda Caminiti Giovanni e figli (2 caldaie, 16 cavalli, 56 bacinelle e 136 addetti) e la filanda Lofaro Rocco e figli (2 caldaie, 12 cavalli, 60 bacinelle e 106 addetti). Seguono altri due impianti a due caldaie (Aricò Salvatore e Sergi Cosimo) e tredici ad una sola caldaia gestiti da vari imprenditori villesi.
L'industria delle pipe
Villa era inoltre famosa per l'industria delle pipe. Sino a dopo la I Guerra Mondiale, a Villa era già attiva una fabbrica francese per la produzione di pipe, la Vassas, sita nei locali dell'ex filanda Erba, lungo l'attuale via Marina. Verso il 1926 venne ceduta al toscano Egidio Dei, già direttore della stessa, ed allora vi erano circa 25 seghe circolari. Qui si producevano e si raffinavano pipe in radica di erica. I prodotti della fabbrica subivano la lavorazione finale nell'Italia settentrionale (specialmente a Milano), in Francia, in Inghilterra, in Germania e negli Stati Uniti. Nel suo culmine la fabbrica Dei dava lavoro a circa una cinquantina di operai, più i boscaioli ed i camionisti che trasportavano il legno, che veniva soprattutto dall'Aspromonte, ma anche dalla Sicilia, dalla Sardegna e dalla Grecia. La fabbrica fu attiva sino ai primi anni '80, quando fu costretta a chiudere a causa della diminuizione delle richieste e dell'aumento delle esigenze di produzione.
Nello stesso periodo fu attiva a Villa un'altra fabbrica di pipe, quella dei Tripepi, sita presso la via Fontana Vecchia, anche questa scomparsa agli inizi degli anni '80.
[modifica] Età contemporanea
La città all'inizio del secolo scorso veniva descritta come una cittadina operosa, industriosa ed all'avanguardia, tanto che già nel 1906 le strade cittadine erano illuminate da lampioni ad energia elettrica, novità assoluta per l'epoca.
[modifica] Il terremoto del 1908 e i sismi precedenti
L'area di Villa era stata già interessata da eventi sismici sin dall'ultima decade del XIX secolo. Il 16 novembre 1894 vi fu un primo terremoto, che non fece vittime, ma danneggiò gran parte degli edifici, tanto che Villa entrò nel novero dei paesi terremotati e poté usufruire della legge n°535 dell'8 agosto 1895. Nel decennio successivo vi furono altri due eventi sismici, il terremoto dell'8 settembre 1905 e quello del 23 ottobre 1907. Ma la vera sciagura fu il sisma del 28 Dicembre 1908, evento che devastò l'intera area dello Stretto, le città di Reggio Calabria e Messina, e che fece numerose vittime tra i cittadini villesi.
A Villa si contarono 367 morti su 4.325 abitanti, l'8 % della popolazione, ad Acciarello 299 su 2.125 (14% della popolazione), a Pezzo 32 su 552 (5%). In totale 698 morti in tutto il comune di Villa San Giovanni su una popolazione di 7002 unità (stando ai dati del censimento del 1901). Si ebbero poi più di 500 feriti. I danni economici furono incalcolabili: fu distrutto tutto il centro abitato, il porto, le invasature, la ferrovia e la maggior parte delle filande, altre rimasero gravemente danneggiate, crollarono tutte le chiese e gli edifici pubblici. Il rione maggiormente devastato fu quello dell'Immacolata. Furono pochissime le costruzioni a resistere al sisma.
La ricostruzione del centro cittadino avvenne lentamente tra gli anni '10 ed il primo dopoguerra.
[modifica] Il progetto della Grande Reggio
Nel 1927 il comune di Villa San Giovanni, assieme a Cannitello ed a molti altri per un totale di quattordici comuni, venne conurbato al comune di Reggio Calabria in seguito al progetto della Grande Reggio, teso secondo i promotori a creare un unico polo urbano sulla sponda calabra dello Stretto di Messina.
Uno dei maggiori sostenitori dell'autonomia del comune villese fu don Luigi Nostro, che nel suo scritto a Mussolini La fine di un comune, o meglio di un mandamento di dieci comuni sostiene le istanze dei villesi nei confronti del maxi-comune. Il governo, con decreto del 26 gennaio 1933, restituì l'autonomia amministrativa, comprendendo da quella data il teritorio di Cannitello, e sino al 1947 anche Campo Calabro e Fiumara.
[modifica] Il primo dopoguerra
Le prime elezioni per il Consiglio Comunale dopo il fascismo si tennero a Villa il 10 marzo 1946. Si fronteggiarono due listoni: il primo, sotto il simbolo dello scudo crociato, raccoglieva la DC, molti partiti di centro ed anche degli indipendenti; la seconda lista, che aveva per simbolo una spiga di grano, era formata della sinistra. Vinse a grande maggioranza la lista di centro, soprattutto a causa del timore che allora si aveva in tutta Italia che una vittoria della sinistra avrebbe portato il paese nell'orbita dell'Unione Sovietica. Divenne sindaco il dott. Natale Sciarrone, che restò in carica per ben quattordici anni sino al 1960, venendo sempre premiato dal voto popolare.
La Villese in Serie C
L'annata 1946-1947 registrò uno storico avvenimento per Villa: infatti in quella stagione la Villese, squadra di calcio cittadina, partecipò per la prima ed unica volta al campionato di serie C. Fu una stagione memorabile per tutti i tifosi villesi e non solo: la squadra, sotto la presidenza del giudice Siciliano e la guida dell'allenatore Russo, arrivò quinta con 24 punti nel girone C della Lega Sud. Allora giocava presso il vecchio campo sportivo, sempre straripante di cittadini villesi a fare un caldissimo tifo per la propria squadra, situato dove ora vi è l'ex fabbrica ISA. Memorabile il derby contro la Reggina allora capolista vinto per 3-1 il 2 febbraio 1947: i neroverdi andarono in vantaggio con Edoardo Rizzo al 10' ed al 25' del primo tempo e siglarono il 3-0 all' 85' con Micali, finché al 90' la Reggina segnò il gol della bandiera con Erminio Bercarich (goleador amaranto di allora) su rigore. Però purtroppo, nonostante gli ottimi risultati sportivi, l'esperienza della squadra neroverde in terza serie durò solo per quella stagione, a causa di problemi societari e finanziari.
[modifica] Richieste di autonomia
Nel 1947 il Consiglio Comunale dovette pronunciarsi sulla concessione dell'autonomia amministrativa ai centri di Campo Calabro, Fiumara e Cannitello, annessi alla città nel 1933 in seguito alla separazione di Villa dalla Grande Reggio. Il sindaco Sciarrone fece una relazione al Consiglio sul problema, introducendolo anche storicamente, con le idee sulla Colonna Reggina formulate dal villese don Luigi Nostro, per dimostrare che Campo e Fiumara, non avendo mai fatto parte del territorio villese, potevano divenire autonomi, ma che Cannitello già dai tempi antichi di Colonna Reggina costituiva un solo agglomerato con Villa. Aggiungeva che la popolazione di quei centri era allora: Villa 7089 ab., Cannitello 2646, Campo 2958 e Fiumara 2241. Si votò in Consiglio il 12 febbraio e passò l'autonomia di Campo e Fiumara con 16 si e 2 no.
Ma molti cannitellesi rimasero scontenti, poiché l'autonomia non era stata concessa pure a Cannitello, e ad aprile si raccolsero le firme di 675 cittadini, autenticate dal notaio Giovanni Santoro, che chiedevano il riconoscimento per il proprio paese. Si votò in Consiglio il 22 novembre: il sindaco Sciarrone espose ancora argomenti contro il riconoscimento dell'autonomia alla frazione villese e le istanze dei cannitellesi furono respinte con 12 voti contrari e solo 3 favorevoli.
Nel 1955 di nuovo i cittadini cannitellesi avanzarono proposte per l'autonomia del proprio paese, e ciò fu discusso in Consiglio il 29 maggio, ma anche stavolta il sindaco Sciarrone si dimostrò fortemente contrario dicendo:
« Cannitello è una continuazione naturale di Villa San Giovanni e noi non possiamo modificare ciò che natura ha creato su questa sponda per quella meschinità di passioni che offuscano la chiara visione delle cose che s'impongono ai nostri occhi. » |
Il voto consiliare diede anche stavolta esito negativo: 15 contrari e solo 7 a favore.
[modifica] Gli anni '50 e '60
Fra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50 si portarono a termine molte opere pubbliche, fra cui il completamento di Piazza Duomo, l'edificio di quattro piani destinato ad ospitare le Ferrovie dello Stato, l'acquedotto sussidiario di Bolano e le case popolari dell'INA. Un'altra importante opera di edilizia popolare fu il villaggio UNRRA di Pezzo, costituito da otto palazzine, per un totale di 32 alloggi. Vennero ristrutturati gli scantinati del plesso della scuola elementare, destinati ad ospitare la scuola media, poiché i vecchi locali erano inagibili. La stessa scuola media si rese autonoma nel 1953. Nel 1957 constava di 12 classi e nel 1963 aveva 230 alunni, più altri 230 circa destinati all'avviamento professionale.
Fra gli anni '50 e '60 era particolarmente animata la vita cittadina. Molti erano i sodalizi sportivi, come la sovracitata società calcistica e lo Sporting Club Villese, e le associazioni culturali e ricreative, come il circolo Cenide. Realtà importanti erano il vecchio Cinema Caminiti, il Cinema Mignon e il Lido Cenide, allora uno dei più importanti lidi dello Stretto, principale punto di aggregazione della società villese, capace di attirare artisti di fama nazionale come Little Tony. Il Lido, creato nel 1955 e situato presso gli attuali imbarchi della Caronte&Tourist, cessò la sua attività verso la metà degli anni '60 proprio a causa degli interessi legati ai nuovi imbarchi delle compagnie private di traghettamento.
Nel maggio 1963 tornò alla ribalta la Villese, quando al Comunale di Villa si giocò lo spareggio per la promozione in Serie D contro la Pro Pellaro: nonostante una gara dominata dai forti padroni di casa, gli ospiti segnarono il gol dello 0-1 quasi allo scadere e la Villese perse la possibilità di venire promossa in quarta serie.
Il 20 marzo 1966 visitò Villa San Giovanni il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat.
Nuovi complessi industriali
Nel 1952 iniziò la sua attività la fabbrica ISA, con la produzione di componenti per sedie, a cui poi si aggiunse in seguito la produzione di porte. Inizialmente vi erano 120 dipendenti. La fabbrica aveva sede presso un vasto complesso situato sotto Piazza Immacolata, ora in via di demolizione. I proprietari del’azienda erano settentrionali, ma i lavoratori provenivano per la maggior parte da Villa San Giovanni e immediati dintorni. Fra il 1967 ed il 1968 venne una forte crisi di produzione, che costrinse negli stessi anni la fabbrica a chiudere. L'edificio è rimasto abbandonato per parecchi decenni, finché non è stato acquistato nel 2003 dal Comune di Villa, che ha destinato l'area alla costruzione di un nuovissimo centro polifunzionale per la città. Dopo circa cinque anni di immobilismo, nei primi mesi del 2008 è cominciata la demolizione del vecchio complesso e i lavori per la costruzione del nuovo centro.
Il 21 marzo 1964 il Prefetto di Reggio autorizzò il sign. Francesco Spatolisano, rappresentante legale della società Birra Aspromonte S.p.A., a cominciare la produzione industriale presso terreni fra Piale e Cannitello, ma il progetto cadde in disgrazia e non se ne fece più niente.
Nel 1969, con finanziamenti ministeriali ECER per 335 mln di lire, si inaugurò la filiale della FIAT, operante sino alla fine degli anni '90. In seguito a una lunga opera di ristrutturazione, dal 2003 l'edificio ospita il moderno centro commerciale La Perla dello Stretto, fra i più grandi della provincia reggina.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Amministrazione
Sindaco: Giancarlo Melito (centro-sinistra) dal 15 Aprile 2008
Centralino del comune: 0965 700484
Email del comune: info@comune.villasangiovanni.rc.it
[modifica] Sindaci
- Elenco dei sindaci di Villa San Giovanni dal 1946 ad oggi:
Sindaco | Anni | Partito |
---|---|---|
Natale Sciarrone | 1946-1960 | DC |
Nino Caminiti | 1960-1964 | DC |
Felice Lazzaro | 1965-1969 | DC |
Natale Sciarrone | 1970-1971 | DC |
Antonio Aragona | 1973-1975 | DC |
Giovanni Messina | 1975-1978 | DC |
Antonio Aragona | 1978-1983 | DC |
Salvatore Delfino | 1983-1987 | DC |
Domenico Aragona | 1988-1992 | DC |
Giovanni Santoro | 1992-1993 | PSI |
Cosimo Antonio Calabrò | 1993-1998 | Centro-sinistra |
Rocco Cassone | 1998-2008 | Centro-sinistra |
Giancarlo Melito | 2008- | Centro-sinistra |
[modifica] Economia
Per approfondire, vedi le voci Traghettamento nello Stretto di Messina e Stazione di Villa San Giovanni. |
L'elemento principale dell'economia di Villa è costituito dai servizi di traghettamento per la Sicilia. Sino agli anni '60 il monopolio nel traghettamento era detenuto dalle Ferrovie dello Stato; tale monopolio terminò con la nascita delle compagnie private di traghettamento come la Caronte&Tourist. Dagli anni 2000 le Ferrovie dello Stato hanno affidato i servizi di traghettamento alla divisione marittima della società, la Bluvia.
Le navi traghetto costituiscono ancora oggi una delle principali fonti di occupazione della città, ma gli occupati villesi in questo settore non raggiungono più le elevate percentuali dei decenni scorsi.
[modifica] Il fenomeno della Fata Morgana
Per approfondire, vedi la voce Fata Morgana (ottica). |
A volte, di mattina presto, durante l'inverno, dopo abbondanti pioggie e solo in particolari condizioni di cielo sereno, si verifica il fenomeno della Fata Morgana: le particelle d'acqua rimaste sospese nell'aria dopo la pioggia creano come una gigantesca lente d'ingrandimento, facendo così in modo che la costa siciliana appaia distante da quella calabra solo poche centinaia di metri, mentre in realtà distano ben 3 km. Questo fenomeno si verifica solo sul litorale calabrese guardando la costa siciliana e mai viceversa.
[modifica] Istruzione
A Villa hanno sede una scuola primaria (XXXVIII Circolo Didattico), con sedi staccate di scuola materna a Pezzo, Piale e Ferrito e di scuola elementare a Cannitello, Pezzo e Acciarello, una scuola secondaria di primo grado con sede staccata a Cannitello, un Istituto Tecnico Commerciale, un I.P.S.I.A. (Istituto Professionale di Stato per l'Industria e l'Artigianato), un I.P.S.S.A.R. (Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione) ed un Istituto Superiore ex-Magistrale, con sezioni di liceo Socio Psico Pedagocico, liceo Linguistico e liceo Classico. La presenza di tali istituti superiori rende Villa una meta di pendolarismo da parte di studenti provenienti da una vasta area compresa fra Catona e la Piana di Gioia Tauro.
[modifica] Chiese
Tutte le chiese villesi sono state distrutte dal disastroso terremoto del 1908 e sono state ricostruite nel dopoguerra.
[modifica] Chiesa di Maria SS.ma Immacolata
Già lungo il XVII secolo venne costruita una chiesetta dedicata all'Immacolata Concezione, in cui il vescovo mons. Ybañez, in visita nel 1692, notò tre altari dedicati a San Martino, Sant'Antonio e San Giovanni Battista. Dopo essere stata retta da un economo dipendente dal parroco di Campo Calabro, venne elevata a Parrocchia il 6 agosto 1789. La vecchia chiesa venne completamente distrutta dal sisma del 1908 e per ben ventuno anni si dovette officiare in una chiesa baracca, sino a quando la nuova chiesa in stile normanno venne consacrata da mons. Pujia l'8 dicembre 1929, festa dell'Immacolata Concezione.
[modifica] Chiesa di Maria SS.ma del Rosario
La più giovane delle parrocchie villesi, istituita il 1 aprile 1971, è sempre stata retta da quella data dai Padri Somaschi, adesso anche alla Parrocchia dell'Immacolata ed a quella di Piale. La chiesa attuale risale agli anni '60 del XX secolo. Probabilmente già dalla fine del XVIII secolo esisteva presso il quartiere Fontana Vecchia una chiesa dedicata alla Madonna del Rosario.
[modifica] Le altre chiese
- Santuario di Maria Santissima delle Grazie a Pezzo: vedere la relativa sezione dell'articolo Pezzo.
- Parrocchia di Santa Croce a Piale : vedere l'articolo Piale.
- Parrocchia di Maria Santissima di Porto Salvo di Cannitello: vedere la sezione specifica nell'articolo Cannitello.
- Parrocchia di Maria Santissima del Rosario a Ferrito: vedere la sezione relativa a Ferrito nell'articolo Cannitello.
- Parrocchia dei Santi Cosma e Damiano ad Acciarello: vedere la sezione di questo articolo specifica al quartiere di Acciarello.
[modifica] Galleria Fotografica
Gli approdi della Caronte & Tourist |
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[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- AA. VV., Alla ricerca della memoria. Il Comune di Villa San Giovanni dalle origini ai nostri giorni, Villa San Giovanni, Officine Grafiche, 1998.
- Giuseppe Caminiti, Villa San Giovanni fra storia e cronaca, Villa San Giovanni, Officine Grafiche, 1995.
- Domenico Crimi, Villa San Giovanni nel mondo del lavoro. Ieri e oggi, Reggio Calabria, Rosato, 2005.
- Giuseppe Morabito, Il Territorio dello Stretto, BIEFFE, Polistena, 1998.
- Luigi Nostro, Notizie storiche e topografiche attorno a tutti i paesi del Cenideo, dall'antichissima Colonna Reggina sino alla più recente Villa San Giovanni, ristampa anastatica realizzata dal Sistema Bibliotecario dello Stretto presso Officine Grafiche, Villa San Giovanni, 2005.
[modifica] Note
- ^ Luigi Nostro, Notizie storiche e topografiche attorno a tutti i paesi del Cenideo, dall'antichissima Colonna Reggina sino alla più recente Villa San Giovanni, pg. 34
- ^ Luigi Nostro, op. cit., pgg. 37-38, pgg. 43-46
[modifica] Collegamenti esterni
Provincia di Reggio Calabria - Punta d'Italia |