Roghudi
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Roghudi | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Calabria | ||||||||
Provincia: | Reggio Calabria | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 55 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 36 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 37 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Chorio, Roghudi Nuovo, Roghudi Vecchio | ||||||||
Comuni contigui: | Africo, Bova, Condofuri, Cosoleto, Melito di Porto Salvo, Roccaforte del Greco, Sinopoli | ||||||||
CAP: | 89060 | ||||||||
Pref. tel: | 0965 | ||||||||
Codice ISTAT: | 080068 | ||||||||
Codice catasto: | H489 | ||||||||
Nome abitanti: | Roghudesi | ||||||||
Santo patrono: | Madonna delle Grazie | ||||||||
Giorno festivo: | 2 luglio | ||||||||
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Roghudi (in greco di Calabria Richùdi) è un comune di 1.321 abitanti della provincia di Reggio Calabria.
Indice |
[modifica] Roghudi Nuovo e Roghudi Vecchio
La caratteristica principale del comune di Roghudi è quella di essere, unico caso in Italia assieme a Sinnai (CA) (e la frazione Solanas), suddiviso in due differenti porzioni non confinanti poste a grande distanza l'una dall'altra (circa 40 km nel caso di Roghudi, oltre 30 km nel caso di Sinnai). La prima di esse è posta nelle vicinanze di Melito di Porto Salvo, del cui territorio comunale costituisce un'enclave contenente l'attuale sede comunale e l'abitato di Roghudi Nuovo, la seconda è posta all'interno sulle pendici meridionali dell'Aspromonte e nella quale si trova l'abitato ora abbandonato di Roghudi Vecchio. A seguito di due fortissime alluvioni avvenute nell'ottobre 1971 e nel gennaio 1973 l'abitato di Roghudi vecchio, fino ad allora sede comunale, fu dichiarato totalmente inagibile. Fu di conseguenza deciso di trasferire gli abitanti di Roghudi Vecchio, nonché la sede comunale, in un abitato di nuova fondazione che fu costruito in un territorio in prossimità della costa ionica alla periferia occidentale di Melito di Porto Salvo e che venne denominato Roghudi Nuovo.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Galleria Fotografica
[modifica] Bibliografia
Roghudi Vecchio è citato nel libro La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo come esempio di abitato "veramente" montano, in contrapposizione con i molti centri che pur non essendo situati in zone montuose disagiate fanno parte o sono addirittura sede di Comunità montane. In particolare, riportando una citazione di Tommaso Besozzi, viene riferito che a metà del Novecento erano presenti nel paese grossi chiodi conficcati nei muri delle abitazioni dove venivano fissate corde legate alle caviglie dei bambini, per evitare che questi precipitassero nel burrone che circondava l'intero abitato.