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Jean-Luc Godard - Wikipedia

Jean-Luc Godard

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Jean-Luc Godard (Parigi3 dicembre 1930) è un regista francese. È uno degli esponenti più importanti della Nouvelle Vague. La sua carriera è contraddistinta da una grande prolificità, ma soprattutto per le grandi innovazioni linguistiche apportate al mezzo cinematografico.

Indice

[modifica] Biografia

Nasce da una ricchissima famiglia protestante di origine svizzera che appartiene alla alta borghesia (il padre faceva il medico e la madre era figlia di banchieri) e compie i suoi studi nella in un collegio svizzero e nella città natale dove, dopo il liceo, frequenta la Sorbona ottenendo, nel 1949, un diploma in Etnologia.

[modifica] L'approdo alle riviste

Nei primi anni cinquanta si distingue per le sue radicali critiche cinematografiche su riviste come Arts e Cahiers du cinéma.
Risale al 1950 il suo primo articolo sulla "Gazette du Cinéma" dal titolo "Joseph Mankiewicz" e nel 1952 giunge ai "Cahiers du cinéma" con lo pseudonimo di Hans Lucas dove pubblica tre articoli: una breve recensione su Rudolph Maté, una più impegnata recensione su L'altro uomo di Alfred Hitchcock e un saggio dal titolo "Difesa e illustrazione del "découpage" classico" che dimostra la sua visione totalizzante delle arti come la letteratura, il cinema e la pittura.

« ... è questa la condizione della dialettica cinematografica: bisogna vivere piuttosto che durare [1] »

[modifica] Esperienze diverse

Tra il 1953 e il 1955 Godard, che ha abbandonato l'attività di critico, compie numerosi viaggi nelle americhe e in seguito assume un impiego nella costruzione della diga della Grande Dixence [2] in Svizzera. Da questa esperienza nascerà l'idea per un primo cortometraggio, "Opération béton", che verrà realizzato nel 1955 con il finanziamento della ditta appaltatrice.

Per approfondire, vedi la voce Une histoire d'eau.

Ritornato a Parigi inizia a cimentarsi nei cortometraggi a soggetto. Nel suo terzo cortometraggio dal titolo "Charlotte et son Jules" del 1958 doppia la voce di Jean-Paul Belmondo e nel quarto, "Une histoire d'eau" dello stesso anno, collabora con il regista François Truffaut che l'anno seguente gli fornirà il soggetto per il suo primo lungometraggio.

[modifica] L'esordio nel cinema

L'esordio di Godard nel lungometraggio avviene nel 1959 con un film che diviene immediatamente il vessillo della nouvelle vague francese: Fino all'ultimo respiro.

Per approfondire, vedi la voce Fino all'ultimo respiro (film).

Il film, che viene girato in sole quattro settimane con un budget limitato e il ricorso all'utilizzo della cinepresa a mano, ottiene il premio Jean Vigo e dà inizio al primo periodo della filmografia godardiana.

All'interno di questa sua prima opera sono già presenti quelle "trasgressioni" ai modelli narrativi tradizionali che la nouvelle vague utilizzerà per distanziarsi dal cosiddetto "cinema de papà": montaggio sconnesso, attori che si rivolgono direttamente al pubblico, sguardi in macchina. Evidente risulta anche la cinefilia di Godard, che cita ossessivamente i film americani di genere degli anni cinquanta.

[modifica] Il primo periodo (1960-1967)

Il "primo periodo" dell'attività godardania va dal 1960 al 1967 e viene caratterizzato da una grande vena creativa che porta Godard a realizzare ben ventidue film, tra cortometraggi e lungometraggi, con un attivismo senza limiti che culminerà nell'esperienza del "Sessantotto" vissuta dal regista in prima persona.

Per approfondire, vedi le voci Agente Lemmy Caution, missione Alphaville, Il bandito delle ore undici, Due o tre cose che so di lei, La cinese e Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica.

Nel corso di questi anni, Godard rivolge la propria attenzione ai contenuti erotici dell'immagine contemporanea: manifesti di attori, pubblicità, fumetti, riviste patinate. In quest'ottica nascono film come Agente Lemmy Caution, missione Alphaville, Il bandito delle ore undici, Due o tre cose che so di lei.

A partire dal 1966 Godard sposa definitivamente le teorie marxiste: il cinema diviene il luogo in cui mettere in atto una severa critica della civiltà dei consumi e della mercificazione dei rapporti umani, ma anche in cui si possa riflettere sullo stesso statuto dell'immagine come portatrice "naturale" di un'ideologia. Il problema della prassi diviene una costante della fase "politica" di Godard, nei film La cinese e Week-end, un uomo e una donna dal sabato alla domenica.

[modifica] Il secondo periodo (1968-1972)

Per approfondire, vedi le voci La gaia scienza e Crepa padrone, tutto va bene.

Dopo aver esaminato la possibilità di mettere in pratica un cinema realmente rivoluzionario (La gaia scienza, 1968), Godard fonda nel 1969 con altri cineasti il Gruppo Dziga Vertov, sperimentando un cinema collettivo e rifiutando il ruolo di autore nella convinzione che esso sottintenda un'ideologia autoritaria e gerarchica. Nello stesso anno dirige Lotte in Italia, un film per la televisione italiana che si interroga sui rapporti tra film, rappresentazione e ideologia attraverso il racconto di una ragazza borghese che milita in un gruppo extraparlamentare pur rimanendo legata all'ideologia della sua classe d'origine.

L'attività di Godard, che fino a quel momento era stata frenetica, è costretta a interrompersi sia per un incidente stradale che lo costringe in ospedale per alcuni mesi, sia per il nascere delle prime discordanze all'interno del gruppo e soprattutto per l'intuizione che il momento dell'eversione fosse ormai alla fine.

Nel tentativo di recuperare la propria identità artistica e politica Godard rimane per diversi mesi chiuso in se stesso senza lasciarsi intervistare dalla stampa e solo nel 1972 realizza, insieme a Jean-Pierre Gorin, Crepa padrone, tutto va bene, un'indagine sullo stato degli intellettuali nella stagione del riflusso post-sessantottesco.

[modifica] Una pausa di tre anni

La fine del movimento segna per Godard una pausa di ripensamento. Dopo alcune conferenze tenute presso l'Università di Montréal e all'opera "Introduction à une véritable histoire du cinéma", che verrà pubblicata nel 1980, si ritira a Grenoble, dove lavora per alcuni anni ai laboratori di Sonimage sperimentando tecniche cinematografiche a basso costo (super 8, videoregistratori, ecc).

[modifica] Il terzo periodo (1975-2006)

Dopo l'approdo alle tecnologie elettroniche e al video inizia il terzo periodo, quello dell'ultimo Godard, improntato ad una nuova e intensa sperimentazione in cui il video, che convive strettamente con il cinema, viene usato per una critica nuova fatta per immagini alle stesse immagini, anche le proprie.

Nel 1975 con "Numéro deux" Godard riparte utilizzando la nuova strumentazione video e mettendo in scena non un irrequieto rapporto di coppia, ma un irrequieto rapporto familiare, mescolando la documentazione reale con la fiction, la vita con la sua rappresentazione.

Nasce un'attenzione più viva per le tematiche del privato, soprattutto quella familiare, che vengono ripresi con toni maggiormente intimistici come in Si salvi chi può (la vita).

Per approfondire, vedi le voci Passion e Prénom Carmen.

In questo periodo Godard riesce a valorizzare la pura immagine a scapito del racconto utilizzando serie di sequenze autonome simili a quadri staccati dalla trama e godibili per la loro sola bellezza come in Passion (1981) che può essere preso ad esempio della sua nuova concezione estetica dell'immagine.

Così, nei successivi Prénom Carmen,(1983) che vinse il Leone d'oro a Venezia, e Je vous salue, Marie (1984) si vede come il testo sia solo un pretesto per un libero assemblaggio fatto di giochi di parole, citazioni disparate, brani di musica, ripresa di scenari naturali, come le onde del Lago Lemano in "Prénom Carmen" che diventano uno dei principali leitmotiv visivi del regista.

Nelle opere di questo terzo periodo si affianca alla compostezza dell'immagine il motivo ricorrente della musica classica, soprattutto di Mozart e Beethoven che già erano presenti nei film del primo periodo.

Nel 1988 per Canal Plus, viene ideato il progetto "Histoire(s) du cinéma" che durerà fino al 1997 e dalla cui esperienza nasceranno quattro volumi con tutti i materiali interpretativi e iconografici che verranno pubblicati nel 1998.

Per approfondire, vedi la voce Nouvelle vague (film).

Con il film Nouvelle Vague del 1990 e con Hélas pour moi del 1993, Godard riesce a scrivere l'intera sceneggiatura senza usare una sua parola ma facendo dire ai personaggi frasi di altri per poter lasciare libero spazio alle immagini che, con la loro musica interna, creano una perfetta geometria.

Per approfondire, vedi la voce Il disprezzo.

Nel film Allemagne 90 neuf zéro, che si modella su Germania anno zero di Rossellini, Godard si diverte a giocare con le lingue (il francese e il tedesco), come già aveva fatto nei film del primo periodo ("Fino all'ultimo respiro" dove aveva utilizzato l'inglese e il francese e in Il disprezzo (l'inglese, l'italiano e il francese).

Eloge de l'amour del 2001 è un insieme di motti di spirito, gag paradossali, detti celebri, inversioni di struttura come il colore della seconda parte del film in contrasto con il bianco e nero della prima parte i cui avvenimenti accadono due anni dopo.

[modifica] Note

  1. ^ Jean-Luc Godard Difesa e illustrazione del "découpage" classico.
  2. ^ (FR) La diga della Grande-Dixence sulla Wikipedia francese

[modifica] Filmografia

[modifica] I primi cortometraggi (1954 - 1958)

[modifica] Il primo periodo (1960 - 1967)

[modifica] Lungometraggi

[modifica] Cortometraggi/episodi di film

  • L'accidia (La paresse), episodio de I sette peccati capitali (Les sept péchés capitaux) (1961)
  • Il nuovo mondo (Le nouveau monde), episodio di Ro.Go.Pa.G. (1962)
  • Il profeta falsario (Le grand escroc), episodio de Le più belle truffe del mondo (Les Plus Belles Escroqueries du monde) (1964)
  • Montparnasse-Levallois, episodio di Paris vu par... (1963 ma edizione 1966)
  • Reportage sur Orly (1964)
  • L'amore nel 2000 (Anticipation, ou l'amour en l'an 2000), episodio de L'amore attraverso i secoli (L'amour à travers les âges o Le plus vieux métier du monde) (1967)
  • L'amore (L'amour), episodio di Amore e rabbia o Vangelo 70 (1967)
  • Camera Eye (Caméra-œil), episodio di Lontano dal Vietnam (Loin du Viet-nam) (1967)

[modifica] Il secondo periodo (1968 - 1972)

  • La gaia scienza (Le gai savoir) (1968)
  • Cinétracts (1968), film collettivo anonimo. Sono sicuramente di Godard alcuni "numeri" fra cui il 14, il 16 e il 23.
  • One plus one o Sympathy for the Devil (1968)
  • Un film comme les autres (1968)
  • One American Movie materiale inedito inserito in One P.M. (1969)
  • British Sounds (1969)
  • Pravda (1969)
  • Vento dell'est (Le Vent d'est) (1969)
  • Lotte in Italia (1970)
  • Vladimir et Rosa (1970)
  • Crepa padrone, tutto va bene (Tout va bien) (1972)
  • Letter to Jane - An Investigation About a Still (1972)

[modifica] Il terzo periodo (1975 - oggi)

[modifica] Lungometraggi

[modifica] Altro del terzo periodo

  • Six fois deux noto anche come Sur et sous la communication, 6 trasmissioni di 100' l'una (1977)
  • France/tour/détour deux enfants, 12 puntate di 26' l'una (1977)
  • Scénario de "Sauve qui peut la vie" (1979)
  • "Passion", le travail et l'amour - Introduction a un scénario (1981)
  • Scénario du film "Passion" (1981)
  • Lettre à Freddy Buache, cortometraggio (1982)
  • Petites notes à propos du film "Je vous salue, Marie" (1984)
  • Meetin' WA, cortometraggio, intervista a Woody Allen (1987)
  • Armide, episodio del film Aria (1987)
  • Closed
  • Puissance de la parole, cortometraggio per France Telecom (1988)
  • Le dernier mot, episodio di Les français vus par... (1988)
  • On s'est tous défilé, cortometraggio (1988)
  • Je vous salue Sarajevo, cortometraggio di 2' (1993)
  • L'enfance de l'art, episodio non accreditato di Comment vont les enfants noto anche come How Are the Kids?
  • Deux fois cinquante ans de cinéma français, mediometraggio, dialogo con Michel Piccoli sui cento anni del cinema (1995)
  • The Old Place, mediometraggio commissionato dal MoMa (1998)
  • L'Origine du XXIème siècle, cortometraggio, commissionato dal Festival di Cannes (2000)
  • Dans le noir du temps, episodio di Ten Minutes Older: The Cello (2002)
  • Vrai faux passeport, mediometraggio per l'esposizione Voyages en utopies, Jean-Luc Godard, 1946-2006 (2006)
  • Historie(s) du cinéma:
    • Histoire(s) du cinéma: Toutes les histoires (1988)
    • Histoire(s) du cinéma: Une histoire seule (1989)
    • Histoire(s) du cinéma: Seul le cinéma (1997)
    • Histoire(s) du cinéma: Fatale beauté (1997)
    • Histoire(s) du cinéma: La monnaie de l'absolu (1998)
    • Histoire(s) du cinéma: Le contrôle de l'univers (1998)
    • Histoire(s) du cinéma: Une vague nouvelle (1998)
    • Histoire(s) du cinéma: Les signes parmi nous (1998)
    • Moments choisis des histoire(s) du cinéma (2004)

[modifica] Bibliografia

[modifica] Libri di Jean-Luc Godard

  • (FR) Jean-Luc Godard, Jean-Luc Godard par Jean-Luc Godard, a cura di Alain Bergala, Editions du Cahiers du cinéma, Paris 1985
  • (FR) Jean-Luc Godard, Histoire(s) du cinemà, 4 voll., Gallimard, Paris 1998
  • (FR) Jean-Luc Godard, Archéologie du cinéma et mémoire du siècle. Dialogue, con Youssef Ishaghpour, Ferrago, Paris 2000
  • (IT) Jean-Luc Godard, Due o tre cose che so di me. Scritti e conversazioni sul cinema, Minimum Fax, 2007

[modifica] Libri su Jean-Luc Godard in italiano

[modifica] Libri su Jean-Luc Godard in altre lingue

  • Richard Roud, Jean-Luc Godard, Cinema One, London 1962
  • Jean Collet, Jean-Luc Godard, Seghers, Paris 1963
  • Barthélemy Amengual (a cura di), Jean-Luci Godard au-delà du recit, Lettres Modernes, Paris 1967
  • Colin Miles MacCabe, Jean-Luc Godard, Images, Sounds, Politics, Indiana University Press, Bloomington 1980
  • Marc Cerisuelo, Jean-Luc Godard, Lherminier, Paris 1989
  • Jean-Luc Douin, Godard, Rivages, Paris 1989.
  • Jean-Louis Leutrat, Des traces qui nous ressemblent , Comp'Act, 1990.
  • Raymond Bellour e Mary Lea Bandy (a cura di), Jean-Luc Godard, son + image 1974-1991, Museum of Modern Art, New York 1992,
  • Marc Cerisuelo (a cura di), Jean-Luc Godard au-delà de l'image, in "Etudes Cinématographiques", 1993, n. 194-202, 1993
  • Alain Bergala, Nul mieux que Godard, Editions du Cahiers du cinéma, Paris 1999.
  • Jacques Aumont, Amnésies : fictions du cinéma d'après Jean-Luc Godard , P.O.L., 1999.]
  • Suzanne Liandrat Guigues e Jean-Louis Leutrat, Godard simple comme bonjour, l'Harmattan : 2004.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


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