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Bellezza - Wikipedia

Bellezza

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« Per quanto viaggiamo in tutto il mondo per trovare ciò che è bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo troveremo. »
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La bellezza è una qualità delle cose percepite che suscitano sensazioni piacevoli, che attribuiamo a concetti, oggetti, animali o persone nell'universo osservato, che si sente istantaneamente durante l'esperienza, che si sviluppa spontaneamente e tende a collegarsi ad un contenuto emozionale positivo, in seguito ad un rapido paragone effettuato consciamente od inconsciamente, con un canone di riferimento interiore che può essere innato oppure acquisito per istruzione o per consuetudine sociale.

Nel suo senso più profondo, la bellezza genera un senso di riflessione benevola sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale.

Ninfa con i fiori della gloria mattutina, dipinto di Jules Joseph Lefebvre.
Ninfa con i fiori della gloria mattutina, dipinto di Jules Joseph Lefebvre.

Indice

[modifica] Introduzione

La bellezza comporta la cognizione degli oggetti come aventi una certa armonia intrinseca oppure estrinseca, con la natura, che suscita nell'osservatore un senso ed esperienza di attrazione, affezione, piacere, salute.
Spesso si afferma che un "oggetto di bellezza" è qualsiasi cosa nel mondo percepito che riveli un aspetto significativo per la persona riguardo la "bellezza naturale". La presenza del in qualsiasi contesto umano, indicherebbe che la bellezza è naturalmente basata sul sentimento che suscita negli umani, anche se la bellezza umana è soltanto l'aspetto dominante di una più grande ed incalcolabile bellezza naturale.
Il contrario di bellezza è bruttezza, intesa come la percezione di una mancanza di bellezza o accumulo di imperfezioni, che suscita indifferenza o dispiacere e genera una percezione negativa dell'oggetto.

Gli insegnamenti religiosi e morali spesso mettono a fuoco la "virtù" e la “divinità” della bellezza, per delineare la bellezza naturale come un aspetto di una “bellezza spirituale” (ovvero “verità”) e definire tutte le pretese egocentriche e materialistiche basate sull'ignoranza. L'antica storia di Narciso per esempio tratta la distinzione fra bellezza e vanità. Nel contesto moderno, l'utilizzo della bellezza come mezzo per promuovere un'ideologia o un dogma è stato fulcro di dibattiti sociali che trattano argomenti come pregiudizio, etica, e diritti umani. L'utilizzo della bellezza a fini commerciali è un aspetto controverso della "guerra culturale", all'interno del quale il femminismo tipicamente afferma che tale utilizzo promuove una percezione dogmatica (cioè "Il Mito del Bello") piuttosto che virtuosa della bellezza.


Bellezza e gusto dell'osservatore sembrano termini inscindibili, in quanto concepire una bellezza indipendente da un qualche osservatore che stia lì per goderla, equivale a pensare ad un dipinto bellissimo dimenticato in una cassaforte da decenni. Oppure ad un fiore che cresce in mezzo ad una foresta invalicabile da umani ed animali (mancando un osservatore, esiste allora la bellezza?). Tali oggetti possono essere senz'altro concepiti, ma mancano del tutto di quel carattere di interazione pratica (di azione e reazione) con un'intelligenza percettiva, che tendenzialmente riconosciamo al "bello".

[modifica] Il concetto aristotelico del "Bello" corrispondente al "Vero".

Il bello per Aristotele e Platone è il "Vero". Nell'età moderna, Giambattista Vico afferma un altro criterio, secondo cui il vero è il "fatto" (verum - factum). Unificando questi due criteri ricaviamo la forma occidentale della bellezza, che è inevitabilmente l'arte. Il bello è nell'arte, e la possibilità che la bellezza sia propria della natura è esplicitamente esclusa da Kant nella Critica del giudizio dove definisce il bello naturale come "sublime". Essenzialmente, nella cultura filosofica dell'Occidente il bello si definisce in funzione del giudizio che lo esprime, mentre il "bello in sé" è assolutamente chimerico.

[modifica] Il "Bello" come corrispondente al "Regno delle Idee"

Nel tardo Impero Romano, il filosofo Plotino, ristabilendo il collegamento tra opera d'arte e regno delle idee, espone ampiamente il concetto di visione interiore già proposto da Platone, che permette all'artista di attingere da una forma ideale del bello, non esistente nella res extensa (mondo reale) ma soltanto nella res cogitans (mondo delle idee), e che presto o tardi sfocerà in una rappresentazione materiale. Si può applicare a mai creati dipinti, architetture, forme di governo, sculture, strategie, modelli matematici, ecc. oppure ad un ipotetico essere umano: "il più bello nella storia" ancora non nato.

[modifica] I rischi di un'estetica radicalmente empirista

Va altresì chiarito dove si nasconda il rischio di un'estetica radicalmente empiristica: questo consiste nel fatto che essa dovrebbe, a rigore, parlare prioritariamente se non esclusivamente degli organi di senso, o della coscienza, che riceve ed unifica i "dati" di bellezza; ma ciò significa trascurare e, alla fine, ignorare completamente gli oggetti cui si accorda o rifiuta lo statuto di bellezza; il che, particolarmente nel caso delle arti umane, risulterebbe oltraggioso per gli artefici e finalmente assurdo, come assurda può essere solo una scienza dell'arte che mostri indifferenza verso le opere!

Tuttavia la tendenza a considerare la bellezza di un oggetto intrinsecamente connessa con un soggetto che lo contempla, il quale "applica" il giudizio all'oggetto, e lo ritiene bello in grazia del concetto di bellezza che porta in sé, appare tanto dubbia quanto insopprimibile, nella nostra cultura estetica.

A riguardo, Kant nella Critica del giudizio analizza il bello dandone quattro definizioni, che ne delineano altrettante caratteristiche:

  • il disinteresse: secondo la qualità un oggetto è bello solo se è tale disinteressatamente quindi non per il suo possesso o per interessi di ordine morale, utilitaristico ma solo per la sua rappresentazione;
  • l'universalità: secondo la quantità il bello è ciò che piace universalmente, condiviso da tutti, senza che sia sottomesso a qualche concetto o ragionamento, ma vissuto spontaneamente come bello;
  • la finalità senza scopo: secondo la relazione un oggetto è bello non perché fosse il suo scopo esserlo ma è come se vedere un oggetto bello sia vedere la sua compiutezza anche se in realtà non vi è alcun fine;
  • la necessità: secondo la modalità è bello qualcosa su cui tutti devono essere d'accordo necessariamente ma non perché può essere spiegato intellettualmente; anzi, Kant pensa che il bello sia qualcosa che si percepisce intuitivamente: non sserci quindi "principi razionali" del gusto, tanto che l'educazione alla bellezza non può essere espressa in un manuale, ma solo attraverso la contemplazione stessa di ciò che è bello.


[modifica] Intellettualizzazione dell'opera d'arte

È peraltro la sintesi di quel processo di intellettualizzazione dell'opera d'arte che rappresenta la più cospicua novità nell'arte di questi ultimi due secoli, dal Romanticismo in poi. L'arte moderna e contemporanea, la hegeliana arte romantica, è segnata dal confronto con l'osservatore - critico in modo profondissimo, tale da non consentire più in alcun modo la spontaneità creativa, l'innocenza primaria del dipinto di Gustave Courbet, L' origine del mondo -innocenza peraltro sapientissima - se non nel ghetto/riserva/colonia penale del genere naif. Da quel momento l'opera d'arte è "operazione" sul corpo dell'arte; ogni nuova opera è osservatrice della totalità della tradizione artistica; chiama in causa la filosofia dell'arte; si fa meta-arte ed in molteplici correnti si traduce in una discesa agli inferi dei materiali dell'arte, fino a congiungersi con il residuale, con l'immondizia.

Uomo Vitruviano, proporzioni del corpo umano
Uomo Vitruviano, proporzioni del corpo umano

[modifica] Criteri obiettivi nella valutazione di un Opera d'Arte

[modifica] Criteri soggettivi nella valutazione della Bellezza Corporea

[modifica] Criteri obiettivi nella valutazione della Bellezza Matematica

Anche le formule matematiche possono essere considerate belle. La formula di Eulero: eiπ + 1 = 0 è comunemente considerata uno dei più bei teoremi della matematica (vedi Identità di Eulero).
La poetessa Edna St. Vincent Millay scrisse che "soltanto Euclide ha guardato nella nuda bellezza" alludendo all'austera bellezza che molte persone trovano nel ragionamento matematico connesso alla Geometria euclidea.

Altri legami tra la matematica e la bellezza che hanno giocato un ruolo prominente nella filosofia di Pitagora era la possibilità di disporre ed arrangiare i toni musicali in sequenze matematiche, che si ripetono ad intervalli regolari chiamati ottave.

La cosiddetta "Proporzione Aurea", rappresentata dalla lettera greca Phi(Φ), ed approssimativamente uguale a 1.618, è stata considerata da molti "bella". Viene anche chiamata la "divina proporzione" ed è spesso riscontrata in natura. Per esempio, nella conchiglia di un nautilus, il rapporto tra sezioni successive è circa 1.618.

Possiamo trovare parallelismo tra la bellezza matematica e le altre:
  • Corrispondenza al vero, p.es nelle equazioni che descrivono accuratamente un fenomeno fisico.
  • Per le equazioni di Mandelbrot si è visto che spesso determinano grafici con proporzioni di tipo vitruviano, oppure si possono graficare in modi che sono simili a generici alberi, montagne, nubi, ecc.
  • Perfezione (intesa come non violazione della regola che tiene insieme il tutto), come nel Quadrato Panmagico di Nasik o nel Cubo Magico 5x5x5.

[modifica] Bibliografia

  • Renato Barilli, Corso di estetica, Il Mulino, Bologna 1995 (nuova ed.).
  • Marco Costa, Leonardo Corazza, Psicologia della Bellezza Firenze: Giunti 2006
  • Benedetto Croce, Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902); Breviario di estetica (1912); Aesthetica in nuce (1928).
  • Mikel Dufrenne, Estetica e filosofia, Marietti, Genova 1989 (tit. orig.: Esthétique et philosophie, Klincksieck, Paris 1967-1981, 3 voll.).
  • Umberto Eco (a cura di), Storia della bellezza, Bompiani, Milano 2004.
  • Elio Franzini - Mazzocut-Mis, Maddalena, Estetica : i nomi, i concetti, le correnti, B. Mondadori, Milano 1996.
  • Franzini, Elio - Maddalena Mazzocut-Mis, Breve storia dell'estetica, B. Mondadori, Milano 2003.
  • Hans-Georg Gadamer, Scritti di estetica, 2002 Aesthetica Edizioni, Palermo.
  • Sergio Givone, Storia dell'estetica, Laterza, Roma-Bari 2001 (10a ed.; 1a ed. 1988).
  • Pietro Montani (a cura di), L'estetica contemporanea. Il destino delle arti nella tarda modernità, Carocci, Roma 2004.
  • Luigi Pareyson, Estetica : teoria della formatività, Sansoni, Firenze 1974 (3a ed. riveduta; 1a ed.: Ed. di “Filosofia”, Torino 1954).
  • Vittorio Sgarbi, Davanti all'immagine (1989).
  • Jean Soldini, Saggio sulla discesa della bellezza. Linee per un'estetica, Jaca Book, Milano, 1995.
  • Wladyslaw Tatarkiewicz, Storia dell’estetica, Einaudi, Torino 1979-1980, 3 voll. (tit. orig.: History of Aesthetics, Panstwowe Wydawnictwo Naukowe, Warszawa, 1970).
  • Wladyslaw Tatarkiewicz, Storia di sei Idee, Aesthetica Edizioni, Palermo 1997 (2a edizione, 1a edizione, 1993. Tit. orig.: Dzieje szesciu pojec, Panstwowe Wydawnictwo Naukowe, Warszawa 1975).
  • Federico Vercellone - Alessandro Bertinetto - Gianluca Garelli, Storia dell'estetica moderna e contemporanea, Il Mulino, Bologna 2003.
  • Stefano Zecchi, La fondazione utopica dell'arte (1984); La bellezza (1990); Il brutto e il bello (1995); Capire l'arte (1999).

[modifica] Film


[modifica] Altri progetti

[modifica] Voci correlate

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