Quoziente d'intelligenza
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Il quoziente d'intelligenza o QI è un punteggio ottenuto tramite uno dei molti test standardizzati con lo scopo di misurare l'intelligenza. Tali test sono usati per predire lo sviluppo intellettuale dell'individuo. Persone con QI basso sono a volte inserite in speciali progetti di educazione.
Il QI è usato anche dai sociologi: essi studiano in particolare la distribuzione del QI nelle popolazioni e le relazioni tra il QI ed altre variabili. Il quoziente intellettivo è correlato con le prestazioni sul lavoro, oltre che con le condizioni sociali dei genitori. Un recente studio ha dimostrato i collegamenti tra il QI e la morbosità e la mortalità. Sull'ereditabilità del QI invece, sebbene sia stata sotto esame per quasi un secolo, rimangono delle controversie legate a quanto esso sia ereditabile e ai meccanismi relativi. Lo stesso studio suggerisce che la componente ereditabile del QI diventa più significativa con l'avanzare dell'età. Il QI medio per molte popolazioni aumentava con una velocità media di 3 punti ogni decennio durante il XX secolo, prevalentemente nella parte bassa della scala del QI: un fenomeno chiamato Effetto Flynn. Si discute se queste variazioni riflettano reali cambiamenti nelle abilità intellettuali, oppure se siano dovuti soltanto a problemi di natura metodologica nei test passati.
È importante notare che i test del QI non riportano una misura dell'intelligenza come se fosse la misura dell'altezza con il righello (scala assoluta), ma offrono un risultato che va letto su una scala relativa al proprio gruppo di appartenenza (sesso, età).
È stato confermato scientificamente che il QI è correlato con i risultati accademici, le prestazioni lavorative, lo status socioeconomico e le cosiddette "patologie sociali". [1] Secondo alcuni studiosi però il QI non è un sinonimo di intelligenza a 360 gradi, ma ne rappresenta solo un certo tipo. Difatti sono molteplici i concetti di intelligenza con prospettive e teorie più o meno ampie e quindi è diverso anche il riferimento al QI.
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[modifica] Storia
Nel 1905, lo psicologo francese Alfred Binet pubblicò il primo test di intelligenza moderno, il "Binet-Simon intelligence scale". Il suo scopo principale era di indentificare gli studenti che avevano bisogno di un aiuto particolare nelle materie scolastiche. Grazie al suo collaboratore Theodore Simon, Binet pubblicò modifiche alla sua scala di intelligenza nel 1908 e nel 1911, l'ultima apparizione prima della sua morte prematura. Nel 1912, l'abbreviazione di "intelligence quotient" I.Q., una traduzione dal tedesco Intelligenz-quotient, fu coniata dallo psicologo tedesco William Stern. Un ulteriore rifinimento della scala Binet-Simon fu pubblicato nel 1916 da Lewis M. Terman, della Stanford University, il quale condivise la tesi di Stern che l'intelligenza di un individuo si debba misurare con un quoziente d'intelligenza. I test di Terman, da lui chiamati Stanford-Binet Intelligence Scale, gettarono le basi per uno dei test di intelligenza moderni, usato ancora oggi.
Originariamente, il QI veniva calcolato come un rapporto tramite la formula 100*(età mentale)/(età biologica). Un bambino di 10 anni che avesse ottenuto un punteggio normale per uno di 13, ad esempio, avrebbe avuto un QI di 130 (100*13/10).
Nel 1939 David Wechsler pubblicò il primo test d'intelligenza appositamente pensato per una popolazione adulta, la Wechsler Adult Intelligence Scale (o WAIS). Successivamente Wechsler estese la sua scala includendo anche i bambini, creando la Wechsler Intelligence Scale for Children (o WISC). La terza edizione della WAIS (WAIS-III) è la quarta edizione della WISC (WISC-IV) sono i test psicologici maggiormente usati nel mondo, rispettivamente, per gli adulti e per i bambini. Le scale di Wechsler contengono dei sotto-punteggi separati, dividendo il QI in una parte lessicale (cultura generale, comprensione del testo, conoscenza dei vocaboli, etc.) e in una parte relativa ad abilità quali la capacità di individuare rapidamente dettagli visivi, fare associazioni logico-sequenziali, etc. Le prime versioni della scala Stanford-Binet erano invece più incentrate sulle abilità lessicali. La scala Wechsler è stata inoltre il primo test d'intelligenza che basava i punteggi su una distribuzione normale standardizzata, invece che su un quoziente relativo all'età.
Poiché i quozienti basati sull'età andavano bene solo per i bambini, essi furono sostituiti da una proiezione del punteggio misurato sulla curva gaussiana con un valor medio di 100 (il QI medio) e una deviazione standard di 15 (o occasionalmente 16 o 24). Così la versione moderna del QI è una trasformazione matematica di un punteggio grezzo (basata sulla posizione di questo punteggio in un campione di normalizzazione; vedi quantile, percentile, percentile rank), che è il risultato primario di un test del QI. Per differenziare i due punteggi, quelli moderni sono a volte chiamati deviance QI, mentre quelli basati sull'età prendono il nome di ratio QI. Mentre le due tipologie danno risultati simili intorno al centro della gaussiana, i più antiquati ratio QI producevano risultati molto più alti per persone dotate di un QI elevato (ad es. Marilyn vos Savant apparì nel Guinness Book of World Records per aver ottenuto un QI pari a 228; questo punteggio avrebbe potuto avere senso usando la formula di Binet, e anche in questo caso solo per un bambino, ma nel modello della curva gaussiana sarebbe stato relativo ad una deviazione standard eccezionale di 7.9, dunque virtualmente impossibile in una popolazione con una distribuzione normale del QI. Inoltre, i testi del QI come quello di Wechsler non erano stati pensati per ottenere risultati attendibili oltre un QI di 130, semplicemente perché non sufficientemente complessi.
Dalla pubblicazione della WAIS, quasi tutte le scale di intelligenza hanno adottato il metodo di attribuzione del punteggio basato sulla distribuzione normale. L'uso della curva di Gauss rende il termine "quoziente intellettivo" una descrizione non accurata delle scale di intelligenza attualmente in uso.
[modifica] Struttura dei test del QI
I test del QI assumono varie forme: alcuni ad esempio utilizzano un solo tipo di elementi o domande, mentre altri sono divisi in più parti. La maggior parte di essi danno un punteggio totale ed un punteggio relativo alle singole parti del test.
Tipicamente un test del QI richiede di risolvere un certo numero di problemi in un tempo prestabilito sotto supervisione. La maggior parte dei test è costituito da domande di vario argomento, come memoria a breve termine, conoscenza lessicale, visualizzazione spaziale e velocità di percezione. Alcuni hanno un tempo limite totale, altri ne hanno uno per ogni gruppo di problemi, e ve ne sono alcuni senza limiti di tempo e senza supervisione, adatti a misurare valori di QI elevati. Il test standardizzato maggiormente in uso per determinare il QI è la terza edizione della WAIS. La WAIS-III consiste di 14 gruppi di problemi: 7 verbali (Informazione, Comprensione, Ragionamento aritmetico, Analogie, Vocabolario, Memoria di cifre e Ordinamento di numeri e lettere) e 7 di abilità (Codificazione di cifre e simboli, Completamento di immagini, Block Design, Matrici di Raven, Riordinamento di storie figurate, Ricerca di simboli e Assemblaggio di oggetti).
Per standardizzare un test del QI lo si prova su un campione rappresentativo della popolazione, calibrandolo in modo da ottenere una distribuzione normale, o curva gaussiana.
Comunque ogni test è studiato e valido solo per un certo intervallo di valori del QI; poiché i soggetti che ottengono punteggi molto alti o molto bassi sono pochi, i test non sono in grado di misurare accuratamente quei valori di QI.
Alcuni QI utilizzano deviazioni standard diverse da altri: per questo motivo relativamente ad un certo punteggio di QI bisognerebbe specificare anche la deviazione standard.
A seconda del test, il punteggio conseguito può anche cambiare nel corso della vita dell'individuo.
[modifica] Il QI e il fattore di intelligenza generale
I moderni test del QI producono dei punteggi per diversi gruppi di problemi (fluidità di linguaggio, pensiero tridimensionale, etc.), e il punteggio riassuntivo viene calcolato a partire da questi risultati parziali. Il punteggio medio, come si evince dalla gaussiana, è 100. I punteggi parziali di ogni gruppo di problemi tendono ad essere collegati gli uni con gli altri, anche quando sembra che gli argomenti sui quali si concentrano siano i più disparati.
Un'analisi matematica dei punteggi parziali di un singolo test del QI, o sui su punteggi provenienti da una varietà di test differenti (come lo Stanford-Binet, WISC-R, Raven's Progressive Matrices, Cattell Culture Fair III, Universal Nonverbal Intelligence Test, Primary Test of Nonverbal Intelligence, e altri) dimostra che essi possono essere descritti matematicamente come la misura di un singolo fattore comune e di vari altri fattori specifici per ogni test. Questo tipo di analisi fattoriale ha portato alla teoria che ad unificare i più disparati obbiettivi che i vari test si prefiggono sia un singolo fattore, chiamato fattore di intelligenza generale (o g), che corrisponde al concetto popolare di intelligenza. Normalmente, g e il QI sono per il 90% circa correlati tra loro, e spesso vengono usati interscambiabilmente.
I test differiscono tra loro su quanto essi riflettano g nel loro punteggio, piuttosto che un'abilità specifica o un "fattore di gruppo" (come abilità verbali, visualizzazione spaziale, o ragionamento matematico). La maggior parte dei test del QI deriva la loro validità prevalentemente o interamente da quanto essi riflettano misurino il fattore g.
[modifica] Ereditabilità
Il ruolo dei geni e dei fattori ambientali (naturali e relativi all'educazione) nel determinare il QI è stato rivisto in Plomin et al. (2001, 2003). Fino a poco tempo fa l'ereditabilità era per lo più studiata sui bambini. Vari studi dimostrano che l'indice di ereditabilità del QI varia tra 0,4 e 0,8 negli Stati Uniti; il che significa che, stando agli studi, una parte che varia da poco meno di metà a sostanzialmente più di metà della variazione del QI calcolato per i bambini presi in considerazione era dovuto a differenze nei loro geni. Il resto era dunque imputabile a variazioni nei fattori ambientali e a margini di errore. Un indice di ereditabilità nell'intervallo da 0,4 a 0,8 significa che il QI è "sostanzialmente" ereditabile.
L'effetto della restrizione dell'intervallo sul QI è stato esaminato da Matt McGue e i suoi colleghi: egli scrive che "il QI dei bambini adottati non è correlato con eventuali psicopatologie dei genitori". D'altra parte, nel 2003 uno studio condotto da Eric Turkheimer, Andreana Haley, Mary Waldron, Brian D'Onofrio e Irving I. Gottesman dimostrò che la porzione di varianza del QI atribuibile ai geni e ai fattori ambientali dipende dallo status socioeconomico. Essi provarono che nelle famiglie poco abbienti il 60% della varianza del QI è rappresentata dai fattori ambientali condivisi, mentre il contributo dei geni è quasi zero.
È ragionevole aspettarsi che le influenze genetiche in caratteristiche come il QI diventino meno significative quando l'individuo acquisisca esperienza con l'età. Sorprendentemente, accade l'opposto. L'indice di ereditabilità nell'infanzia è meno di 0,2, circa 0,4 nell'adolescenza e 0,8 nell'età adulta. La task force del 1995 dell'American Psychological Association, "Intelligence: Knowns and Unknowns", concluse che nella popolazione di pelle chiara l'ereditabilità del QI è "circa 0,75". Il Minnesota Study of Twins Reared Apart, un pluriennale studio su 100 coppie di reared-apart gemelli, iniziato nel 1979, stabilì che circa il 70% della varianza del QI deve essere associata a differenze genetiche. Alcune delle correlazioni tra i QI di gemelli potrebbero essere il risultato del periodo prima della nascita passato nel grembo materno, facendo luce sul perché i QI di reared-apart twins sono così strettamente legati tra loro.
Vi sono alcuni punti da considerare per interpretare l'indice di ereditabilità:
- Un'alta ereditabilità non implica che l'ambiente non abbia influenza sullo sviluppo di un certo tratto, o che l'apprendimento non sia importante. L'ampiezza del proprio vocabolario, ad esempio, ha un alto indice di ereditabilità (e altamente correlata con l'intelligenza di carattere generale), anche se ogni vocabolo che un individuo conosce lo ha in realtà imparato. In una società nella quale l'abbondanza di parole è a disposizione di tutti, specialmente per coloro che hanno voglia di cercare, il numero di parole che un individuo realmente impara dipende dal limite delle sue predisposizioni genetiche.
- Un errore comune è di pensare che se qualcosa è ereditabile allora necessariamente non può cambiare. Questo è sbagliato. L'ereditabilità non implica l'immutabilità. Come già detto, i tratti ereditabili possono dipendere dall'apprendimento o possono essere soggetti ad altri fattori ambientali. Il valore dell'ereditabilità può cambiare se la distribuzione dei fattori ambientali (o dei geni) nella popolazione viene alterata. Ad esempio, un contesto di povertà e soppressione può impedire lo sviluppo di un certo tratto, e dunque restringere le possibilità di variazioni individuali. Alcune differenze nella variazione dell'ereditabilità sono state riscontrate tra le nazioni sviluppate e quelle in via di sviluppo; ciò può influire sulle stime dell'ereditabilità. Un altro esempio è la Phenylketonuria che precedentemente causava un ritardo mentale a coloro che soffrivano di questa malattia genetica. Oggi, può essere prevenuto seguendo una dieta modificata.
- D'altra parte, ci possono effettivamente essere dei cambiamenti ambientali che non modificano affatto l'ereditabilità. Se un fattore ambientale relativo ad un certo tratto migliora in un modo che influenza tutta la popolazione in egual modo, il valor medio di quel tratto aumenterà, ma senza variazioni nella sua ereditabilità (perché le differenze tra gli individui nella popolazione rimarranno gli stessi). Questo accade in maniera evidente per l'altezza: l'indice di ereditabilità dell'altezza è alto, ma l'altezza media continua ad aumentare.
- Anche nelle nazioni sviluppate, un alto indice di ereditabilità per un certo tratto all'interno di un gruppo di individui non è necessariamente la causa di differenze con un altro gruppo.
[modifica] Fattori ambientali
I fattori ambientali hanno una loro influenza nel determinare il QI in situazioni estreme. Un'adeguata nutrizione durante l'infanzia diventa un fattore critico per lo sviluppo cognitivo; uno stato di malnutrizione può abbassare il QI di un individuo. Altre ricerche indicano come i fattori ambientali quali l'esposizione prenatale alle tossine, la durata dell'allattamento al seno, e deficienze di fattori micronutrienti possono influire sul QI. È risaputo che è possibile aumentare il QI con l'allenamento, ad esempio risolvendo regolarmente dei puzzle, o giocando a giochi di strategia come gli scacchi. Anche l'ascoltare la musica durante l'infanzia contribuisce ad aumentare il QI, come l'allenamento della memoria.
[modifica] Contesto familiare
Quasi tutti i tratti di personalità mostrano come, al contrario di quanto ci si può aspettare, gli effetti dei fattori ambientali nei fratelli omozigoti allevati dalla stessa famiglia sono uguali a quelli di gemelli allevati in famiglie diverse [2]. Ci sono alcune influenze di origine familiare sul QI dei bambini, che ammontano a circa un quarto della varianza. Comunque, con l'età adulta questa correlazione sparisce, così come due fratelli adottivi non hanno i QI più simili tra loro rispetto a due estranei (correlazione del QI quasi zero), mentre due fratelli di sangue mostrano una correlazione pari a circa 0,6. Gli studi sui gemelli danno credito a questo modello: i gemelli omozigoti cresciuti separatamente hanno un QI molto simile (0,86), più di quelli eterozigoti cresciuti insieme (0,6) e molto più dei figli adottivi (circa 0). Lo studio dell'American Psychological Association's, Intelligence: Knowns and Unknowns (1995), afferma che non c'è dubbio che il normale sviluppo dei bambini richiede un certo livello minimo di attenzioni.
Un ambiente familiare molto carente o negligente ha effetti negativi su un gran numero di di aspetti dello sviluppo, inclusi quelli intellettuali. Oltre un certo livello minimo di questo contesto, l'influenza che ha l'esperienza familiare sul ragazzo è al centro di numerose dispute. Differenze tra le famiglie dei bambini (all'interno della normalità) producono effettivamente differenze nei risultati dei loro test d'intelligenza? Il problema è il distinguere le cause dalle correlazioni. Non c'è dubbio che alcune variabili come le risorse della propria casa o il linguaggio usato dai genitori siano correlati con i punteggi del QI dei bambini, ma queste correlazioni potrebbero essere mediate dalla genetica così come (o al posto dei) fattori ambientali. Ma quanta della varianza del QI deriva dalle differenze tra le famiglie, e quanta invece dalle varie esperienze di diversi bambini nella stessa famiglia? Recentemente studi sui gemelli e sulle adozioni suggeriscono che mentre l'effetto del contesto familiare è rilevante nella prima infanzia, diventa abbastanza limitato nella tarda adolescenza. Queste scoperte fanno pensare che le differenze nello stile di vita dei familiari, qualunque sia l'influenza che hanno su molti aspetti della vita dei bambini, producono piccole differenze a lungo termine nelle abilità misurate dai test d'intelligenza. La ricerca dell'American Psychologist Association afferma inoltre: "Dovremmo notare, comunque, che famiglie di pelle scura e a basso reddito sono poco rappresentate negli attuali studi sulle adozioni, così come nella maggior parte dei campioni di gemelli. Dunque non è ancora del tutto chiaro se questi studi si possano applicare alla popolazione intera. Rimane la possibilità che le differenze tra famiglie (stipendio e etnia) abbiano conseguenze più durature per l'intelligenza psicometrica."
Uno studio di bambini francesi adottati tra i 4 e i 6 anni mostra la continua influenza dell'ambiente e dell'educazione contemporaneamente. I bambini venivano da famiglie povere, la media dei loro QI era inizialmente 77, classificandoli quasi come bambini ritardati. Nove anni dopo l'adozione rifecero i test, e tutti migliorarono; il miglioramento era direttamente proporzionale allo status della famiglia adottiva. "Bambini adottati da contadini e lavoratori avevano un QI medio di 85,5; coloro che erano stati affidati invece a famiglie della classe media avevano un punteggio medio di 92. Il QI medio dei giovanotti adottati da famiglie benestanti aumentò di più di 20 punti, arrivando a 98." D'altra parte, quanto questi miglioramenti persistano nell'età adulta non appare ancora chiaro dagli studi.
[modifica] Il modello di Dickens e Flynn
Dickens e Flynn (2001) affermano che gli argomenti che riguardano la scomparsa di un contesto familiare condiviso nella vita dei bambini dovrebbe poter applicarsi ugualmente a gruppi di individui separati nel tempo. Questo è invece contraddetto dall'effetto Flynn. I cambiamenti in questo caso sono avvenuti troppo velocemente per poter essere spiegati da un adattamento dell'ereditabilità genetica. Questo paradosso può essere spiegato osservando che la misura dell'ereditabilità include sia un effetto diretto del genotipo sul QI, e sia un effetto indiretto nel quale il genotipo cambia l'ambiente, che a sua volta influisce sul QI. Cioè, coloro che hanno un alto QI tendono a ricercare un contesto stimolante che possa aumentare ancora di più il loro quoziente intellettivo. L'effetto diretto può inizialmente essere molto limitato, ma gli effetti di ritorno possono produrre molte variazioni sul QI. Nel loro modello uno stimolo ambientale può avere un effetto importante sul QI, anche sugli adulti, ma questo effetto decade nel tempo a meno che lo stimolo non persiste (il modello può essere adattato per includere possibili fattori, come la nutrizione nella prima infanzia, che può dar luogo ad effetti permanenti). L'effetto Flynn può essere spiegato da un ambiente generalmente stimolante per tutti gli individui. Gli autori suggeriscono che i programmi che mirano a incrementare il QI riuscirebbero a produrre aumenti a lungo termine del QI se insegnassero ai bambini come replicare fuori dal programma quel tipo di esperienze di richieste conoscitive che aumentano il QI, e li motivassero a persistere in questa riproposizione per molto tempo dopo la fine del programma.
[modifica] Il cervello e il QI
Nel 2004 Richard Haier, professore di psicologia al Dipartimento di Pediatria della University of California, Irvine, con alcuni suoi colleghi alla University of New Mexico, fece una risonanza magnetica per ottenere immagini strutturali del cervello di 47 uomini che avevano sostenuto il test del QI. Gli studi dimostrarono che l'intelligenza umana generale risulta essere basata sul volume e la dislocazione del tessuto di materia grigia nel cervello. La distribuzione della materia grigia nel cervello umano è altamente ereditaria. Gli studi mostrano inoltre che solo il 6% della materia grigia sembra essere collegata al quoziente intellettivo.
[modifica] Note
- ^ Intelligence: Knowns and Unknowns (Rapporto di una squadra di studio creata dalla "Board of Scientific Affairs " dell'Associazione Psicologi Americani, rilasciato il 7 agosto 1995 - Una versione leggermente modificata fù pubblicata nel febbraio 1996 sull'American Psychologist, la rivista ufficiale dell'Associazione Psicologi Americani.)
- ^ Harris, 1998; Plomin & Daniels, 1987