Arthur Schopenhauer
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
« A parte poche eccezioni, al mondo tutti, uomini e animali, lavorano con tutte le forze, con ogni sforzo, dal mattino alla sera solo per continuare ad esistere: e non vale assolutamente la pena di continuare ad esistere; inoltre dopo un certo tempo tutti finiscono. È un affare che non copre le spese » | |
(Arthur Schopenhauer, aforisma)
|
Arthur Schopenhauer (Danzica, 22 febbraio 1788 – Francoforte sul Meno, 21 settembre 1860) è stato un filosofo tedesco.
Indice |
[modifica] Cenni storici
Figlio di un ricco mercante, Heinrich Floris, e di una scrittrice, Johanna Henriette Trosiener, nel 1805, alla morte del padre, si stabilì a Weimar con la madre. Qui conobbe Christoph Martin Wieland e Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Contrario ad ogni mondanità, si ritirò in solitudine per portare a termine gli studi. Nel 1809 s'iscrisse alla facoltà di medicina a Gottinga. Due anni dopo, nel 1811, si trasferì a Berlino per frequentare i corsi di filosofia. Ingegno molteplice, sempre interessato ai più diversi aspetti del sapere umano (frequentò corsi di fisica, matematica, chimica, magnetismo, anatomia, fisiologia, e tanti altri ancora), nel 1813 si laureò a Jena con una tesi Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente e, nel 1818, pubblicò la sua opera più importante, Il mondo come volontà e rappresentazione che ebbe tuttavia scarsissimo successo tra i suoi contemporanei. Anche le successive edizioni del trattato furono accolte assai sottotono, nonostante fossero giunti, da più parti, persino riconoscimenti ufficiali, primo fra tutti la vittoria di un concorso indetto dalla Società delle Scienze norvegese, che egli conseguì nel 1839 con un trattato Sulla libertà del volere umano.
Dopo aver girato in lungo ed in largo l'Europa, e dopo una breve parentesi da libero docente universitario a Berlino (1820), dal 1833 decise di fermarsi a Francoforte sul Meno dove visse da solitario borghese, celibe, misogino. La vera affermazione del pensatore si ebbe solo a partire dal 1851, data della pubblicazione del volume Parerga e paralipomena, inizialmente pensato come un completamento della trattazione più complessa del Mondo, ma che venne accolto come un'opera a sé stante, uno scritto forse più facile per stile e approccio e che, come rovescio della medaglia, ebbe quello di far conoscere al grande pubblico anche le opere precedenti del filosofo. Fondamentalmente in pieno accordo con i dettami della sua filosofia, manifestò un sempre più acuto disagio nei confronti dei contatti umani (ciò che gli procurò, in città, la fama di irriducibile misantropo) e uno scarso interesse, almeno in via ufficiale, per le vicende politiche dell'epoca quali furono, ad esempio, i moti rivoluzionari del 1848); i tardi riconoscimenti di critica e pubblico servirono, suppositivamente, ad attenuare i tratti più intransigenti del carattere del filosofo, ciò che gli procurò negli ultimi anni della sua esistenza una ristretta ma interessata e fedelissima cerchia di (come egli stesso amò definirli) devoti "apostoli", tra cui il compositore Wagner. Morì di pleurite, nel 1860.
[modifica] Cronologia
[modifica] Infanzia
[modifica] 1788
Nasce a Danzica il 22 febbraio Arthur, figlio di Heinrich Floris Schopenhauer (1747-1805), ricco commerciante appartenente a una delle famiglie più antiche e ben in vista della città, e da Johanna Henriette Trosiener (1766-1839), donna vivace e salottiera dalle evidenti velleità letterarie. Il nome è scelto dal padre, uomo colto e illuminato che intrattiene conoscenze in tutta Europa, in quanto la sua pronuncia rimane identica in francese come in inglese, ed è dunque un buon biglietto da visita per il futuro erede di un'impresa commerciale a carattere internazionale.
[modifica] 1793
La "città libera" Danzica entra a far parte dell'orbita dello stato prussiano, sicché Heinrich Floris, spirito eminentemente liberale, decide di trasferirsi, famiglia a seguito, ad Amburgo, ben accolto peraltro dalla borghesia cittadina. Gli Schopenhauer intessono relazioni amichevoli con personalità di spicco tra cui il pittore Tischbein, il poeta Klopstock e il filosofo Reimarus.
[modifica] 1797
È l'anno della nascita della sorella minore di Arthur, Louise Adelaide (Adele). Heinrich Floris esprime il desiderio di impartire al figlioletto una cultura quanto più cosmopolita possibile: «Mio figlio deve leggere nel libro del mondo». Arthur segue dunque il padre in un viaggio in Francia e ivi rimane, nella città di Le Havre, per ben due anni presso la casa d'un amico di famiglia, imparando così perfettamente la lingua francese e acquisendo i primi rudimenti di quella latina.
[modifica] 1799
Arthur fa ritorno ad Amburgo e comincia la frequenza del prestigioso Istituto Runge, compiendo studi a carattere squisitamente commerciale.
[modifica] 1800
Durante le vacanze estive Arthur accompagna i genitori a Weimar, (dove fa la conoscenza di Schiller), Karlsbad, Praga, Berlino e Lipsia.
[modifica] Giovinezza
[modifica] 1801/1803
Il giovane Schopenhauer prosegue i suoi studi presso l'Istituto Runge, ma non è soddisfatto: vorrebbe iscriversi al ginnasio. Il padre lo convince a proseguire i suoi studi con un piccolo raggiro: potrà seguirlo in un lungo viaggio attraverso l'Europa se deciderà di proseguire la sua pratica commerciale. Arthur accetta e, per il momento, rinuncia ad intraprendere gli studi umanistici.
[modifica] maggio 1803/dicembre 1804
Gli Schopenhauer sono in viaggio per l'Europa; li ritroviamo dapprima in Gran Bretagna, a Wimbledon, dove il giovane Arthur rimane a pensione presso il Rev. Lancaster e ha così modo di approfondire la sua conoscenza della lingua e soprattutto della letteratura inglese: legge Shakespeare, Byron, Burns, Sterne, Scott e altri ancora. In una lettera alla madre deplora la bigotteria inglese, un tema che spesso si riscontrerà nelle sue opere. Da novembre il viaggio prosegue verso Olanda e Belgio, quindi Parigi e, fino all'estate successiva, nelle altre regioni della Francia. In estate gli Schopenhauer sono a Vienna, a Dresda e infine a Berlino: da qui la signora Schopenhauer e Arthur si recano a Danzica. A fine anno i due fanno ritorno ad Amburgo.
[modifica] 1805
Arthur inizia il tirocinio commerciale presso la ditta Jenisch. Il 20 aprile il padre ha un grave incidente: viene ventilata l'ipotesi d'un suicidio, ufficialmente per questioni economiche, ma molto più probabilmente a causa dell'apatia e dell'insofferenza dimostrategli da parte della moglie, cosa che il filosofo, anche in futuro, non le perdonerà mai.
[modifica] 1806
L'ormai vedova signora Schopenhauer si trasferisce a Weimar con la figlia Adele dove, grazie alle sue qualità di intrattenitrice e al suo fascino, riesce ad accattivarsi l'amicizia e la frequentazione del suo salotto da parte di personaggi di assoluta eccellenza, primo fra tutti Goethe, ma anche i due fratelli Schlegel e Wieland. Arthur intanto è rimasto ad Amburgo a curare gli interessi dell'attività del defunto padre; non trascura però il suo sempre vivo interesse per la cultura umanistica: legge Wackenroder e Sulzer.
[modifica] 1807
Il giovane filosofo è tormentato da un dilemma: è legato alla promessa fatta al padre, anni prima, di proseguire l'attività di commerciante, ma brama anche intraprendere gli studi classici; teme però sia ormai troppo tardi per dare alla sua vita una svolta così radicale. Nel dubbio atroce un soccorso gli viene dallo storico e studioso d'arte Carl Ludwig Fernow, il quale lo esorta a compiere il gran passo; Arthur si reca dunque a Gotha e diviene allievo dell'umanista Fr. Jacobs e del latinista Fr. W. Doering, sotto la cui guida si esercita nella composizione in lingua tedesca e latina; ben presto però è costretto a lasciare la città, a causa soprattutto delle sue caustiche satire che gli inimicano l'ambiente. A fine anno si trasferisce a Weimar, ma rinuncia a stabilirsi dalla madre e preferisce prendere alloggio dal grecista Passow.
[modifica] 1808/settembre 1809
Sono, questi, i mesi di più intenso studio, sempre sotto la guida di Passow per quanto riguarda la lingua greca, mentre Cr. Lenz lo segue nel latino. Intanto Fernow (di cui Johanna Schopenhauer ha nel frattempo scritto una biografia) lo avvicina alla cultura italiana e, in particolare, all'opera petrarchesca (fra quelle dei poeti italiani, la preferita dal filosofo). Gli intensissimi studi non gli precludono però la vita sociale: Arthur si reca spesso a teatro e ai concerti, e s'innamora di Karoline Jagemann, un'attrice cui dedica una piccola poesia sentimentale. Al compimento del ventunesimo anno riceve il suo terzo dell'eredità paterna, circa 19.000 talleri.
[modifica] ottobre 1809/aprile 1811
Si iscrive alla facoltà di medicina della prestigiosa Università di Gottinga: segue lezioni di fisiologia, anatomia, matematica; s'interessa di fisica, chimica e botanica; segue anche storia, psicologia e metafisica, ed è soprattutto la passione per quest'ultima che lo spinge ad abbandonare definitivamente gli studi medici e a dedicarsi completamente alla filosofia. Sotto la guida di Schulze studia Leibniz, Wolff, Hume, Jacobi e, infine, Platone e Kant, che possono a tutti gli effetti essere considerati come suoi veri e propri maestri.
[modifica] 1811/1812
Trascorre le vacanze a Weimar, dove incontra Wieland che gli pronostica un futuro di sicuro successo. In autunno è a Berlino per ascoltare le lezioni di Fichte, fino ad allora venerato alla stregua d'un grande pensatore. Dallo studio dell'opera di Fichte emerge però un certo disappunto, che presto si tramuta in ostilità. Il filosofo prova allora a consolarsi con le scienze, una materia di studio che sarà sempre tra le sue preferite: si interessa di elettromagnetismo, di astronomia, fisiologia, anatomia e zoologia; segue con grande interesse persino i corsi di archeologia e di letteratura greca, nonché quelli di poesia nordica. Ha l'occasione di ascoltare le lezioni di Schleiermacher, che però non apprezza e, anzi, contesta nei riguardi della teoria della coincidenza fra religione e filosofia, sostenendo che un uomo religioso non ha bisogno di filosofia, mentre il vero filosofo non cerca sostegni (Schopenhauer paragonerà le religioni ad una sorta di "stampella" per spiriti inetti) ma procede libero da imposture dottrinali, affrontando ogni pericolo.
[modifica] 1813/primavera 1814
In seguito alla ripresa delle guerre napoleoniche (Napoleone sarà in seguito aspramente criticato dal filosofo), Schopenhauer abbandona Berlino e si reca nuovamente a Weimar, dove approfondisce lo studio di Spinoza; si trasferisce poi a Rudolstadt, dove lavora al suo trattato Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente, che spedisce poi all'Università di Jena ottenendo con ciò la laurea in filosofia in absentia. A fine anno ritorna a Weimar dove ha l'opportunità di rivedere l'ormai maturo Goethe, sicuramente il personaggio a cui il filosofo sarà più legato nel corso della sua esistenza (le sue opere saranno sempre abbondantemente arricchite di citazioni e appunti presi dalle opere del grandissimo poeta). Assieme all'"eletto dagli Dei" Schopenhauer approfondisce la teoria dei colori in accesa critica antinewtoniana. Nel contempo s'avvicina alle culture d'oriente: legge con crescente entusiasmo, su suggerimento dell'orientalista Fr. Majer, le Upaniṣad indiane.
[modifica] 1814/1818
Nel maggio si trasferisce a Dresda. È un periodo di intensissimo lavoro, interrotto per alcuni sporadici viaggi estivi. Frequenta la galleria d'arte e la biblioteca; legge moltissimo, specie i grandi classici latini (Virgilio, Orazio e Seneca), i classici del rinascimento italiano (Machiavelli), della letteratura tedesca contemporanea (Jean Paul) e, in generale, della filosofia d'ogni tempo (Aristotele, Bruno, Bacone, Hobbes, Locke, Hume e, ovviamente, Platone e Kant). Il suo interesse per l'ottica lo spinge a pubblicare, nel 1816, un trattato Sulla vista e sui colori. Inizia la stesura della sua opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione, che porta a termine all'inizio del 1818 e che fa pubblicare, per i tipi della casa editrice Brockhaus di Lipsia, nel dicembre dello stesso anno. Questa prima edizione sarà un totale fiasco economico, e buona parte di essa andrà al macero.
[modifica] autunno 1818/1819
Nel settembre 1818 Schopenhauer lascia Dresda e, dopo un breve soggiorno a Vienna, varca le Alpi e raggiunge l'Italia. A novembre è a Venezia, nello stesso periodo in cui in città si trova il grande poeta inglese Byron, tra l'altro molto ammirato dal filosofo. Per una serie di ragioni non ben chiare [cfr. "La vispa Teresa" di A. Verrecchia (2006)], i due non si incontrano, nonostante Schopenhauer abbia una lettera di presentazione datagli da Goethe in persona. Ha una breve ma molto intensa relazione amorosa con una gentildonna veneziana, tale Teresa Fuga, che gli rimarrà nei pensieri fino a vecchiaia inoltrata. Visita poi Bologna, Firenze, Roma e Napoli: maneggia con una certa abilità la lingua italiana, e s'interessa sempre più ad altri autori del panorama poetico della penisola, tra cui ovviamente Dante, Boccaccio, Ariosto e Tasso, nonostante il preferito rimanga comunque Petrarca. Nel giugno del 1819 gli vien recapitata una lettera della sorella che lo informa dell'avvenuto fallimento della banca Muhl di Danzica, cui le due familiari avevano affidato la totalità dell'eredità e Arthur 8.000 talleri: Schopenhauer rientra frettolosamente in Germania nella speranza di ottenere il capitale versato, rifiuta di giungere ad un accordo con i curatori fallimentari (cosa che gli permetterebbe di rientrare subito in possesso di almeno una parte della somma perduta) e, per due anni, orbita in una situazione piuttosto complessa dal punto di vista economico: nonostante propugni l'impossibilità dell'insegnamento filosofico (così come l'assoluta inutilità dell'apprendimento delle virtù, che egli giudica innate, ovvero fornite a priori solo ad alcuni eletti), pensa d'ottenere una cattedra di filosofia e di dedicarsi alla carriera universitaria: le opzioni sono Heidelberg, Gottinga e Berlino. Decide infine di stabilirsi in quest'ultima.
[modifica] 1820/1821
Nella primavera del 1820 è libero docente all'Università di Berlino: con inverosimile cipiglio fissa gli orari delle sue lezioni in concomitanza con quelle dell'odiato Hegel, il che gli procura, almeno in principio, un pubblico esiguo ma relativamente fedele; in seguito le sue orazioni verranno per lo più disertate. Incontra Caroline Richter, detta Medon, corista dell'Opera di Berlino: la loro relazione, tra alti e bassi, si concluderà definitivamente nel 1826. Nell'agosto del 1821 è protagonista di un evento increscioso: disturbato e irritato dai continui rumori che la sua vicina di casa, Caroline Louise Marquet, continua a fare davanti alla soglia della sua abitazione, il filosofo la spintona facendola rovinare a terra e causandole leggere ferite. In prima istanza Schopenhauer viene assolto, ma è poi condannato in appello e costretto a versare alla donna un'indennità di cinquanta talleri al mese, fino alla morte della stessa.
[modifica] Maturità
[modifica] 1822/1824
Il 26 maggio 1822 il filosofo riparte per l'Italia: in agosto, dopo qualche tempo di svago passato sulle Alpi svizzere, è a Milano; prosegue poi per Venezia, per Firenze, dove rimane a lungo, e per Roma. Nell'estate del 1823 fa ritorno in Germania, passando per Monaco, dove trascorre qualche tempo, e per Dresda, in cui si stabilisce: le sue condizioni di salute non sono delle migliori, ma ciò non ostacola la sua sete di sapere: legge La Rochefoucauld e Chamfort, progetta di tradurre Hume e Bruno.
[modifica] 1825/1827
Ad aprile è a Berlino con la speranza di tenere nuovi, più fruttuosi corsi universitari. Conosce Alexander von Humboldt; decide di imparare lo spagnolo: legge Calderón de la Barca, Lope de Vega, Cervantes e s'appassiona per l'opera di Baltasar Graciàn.
[modifica] 1828/1829
Vorrebbe lasciare definitivamente Berlino e trasferirsi, come docente, ad Heidelberg; purtroppo i contatti col decano dei filosofi di quell'università, di posizione spiccatamente hegeliana, sono scoraggianti. Si dedica dunque agli studi scientifici e alle traduzioni: completa la versione tedesca dell'Oràculo manual y arte de prudencia di Graciàn e lo propone all'editore Brockhaus, che lo rifiuta; l'opera apparirà postuma.
[modifica] 1831/1833
Nell'agosto del 1831 fugge da Berlino, colpita dal colera, e si rifugia a Francoforte sul Meno, dove resta fino al luglio dell'anno successivo. Trascorre quindi un anno a Mannheim e, dal giugno 1833, è nuovamente e definitivamente a Francoforte, città che non abbandonerà più fino alla morte. In questo periodo la sua titanica curiosità lo porta ad occuparsi di filosofia cinese, magnetismo e letteratura mistica.
[modifica] 1834/1836
Lavora al trattato Sulla volontà nella natura, opera che rappresenta una summa dei suoi precedenti studi di anatomia, fisiologia, patologia, astronomia, linguistica, magnetismo animale e sinologia. Secondo la formulazione del sottotitolo, l'opera vuol essere «un'esposizione delle conferme che la filosofia dell'Autore ha ricevuto da parte delle scienze empiriche, dal tempo in cui è comparsa».
[modifica] 1837/1838
Nel 1837 esprime la sua personale opinione circa la costruzione e la dedica a Goethe di una statua da parte della città di Francoforte; secondo il filosofo dovrebbe trattarsi di un busto, come si confà «ai poeti, ai filosofi e agli scienziati, che hanno servito l'umanità solo con la testa», e recare sullo zoccolo non il nome, bensì la scritta «Al poeta dei tedeschi - La sua città natale». I suoi suggerimenti non vengono accolti. Maggiore successo riscuote il suo parere sull'edizione delle Opere complete di Kant, a cura di Karl Rosenkranz e Wilhelm Schubert. Convinto che la prima edizione della Critica della ragion pura, ormai introvabile, sia di gran lunga superiore a tutte le successive, scrive alcune lettere a Rosenkranz per indurlo a ripubblicare lo scritto, cosa che avviene nel 1838. Medita di partecipare a due concorsi, banditi l'uno nel 1837 dalla Reale Società delle Scienze di Norvegia e l'altro l'anno successivo dalla Reale Società delle Scienze di Danimarca per saggi rispettivamente sui temi della libertà del volere e del fondamento della morale.
[modifica] 1839/1841
Nel 1839 viene premiato dalla Società norvegese per il suo saggio Sulla libertà del volere umano: è il primo riconoscimento ufficiale. 17 aprile: muore a Jena la madre Johanna. L'anno successivo invia alla Società danese la sua opera sul Fondamento della morale, ma questa volta non gli viene assegnato alcun premio. Nel 1841 i due trattati vengono pubblicati assieme sotto il titolo I due problemi fondamentali dell'etica, ma l'accoglienza della critica è come sempre poco favorevole. Continua la sua attività di studio, da tempo ormai concentrata sulle civiltà orientali. Ha i primi contatti con l'"arciapostolo" Julius Frauenstädt, allievo fedelissimo cui il filosofo lascerà in eredità i propri inediti.
[modifica] 1843
Friedrich Dorguth pubblica la sua opera La falsa radice dell'ideal-realismo, dove parla con ammirazione del filosofo di Danzica: è il primo di una lunga serie di scritti con i quali l'autore cercherà di rompere la cortina di silenzio innalzata attorno a Schopenhauer dalla "congrega dei cialtroni", come il filosofo spesso avrà modo di definire la triade Fichte, Schelling ed Hegel.
[modifica] 1844
Brockhaus pubblica una seconda edizione del Mondo, con l'aggiunta dei cinquanta capitoli di Supplementi ai quali Schopenhauer lavora già da una decina d'anni: l'opera, come prevedibile, è accolta con un certo superficiale disinteresse e il libro non si vende...
[modifica] 1847
Esce a Francoforte la seconda edizione del trattato Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente.
[modifica] 1848
Durante i moti rivoluzionari di settembre il filosofo è profondamente turbato dall'idea che la massa possa prendere il potere, tanto che prevede di dover abbandonare Francoforte.
[modifica] 1849
Muore la sorella Louise Adelaide. Schopenhauer incontra il futuro discepolo Adam Ludwig von Doß.
[modifica] Ultimi anni
[modifica] 1851
Prima edizione, in novembre, dei Parerga e Paralipomena, opera alla quale lavora già dal 1845. Finalmente arriva il successo, e con immensa soddisfazione del filosofo i complimenti più calorosi gli giungono proprio dall'amata Inghilterra.
[modifica] 1854
Esce a Francoforte la seconda edizione de La volontà nella natura. Si fa più stretta l'amicizia con l'avvocato e romanziere Wilhelm Gwinner, primo biografo del filosofo. Wagner gli fa avere il libretto della sua opera L'anello del Nibelungo: Schopenhauer, che tra i musicisti predilige Rossini, Mozart e Bellini, apprezza di Wagner più i versi che la musica.
[modifica] 1858
Schopenhauer ha adesso settant'anni. Alla morte dell'avvocato Martin Emder, uno degli amici più cari e suo esecutore testamentario, l'incarico passa a Gwinner, che da ora fino alla fine sarà la persona più vicina al filosofo. La schiera dei discepoli comincia ad infoltirsi: vi entrano a far parte il giornalista Otto Lindner, lo scrittore David Asher e il pittore Johann Karl Bähr. La sua vita è da tempo piuttosto ritirata: lunghe passeggiate solitarie o in compagnia del suo fedele cane Atma (= anima del mondo, in indi) (Schopenhauer, nella sua Eudemonologia, raccomanda almeno due ore di moto continuo e vivace al giorno, per meglio ossigenare tessuti e muscoli), pasti all'"Englischer Hof", molto lavoro e tante letture: legge con regolarità il Times, il Frankfurter Postzeitung, riviste scientifiche e letterarie tedesche, inglesi e francesi. In questo periodo scopre Giacomo Leopardi, immergendosi «con molto diletto» nella lettura delle Operette morali e dei Pensieri. La seconda edizione del Mondo si esaurisce.
[modifica] 1859
Terza edizione del Mondo. La giovane e bella scultrice Elisabeth Ney modella un busto di Schopenhauer.
[modifica] 1860
Dal mese di aprile si manifestano problemi di salute: difficoltà respiratorie e tachicardia. Il 9 settembre il filosofo si ammala di polmonite: frequenti sbocchi di sangue. Con Gwinner Schopenhauer si intrattiene parlando di politica e della questione dell'unità d'Italia. Il 21 settembre il grande filosofo muore. Viene seppellito cinque giorni dopo nel cimitero di Francoforte, alla presenza di pochi fedelissimi. Sulla pietra sepolcrale nessuna epigrafe, solo il suo nome: Arthur Schopenhauer.
[modifica] Le opere
- Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente (titolo originale: Über die vierfache Wurzel des Satzes vom zureichenden Grunde), 1813.
- Sulla vista e i colori (titolo originale: Über das Sehen und die Farben), 1816.
- Il mondo come volontà e rappresentazione (titolo originale: Die Welt als Wille und Vorstellung), 1818/1819, secondo volume, 1844.
- Sul volere nella natura (titolo originale: Über den Willen in der Natur), 1836.
- Sulla libertà del volere umano (titolo originale: Über die Freiheit des menschlichen Willens), 1839.
- Sul fondamento della morale (titolo originale: Über die Grundlage der Moral), 1840.
- Parerga e paralipomena (titolo originale: Parerga und Paralipomena), 1851.
- L'arte di ottenere Ragione (postumo).
- L'arte di invecchiare (postumo).
- L'arte di adulare le donne(postumo).
[modifica] Il pensiero
Per approfondire, vedi la voce Pensiero di Schopenhauer. |
[modifica] Influenze
Nella sua filosofia, Schopenhauer fu influenzato da vari autori:
- Platone: nella teoria delle "idee", forme eterne dell'Iperuranio
- Kant: Schopenhauer riprende i termini del problema kantiano del rapporto fra le cose come ci appaiono (fenomeno) e la cosa in sé (noumeno). Il fenomeno, ovvero le cose come ci appaiono che elaborate dalle forme a priori di spazio e tempo e dalla categoria di causalità (Kant ne aveva identificate 12 invece) da vita alla scienza è oggettivo ma non vero, perché offuscato dal 'velo di Maya, ovvero un velo che impedisce ai sensi di percepire la realtà. Le cose in sé, il noumeno è, a differenza di quanto diceva Kant, conoscibile, e consiste nella volontà di vivere, presente in ogni cosa dell'universo.
- Illuministi: Schopenhauer analizza il mondo da un punto di vista fisiologico, è critico e rifiuta l'Idealismo. In particolare riprende da Voltaire l'atteggiamento ironico e demistificatore nei confronti di religioni, credenze popolari e superstizioni.
- Romanticismo: riprende alcuni temi: l'irrazionalismo, il dolore, l'importanza (catartica) dell'arte e della musica. Richard Wagner, in particolare, modificò la sua concezione dopo aver letto Il mondo come volontà e rappresentazione, specie nel testo de L'anello del Nibelungo (la cessazione della volontà di vivere che accompagna il personaggio di Wotan), nel Parsifal e nel Tristano e Isotta. Nel Tristano, però, a torto si esagerò l'influenza del filosofo sul musicista.
- Spiritualità indiana: Schopenhauer la conosce attraverso Frederich Mayer; ammira molto la sapienza orientale, tanto da metterne il sapore nelle proprie opere: molte espressioni e immagini fanno parte del repertorio indiano. Allo stesso modo, il Parsifal di Wagner ne ricalca la medesima concezione buddhista.
- Riprende la teoria del Nirvana, che è un mondo dove l'uomo non desidera, che si raggiunge attraverso 3 momenti:
- giustizia, che ci porta a considerare la volontà di vivere come un'istanza collettiva e non individuale;
- compassione, che ci porta a superare l'eros per amare il prossimo condividendone il dolore, simile appunto al nostro;
- ascesi, che è uno stato di castità che ci serve per annullare il desiderio e raggiungere così il nirvana.
[modifica] Fenomeno e noumeno
[modifica] Il mondo come rappresentazione
Schopenhauer riprende da Kant i concetti di fenomeno e noumeno. Il fenomeno è il mondo come appare a noi mentre il noumeno è la cosa in sè, la realtà come veramente è. Il fenomeno per Schopenhauer è parvenza, illusione, sogno. Le forme a priori della nostra coscienza (spazio, tempo, causalità) alterano la realtà facendocela vedere in modo diverso da come essa veramente è. Il fenomeno è il prodotto della nostra coscienza. Per questo il filosofo tedesco afferma che il mondo è la mia rappresentazione. Ma al di la del velo di Maia illusorio del fenomeno c'è la cosa in se che l'uomo desidera conoscere. Proprio perché l'uomo sente questa necessità di conoscere il noumeno egli è un animale metafisico.
[modifica] Il mondo come volontà
Se fossimo solo rappresentazione non potremmo mai scoprire la cosa in se. Ma noi non siamo solo rappresentazione ma anche corpo, non ci guardiamo dal fuori ma ci viviamo da dentro godendo e soffrendo. Proprio questo ci permette di squarciare il velo del fenomeno e cogliere la cosa in se. Infatti ripiegandoci in noi stessi scopriamo che la radice noumenica del nostro io è la volontà: noi siamo volontà di vivere, un impulso irrazionale che ci spinge a vivere e a agire.
La volontà di vivere in realtà non è solo la radice noumenica del nostro io ma di tutta la realtà. Infatti la volontà di vivere si oggettivizza in tutta la realtà fenomenica: nelle cose inaminate, nelle piante, negli animali e nell'uomo (in cui raggiunge la massima consapevolezza). La volontà di vivere non si oggettiva solo nel fenomeno ma anche nelle idee che sono i modelli incorruttibili delle cose fenomeniche. La volontà di vivere essendo al di là del fenomeno è aspaziale, atemporale, incausata, senza fine e senza scopo.
La conseguenza dell'afinalità e dell'irrazionalità della volontà di vivere è l'insensatezza della vita di tutti gli esseri viventi. Noi cerchiamo di dare un senso alla nostra vita postulando l'esistenda di Dio, ma Dio non trova posto nel sistema filosofico di Schopenhauer. Al suo posto c'è la volontà di vivere che causa tutti i dolori e le sofferenze umane.
[modifica] Il pessimismo cosmico
La volontà di vivere causa la sofferenza cosmica di tutti gli esseri viventi, specialmente dell'uomo la cui maggiore razionalità lo fa soffrire di più rispetto agli animali (infatti a differenza degli animali sa di dover morire). Questo per due motivi:
- La volontà di vivere causa nell'uomo il desiderio. Però difficilmente i desideri si realizzano e la mancata realizzazione di un desiderio causa sofferenza. Il piacere, che è assenza di dolore, si ha quando un desiderio si realizza. Però è qualcosa di effimero perché ben presto, in mancanza di altri desideri, si tramuta in noia. La vita umana è quindi un altalenarsi di dolore e noia, passando per la sensazione effimera del piacere.
- La volontà di vivere causa anche la lotta per la sopravvivenza tra gli esseri viventi in cui solo il più forte riesce a sopravvivere. Nonostante tutti gli esseri viventi siano oggettivazioni di un unica volontà, si scannano tra di loro. Schopenhauer fa l'esempio delle formiche giganti dell'australia il cui capo e la cui coda si separano e iniziano a lottare tra di loro, scannandosi a vicenda.
Nonostante il suo pessimismo Schopenhauer rifiutava il suicidio. Questo per due motivi:
- Il suicidio non è una negazione della volontà di vivere ma piuttosto una sua affermazione, poiché il suicida vuole porre fine alla propria vita.
- Il suicidio è inutile poiché il suicida, suicidandosi, non elimina la volontà di vivere, ma solo una sua oggettivazione fenomenica; la volontà di vivere continuerà a oggettivarsi in miliardi di esseri viventi e cose inaminate.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Arthur Schopenhauer
- Wikiquote contiene citazioni di o su Arthur Schopenhauer
[modifica] Collegamenti esterni
- (DE) Schopenhauer Gesellschaft e.V.
- (DE, EN) Archivio schopenhaueriano dell'Università di Francoforte s.M.
- (DE, EN) Centro ricerche "Schopenhauer" dell'Università di Mainz
- (DE, EN) Link schopenhaueriani
- Portale Filosofia: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Filosofia