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Albert Einstein - Wikipedia

Albert Einstein

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

bussola Nota disambigua – Se stai cercando altre personalità o entità, vedi Einstein (disambigua).
« Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso. »
(da una lettera a Carl Seeling, 11 marzo 1952)
« La teoria è quando sai tutto e non funziona niente, la pratica è quando funziona tutto e non sai il perché. »
(Albert Einstein)
« Non posso credere che Dio giochi a dadi con l'universo. »
(critica alla meccanica quantistica da una lettera del 4 dicembre 1926 a Niels Bohr)
« Non preoccuparti delle difficoltà che incontri in matematica, ti posso assicurare che le mie sono ancora più grosse. »
(da una lettera ad un bambino)
« Un uomo è vecchio quando non ha più sogni, ma ha soltanto rimpianti. »
(Albert Einstein)
« Il mondo è quel disastro che vedete non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare. »
(Albert Einstein)
Albert Einstein
Medaglia del Premio Nobel Nobel per la fisica 1921

Albert Einstein (Ulma14 marzo 1879 – Princeton18 aprile 1955) è stato un fisico tedesco naturalizzato svizzero, e in seguito statunitense.

La grandezza di Einstein è stata nell'aver mutato per sempre, a soli 26 anni, il modello istituzionale di interpretazione del mondo fisico: nel 1905, l'anno ricordato come annus mirabilis, Einstein pubblica tre articoli a contenuto fortemente innovativo, riguardanti tre aree differenti della fisica

  • introduce il concetto corpuscolare di quanto di luce,
  • fornisce una valutazione quantitativa e l'ipotesi di aleatorietà del moto browniano,
  • espone la teoria della relatività speciale, che precede di qualche tempo quella della relatività generale.

Ricevette il Premio Nobel per la Fisica nel 1921 grazie alla sua spiegazione dell'effetto fotoelettrico e "per i suoi contributi alla fisica teorica".[1] Dopo la formulazione, nel novembre 1915, della teoria della Relatività generale la fama di Einstein dilagò in tutto il mondo. Era un successo insolito per uno scienziato e, durante gli ultimi anni della sua vita, la fama di Einstein non fece che aumentare, superando quella di qualunque altro scienziato della storia. Nella cultura popolare, il suo nome divenne ben presto sinonimo di intelligenza e di grande genio.

Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, fu un grande pensatore e attivista in molti altri ambiti (dalla filosofia alla politica). Per il suo complesso apporto alle scienze e alla fisica in particolare è indicato come uno dei più importanti studiosi del XX secolo.

La sua immagine rimane a tutt'oggi una delle più conosciute al mondo. Questa popolarità ha inoltre portato ad uso molto diffuso della sua immagine nel mondo della pubblicità, giungendo persino alla registrazione di "Albert Einstein" come marchio.

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] Gioventù e studi liceali

Albert Einstein nacque a Ulma nel Württemberg, in Germania; 100 km a est di Stoccarda. I suoi genitori erano Hermann Einstein, proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici, e Pauline Koch. Si sposarono a Stuttgart-Bad Cannstatt. La famiglia era ebrea (non-osservante). Albert frequentò una scuola elementare cattolica e, su insistenza della madre, gli furono impartite lezioni di violino.

All'età di cinque anni, suo padre gli mostrò una bussola tascabile, e Einstein realizzò che qualcosa nello spazio "vuoto" agiva sull'ago spostandolo in direzione del nord; descriverà in seguito quest'esperienza come una delle più rivelatorie della sua vita. Benché abbia sviluppato modelli e dispositivi meccanici per divertimento, il suo ingresso nel mondo della scienza ufficiale avvenne abbastanza tardi, forse a causa della dislessia o della semplice timidezza. Più tardi egli stesso attribuì lo sviluppo della teoria della relatività a questa sua lentezza, dicendo che pensando allo spazio e al tempo più tardi della maggior parte dei bambini, fu in grado di applicarvi uno sviluppo intellettuale maggiore. Un'altra, più recente, teoria riguardo il suo sviluppo mentale è che soffrisse della sindrome di Asperger, una condizione simile all'autismo.

Einstein studente
Disavventure scolastiche, secondo E. Segrè
"Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle scuole medie, trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco, e entrò in conflitto coi professori che da parte loro lo maltrattavano. [...] Rovesci di fortuna fecero emigrare la famiglia a Milano e Einstein, lasciato a Monaco a finire i suoi studi, si dette per malato e raggiunse i suoi in Italia. [...] Poi cercò di essere ammesso al Politecnico di Zurigo, ma non avendo la regolare licenza media fu rifiutato e non riuscì nemmeno a superare gli esami di ammissione, per quanto eccellesse in matematica e fisica. Andò allora per un anno a fare studi di riparazione al Gymnasium di Aarau [...] Finalmente, entrato al Politecnico di Zurigo, ..."
Emilio Segrè, Personaggi e scoperte nella fisica contemporanea, Edizioni scientifiche e tecniche (EST) Mondadori, 1997. ISSN 0303-2752

La circostanza, riferita da alcuni, fra i quali Emilio Segrè (v. a lato), che il suo profitto in matematica fosse scarso, è contestata. Nell'agosto 1886 infatti Pauline riferì alla madre l'ottimo profitto scolastico: "Ieri Albert ha ricevuto la pagella, che era brillante; è di nuovo il primo della classe"[2]. Einstein cominciò a studiare matematica insieme a un amico di famiglia, Max Talmud,[3] che gli procurò testi scientifici come gli Elementi di Euclide ma anche filosofici come la Critica della ragion pura di Kant. All'età di dieci anni iniziò a frequentare il Luitpold Gymnasium ma si rivelò ben presto insofferente al rigido ambiente scolastico, seppur riportando comunque buoni voti sia in matematica che in latino[4].

Suo zio Jakob, inoltre, lo metteva spesso alla prova con problemi matematici che risolveva brillantemente "provando un profondo senso di felicità"[5].

A causa dei continui problemi economici la famiglia Einstein dovette trasferirsi spesso, sin da quando il piccolo Albert non aveva nemmeno due mesi di vita; prima a Monaco, poi nel 1894 a Pavia, in Italia, dove scrisse il suo primo articolo scientifico, e, due anni dopo a Berna, in Svizzera. Quando la sua famiglia si trasferì in Italia Einstein, quindicenne, restò in Germania per proseguire gli studi ma presto li abbandonò invece di diplomarsi e seguì la sua famiglia.

Il suo fallimento all'esame d'ingresso presso il Politecnico di Zurigo (autunno 1895) fu una dura battuta d'arresto; fu mandato dalla sua famiglia a Aarau, in Svizzera, per concludere gli studi superiori, dove ricevette il diploma nel 1896. Qui, all'età di diciassette anni rinunciò definitivamente alla cittadinanza tedesca. Nell'ottobre dello stesso anno superò l'esame di ammissione al Politecnico di Zurigo, vi si iscrisse e vi concluse i suoi studi con un esame ad agosto del 1900.

Nel 1898, Einstein incontrò e si innamorò di Mileva Marić, una sua compagna di studi serba (amica di Nikola Tesla). Mileva era l'unica donna ammessa a frequentare il Politecnico Federale svizzero e fu presentata da Tesla ad Einstein. Nel 1900 gli fu garantito un diploma da insegnante dall'Eidgenössische Technische Hochschule e fu accettato come cittadino svizzero nel 1901.[6] In questo periodo Einstein discuteva dei suoi interessi scientifici con un ristretto gruppo di amici, inclusa Mileva. Lui e Mileva ebbero una figlia, Lieserl, nata nel gennaio 1902. I loro genitori erano contrari ad un loro matrimonio e considerarono la piccola Lieserl una figlia illegittima. La bambina morì di scarlattina.

Quel parto illegittimo compromise gli studi della giovane e promettente Mileva, che pure volontariamente decise di sacrificarsi per la famiglia e la carriera accademica di Albert. Nel 1903, Albert e Mileva si sposarono in Municipio ed in seguito Mileva diede alla luce altri due figli: Hans Albert (1904) e Eduard (1910).

Dopo il diploma Einstein trovò un lavoro all'ufficio brevetti di Berna. Insieme al suo amico Michele Besso fondò un gruppo di discussione chiamato "Accademia Olimpia" dove Einstein discuteva con i suoi amici di scienza e filosofia.

Il 15 Gennaio 1906 Einstein ottenne il dottorato.

[modifica] Teoria della relatività generale

L'eclissi del 1919 che verificò la veridicità della teoria della relatività generale
L'eclissi del 1919 che verificò la veridicità della teoria della relatività generale

Il 1915 è un anno importante per la fisica teorica: in tale anno infatti, Einstein propose una teoria relativistica della gravitazione, indicata come Relatività generale, che descriveva le proprietà dello spazio-tempo a 4 dimensioni. In tale teoria si concludeva che i sistemi inerziali potevano avere senso solo in assenza di campi gravitazionali. Nonostante sia meno universalmente conosciuta e compresa, per le difficoltà del modello matematico usato per la descrizione, la relatività generale è una teoria molto più rivoluzionaria di quella ristretta, in quanto criticava alla base schemi universalmente accettati.

Inizialmente gli scienziati erano scettici perché la teoria derivava da ragionamenti matematici e analisi razionali, non da esperimenti o osservazioni. Ma nel 1919 le predizioni fatte dalla teoria furono confermate dalle misurazioni di Arthur Eddington durante un'eclissi solare, che verificarono che la luce emanata da una stella era deviata dalla gravità del Sole quando passava vicino ad esso. Le osservazioni furono effettuate il 29 maggio 1919 in due posti diversi, rispettivamente in Sobral, che si trova in Brasile, e nell'isola di Principe.

« Max Planck non capiva nulla di fisica perché durante l'eclissi del 1919, è rimasto in piedi tutta la notte per vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito davvero la teoria avrebbe fatto come me e sarebbe andato a letto »
(Archivio Einstein 14-459)

Nel 1917 mostrò il legame esistente tra la legge di Bohr e la formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero. Nello stesso anno introdusse la nozione di emissione stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla concezione del laser.

[modifica] Nobel nel 1921

Refrigeratore
Refrigeratore
Einstein e Bohr
Einstein e Bohr

Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica (anche se diede la Nobel lecture nel 1922 essendo stato in viaggio in Giappone l'anno precedente) per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto fotoelettrico. In quegli anni Einstein cominciò a dedicarsi alla ricerca di teorie del campo unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine, assieme ai tentativi di spiegazioni alternative dei fenomeni quantistici: infatti, la sua concezione del mondo fisico mal si conciliava con le interpretazioni probabilistiche della meccanica quantistica.

Si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa.

Infatti quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'università di Princeton. Nel 1933 i Nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati, e durante gli anni trenta fu condotta una campagna dai premi Nobel Philipp Lenard e Johannes Stark che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebrea", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana". Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e restò negli USA fino alla morte. All'Institute for Advanced Studies a Princeton proseguì con le sue ricerche, studiando anche alcuni problemi cosmologici e le probabilità delle transizioni atomiche.

Diventò cittadino Americano nel 1940. Einstein nei suoi ultimi anni di vita tentò di unificare le forze fondamentali allora note, cioè la gravità e l'elettromagnetismo ignorando dell'esistenza della forza nucleare debole e della forza nucleare forte che verranno scoperte solo dopo la sua morte. Nel 1950 descrisse la sua teoria, poi rivelatasi parzialmente errata, in un articolo della rivista Scientific American.

Morì a Princeton nel 1955.

I vari lavori di Einstein operarono una rivoluzione di tale portata da poter essere paragonata solo con quella di Isaac Newton. La sua onestà scientifica si esplicitò nel dare impulso alla meccanica quantistica, tramite lo studio sull'effetto fotoelettrico, anche se non fu mai convinto del significato di quella teoria (famosa è la sua frase in polemica con Niels Bohr secondo cui Dio non gioca a dadi), non potendone accettare l'aspetto probabilistico. Tuttavia il campo in cui si applicò non riguarda solamente la relatività e gli studi ad essa collegati; vi è una parte della personalità di Einstein collegata ad un senso più pratico della scienza. Nel 1929 infatti lavorò assieme a Leo Szilard ad un prototipo di macchina refrigerante ad assorbimento diffusione realizzando un brevetto innovativo di un refrigeratore funzionante solo con una miscela di acqua e ammoniaca senza parti in movimento e con consumi elettrici bassissimi. Il brevetto non fu commercializzato perché fu soppiantato commercialmente dal brevetto Servel-Electrolux per gli attuali frigoriferi che noi tutti usiamo.

[modifica] Pensiero

[modifica] Einstein filosofo

Alla figura dello scienziato si affianca quella non meno importante di uomo calato nel suo tempo e di filosofo. Quanto era intransigente come scienziato, così lo fu come persona; nel 1913 rifiutò di firmare un manifesto a favore della guerra che gli veniva proposto da un buon numero di scienziati tedeschi.

Nel 1939, su sollecitazione di Leo Szilard, scrisse al presidente Roosevelt per sostenere l'opportunità che gli USA costruissero la bomba atomica, preoccupato della possibilità che il regime nazista potesse dotarsi per primo di quella terribile arma; successivamente invece non fu ascoltato quando nel 1945 si oppose al lancio della stessa bomba sul Giappone.

« Ci sono due cose infinite nell'universo: l'universo e la stupidità umana, e della prima non ne sono sicuro [...] Se dovessi rinascere, farei l'idraulico. »
(Albert Einstein, commentando la notizia del bombardamento atomico di Hiroshima.)

Fece poi sempre parte dei movimenti anti-nucleari americani anche se aveva contribuito alla realizzazione degli armamenti nucleari stessi.

[modifica] Visione politica

« Credo che le idee di Gandhi siano state, tra quelle di tutti gli uomini politici del nostro tempo, le più illuminate. Noi dovremmo sforzarci di agire secondo il suo insegnamento, rifiutando la violenza e lo scontro per promuovere la nostra causa, e non partecipando a ciò che la nostra coscienza ritiene ingiusto. »
(L'autorevolezza di Einstein si fece sentire non solo nel campo della fisica, ma anche in ambito sociale, politico e culturale, in particolare sul tema della non violenza di Gandhi.)

Einstein si considerò sempre un pacifista [1] ed un umanista [2], e negli ultimi anni della sua vita, anche socialista e accusato di essere comunista. Descrivendo il Mahatma Gandhi, Albert Einstein disse «Le future generazioni difficilmente potranno credere che qualcuno come lui sia stato sulla terra in carne ed ossa». «Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo, ci ha indicato la strada da percorrere. Egli ci ha mostrato di quali sacrifici l'uomo sia capace una volta che abbia scoperto il cammino giusto». «Dovremmo sforzarci di fare le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per combattere per la nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che crediamo sia sbagliato». Le opinioni di Einstein su altri argomenti, come il socialismo, il maccartismo ed il razzismo, furono male interpretate e la sua figura risultò molto controversa negli Stati Uniti di quegli anni (vedi il paragrafo Einstein e il socialismo). Einstein fu inoltre co-fondatore del liberale Partito Democratico Tedesco.

L'FBI raccolse un fascicolo di 1427 pagine sulla sua attività e raccomandò che gli fosse impedito di emigrare negli Stati Uniti secondo lo Alien Exclusion Act, aggiungendo che, insieme ad altri addebiti, Einstein credeva, consigliava, difendeva o insegnava una dottrina che, in senso legale, era stata ritenuta dai tribunali, in altri casi, «capace di permettere all'anarchia di progredire indisturbata» e che portava a «un governo solo di nome». Aggiunse anche che Einstein «era stato membro, sostenitore o affiliato a 34 movimenti comunisti tra il 1937 ed il 1954» e che «inoltre lavorò come presidente onorario in tre organizzazioni comuniste»[[7].

Einstein si oppose ai governi dittatoriali e per questo motivo (e per le sue origini ebraiche) si oppose al regime nazista e abbandonò la Germania subito dopo la presa del potere da parte del partito nazista. In principio fu favorevole alla costruzione della bomba atomica al fine di prevenirne la costruzione da parte di Hitler e per questo scrisse anche una lettera [3] (del 2 agosto del 1939 probabilmente scritta da Leo Szilard) al presidente Roosevelt incoraggiandolo ad iniziare un programma di ricerca per creare delle armi atomiche. Roosevelt rispose creando un comitato per studiare la possibilità di usare l'uranio come arma nucleare. Successivamente il Progetto Manhattan assorbì tale comitato.

Tuttavia, dopo la guerra, Einstein fece pressioni per il disarmo nucleare e per l'istituzione di un governo mondiale. Affermò: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra mondiale ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre». Einstein non fu un sostenitore del sionismo anche se sostenne l'insediamento ebraico nell'antica sede del giudaismo e fu attivo nell'istituzione dell'università ebraica di Gerusalemme, in cui pubblicò (1930) un volume intitolato About Zionism: Discorsi e Conferenze del Professor Albert Einstein, e a cui donò i suoi scritti. D'altra parte si oppose al nazionalismo ed espresse scetticismo rispetto alla soluzione di uno stato-nazione ebraico. Infatti immaginava che gli ebrei e gli arabi non potessero vivere in pace nello stesso territorio. Insieme ad altri intellettuali ebrei (tra cui Hannah Arendt) il 4 dicembre 1948 scrisse una lettera al New York Times [4] in cui veniva fortemente criticata la visita negli Stati Uniti di Menachem Begin, definendo i metodi e l'ideologia del suo partito "Tnuat Haherut" (formato dopo lo scioglimento ufficiale dell'Irgun) come ispirati a quelli dei partiti fascisti. In tarda età (1952) gli fu offerto il posto di secondo capo di stato del nuovo stato di Israele ma declinò l'invito con la giustificazione di non avere le capacità necessarie.

Einstein, insieme ad Albert Schweitzer ed a Bertrand Russell, combatté contro i test e le sperimentazioni militari della bomba atomica.

Insieme a Russell firmò il Manifesto Russell-Einstein che dette vita alla Conferenza di Pugwash per la Scienza e gli Interessi del Mondo.

[modifica] La visione religiosa

La religiosità di Einstein era molto profonda e complessa, certamente non di tipo comune, e subì alcune variazioni nel corso degli anni. Benché di famiglia ebraica, Einstein non credeva negli aspetti strettamente religiosi dell'ebraismo ma considerava se stesso ebreo da un punto di vista culturale. Einstein fu socio onorario della Rationalist Press Association sin dal 1934.

Rifiutava nel complesso l'idea di un Dio personale (ritenendola una forma di antropomorfismo), come testimonia una lettera personale nel 1954, dove scriveva:

« Io non credo in un Dio personale e non l'ho mai negato, anzi, ho sempre espresso le mie convinzioni chiaramente. Se qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia sconfinata ammirazione per la struttura del mondo che la scienza ha fin qui potuto rivelare. »

E ancora, sulla morte:

« Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o che sia dotato di una volontà simile alla nostra. E neppure riesco né voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica; lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di simili pensieri. Sono appagato dal mistero dell'eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte, sia pur minuscola, della Ragione che si manifesta nella Natura. »

Einstein in una sua lettera manoscritta datata 3 gennaio 1954 (quindici mesi prima della morte) indirizzata al filosofo Eric Kudkind, che gli aveva inviato una copia di un suo libro sulla Bibbia, scriveva che:

«  … Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un’incarnazione delle superstizioni più infantili …  »

Questa importante missiva [5], acquistata all’asta nel 1955 da un privato e rimasta finora sconosciuta [6], è stata venduta a Londra il 15 maggio 2008 per 214.000 Euro dalla casa d'aste 'Bloomsbury'. [7]. [8][9][10]

Ma Einstein non era affatto ateo, e nemmeno deista. Era affascinato dal panteismo di Spinoza ("Io credo nel Dio di Spinoza che si rivela nella ordinaria armonia di ciò che esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani."), ma rifiutava l'etichetta di panteista (a differenza di Spinoza, Einstein aveva una concezione trascendente di Dio). Possiamo dire, con le sue parole, che Einstein credeva in un Dio sovra-personale ("ausserpersönlichen"), presente nella natura (senza identificarsi con essa) in modo misterioso. Fu accusato di ateismo e ne soffrì molto, tanto che in un'occasione fu indotto al pianto dalle accuse ricevute. Sebbene ebreo, ammirava molto la figura storica di Gesù.

« Una volta in risposta alla domanda: «Lei crede nel Dio di Spinoza?», Einstein rispose così: «Non posso rispondere con un semplice si o no. Io non sono ateo e non penso di potermi chiamare panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni. Mi affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il suo contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e non come due cose separate (Brian, 1996, p. 127). »

(D.Brian, Einstein a life, Wiley, New York 1996).

Si veda anche: A.Einstein, Come io vedo il mondo. A.Einstein, Pensieri, idee, opinioni (1934-1950)


[modifica] Einstein e il socialismo

Nell'articolo del 1949 "perché il socialismo?", Albert Einstein descrisse l'anarchia economica della società capitalistica moderna come fonte di un male da superare. Egli era contrario ai regimi totalitari dell'Unione Sovietica e di altri paesi, ma era favorevole ad un socialismo democratico che combinasse un'economia pianificata con un profondo rispetto per i diritti umani. Difatti per Einstein il vero scopo del socialismo era precisamente di superare e andare al di là della "fase predatoria dello sviluppo umano" per anticipare un modello di società nuovo che conciliasse il benessere del singolo individuo con quello della comunità intera.

[modifica] Curiosità

La personalità eccentrica di Einstein lo ha legato a numerosissime curiosità e aneddoti; tuttavia molti degli aneddoti e delle citazioni a lui attribuite sono falsi oppure sono stati romanzati a tal punto da non aver più nessun contatto con i fatti reali. Di seguito sono riportate alcune delle curiosità più significative.


  • Einstein divenne vegetariano e astemio negli ultimi anni della sua vita.
  • Poiché la sua famiglia visse per alcuni anni in Italia, Einstein parlava un discreto italiano.
  • Durante la sua permanenza a Princeton negli anni cinquanta Einstein strinse amicizia con il matematico Kurt Gödel. Pur avendo un temperamento estremamente diverso da lui, Einstein amava poter parlare nella propria lingua madre.
  • Einstein aveva cinque completi tutti uguali ma puliti, così diceva lui, "non sprecava tempo a pensare a cosa indossare"[citazione necessaria].
  • Ad Einstein è dedicato un asteroide: 2001 Einstein.
  • Un cratere lunare prende il nome da Einstein.
  • Ad Einstein è dedicato un premio, la Medaglia Albert Einstein, che dal 1979 viene conferita al fisico che si sia particolarmente distinto nel suo ambito di ricerca.
  • Era apolide (dopo che fu privato della cittadinanza tedesca).
  • Einstein era mancino.
  • Quando Einstein espatriò negli Stati Uniti gli fu chiesto di dichiarare la sua razza d'appartenenza; a questa domanda il fisico rispose "umana"[citazione necessaria].
  • Ad Einstein è dedicato anche un elemento chimico, l'einstenio.

Una citazione probabilmente apocrifa[11], sulla sua esperienza in Germania nel primo dopoguerra, fra rivoluzione repressa e vittoria del nazismo, è la seguente:

« Essendo un amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle università sapendo che queste si erano sempre vantate della loro devozione alla causa della verità. Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani che in ardenti editoriali proclamavano il loro amore per la libertà. Ma anche loro, come le università vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Io non ho mai provato nessun interesse particolare per la Chiesa prima, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che io una volta disprezzavo, ora lodo incondizionatamente. »
(Dichiarazione di Albert Einstein pubblicata da Time magazine, 23 dicembre 1940, pag. 40)
  • Prima di morire Einstein espresse il desiderio di mettere il proprio corpo a disposizione della scienza, senza tuttavia mettere la cosa per iscritto. Dopo la sua morte, Thomas Harvey, il patologo che effettuò l'autopsia, di propria iniziativa, rimosse il cervello e lo conservò a casa propria per circa 30 anni in un barattolo sottovuoto. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, acconsentirono a che il cervello fosse sezionato in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori. La parte più grossa del cervello è in consegna all'ospedale di Princeton.

[modifica] Note

  1. ^ Nobel Foundation. The Nobel Prize in Physics 1921. URL consultato il 2007-03-06.
  2. ^ Pauline Einstein, lettera a Jette Koch, 1 agosto 1886. Riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p53
  3. ^ Dudley Herschbach, "Einstein as a Student," Department of Chemistry and Chemical Biology, Harvard University, Cambridge, MA, USA, page 3, web: HarvardChem-Einstein-PDF
  4. ^ Ph. Hausel München Merkur, 14 marzo 1979. Riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p54
  5. ^ M. Einstein Biografia p14 - Biografia su Albert Einstein scritta dalla sorella, terminata nel 1924; riportata su Sottile è il signore... La scienza e la vita di Albert Einstein di Abraham Pais, p54
  6. ^ Einstein's nationalities at einstein-website.de. URL consultato il 4 October 2006.
  7. ^ http://foia.fbi.gov/foiaindex/einstein.htm
  8. ^ James Randerson. "Childish superstition: Einstein's letter makes view of religion relatively clear", 'The Guardian', 2008-05-13. URL consultato il 2008-05-13.
  9. ^ Stephen Adams. "Albert Einstein letter shows disdain for religion", 'Daily Telegraph', 2008-05-13. URL consultato il 2008-05-13.
  10. ^ "What he Wrote — An abridgement of the letter from Albert Einstein to Eric Gutkind from Princeton in January 1954, translated from German by Joan Stambaugh.", 'The Guardian', 2008-05-13. URL consultato il 2008-05-13.
  11. ^ Sembra che Einstein avesse semplicemente affermato che ben pochi intellettuali, tranne qualche uomo di chiesa, si fosse preoccupato della limitazione delle libertà individuali e intellettuali, e che questa affermazione venne ingigantita. Vedi en.wikiquote

[modifica] Bibliografia

  • Abraham Pais, Einstein è vissuto qui, Bollati Boringhieri, Torino, 1994, ISBN 8833909549.
  • A. Einstein, Autobiografia scientifica, Universale Scientifica Boringhieri
  • A. Einstein, Significato della relatività, Boringhieri, Torino, 1959 - The meaning of Relativity, Princeton University Press, Princeton, 1955
  • W. Pauli, Teoria della relatività, Boringhieri, Torino, 1958 - Theory of Relativity, Pergamon Press, Londra, 1958
  • D. Brian, Einstein a life, Wiley, New York 1996.
  • A. Einstein, Come io vedo il mondo
  • A. Einstein, Pensieri, idee, opinioni (1934-1950)
  • Jeremy Bernstein, Einstein, il Mulino, ISBN 978-88-15-09676-0

[modifica] Altri progetti

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