Acri
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Acri | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Calabria | ||||||||
Provincia: | Cosenza | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 720 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 202,04 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 105 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | 159 frazioni e località, tra le quali: Acqua di Fico, Bellucci, Canaletta, Casalinella, Ceraco, Ceracò, Chimento, Cocozello, Corneto, Croce di Greca, Croce Don Paolo, Cuore di Maria, Cuta, Duglia, Ferrante d'Aragona, Foresta, Gallone Pane, Gioia, La Mucone, La Mucone Sottano, Manca e Galera, Milano, Mischinella, Monsignore, Montagnola, Ordichetto, Pagania, Pagania del Vallone, Pantadia, Pantalea, Pantano d'Olmo, Pantano il Melo, Pantano Soprano, Pantano Sottano, Pastamolla, Petramorella, Piana di Caruso, Pietremarine, Pinitello, Policaretto, Pozzometro, Pucchio, Salice, San Giacomo d'Acri, San Lorenzo, San Martino, Sant'Adriano, Sant'Angelo d'Acri, Santa Maria la Fiumara, Santo Zaccheria, Serra di Cristo, Schito, Serra di Vuda, Serralonga, Settarie, Sorbo, Vallone Cupo, Vallone il Melo, Vallone il Pero, Vallone U Midu, Vagno, Vammana, Vupo | ||||||||
Comuni contigui: | Bisignano, Celico, Corigliano Calabro, Longobucco, Luzzi, Rose, San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone, San Giorgio Albanese, Santa Sofia d'Epiro, Vaccarizzo Albanese | ||||||||
CAP: | 87041 | ||||||||
Pref. tel: | 0984 | ||||||||
Codice ISTAT: | 078003 | ||||||||
Codice catasto: | A053 | ||||||||
Nome abitanti: | acresi, acritani | ||||||||
Santo patrono: | Beato Angelo d'Acri | ||||||||
Giorno festivo: | 30 ottobre | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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« Bella la patria mia coi i suoi vigneti, / col suo vecchio Castello e suoi torrenti; / limpide son le sue fontane, e i venti / sospirano di amor per gli uliveti. / Di monti coronata e di querceti, / sfido l'ira dei nembi e dei potenti; / culla di forti,di impavidi ed ardenti / di martiri, di santi e di poeti. » | |
(Antonio Iulia)
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Acri è un comune di 21.362 abitanti in provincia di Cosenza, ai piedi della Sila e della montagna della Noce, la città è situata a 720 m s.l.m., il suo territorio si estende per oltre 20.000 ettari.
Indice |
[modifica] Geografia
Ad Acri si giunge dalla media valle del Crati, la strada dopo un breve tratto pianeggiante, va in salita tra campagne coltivate con uliveti per raggiungere la vallata del Crati.
La parte più consistente del territorio comunale è dominata dalla Sila Greca. L'altra parte del territorio si restringe sui costoni della Presila e lungo tutta la vallata del Mucone e del Chàlamo, i maggiori affluenti del Crati.
La città si presenta estesa su tre colli; il borgo antico è Padìa con la torre civica detta rocca dei Bruzi e la chiesa matrice di Santa Maria Maggiore), i quartieri di Picitti (quartiere dei greci) e Odivella si inerpicano fino alla cima dell'antico castello, fortezza posta a guardia della profonda valle dei fiumi Mucone e Chalamo.
Il clima è caratterizzato da inverni abbastanza rigidi, con possibilità di precipitazioni a carattere nevoso, mentre le estati sono in genere calde e soleggiate.
Il paesaggio presenta una grande quantità floreale e di essenze arboricole, e a pochi chilometri i boschi di castagno lasciano il posto alle foreste di pino silvestre, pino mugo e pino nero calabro e lungo le strade in primavera infiorescenze di ginestra italica, malva selvatica, e di erica.
[modifica] Fiumi, sorgenti e fontane
Il territorio è solcato da due fiumi maggiori: il Mucone e il Chalamo e quattro fiumi piu piccoli di una certa lunghezza: il Cieracò, il Duglia (detto fiume degli schiavi) affluente del Crati (km 51,59), il San Martino, il Coriglianeto che sbocca nel mare Ionio, nel 1400 chiamato (Lucifero), il Chàdamia, il Trionto, antico (Trantes o Taetris), il Galatrella (km 42,47) nel medioevo (Garlathio), ed molte altre fiumare minori.
Il territorio di Acri è ricco di acque potabili, non a caso veniva chiamata dai Romani Idrusia, e cioè "La città delle acque", la città è tuttora caratterizzata da diverse fontane disseminate su tutto il territorio. Fra queste le più antiche sono la Fonte del Rinfresco e la Fonte di Pompio, oltre a due fontane antichissime del popoloso quartiere San Domenico, la fonte del Rinfresco è ubicata nei pressi dell'antico borgo della Judeica, si ritiene realizzata proprio dai Giudei, intorno all'anno 1000 dove nei pressi prima era situato l'antico quartiere ebraico; la seconda è soprannominata dal popolo "Gnesa", nella tradizione popolare si racconta che una bella fanciulla di nome Agnese, di cui era ammirato il fondo schiena, spinta dalla curiosità volle specchiarsi, non avendo lo specchio pensò di farlo nelle limpidissime acque della fontana alzandosi le vesti, da allora l'acqua della fontana venne ritenuta più limpida perché la giovinetta vi aveva "lasciato le sue grazie", in realtà nel passato più remoto quelle erano acque lustrali ed erano sacre a Hermes Psicopompo.
Le rimanenti due fontane sono poste a poca distanza l'una d'altra in un luogo che in antichità era una via importante di comunicazione, via Roma (antica via San Domenico) situata pressi del complesso conventuale della chiesa di San Domenico e del palazzo fortezza attuale sede della Comunità Montana Destra Crati, sulla dorsale destra e sinistra del fiume Chalamo, presenta una lapide marmorea del 1700 posta dai sindaci reggenti che ne dichiaravano le virtù curative per gli ammalati e gli animali e la realizzazione del nuovo ponte sul fiume Mucone, per permettere i carriaggi l'attraversamento, nei lunghi mesi invernali quando il fiume era impraticabile. Un'altra fonte è quella di Turritano, (luogo della torre) che sgorga dalla montagna di Serra di Buda, di rilievo anche la fontana detta "dell'Acqua nova" o dell'Annunziata, perché posta nelle vicinanze della chiesa dell'Annunciazione, questa fontana fu realizzata nel 1889.
Tutto l'altopiano della Sila Greca fu definito dal poeta e storico Norman Douglas "il granaio della Calabria"; oggi è in buona parte disseminato di boschi di conifere e la brulla pianura è cosparsa da corsi d'acqua.
Risalendo questa zona si raggiunge una vetta conosciuta con il nome di Scangiamoneta, ed ancora più in alto si può raggiungere quota 1.481 metri, giungendo così alla cima del monte Paleparto (in antico Palepatos), un luogo di grande bellezza naturalistica che spazia su paesaggi montani fra i più belli di Calabria fra i più incontaminati d'Italia.
[modifica] Stemma
Il simbolo araldico della città di Acri, sono tre monti, sormontati da tre stelle, con la dicitura, "Acrae,Tri Vertex, Montis Fertilis, U.A. (Universitas Acrensis).
[modifica] Storia
Per approfondire, vedi le voci Storia di Acri e Pandosia Bruzia. |
Recenti ritrovamenti archeologici permettono di far risalire l'origine dei primi insediamenti urbani nel territorio di Acri all'Eneolitico, o quantomeno all'epoca precedente la colonizzazione ellenica del Meridione. Controverso è, tuttavia, se Acri sia identificabile con le più tarde, antiche città greche di Acheruntia o di Pandosia.
Edificata su colli impervi in prossimità del confine orientale dell'altipiano della Sila, Acri, al pari di molte località montane italiane, ha lungamente sofferto delle cattive comunicazioni con i principali centri delle zone di pianura. Questa condizione di millenario isolamento, interrotta definitivamente soltanto con l'avvento del trasporto su rotaia prima, e dell'automobile poi, ha relegato Acri in un ruolo di secondo piano nella vita politica ed amministrativa della regione circostante, malgrado il numero elevato di abitanti e la ricchezza ed ampiezza del territorio silano, ricco di legname e di risorse minerarie.
Per tale ragione, la storiografia ha trattato di Acri solo marginalmente ed in rare occasioni. La principale di esse è rappresentata dalle guerre dinastiche, di successione, dalle congiure e rivolte che insanguinarono il Regno di Napoli per oltre un secolo, dalla fine del trecento agli inizi del cinquecento, e che segnarono la fine della sua autonomia ed indipendenza politica col passaggio dalla dinastia angioina a quella aragonese, e, successivamente, a quella asburgica. Con riferimento a tale, travagliato periodo, Acri viene menzionata dal celebre storico ed umanista Giovanni Pontano nella sua opera in sei libri, scritta in latino, "De Bello Neapolitano", che narra della guerra combattuta tra il 1458 ed il 1465 tra re Ferrante I, della dinastia aragonese ed alcuni potenti feudatari che gli si erano ribellati, fautori del partito angioino.
Pontano narra dell'assedio di Acri, avvenuto tra il 1461 ed il 1462, da parte delle truppe aragonesi comandate da Tommaso (Maso) Barrese. Questi, dopo aver occupato facilmente la vicina città di Bisignano, scarsamente difendibile per via della sua posizione prossima alla pianura della Valle del Crati, si era diretto alla volta di Acri, nella cui rocca, eretta sulla sommità del ripido colle di Padia, si era rifugiato il capitano angioino Battista Grimaldi.
Prima della diffusione dell'uso delle artiglierie, un castello come quello di Acri costituiva, per milizie e bande scarsamente dotate di macchine ossidionali, composte da un'alta aliquota di cavalleria e da un numero limitato di fanti, un ostacolo difficilmente superabile se non a prezzo di un assedio molto lungo, essenzialmente basato sul blocco e la successiva presa per inedia e sfinimento degli avversari. Pontano racconta, tuttavia, come Barrese sia riuscito ad avere la meglio sui difensori in tempi brevissimi, grazie alla conoscenza dei luoghi da parte di un fuoriuscito, tal Milano o Melano, che guidò gli aragonesi, nottetempo, a sopraffare un posto di guardia tenuto da un certo Gatto, comandante di una "centuria" degli assediati. Alla cruenta lotta nel buio, nel corso della quale Grimaldi ed i suoi si diedero alla fuga, abbandonando i cittadini acresi al massacro, fece seguito il supplizio di Niccolò Chiancioffo o Clancioffo, notabile locale e capitano del castello che il Barrese fece segare vivo in due. Scrive il Pontano nel "De bello neapolitano libro II"..elogiando il valore dei cittadini e l'importanza della città:
« ..eo expugnato oppido,nihil sibi relicuulum futurum.. » |
e ancora descrivendo Niccòlo Glancioffo scrive:
« ..ferra per dorsum lumbosque adacta,medius secatur,rarum profectto ac pene inexcorgitatum saevitiae genus ac supplicii exemplus.. » |
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Si deve, forse, proprio a questo esempio di particolare crudeltà, se il grande storico delle guerre napoletane si sia soffermato sull'assedio di Acri e su un episodio, tutto sommato, minore, tra quelli che hanno caratterizzato le lotte civili quattrocentesche nel Regno di Napoli. È peraltro utile ricordare che il fratello di Maso Barrese, Giovanni, appena pochi mesi prima del supplizio inferto a Chiancioffo, era stato altrettanto crudelmente ucciso dai fautori del partito angioino sulla piazza della cattedrale di Cosenza. L'esecuzione di Niccòlo Chiancioffo avvenne, quindi, per ritorsione, secondo lo schema di vendette e rappresaglie tipico delle guerre civili.
Dopo l'esecuzione di Chiancioffo e la cacciata degli angioini, Acri passò sotto il controllo del partito aragonese, localmente capeggiato dai conti Salvidio: Carlo, Troiano, Placido e Sebastiano Salvidio, esponenti di una famiglia acrese di rilievo. Costoro, a seguito dell'invasione del Regno di Napoli da parte di Carlo VIII (come si evince dai privilegi loro concessi da re Federico d'Aragona, nel 1497) si erano posti al seguito di Consalvo di Cordova, capitano generale dell'esercito aragonese. Dopo avere per qualche tempo presidiato Cerchiara e Casal Nuovo, i Salvidio, all'avanzare dei francesi, si chiusero nella rocca di Acri. L'assedio avvenne nel 1496 e fu di breve durata, perché le mura dell'antico castello erano in parte state smantellate nel 1462, molti quartieri distrutti (quali Parrieti, Castello e San Nicola) e la popolazione decimata, inoltre le truppe di Carlo VIII disponevano di artiglieria. Una volta catturati, Carlo e Troiano vennero gettati in prigione, donde uscirono solo al ritirarsi delle truppe francesi, di lì a qualche mese. Sebastiano e Placido furono invece uccisi. Stando al cronachista locale, Raffaele Capalbo, che scrive dell'episodio ai primi del XX secolo con una prosa confusa e priva di riferimenti precisi, i loro corpi, smembrati, sarebbero stati posti a marcire nel letame. Mentre la città che non volle arrendersi alle truppe francesi venne di nuovo saccheggiata e in parte distrutta.
Dopo la fine della dominazione spagnola, Acri visse un periodo di stabilità che durò fino alla fine del 1700, quando il fermento dell'ideale della rivoluzione francese e napoletana, portò uno spirito nuovo che venne profondamente recepito dalla popolazione. Nel 1799 fu una delle prime città in Calabria ad istruire una municipalità repubblicana, ma nel marzo del 1799 le armate al seguito del Cardinale Fabrizio Ruffo irruppero nella città restaurando lo "status quo ante".
Dopo questo episodio, Acri ripiomba nell'oblio da parte della storiografia maggiore.
[modifica] Luoghi d'interesse
Per approfondire, vedi le voci Chiese di Acri, Castello di Acri e Palazzi di Acri. |
[modifica] Economia
Nel territorio di Acri si coltivano l'ulivo, il castagno, il noce, il ciliegio, il nocciolo, la vite e nella zona silana il melo, il pero, il susino, il ciliegio selvatico (amarello), il grano, il mais, la patata.Fiore all'occhiello del territorio e la produzione di salumi di ogni genere di cui Acri vanta una esperienza millenaria. Fiorenti sono le attività artigianali, e sono presenti sul territorio delle aziende industriali di media e piccole dimensioni.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Amministrazione
Sindaco: Elio Coschignano (Centro-Sinistra) dal 03/04/2005
Centralino del comune: 0984 914111
[modifica] Personaggi illustri
Per approfondire, vedi le voci Nati ad Acri e Morti ad Acri. |
La città diede i natali al Beato Angelo d'Acri, al quale è intitolata la Basilica che si erge nell'antico rione dei Cappuccini, dall'ordine dei frati che abitano nel contiguo convento. Fu la patria dello scrittore Vincenzo Padula, conosciuto come il "prete rosso", uomo di cultura e autore di opere in vernacolo e in italiano.
Nacque ad Acri anche Giovan Battista Falcone, rivoluzionario scomparso nella battaglia di Sapri; fu la patria dei fratelli Sprovieri: Vincenzo, patriota ed eroe garibaldino, con il grado di colonnello, fu poi senatore del regno, prese parte ai moti del 1847-48 e seguì Garibaldi nel 1862, fu comandante in Trentino del 6° Reggimento Volontari; Francesco fu deputato, senatore a vita e giurista dal 1819-1874.
Fra i vari personaggi illustri della città, spicca Vincenzo Julia (1838-1894), poeta, filosofo e letterato: si ispirò a Ferdinando Balsamo (suo zio), di educazione religiosa e iniziato agli studi di giurisprudenza. Vincenzo, di idee liberali, fu sospettato di cospirazione antiborbonica, fu amico di Giovan Battista Falcone, e fece parte del "Vernacolo Di Acri" nel 1808. Fu la patria del "Venerabile" Monsignor Francesco Maria Greco (1857-1931) e della "Serva di Dio" Suor Maria Teresa De Vincenti (1872-1936), fondatori dell'ordine religioso Suore Piccole Operaie dei Sacri cuori di Gesù e Maria e dello scrittore, critico letterario,attore, Vincenzo Talarico
- Beato Angelo d'Acri
- Vincenzo Padula
- Biagio Autieri
- Giovan Battista Falcone
- Mons.Francesco Maria Greco fondatore dell'ordine religioso delle suore (dei Sacri Cuori di Gesù e Maria)
- Suor Maria Teresa De vincenti
- Vincenzo Julia (scrittore, letterato, professore, giornalista)
- Francesco Sprovieri (Eroe Garibaldino deputato Regno d'Italia,presidente del consiglio regionale)
- Vincenzo Sprovieri (Eroe Garibaldino)
- Vincenzo Talarico (Giornalista, Critico letterario, Attore, sceneggiatore)
- Michele Capalbo (giornalista)
- Antonio Julia (professore, poeta, scrittore)
- Ernesto Spezzano (giornalista)
- Raffaele Capalbo ( scrittore, letterato)
- Don Domeni Conte (Sacerdote) Acri (1874-1933)
- Angelo Siciliano 1892-1972 in arte Charles Atlas
- Giuseppe Pancaro (Calciatore)
- Fabio Roselli (Calciatore)
- Carlo Pancaro 1819-1891
- Vincenzo Cicchitelli (1870-1962)
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Bibliografia essenziale e fonti archivistiche citate
- Archivio Historico General de Simancas (SP), Secretarias provinciales, vol. 161, fol. 61 ss.: «Real carta de concesion de exenciones a favor de la familia Salvidio, del lugar de Acre en la provincia de Calabria del Reino de Napoles»
- Giovanni Pontano, De Bello Neapolitano, Napoli 1509, EX0001 Biblioteca Apostolica Vaticana
- Giuseppe Abbruzzo, Acri Le Origini,notizie Storiche, AcriCultura, quaderno n° 13, Acri 1999.
- Giuseppe Fiamma, Lex Convento dei Minimi di San Francesco Di Paola in Acri, AcriCultura, quaderno n° 14 2001 Acri.
- Giuseppe Abbruzzo, Un Ospedale ad Acri nel 1759, Archeoclub d'Italia, quaderno n° 9, Acri 1995.
- Gennaro Capalbo, Renato Catalano, Francesco Cilento, L'edilizia civile e religiosa in Acri al tempo del Beato Angelo d'Acri (1669-1737), Archeoclub d'Italia, quaderno n° 8, Acri 1990.
- Giuseppe Gioia, Memorie Storiche e documenti sopra Lao, Laino, Sibari, Tebe-lucana, Pandosia, Edizioni Brenner, Napoli 1883 - riedizione Bologna 1983.
- Pier Giovanni Guzzo, "I Bretti", Storia e Archeologia della Calabria preromana, ed. Longanesi, Milano 1989.
- Istituto di Preistoria e di Protostoria Italiana, "Atti della XXXVII Riunione scientifica sulla Calabria" (Scalea, Papasidero, Praia a Mare, Tortora 2002), estratto, 2004 Firenze.
- Giuseppe Julia, Il Fascino di Santa Chiara, edizioni "Il Beato Angelo", Acri, 11-10 1980.
- Domenico Martire, Beato Gioacchino da Celico, vita dell'Abate di Fiore e i primi seguaci, 1878, riedizione San Giovanni in Fiore 2002.
- Giuseppe Julia, La Chiesa Di San Domenico in Acri e l'annessa congrega del Rosario, cenni storici, Acri 1981.
- Giuseppe Julia, Il santuario del Beato Angelo e la sua storia, Acri 1979.
- Padre Eugenio Scalise, Più Santi più intercessioni, vice-Postulazione di Acri 2003.
- Fra Macario Gambini da Mangone, Vita del Gran servo di Dio P. Angelo d'Acri, Napoli 1773.
- Ettore M. De Juliis, Magna Grecia, Bari 1996.
- Elena Lattanzi, Museo Nazionale di Reggio Calabria, Reggio Calabria 1987.
- Emanuele Greco, Magna Grecia, Guide Archeologiche Laterza, Bari 1993.
- Marcella Coscarella, Momenti del 1799 in Provincia di Cosenza, archivio di Stato di Cosenza 2000.
- Cosimo Damiano Montalto, La Famiglia dei Baroni Civitate di Acri e la tragedia dei tre giovinetti, Acri 1997.
- Michele Manfredi-Gigliotti, Temψa -Temhsh, memorie storiche sull'antichità di Temesa, con particolare riguardo all'individuazione del suo sito, ed. Brenner 1994.
- Raffaele Capalbo, Memorie storiche di Acri, Cosenza, ed. Brenner, 1995, ristampa dell'edizione originaria del 1924.
[modifica] Collegamenti esterni
- Articoli archeologici su Acri
- Archivio News 2006 convegno dell'A.C.R.A. sul sito archeologico di Colle Dogna Acri
- Acri In Rete
- Portale Acri info
- Fondazione Vincenzo Padula
- beato Angelo d'Acri
- Istituto piccole operaie dei sacri cuori
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- [2]
- Notizie su Angelo Siciliano di Acri
- Charles Atlas
- Museo Civico Silvio Vigliaturo di Acri
- Comunita Montana Destra Crati sede di Acri
- Kharites Paidia
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