Morano Calabro
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Morano Calabro | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Calabria | ||||||||
Provincia: | Cosenza | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 694 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 112,34 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 42,62 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Campotenese | ||||||||
Comuni contigui: | Castrovillari, Mormanno, Rotonda (PZ), San Basile, Saracena, Viggianello (PZ) | ||||||||
CAP: | 87016 | ||||||||
Pref. tel: | 0981 | ||||||||
Codice ISTAT: | 078083 | ||||||||
Codice catasto: | F708 | ||||||||
Nome abitanti: | moranesi | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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« Vivat sub umbra morus. Arma Morani. » | |
(Motto latino dello stemma di Morano)
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Morano Calabro (Murènu in dialetto moranese) è un comune calabrese di 4.789 abitanti situato nella zona settentrionale della provincia di Cosenza, confinante a nord con i comuni di Rotonda e Viggianello, ad est con Castrovillari, a sud con Saracena e San Basile ed a ovest con Mormanno.
La sua posizione strategica nell'alta valle del fiume Coscile (antico Sybaris) alle pendici del massiccio del Pollino, ha contribuito al suo sviluppo in epoca greco-romana ed al suo splendore in epoca medievale e rinascimentale sotto il feudo dei Sanseverino.
Il centro è stato dichiarato nel 2003 Bandiera Arancione del Touring Club Italiano per la sua pittoresca posizione geografica e per la pregevolezza delle opere artistiche custodite.
Oggi è uno dei principali centri del Parco Nazionale del Pollino.
Indice
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[modifica] Geografia
[modifica] Territorio
Morano Calabro sorge in una verde zona collinare della valle del fiume Coscile, affluente del Crati, ai piedi della catena montuosa del Pollino nei pressi del confine con la Basilicata. Il territorio dove sorge il centro appartiene al complesso montuoso di Orsomarso e Verbicaro. A pochi chilometri dal centro abitato, in zona "San Paolo", si trovano le grotte omonime: interessanti sotto un profilo speleologico, sono ricche di concrezioni coralloidi e si sviluppano per 245 metri con un dislivello di 41 metri. Fra le altre risorse naturalistiche si annoverano oltre al già citato piano di Campotenese, il piano di Ruggio, i boschi del Monaco, di Pollinello e della Principessa.
La superficie territoriale è di 112,34 kmq e si estende dal piano di Campotenese a nord-ovest, verso il crinale del monte Pollino (2248 m.) e della serra del Dolcedorme (2266 m.). Il Monte Sant'Angelo marca il confine con il comune di Castrovillari situato a sud-est.
[modifica] L'impianto urbanistico
L'antico nucleo del centro urbano si trova arroccato su di un colle di forma conica alto 694 metri s.l.m. alla cui sommità si trovano i ruderi dell'antico Castello di epoca Normanno-Sveva. L'abitato si sviluppa degradando dalla sommità alla base del colle e creando una suggestiva illusione prospettica per cui le abitazioni paiono essere attaccate le une alle altre. Tale assetto urbano si fa risalire all'epoca romana e medievale: è infatti accertato che l'odierno castello, potrebbe ricalcare un più antico fortilizio difensivo di epoca romana.
Nelle epoche successive, l'abitato si è esteso modellandosi sulla struttura del colle fino a sfociare verso i primi del settecento, nel quartiere di via vigna della Signora, anticamente definito lo burgo, fuori dalla cinta muraria.
A seguito delle varie mutazioni socio-economiche del secolo scorso, nella seconda metà degli anni 60' ebbe inizio una fase di ampliamento verso il pianoro prospiciente l'antico nucleo cittadino, dove oggi sorgono nuovi moderni edifici.
[modifica] Cenni storici
Il toponimo Muranum compare per la prima volta in una pietra miliare del II secolo a.C., e attesta l'origine romana del centro. Nella Lapis Pollae, Muranum risulta stazione della Via Capua-Reggio, antica strada consolare romana, comunemente denominata come Popilia o Annia. Successivamente, nel cosiddetto Itinerario di Antonino (III sec. d. C.) e nella Tabula Peutingeriana (III sec. d. C.), appare con il nome di Summuranum.
Nell'età medievale il borgo fu feudo di Apollonio Morano, dei Fasanella ed Antonello Fuscaldo, nel XIV secolo passò ai Sanseverino di Bisignano, e nel 1614 veniva quindi ceduto agli Spinelli principi di Scalea, fino al 1806, anno di eversione dal feudalesimo.
L'appellativo di Calabro venne aggiunto con un decreto di Vittorio Emanuele II del giugno 1863, per distinguerlo da Morano sul Po.
[modifica] Monumenti
[modifica] Il Castello Normanno-Svevo
Appare in ruderi sulla sommità dell'abitato in posizione strategica da dominare tutta la valle dell'antico fiume Sybaris (oggi Coscile). Le sue origini risalgono all'epoca romana quando vi fu eretto un fortilizio utilizzato come base per l'attuale castello, edificato nel suo nucleo originario in epoca Normanno-Sveva. Venne in seguito ampliato nel primo quarantennio del cinquecento per volere del feudatario Pietrantonio Sanseverino che, nel compiere i lavori volle ispirarsi al modello del Maschio Angioino che sorge in Napoli. Il Castello, era dunque la residenza del feudatario in Morano, insieme al Palazzo dei Prìncipi che sorge all'ingresso del borgo accanto alla porta sull'antica via delle Calabrie.
[modifica] Chiesa dei S.S. Pietro e Paolo
Sorge sulla sommità dell'abitato nei pressi del Castello Normanno-Svevo. La sua fondazione si fa risalire intorno all'anno mille, sebbene abbiano inciso sulla sua architettura interventi di epoche successive: fa però eccezione il campanile in pianta quadrangolare, costruito in epoca medievale e visibilmente arretrato rispetto alla chiesa. L'interno in tre navate a croce latina è decorato da delicati stucchi tardo-barocchi (seconda metà del secolo XVIII).
Pregevolissime opere d'arte sono ivi custodite e vanno dal sec. XV ai primi decenni dell'800'. Al XV secolo appartengono un Sarcofago in bassorilievo appartenete alla famiglia Fasanella (feudatari del borgo fino alla prima metà del 400'); un affresco raffigurante la Vergine delle Grazie e proveniente dall'omonima cappella suburbana; una Croce Processionale in argento di Antonello de Saxonia del 1445. Risalgono poi al sec. XVI quattro statue in marmo eseguite da Pietro Bernini, padre di Gianlorenzo, scultore toscano attivo in Napoli fra la seconda metà del '500 e la prima metà del '600. Le statue raffigurano: Santa Caterina d'Alessandria e Santa Lucia del 1592, San Pietro e San Paolo del 1602. Sono del medesimo periodo altre opere: la Candelora, statua appartenete probabilmente a Giovan Pietro Cerchiaro; un San Carlo Borromeo di Ignoto di scuola napoletana; un Compianto sul Cristo morto e due tele raffiguranti i Santi Pietro e Paolo del Pomarancio. Importante è la presenza di due pale d'altare del seicento: l'adorazione dei pastori e la Madonna in trono col Bambinello e quattro Santi, attribuite al calabrese Giovan Battista Colimodio (1666). Della seconda metà del '700 è il Coro realizzato fra il 1792 e il 1805, capolavoro in stile rococò di Mario ed Agostino Fusco.
[modifica] Collegiata di S. Maria Maddalena
L'antico nucleo dell'edificio religioso sorgeva al di fuori della cinta muraria medievale come piccola cappella suburbana del 1097. Ampliata in pianta a croce latina in tre navate, venne più volte rimaneggiata dal XVI secolo alla prima metà del 700', quando assunse il titolo di Collegiata il 3 febbraio 1737 con bolla di papa Clemente XII. Nel corso del XVIII secolo splendide decorazioni tardo barocche commissionate a Donato Sarnicola conferiscono all'interno un aspetto maestoso, da farla ritenere uno degli esempi più alti del barocco calabrese. Il campanile (1817) e la cupola (1862) furono rivestiti di maioliche in stile campano di colore giallo e verde, mentre la facciata fu completata negli anni 40' del XIX secolo in stile neoclassico.
All'interno sono conservate pregevoli opere d'arte. Appartengono alla scuola di Pietro Bernini un ciborio e due angeli oranti posti alle estremità dell'altar maggiore, mentre è del celebre scultore Antonello Gagini la Madonna degl'Angioli (1505) proveniente dal cittadino monastero di Colloreto. Sono presenti alcune pale d'altare di scuola napoletana del settecento di Pedro Lopez, della famiglia Sarnelli, di Giuseppe Tomajoli e del canonico moranese Lo Tufo. Splendide opere lignee adornano la collegiata: il coro (1792), il pulpito ed alcuni stipi sacri realizzati fra la fine del 700' ed i primi anni dell'800' da Mario ed Agostino Fusco.
Sono custodite nella Collegiata numerose reliquie di santi, fra cui una pietra del Santo Sepolcro e un'orma del sandalo che S. Francesco da Paola lasciò su una roccia del monte Sant'Angelo nell'atto di benedire la Calabria prima di recarsi in Francia.
[modifica] Il polittico del Vivarini
L'opera fu realizzata nel 1477 dal pittore veneto Bartolomeo Vivarini su apposita commissione della nobile famiglia Sanseverino per il cittadino Monastero di San Bernardino da Siena. Dopo vari tentativi di trafugamento e un accurato restauro, dal 1995 il polittico è custodito presso la cappella di S. Silvestro, nella sagrestia della Collegiata della Maddalena.
Le figure dei santi ivi rappresentate sono di ispirazione francescana ed hanno una chiara relazione con la devozione popolare e con la predicazione del santo patrono S. Bernardino, in posizione centrale accanto alla Vergine col Bambino ed a San Francesco.
Opera fra le più rappresentative del Vivarini, è l'unica testimonianza dell'artista veneto in Calabria insieme con un trittico custodito a Zumpano.
[modifica] Chiesa di S. Nicola di Bari
L'edificio sacro - ubicato nel cuore del centro storico (quartiere Giudea) – è costituito da due piani a navata unica. Il piano inferiore (o cripta), risale all'epoca medievale: fra le opere d'arte custodite si annoverano, il giudizio universale in olio su tela di Angelo Galtieri (1737), alcune statue lignee e tele del seicento e nella sagrestia, un Espositorio in argento fuso sbalzato e cesellato del XVIII secolo, corone di santi della seconda metà del secolo XVIII e del terzo decennio del XIX secolo, calici in argento fuso del XVII secolo, un reliquiario del XVI secolo ed una piccola scultura in alabastro dorato del secolo XVI raffigurante la Madonna del Buon Consiglio
Il piano superiore è del XV secolo, rimaneggiato in epoca barocca. Fra le opere d'arte custodite meritano particolare attenzione un crocifisso ligneo di Ignoto del secolo XVI, uno splendido confessionale del Frunzi (1795), una Annunciazione del 1735 di Angelo Galtieri ed altre pale d'altare coeve.
[modifica] Chiesa e Monastero di San Bernardino da Siena
Il coplesso monastico dedicato a S. Bernardino da Siena (protettore di Morano), venne costruito grazie all'intervento del feudatario Pietrantonio Sanseverino nel 1452 e consacrato nel 1485 dal vescovo di San Marco Argentano Rutilio Zeno (o Zenone).
A seguito di numerosi atti di rimaneggiamento, dagli interventi del 1717 ed all'incendio che nel 1898 ne fece crollare un'ala, fino all'adattamento dell'attiguo monastero a scuola pubblica nei primi del novecento, il complesso venne recuperato solo grazie ad un intervento di ristrutturazione a partire dagli anni cinquanta - ad opera del prof. Martelli - che ripristinò la chiesa ed il portico. È oggi monumento nazionale.
La chiesa è in stile Ogivale in navata unica con due cappelle laterali. Il soffitto della navata in legno lavorato a quadri è carenato alla veneziana. Sotto l'arco santo che sovrasta l'altar maggiore è posizionato un crocefisso del XV secolo ad opera di Ignoto; a sinistra, campeggia uno splendido pulpito con baldacchino del 1611. Apparteneva al corredo sacro della chiesa il già citato polittico del Vivarini oltre ad un coro ligneo con leggio (1536) posto nell'abside e ora rimosso.
Ventiquattro colonne di forma ottagonale in pietra tufacea sorreggono le arcate dell'arioso chiostro nell'attiguo monastero, dove restano tracce di affreschi realizzati fra il 1538 ed il 1738 e rappresentanti la vita di san Francesco.
[modifica] Altri luoghi di interesse
[modifica] Convento dei Cappuccini
Costruito fra il 1590 ed il 1606, il monastero dei Cappuccini è una struttura semplice ed essenziale come nello stile francescano. Soppresso in epoca napoleonica (1806), venne riaperto al culto a metà ottocento.
La chiesa – dedicata a santa Maria degli Angeli – presenta una navata con cappelle sul fianco destro; queste ultime sono decorate da ricchi altari lignei intarsiati alla cappuccina e risalenti al secolo XVIII. L'altar maggiore (con splendido ciborio e paliotto con tarsie di madreperla), è sovrastato da una tela seicentesca di Ippolito Borghese raffigurante S. Francesco d'Assisi, la Vergine in trono ed alcuni santi. Il monastero è fornito di un'antica biblioteca con più di settemila volumi.
[modifica] Chiesa del Carmine
Posta nelle adiacenze della Collegiata della Maddalena, venne fondata per opera dell'ordine dei Carmelitani nei primi del cinquecento i quali avevano allestito in quello che è l'attuale attiguo palazzo municipale un ospedale in soccorso dei viandanti in terrasanta.
La chiesa è allietata da preziose opere del secolo XVIII tra cui sono esposti all'interno due paliotti su cuoio con decorazioni floreali attribuiti al pittore Francesco Guardi (rispettivamente del S.S. Sacramento e di S. Felice), una tela raffigurante la Vergine del Carmelo fra i santi Lucia e Francesco di Paola di Pedro Torres (altar maggiore) ed una cimasa di Cristoforo Santanna raffigurante l'assunzione di Maria. Un piccolo organo positivo del 700' di anonimo dipinto da Gennaro Cociniello adorna la cantoria.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Frazioni
- Campotenese, a 1000 m.s.l.m. e ad una distanza di 12 km dal nucleo abitativo centrale del comune. Vi si trovano alcune aziende agricole per la produzione di latticini e carni e un consorzio per la produzione di funghi. Rappresenta la porta naturale per il Parco Nazionale del Pollino, grazie allo svincolo della A3 Sa-Rc. Vi si è conclusa l' 11 tappa del Giro d'Italia nel 1980 vinta da Gianbattista Baronchelli
[modifica] Voci correlate
- La Via Popilia
- Lapis Pollae
- Festa della bandiera - Rievocazione storica di Morano Calabro
- Parco Nazionale del Pollino