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Soave - Wikipedia

Soave

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Soave
Panorama di Soave
Soave - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Veneto
Provincia: stemma Verona
Coordinate: 45°25′29″N 11°14′44″E / 45.42472, 11.24556
Altitudine: 40 m s.l.m.
Superficie: 22,67 km²
Abitanti:
6.808 01-06-2007
Densità: 300,3 ab./km²
Frazioni: Castelletto, Castelcerino, Costeggiola, Fittà 
Comuni contigui: Belfiore, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Montecchia di Crosara, Monteforte d'Alpone, San Bonifacio
CAP: 37038, 37030
Pref. tel: 045
Codice ISTAT: 023081
Codice catasto: I775 
Nome abitanti: soavesi 
Santo patrono: San Lorenzo 
Giorno festivo: 10 agosto 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Soave è un comune italiano di 6.808 abitanti della provincia di Verona, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. È noto per il castello Scaligero e il tipico vino che porta il suo nome.

Indice

[modifica] Geografia

Soave dista circa 20 chilometri (in linea d'aria) da Verona. Rispetto al capoluogo è in posizione est. È facilmente raggiungibile prendendo l'autostrada A4 (uscita Soave-San Bonifacio), mentre la stazione ferroviaria più vicina è quella di San Bonifacio. Come giurisdizione ecclesiastica il Comune di Soave comprende le parrocchie di Soave (San Lorenzo diacono e martire), Costeggiola (Sant'Antonio abate), Castelcerino (Santa Maria Maddalena), Fittà (San Vincenzo Ferrer) e Castelletto (Maria Ausiliatrice).

[modifica] Etimologia

La derivazione del nome del paese è oscura: c'è chi dice venga dai Suaves (citati da Paolo Diacono nella celebre Historia Langobardorum) ovvero gli Svevi (nell'italiano medievale sono scritti come Soavi), popolazione che, con le invasioni barbariche, si stanziò nell'Italia settentrionale e che venne sottomessa dai Longobardi. Una bolla di Papa Eugenio III (1145) chiama il paese Suavium ovvero terra dei Soavi (a sua volta leggibile come terra degli Svevi).

[modifica] Storia

Per l'epoca romana abbiamo, come testimonianza, i sepolcreti della frazione Castelletto, quello di contrada Cernìga, quello nei pressi della chiesetta della Bassanella ed altri. Inoltre alcune lapidi vennero studiate dal Mommsen. Probabilmente, vista la vicinanza, Soave era un pagus importante nei pressi della Via Postumia. Nel 932, un diacono, tale Dagilberto, fa testamento e dispone in eredità beni posti in Soave. Documento più importante è quello che attesta per la prima volta l'esistenza del castello (934), in un secolo dove gli Ungari penetrano nell'Europa Occidentale. In realtà è probabile che il castello sorga su un antico fortilizio romano.

Nel 1029 abbiamo la Pieve di San Lorenzo segnalata tra le 48 Vicarie Foranee della Diocesi veronese. È probabile che la chiesa fosse ubicata nel Borgo San Lorenzo, sulla strada per Monteforte d'Alpone. Da una successiva attestazione (un diploma di Federico Barbarossa) sappiamo che il castello era in mano ai Conti di Sambonifacio di Verona mentre l'ascesa di Ezzelino da Romano come Podestà del Comune veronese (1226) portò al possesso del maniero da parte dei Conti Greppi, i quali, nel 1270, lo cedettero al Comune di Verona che vi installò un suo Capitano. La contemporanea ascesa degli Scaligeri portò ad una nuova fase della vita del paese (che divenne sede di Capitaniato con 22 paesi sottoposti a tale giurisdizione) e del suo simbolo più importante. Il castello venne restaurato e rinnovato mentre, nel 1379, Cansignorio dotò il paese della cinta di mura ancor oggi visibile.

La fine della dinastia scaligera portò nuovi padroni al castello: prima i Visconti milanesi e poi i Carraresi padovani. Quest'ultimi lo perderanno (1405) a causa dell'arrivo delle truppe della Repubblica di Venezia, appoggiate dagli abitanti soavesi. Nel 1439, le truppe viscontee del condottiero Niccolò Piccinino s'impadronirono di Soave ma la vittoria di Giovanni Pompei sul Monte Bastia (odierno confine tra Cazzano di Tramigna e Montecchia di Crosara) permise all'esercito veneziano di tornare a possedere la zona. Pericolo maggiore ci fu quando Venezia si trovò contro la Lega di Cambrai (1508): il castello e il paese di Soave vennero incendiati (con 366 soavesi passati a fil di spada); anche in questa occasione la Repubblica della città lagunare però riuscì ad avere la meglio (1516). A causa dell'eroismo del capitano Rangone e dei soavesi che, nel 1511, liberarono il castello, Venezia donò l'Antenna (un grande pennone) e lo Stendardo di San Marco. Iniziò un periodo di pace però il castello era ormai superato per le tecniche di guerra (armi da fuoco) che si stavano affermando; la Repubblica veneziana, che aveva bisogno di denaro per sostenere la guerra contro i Turchi, cedette il castello prima in affitto e poi in proprietà alla famiglia nobile dei Gritti (che a sua volta lo subaffittarono a privati che trasformarono il castello in fattoria).

Con il trattato di Campoformio (1797) cadeva la Serenissima e iniziava la dominazione austriaca che, nel 1805, ritornò francese; Soave divenne centro del Distretto della Tramigna comprendente anche Caldiero, Colognola ai Colli e Illasi. Nel 1809 ci furono scontri tra austriaci e francesi in un'area tra Cazzano di Tramigna e Soave (ma anche in altri posti nelle vicinanze). Con il Congresso di Vienna (1815), il Veneto passò nel Regno Lombardo – Veneto fino a quando, nel 1866, anche Soave entrò a far parte del Regno d'Italia.

[modifica] Le frazioni

Castelletto

Sorge a circa 3,5 Km dal capoluogo comunale. Probabilmente prende il nome da un piccolo castello dell'alto Medioevo. In epoca romana Castelletto fu forse un “pagus”; è stata ritrovata una vasta necropoli in cui sono stati rinvenuti molti oggetti funerari. Questa necropoli occupava l'area del cosiddetto “Cumuletto”, area su cui sorgono la vecchia chiesa parrocchiale di San Gerolamo e quella nuova (XX sec.) dedicata a Maria Ausiliatrice.

Costeggiola

A circa 4 Km da Soave, sulla strada provinciale 37/a “dei ciliegi”, suddivisa tra i Comuni di Cazzano di Tramigna e Soave, troviamo Costeggiola che, come dice il nome, sorge su una piccola costa tra le colline. Da segnalare la chiesa parrocchiale dedicata a Sant'Antonio abate.

Castelcerino

Raggiungibile sia da Costeggiola che da Soave (grazie alla strada provinciale per Montecchia di Crosara), Castelcerino domina sia la vallata del Tramigna che quella dell'Alpone. In un documento del 1263 si trova il nome del paese come Castrum Ecerini (ma di questo Icerino non si conosce nulla) mentre dalla lapide sul Palazzo di Giustizia a Soave si viene a sapere che per qualche tempo il paese si chiamò Castalberto. Nel 1219 è documentata la presenza di due conventi nel paese ma Castelcerino non fu solo luogo di preghiera ma teatro di guerra sia in epoca veneziana che in quella francese. L'odierna chiesa parrocchiale risale al XIX sec. mentre la parrocchia esisteva fin dal '500.

Fittà

Provenendo da Soave sulla provinciale per Montecchia di Crosara, ad un chilometro circa dal centro di Castelcerino, s'incontra, a destra, il bivio per Fittà (coordinate N45°27'13' ' E11°15'9' '), frazione di Soave dalla quale si gode una superba vista della Val d'Alpone (il paese è nel crinale del monte di questa valle) e della Pianura Padana. Nel piccolo centro sorge la chiesa parrocchiale dedicata a San Vincenzo Ferrer.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Luoghi d'interesse

[modifica] Chiese

  • Chiesa - santuario di Santa Maria della Bassanella - XI secolo

Eretta nel Borgo Bassano (da cui prende il nome), è raggiungibile girando a sinistra pochi metri dopo la chiesa di San Rocco. Il tempio venne consacrato nel 1098 ed è legato ad un'apparizione mariana avvenuta nella Valle Ponsara, luogo dove sarebbe stata rinvenuta la statua della Vergine col Bambino venerata nel santuario. La chiesa era soggetta prima ai Benedettini del monastero dei Santi Nazaro e Celso di Verona e poi agli Olivetani di Santa Giustina di Padova; alla caduta della Repubblica veneta (1797), la giurisdizione della chiesa passò al Vescovo di Verona. Nell'Ottocento l'ingegnere Zanella trasformò la chiesa rinnovandola stilisticamente e portando la facciata da ovest a nord, affacciata su una piazza che si affaccia sulla bassa Val Tramigna. All'interno della chiesa abbiamo affreschi pregevoli (XIV secolo) raffiguranti San Benedetto e Santa Scolastica (segno della giurisdizione benedettina) ma anche altri santi tra cui San Cristoforo, soggetto tipico dell'iconografia della Val Tramigna in quanto legato all'acqua, e il patrono di Soave, San Lorenzo. Nel XX secolo il pittore soavese Mattielli decorò con tele ed affreschi l'interno della piccola chiesa. Ogni anno, dal 15 agosto, viene organizzato un Ottavario in onore della Madonna che vede, tra le varie celebrazioni, una fiaccolata fino al luogo dell'apparizione, in Valle Ponsara; sul percorso santuario – Ponsara sono state erette le 15 stazioni della Via Crucis (stele in pietra con bassorilievi) in occasione del IX° centenario (1998).


Sorge in via Roma dal '300, secolo nel quale venne demolita la Pieve in Borgo San Lorenzo. Demolita la prima costruzione nel 1744 in quanto troppo angusta, fu riedificata nel 1758 e ingrandita nel 1884 su progetto dell'architetto Gottardi (a tale epoca risale la risistemazione della facciata, in stile rinascimentale tendente al barocco). Il tempio, dedicato al patrono di Soave, San Lorenzo martire, è a navata unica con altari barocchi e pregevoli dipinti come la pala di San Rocco (1529), opera di Francesco Morone (trasportata dalla chiesa di San Rocco; ora è nel presbiterio, a sinistra), il dipinto dei Santi Bovo, Francesco e Antonio abate, opera del Farinati ('500) e una tela del Cignaroli (Santi Gaetano e Quirino con la Madonna del Buon Consiglio). Il soffitto della navata è il primo lavoro d'arte sacra del pittore soavese Adolfo Mattielli (XX secolo) che ha raffigurato San Lorenzo che dona ai poveri i beni della Chiesa. Opera pregevole è una statua lignea del Redentore, opera di Paolo Cahansa del 1553. Non vanno dimenticati il grande organo nell'abside, risistemato a fine XX secolo, opera dell'inglese Trice (1889) e il campanile, in stile classico con trifore, eretto su disegno del Trezza.

Situata in Borgo Covergnino (sulla strada per Monteforte d'Alpone si vedono le indicazioni), quasi sicuramente diede il nome al borgo in quanto Covergnino non è altro che la deformazione linguistica di conventino (ovvero piccolo convento, quello che esisteva a fianco della chiesa). Venne edificata nel '200 per volontà dei Francescani. In facciata c'è un bassorilievo con San Giorgio a cavallo che uccide il drago. Lo stile semplice con cui venne costruita la chiesa è confermato dal rozzo campanile. Gli affreschi interni son andati irrimediabilmente perduti in quanto distrutti al tempo della peste del 1630; restano alcune tracce che si possono attribuire al Giolfino (tra fine '400 e metà '500). Dal centro del soffitto della chiesa pende la coda di un animale preistorico.

  • Chiesa di Santa Maria dei Domenicani (o Santa Maria di Monte Santo) - XV secolo

Il tempio che sorge a pochi passi da Piazza Antenna, sulla strada che porta al castello, venne edificato nel 1443 inizialmente in stile romanico. Fu riedificata nello stesso secolo per consiglio e sotto la direzione di Fra' Giocondo, soavese d'origine secondo la tradizione e autore della loggia che porta il suo nome in Piazza dei Signori a Verona. L'interno è ad unica navata con cappelle dedicate a Santa Lucia e Sant'Apollonia, sante presenti anche in altri cicli pittorici della Val Tramigna. Attualmente la chiesa è usata per mostre e manifestazioni mentre l'attiguo convento ospita la biblioteca civica di Soave.


In via San Matteo, venne fatta costruire nel 1677 da Matteo Cusani, di nobile famiglia che aveva ricchi possedimenti a Soave e in altre località della provincia veronese. L'interno presenta un altare, in stile barocco, e pregevoli quadri della Via Crucis.

Usciti da Porta Aquila, sulla strada che va a Castelcerino, venne eretta nel XV secolo sull'area di un antico cimitero romano. Nel XIX secolo, l'architetto Gottardi (quello che lavorò anche sulla chiesa parrocchiale soavese) fece voltare la facciata da ovest ad est. Qui si trovava la pala di San Rocco del Morone, portata nella parrocchiale per paura che potesse venire rubata. Attualmente la chiesa viene usata in occasione di mostre e concerti, è di proprietà del Comune soavese ed è stata da poco restaurata.

[modifica] Palazzi

Sorge in Piazza Antenna, in pieno centro del paese. Edificato nel 1375 per volere di Cansignorio della Scala che vi insediò come rettore, governatore e giudice Pietro della famiglia Montagna (come si legge da un'iscrizione in versi sotto il poggiolo). Alla sua costruzione contribuirono i ventidue paesi sottoposti al Capitaniato soavese (tra i quali Soave, Colognola ai Colli, San Bonifacio, Monteforte d'Alpone e Bolca), elencati in una lapide (la più grande tra quelle scaligere) in facciata. È un edificio con loggia a quattro arcate; nel mezzo della facciata c'è un poggiolo sovrastato da una statua della Vergine col Bambino sulle ginocchia.

Oggi il palazzo ospita un 'enoteca al piano terra e la Procura.

Il Palazzo Scaligero - XIV secolo

Costruito nel XIV secolo per volontà di Cansignorio della Scala nei pressi di Porta Aquila, era l'antica residenza dei Pretori e Governatori di Soave; successivamente, in epoca veneziana, divenne residenza dei Capitani della Serenissima. Il vicino giardino, molto suggestivo, venne donato dalla famiglia Zanella al Comune di Soave. Restaurato nel XX secolo, l'edificio ospita attualmente la sede municipale.

Edificio che sorge a lato di piazza Antenna, venne costruito nel 1411 per volontà di Nicolò Cavalli, Capitano di Soave, in stile gotico – veneziano. La facciata era un tempo decorata da affreschi quattrocenteschi a soggetto mitologico attribuiti a Giovanni Maria Falconetto da Verona. Oggi il palazzo è proprietà della famiglia Pomini.

[modifica] Fortificazioni

Il castello visto da nord. In primo piano la Porta San Giorgio con il ponte levatoio
Il castello visto da nord. In primo piano la Porta San Giorgio con il ponte levatoio

Questo monumento ha segnato la storia di Soave. Ridotto a fattoria e successivamente in uno stato d'abbandono, venne restaurato nel 1890 dal nuovo proprietario, senatore del Regno Giulio Camuzzoni. Si può raggiungere a piedi da Piazza Antenna oppure percorrendo la strada asfaltata a nord del paese.

È un tipico manufatto militare del Medioevo che sorge sul Monte Tenda dominando la pianura sottostante. È costituito da un mastio e da tre cortili con dimensioni differenti. Il primo cortile (su cui si apre una porta con ponte levatoio), misurante mq. 1163,90, fu l'ultimo in ordine di costruzione, opera della Repubblica di Venezia nel '400. Nel cortile si scorgono i resti di una chiesetta a tre absidi probabilmente risalente al X secolo, il tempo delle scorrerie degli Ungari (e, dunque, probabile luogo di rifugio per la popolazione anche se fuori dalle mura dell'originario castello) Attraverso una porta con saracinesca si passa al secondo cortile (il primo dell'antico castello), il più grande (mq. 2921,60), detto della Madonna per un affresco (Vergine che protegge i fedeli inginocchiati) del 1321 presente sopra la porta d'ingresso ad occidente. Nello stesso cortile è presente una porta di soccorso in quanto destinata al rifornimento degli occupanti il castello in caso di difficoltà. Inoltre s'intravedono tracce di edifici (alloggi per i soldati) nei lati ovest e sud. L'ultimo cortile, il più piccolo (mq. 972,18) e il più elevato, si raggiunge tramite una scaletta di legno: la soglia della porta è così elevata per ostacolare i nemici in caso di attacco. Oltrepassata la porta s'intravede un affresco del 1340 raffigurante un soldato scaligero (affresco che documenta come era armato un soldato degli Scaligeri a quei tempi); la scritta Cicogna (o Cigogna) se si riferisce al pittore richiama affreschi dello stesso presenti a San Pietro in Briano e a San Felice di Cazzano di Tramigna. Ciò che colpisce l'occhio è il grande mastio nel quale si entra tramite un'apertura nel basamento; era il luogo di estrema difesa ma il mucchio di ossa trovate in questo luogo fa immaginare che sia stato anche luogo di tortura e prigione. Al centro della corte si trova una vera da pozzo antica (si vedono i segni dell'usura delle corde) mentre un po' a destra abbiamo la stanza destinata al corpo di guardia dove troviamo armi di offesa e difesa usate dai soldati scaligeri. Anche nel cortile interno si ritrovano resti di caserme. Una scala esterna permette di entrare in quella che era l'abitazione del signore o del suo rappresentante (il Capitano, in epoca scaligera). La stanza centrale è detta “la Caminata” per via del grande camino presente. Sulla tavola son presenti (in alcune cassette) oggetti trovati nel restauro (o prima) del castello come monete romane, frammenti di armi ma anche strumenti di guerra provenienti da altri castelli e monete e medaglie ritrovate in più tempi a Soave. Dalla “Caminata” si accede ad un cortile piccolo aperto in epoca veneziana. La stanza centrale comunica poi con la camera da letto (in cui è da notare l'affresco duecentesco del Crocefisso tra la Madonna e la Maddalena) e con la sala da pranzo con tavola imbandita con stoviglie riproducenti quelle dell'epoca. Da questa sala si giunge ad una stanzetta con cinque ritratti: Mastino I, il fondatore della fortuna e della potenza scaligera; Dante Alighieri (di cui si presume un soggiorno nel castello); Cangrande, il più importante tra gli Scaligeri; Cansignorio della Scala, il quale restaurò ed ampliò il castello, fece circondare Soave dalla cinta muraria e fece costruire il Palazzo di Giustizia e quello Scaligero; Taddea da Carrara, moglie di Mastino II.

Vennero costruite nel 1369 per volontà di Cansignorio della Scala e raccolgono al loro interno il nucleo storico di Soave. Anticamente solo tre porte si aprivano nella cinta: Porta Aquila (ora Porta Bassano) a nord, Porta Vicentina ad est e Porta Verona a sud (recentemente restaurata). Per due lati (ovest e sud) le mura sono accompagnate dal fossato naturale formato dal Tramigna.

[modifica] Cultura

[modifica] Gli appuntamenti

  • CameraSoave [1]- Rassegna di Collezionismo e Cultura Fotografica MostraScambio di Antiquariato e Modernariato Fotografico = seconda domenica di marzo = Workshop - Mostre - Eventi collaterali
  • Rassegna Nazionale della Chitarra Elettrica ed Acustica da Collezione a fine aprile, in memoria di Marcel Dadi
  • Festa medioevale del vino bianco Soave DOC Terza domenica di maggio. Giochi medievali e rassegna dei mestieri antichi e la caratteristica cerimonia d'investitura delle "Castellane di Suavia"
  • Soave Versus ' [2] assaggiare tutte le espressioni del 'Soave' abbinate a pietanze della tradizione per ritrovare Storia e cultura di cibi, vini e territori.
  • La festa dell'uva Dal 1929, è la più antica in Italia, la terza domenica di settembre. Alla festa sono associate numerose attività di contorno.
  • Sagra di S. Maria Maddalena Terza settimana di Luglio a Castelcerino. Venerdi' serata giovani con musica dal vivo mentre Sabato, Domenica e Lunedi' ballo liscio. Tutte le serate saranno accompagnate da un'ottima cucina con piatti tipici.

[modifica] Economia

Il comune fa parte dell'associazione città del vino (ha temporaneamente sospeso l'adesione). Fa parte della zona di produzione dei vini Soave DOC e Arcole DOC.

[modifica] Sicurezza

Arma dei Carabinieri: comando stazione Soave

                     via Mere 12 - (tel. 112)

Guardia di Finanza: tenenza

                     via G.Camuzzoni - (tel. 117)

Vigilanza comunale: via Mere 7 - (tel. 116)

Polizia locale: via G.Camuzzoni (sede comunale)

Protezione Civile: c.so Vittorio Emanuele 22 - (tel. 1522)

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Lino Gambaretto (lista civica) dal 29/05/2007
Centralino del comune: 045 7680777
Email del comune: segreteria@comunesoave.it

[modifica] Gemellaggi

Bandiera della Francia Claye-Souilly, Francia
Bandiera della Germania Kelheim, Germania

[modifica] Collegamenti esterni


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