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Val di Chiana - Wikipedia

Val di Chiana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Val di Chiana
Paese/i: bandiera Italia
Regione/i: Toscana
Provincia/e: stemma Arezzo
stemmaSiena
Comuni principali:
  • Valdichiana aretina:

Arezzo, Castiglion Fiorentino, Cortona, Foiano della Chiana

  • Valdichiana senese:

Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, Sinalunga

Fiume: Canale Maestro della Chiana
(sostituisce l'antico fiume Clanis)
Superficie: 1832 km²
Altitudine: media: 405 m s.l.m.
Nome abitanti: Chianini
Immagine:.png
Comunità montana: [[]]
Sito
« Non è possibile vedere campi più belli; non vi ha una gola di terreno la quale non sia lavorata alla perfezione, preparata alla seminazione. Il formento vi cresce rigoglioso, e sembra rinvenire in questi terreni tutte le condizioni che si richieggono a farlo prosperare. Nel secondo anno seminano fave per i cavalli, imperocché qui non cresce avena. Seminano pure lupini, i quali ora sono già verdi, e portano i loro frutti nel mese di marzo. Il lino pure è già seminato; nella terra tutto l'inverno, ed il freddo, il gelo lo rendono più tenace. »
(Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia)

La Val di Chiana (o Valdichiana) è una valle di origine alluvionale dell'Italia centrale in Toscana, ricompresa tra la provincia di Arezzo e la provincia di Siena.

Indice

[modifica] Geografia

Vista della Val di Chiana senese da Montepulciano
Vista della Val di Chiana senese da Montepulciano

La Val di Chiana si presenta come un solco vallivo lungo circa 100 km ed esteso per circa 1832 km². La valle si protende da nord verso sud tra la conca di Arezzo e la piana di Orvieto e ricomprende l'intero bacino idrografico del Canale Maestro della Chiana, il principale corso d'acqua, che nasce dal Lago di Chiusi. A est è delimitata dalla fascia dei Preappennini, dove sorgono i rilievi montuosi più alti della zona: l'Alta Sant'Egidio (1057 m), il monte Lignano (837 m) e il monte Corneta (744 m). Ad ovest invece giunge fino alla Val d'Orcia.
Il paesaggio è prevalentemente collinare, con una lunga fascia pianeggiante in prossimità del Canale Maestro. L'altitudine media è di circa 405 m s.l.m..

[modifica] Idrografia

Anticamente solcata dal fiume Clanis (dal latino "clinus", clinato, in pendenza), antico affluente del Paglia, a sua volta tributario del Tevere, la Val di Chiana è oggi attraversata dal Canale Maestro della Chiana. Quest'ultimo, per quanto ripercorra quasi interamente il remoto percorso del Clanis, scorre in senso contrario, cioè da sud verso nord, ed è affluente di sinistra dell'Arno.

Gli altri corsi d'acqua sono per lo più a regime torrentizio, sovente soggetti a periodi di magra durante l'estate, mentre dalla notevole portata d'acqua negli altri periodi dell'anno. I loro corsi sono brevi e nascono da sorgenti nelle montagne prospicienti per poi gettarsi nel Canale Maestro.

Per approfondire, vedi la voce Canale Maestro della Chiana.

[modifica] Clima

Il clima della Val di Chiana è tipicamente peninsulare continentale, con estati calde e inverni moderatamente freddi; elevate sono le escursioni termiche diurne nelle giornate con cielo sereno. Primavera e autunno sono di regola miti, talora con periodi di piovosità (specie tra settembre e dicembre). Le precipitazioni nevose sono rare: di solito la neve cade nei mesi di dicembre-gennaio, ma non ricopre la valle che per pochi giorni.


[modifica] Temperatura e precipitazioni

Mese Precipitazioni
medie

(mm)
Temperatura
media

(°C)
Temperatura
massima

(°C)
Temperatura
minima

(°C)
gennaio 57,04 5,4 10,7 -0,6
febbraio 63,55 6,8 11,7 1,6
marzo 63,58 9,3 14,7 3,3
aprile 68,21 12,7 17,6 7,0
maggio 69,61 16,8 21,6 11,1
giugno 66,3 20,3 24,8 14,8
luglio 37,95 23,5 27,5 18,3
agosto 51,45 23,5 28,0 18,2
settembre 83,68 20,2 24,5 15,1
ottobre 94,8 15,9 20,5 10,4
novembre 102,91 10,3 15,9 4,5
dicembre 81,34 6,5 11,7 1,2


[modifica] Suddivisione geografica

La Val di Chiana può essere suddivisa seguendo l'attuale ripartizione provinciale, che comunque rispecchia la storica suddivisione tra il territorio aretino in mano alla Signoria fiorentina de' Medici e quello in mano alla Repubblica di Siena: si suole difatti distinguere tra Val di Chiana aretina e Val di Chiana senese.

[modifica] Val di Chiana aretina

Per Val di Chiana aretina si intende il territorio della Provincia di Arezzo situato all'interno dei comuni di:

La Val di Chiana aretina rientra tra le quattro vallate storiche della Provincia di Arezzo, insieme con Valtiberina, Casentino e Valdarno.

[modifica] Val di Chiana senese

Per Val di Chiana senese si intende il territorio della Provincia di Siena situato all'interno dei comuni di:

[modifica] Superficie e demografia

Comune Superficie
(km²)
Popolazione Densità
(ab./km²)
Arezzo 386,26 97.047 246,54
Castiglion Fiorentino 113,19 12.638 111,65
Civitella in Val di Chiana 100,37 8.967 89,34
Cortona 342,33 22.777 65,91
Foiano della Chiana 40,82 8.890 217,79
Lucignano 44,90 3.468 79
Marciano della Chiana 23,71 3.057 128,93
Monte San Savino 89,61 8.447 94,26
VAL DI CHIANA ARETINA 1141,19 163.259 143,06
Cetona 53,19 2.855 53,68
Chianciano Terme 36,52 6.946 190,20
Chiusi 58,06 8.612 148,32
Montepulciano 165,58 14.107 85,20
San Casciano dei Bagni 91,86 1.745 19
Sarteano 85,27 4.528 53,10
Sinalunga 78,60 12.317 156,70
Torrita di Siena 58,36 7.090 121,49
Trequanda 64,10 1.417 22,11
VAL DI CHIANA SENESE 691,54 59.130 85,50
VAL DI CHIANA 1832,73 222.389 121,34


[modifica] Comunicazioni viarie

L'Autostrada del Sole presso Arezzo
L'Autostrada del Sole presso Arezzo

La Val di Chiana è ottimamente collegata con il resto della Toscana e dell'Italia.

A livello autostradale è attraversata in lungo dall'Autostrada del Sole (A1) e può contare, da sola, su quattro caselli: "Val di Chiana" (a Bettolle, nel comune di Sinalunga), "Monte San Savino" , "Arezzo" e "Chiusi-Chianciano Terme".
Da San Zeno, località nel comune di Arezzo e prossima al capoluogo, si diparte la superstrada SS680 (troncone della E78 Grosseto-Fano o Due mari) che attraversa da est a ovest la Val di Chiana aretina fino a Monte San Savino e Lucignano. A Bettolle passa inoltre il lungo raccordo autostradale che porta a Perugia e in Umbria verso est (RA06) e a Siena (SS73-SS326), attraversando la Val di Chiana senese, a ovest.
I vari centri chianini sono inoltre collegati da un efficiente sistema stradale.

A livello ferroviario la Val di Chiana è percorsa in lungo dalla Direttissima RomaFirenze. Parallela ad essa corre la locale ferrovia che da Arezzo conduce a Chiusi, passando per le stazioni di Castiglion Fiorentino e Terontola-Cortona. Un altro asse ferroviario collega Arezzo con Siena.

[modifica] Storia

[modifica] Formazione morfologica

La valle, in seguito a fenomeni geomorfologici, in epoche remote cominciò a sollevarsi nella sua parte mediana e, in seguito al deposito di materiale alluvionale, si trasformò in due spartiacque contropendenti tributarie del Tevere e dell'Arno. Successivamente fenomeni orogenetici e di vulcanismo (specie per la relativa vicinanza del vulcano Amiata, oggi spento) determinarono la deviazione dell'Arno verso ovest. Il bacino fu quindi occupato dal fiume in seguito chiamato dai Romani Clanis, un torrente che si originava dalle montagne prospicienti l'odierna Castiglion Fiorentino per poi confluire nel fiume Paglia, tributario del Tevere.

[modifica] I primi insediamenti umani

Testimonianze di quanto antico sia l'insediamento umano in Val di Chiana derivano da reperti archeologici di epoca preistorica e protostorica. Primo fra tutti rileva il "cranio dell'Olmo", rinvenuto nel 1863 presso l'omonima località del comune di Arezzo e costituente di una calotta cranica appartenuta ad un homo sapiens vissuto nel Pleistocene medio. Ad esso si aggiungono i resti di utensili lavorati rinvenuti sempre nella zona di Arezzo presso i torrenti Castro e Vingone e risalenti al Mesolitico.

[modifica] L'epoca etrusca

La Chimera di Arezzo, IV secolo a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale
La Chimera di Arezzo, IV secolo a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale

Dopo che in epoca villanoviana l'insediamento umano in Val di Chiana subì un sensibile incremento demografico, l'arrivo degli Etruschi mutò notevolmente il panorama della valle. L'area conobbe in effetti un periodo di grande floridezza, grazie ad efficaci tecniche di produzione agricola importate dagli etruschi e ai fiorenti commerci che essi avviarono. L'influenza delle lucumonie di Arezzo, Cortona e Chiusi permise una sistematica coltivazione delle terre chianine a cereali, specie il farro, molto apprezzato dagli etruschi. Inoltre la notevole portata d'acqua del Clanis consentì agli etruschi la sua navigazione con piccole imbarcazioni per il commercio di prodotti alimentari, manufatti e per il semplice transito umano e animale. Gli etruschi attrezzarono una serie di piccoli porti presso le località lambite dal Clanis. L'esempio più eloquente è dato da Brolio, oggi frazione di pochi abitanti nel comune di Castiglion Fiorentino, ma all'epoca fiorente località etrusca: nel 1863 furono qui rinvenuti numerosi bronzetti etruschi, votivi e non, risalenti a varie epoche ricomprese tra il VII e il V secolo a.C. e oggi noti con il nome di "Deposito di Brolio".

Vaso etrusco a forma di anatra rinvenuto a Chiusi, IV secolo a.C., Parigi, Louvre
Vaso etrusco a forma di anatra rinvenuto a Chiusi, IV secolo a.C., Parigi, Louvre

Lo splendore e l'importanza della Val di Chiana in età etrusca è testimoniato anche dagli innumerevoli reperti archeologici provenienti dai vari centri chianini, specie dalle antiche lucumonie di Arezzo, Cortona e Chiusi.

Anfora etrusca con danzatori rinvenuta a Chiusi, VI secolo a.C., Palermo, Museo Archeologico Regionale
Anfora etrusca con danzatori rinvenuta a Chiusi, VI secolo a.C., Palermo, Museo Archeologico Regionale

Ad Arezzo i resti delle antichissime mura etrusche di Castelsecco (VI-V secolo a.C.) fanno da contorno alle numerose vestigia rinvenute nel tempo. Tra esse rileva soprattutto la celeberrima Chimera (ultimo quarto del IV secolo a.C.), opera bronzea raffigurante l'omonimo animale mitologico e rinvenuta nei pressi della città il 15 novembre 1553, durante la costruzione di alcune fortificazioni medicee. Della stessa epoca è pure un altro bronzo aretino assai noto, la statua di Menrva, dea etrusca della saggezza, della guerra, dell'arte, della scuola e del commercio, corrispondente alla Minerva dei Romani.

A Cortona, come anche in altri luoghi della Val di Chiana aretina, sono stati ritrovati manufatti di gran pregio, come il celebre Lampadario in bronzo (IV secolo a.C.), statuette, vasellame, oggetti di oreficeria e utensili vari. Si tratta per lo più di materiale rinvenuto con la scoperta di necropoli (celebre quella del Sodo, nel comune di Cortona) o di rovine di antichi centri etruschi (come al Melmone di Brolio, in cui sono state riportate alla luce le tracce delle antiche fondamenta di abitazioni).

A Chiusi, oltre ai resti delle mura etrusche, testimoniano l'antico splendore della città le due grandi necropoli site nei pressi del borgo. Una è la necropoli detta appunto "di Chiusi", ove sorgono le celebri tombe "della Scimmia" (fine V secolo a.C.), "del Leone" (IV secolo a.C.) e "della Pellegrina" (IV-II secolo a.C.). L'altra è la necropoli di Poggio Gaiella, nota soprattutto per l'imponente complesso di ipogei collegati tra loro da una fitta rete di cunicoli. Scoperta nella prima metà del XIX secolo, la necropoli di Poggio Gaiella fu, in un primo tempo, ritenuta dagli archeologi addirittura la tomba del re etrusco Porsenna, che secondo la leggenda sorgerebbe proprio al centro di un labirinto sotterraneo posto a tutela delle vestigia del grande sovrano.

[modifica] Il dominio romano

La sconfitta di Veio ad opera di Roma e la progressiva occupazione dell'Etruria da parte della Repubblica Romana cui fece capo la sconfitta etrusca a Sentino (295 a.C.), permisero ai romani l'ingresso nella stessa Val di Chiana.

L'anfiteatro romano di Arezzo (II secolo d.C.)
L'anfiteatro romano di Arezzo (II secolo d.C.)

La presenza romana in Val di Chiana è documentata fin dal II-I secolo a.C. dai reperti dell'epoca. Ad Arezzo si trova, conservato in ottimo stato, un mirabile anfiteatro romano, mentre a Brolio sono stati riportati alla luce un genietto votivo e addirittura un tegolone di argilla con impresso il "pesce stilizzato" usato quale segno di riconoscimento in età paleocristiana dai primi adepti del culto di Cristo residenti in Italia.
Della stessa epoca sorgono a Chiusi le celebri catacombe di Santa Caterina (II secolo) e Santa Mustiola (III secolo), che dimostrano la rapidità con cui il cristianesimo si diffuse nella valle, tanto che la città era già stata fatta sede episcopale nel corso del III secolo d.C.

Inoltre esempi di toponomastica locale enunciano chiaramente la loro origine romana. Si pensi alla località di Castroncello (nel comune di Castiglion Fiorentino), il cui nome deriva chiaramente dal latino castrum, evidenziando la presenza di un accampamento romano. Si considerino pure i due capoluoghi comunali di Lucignano (il cui nome deriva con molta probabilità da un castrum Lucinianum, così chiamato in onore del console Lucio Licinio Lucullo che aveva occupato la zona nel I sec. a.C. durante la guerra tra Silla e Gneo Papirio Carbone) e Marciano della Chiana (derivante dal nome di una gens Marcia, famiglia di rango patrizio ivi possidente di un fundus).

Neppure i romani, almeno in un primo tempo, rinunciarono alle risorse della Val di Chiana. Il geografo greco Strabone e gli storici romani Plinio il Vecchio e Tacito descrissero la Val di Chiana come il "granaio dell'Etruria". In particolar modo Tacito ricorda come, durante la Seconda guerra punica, la spedizione di Publio Cornelio Scipione (202 a.C.) avesse potuto contare su ben 10mila quintali di grano provenienti dagli «opulenta arva» (ricchi campi) chianini.

Inoltre la posizione strategica della Val di Chiana, crocevia tra gli importanti centri di Florentia (l'attuale Firenze), Arretium (l'odierna Arezzo), Cortona, Clusium (oggi Chiusi) e la stessa Roma, indussero i romani a farvi passare la via Cassia, realizzata dal console Cassio Longino nel II sec. d.C.

Tuttavia l'avvento al potere di Augusto mutò notevolmente la visione della Val di Chiana presso i centri del potere romano. Le numerose piene del Paglia, affluente del Tevere (sul quale sovente di ripercuotevano, inondando l'Urbe), indussero gli idraulici romani a ritenerne la principale causa il Clanis, fiume dall'eccezionale portata d'acqua, del quale quindi, a loro modo di vedere, occorreva un'ostruzione presso la foce sul Paglia. Essa venne eseguita durante il I secolo d.C., arrecando inevitabili danni alla Val di Chiana: il Clanis infatti, non potendo più scaricare le proprie acque sul Paglia, finì per rompere gli argini, trasformandosi in breve tempo in un lago. L'acqua, non potendo più defluire, stagnò su vaste aree chianine, che a breve si tramutarono in un malsano acquitrino.

[modifica] L'epoca medievale e la formazione della palude

Della Valdichiana quale regione malsana nel Medioevo si sente parlare in diversi documenti scritti dell'epoca.
A tal proposito occorre precisare come la pressoché totale migrazione (se mai si ebbe) della popolazione dalle pianure ai centri siti nelle colline non avvenne prima dell'XI secolo. Si hanno infatti testimonianze, specie nei documenti vescovili del tempo, di pievi disseminate nel territorio chianino anche in zone pianeggianti. Si ricorda poi che lo stesso Carlo Magno, dovendo spostarsi nell'inverno del 786 da Roma a Firenze, transitò proprio per la via Cassia, e quindi per la stessa Val di Chiana. È quindi ipotizzabile che lo spopolamento sia avvenuto dopo il 1000, quando il territorio chianino era divenuto così invivibile da impedire ogni possibilità di insediamento, coltivazione o sfruttamento del suolo.

Mappa della Val di Chiana, Leonardo da Vinci,1502-03, Windsor, Royal Library
Mappa della Val di Chiana, Leonardo da Vinci,1502-03, Windsor, Royal Library

Le dimensioni della palude divennero notevoli e Leonardo da Vinci, in una mappa da lui realizzata tra il 1502 e il 1503, mostra al centro della Val di Chiana un vasto territorio sommerso dalle acque, circondato da colline sulle quali sorgevano appunto gli abitati. Le acque putride e stagnanti, sovente pericolose per chi doveva attraversarle (si narra che la giovane Santa Margherita da Cortona, attuale patrona della città, durante una fuga notturna con l'amato Arsenio Del Pecora dal paese natale Laviano a Montepulciano, di cui Arsenio era signore, rischiò l'annegamento per via della barca che si era ribaltata) portarono l'arrivo della zanzara anofele e conseguentemente della malaria. Il morbo falcidiò la popolazione locale per secoli, specie nei periodi caldo-umidi. A tal proposito restano celebri le parole di Dante:

« Qual dolor fora, se de li spedali
di Valdichiana tra 'l luglio e 'l settembre »

Il medesimo autore ricorda le acque stagnanti della Chiana nel verso 23 del XIII canto del Paradiso, dove descrive il lento «mòver della Chiana». Mentre Fazio degli Uberti, nel "Dittamondo", attesta come pure l'idropisia minasse seriamente la salute dei chianini del tempo:

« Quivi son volti pallidi e confusi

perché l’aire e le Chiane li nemica

sí che li fa idropichi e rinfusi »
(Fazio degli Uberti, Dittamondo - libro III, capitolo X, vv. 22-24)

I locali centri, messi a dura prova dalla palude, organizzarono per i relativi collegamenti veri e propri porti su quelle acque ricoperte da giuncheti e canneti, come si deduce dagli Statutari Cortonesi del 1325, che deliberavano «tre navi nuove per i porti di Fasciano, di Foiano e di Creti». Si hanno inoltre testimonianze di porti anche a Cignano e Farneta (sempre nel cortonese), a Bettolle (nel comune di Sinalunga) e a Cesa (nel comune di Marciano della Chiana). E pure la toponomastica odierna ricorda il vasto acquitrinio: eloquenti due zone di Castiglion Fiorentino che portano il nome di Rivaio e Spiaggina, mentre nel medesimo comune si trovano la località della Nave e il Melmone (zona della frazione di Brolio).

Lo stesso termine "chiana" divenne sinonimo di palude. Scrive Luigi Pulci nel "Morgante":

« Tutto quel giorno cavalcato avevon

per boschi, per burron, per mille chiane

e non s'avevon messo nulla in seno »
(Luigi Pulci, Morgante - XXIII canto, stanza 41)

La drammatica situazione in cui versava il luogo fu accentuata dalla peste nera, che nel 1348 non risparmiò neppure la Val di Chiana.

Per contro, comunque, i centri sorti già in epoca etrusca, romana e longobarda conobbero una notevole importanza, specie a livello strategico, in una zona che pur sempre rimaneva di interesse per le potenti città di Firenze, Arezzo, Siena e Perugia. La conquista di Arezzo ad opera di Firenze e la sottomissione di Perugia allo Stato pontificio fecero rimanere solo la città del Giglio e la sua acerrima rivale, Siena, nel tentativo di occupare definitivamente la zona. La svolta si ebbe nel 1544, quando i senesi (che già controllavano le aree oggi ricomprese nella Val di Chiana senese, più la roccaforte di Lucignano), guidati dal fiorentino, ma nemico di Cosimo I de' Medici, Piero Strozzi, irruppero in Val di Chiana, distrussero Foiano e occuparono Castiglion Fiorentino e Marciano. In tutta risposta i fiorentini, guidati dal marchese di Marignano, Gian Giacomo Medici detto il Medeghino, espugnarono Marciano e da qui fecero partire la propria controffensiva vittoriosa nella celebre Battaglia di Scannagallo, presso Marciano (2 agosto 1554).

Da quel momento la Val di Chiana entrò definitivamente sotto il dominio fiorentino, dei Medici prima e dei Lorena poi, sotto i quali sorse il Granducato di Toscana.

[modifica] Il dominio fiorentino e la bonifica

A lungo il governo fiorentino, consapevole della potenziale ricchezza della Val di Chiana, cercò di bonificare la palude, incaricando tra gli altri eminenti ingegneri quali Galileo Galilei, Evangelista Torricelli e Vincenzo Viviani: ma tutti i tentativi comportarono solo una notevole spesa, senza giungere ad un miglioramento permanente. Simili piani per la verità presentavano un punto in comune: in ciascuno di loro si cercava di contrastare le leggi della natura, ostacolando cioè il normale deflusso delle acque. A tale soluzione i suddetti incaricati erano dovuti ricorrere soprattutto per il divieto, posto dal governo di Firenze, di far defluire le acque chianine nell'Arno, perché - secondo la tesi fiorentina - avrebbero provocato ondate di piena del fiume, allagando la città.

Fu però un ingegnere di eccezionali doti idrauliche, il conte Vittorio Fossombroni, a dimostrare la falsità di simili ipotesi. Incaricato di riprendere i lavori dal Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena nel 1788, Fossombroni architettò un sistema relativamente semplice, capace di sortire risultati eccellenti: la "bonifica per colmata". Esso consiste principalmente nel permettere alle acque fluviali di stagnare nelle zone palustri, lasciando sedimentare i detriti alluvionali di cui sono ricche e appunto "colmando" le suddette aree. Depositati i detriti, le acque vengono fatte defluire in canali artificiali. Il deflusso è peraltro facilitato dal fatto che i sedimenti permettono alla piana un progressivo innalzamento, riversando quindi le acque nei bacini fluviali più vicini.

Il Canale Maestro della Chiana nella zona delle Colmate di Brolio
Il Canale Maestro della Chiana nella zona delle Colmate di Brolio

Fu per tale motivo che venne realizzato il Canale Maestro della Chiana, che riprende quasi del tutto l'antico corso d'acqua del remoto Clanis. Le colmate chianine hanno consentito alla Val di Chiana di alzarsi, riversando le acque dei numerosi torrenti che la impantanavano nel Canale, che a sua volta le convoglia nell'Arno. Peraltro tale sistema non ha provocato alcun danno al corso del grande fiume toscano, né alla città di Firenze (l'alluvione del 1966 non fu infatti causata dalle acque provienienti dalla Valdichiana).

La Val di Chiana è oggi ricca di colmate, la più celebre (e imponente) delle quali si trova a Brolio, nel comune di Castiglion Fiorentino.
Il progetto di Fossombroni, che all'epoca trovò efficienti esecutori quali il lucignanese Federico Capei e gli ingegneri che gli succedettero, Alessandro Manetti (nel 1838) e Carlo Possenti (nel 1860), ha peraltro reso i suoi frutti nel giro di pochi di anni. Giovan Battista Del Corto ricorda nella sua "Storia della Valdichiana" come il Fossombroni, ritiratosi nel 1828, poté ammirare compiaciuto i progressi del lavoro eseguito e «segnalava nella purificata aria la prima apparizione dei rondoni in Foiano e altrove».

In effetti nel giro di pochi anni il panorama cambiò completamente. La valle si prosciugò, il terreno tornò fertile e coltivabile, la malaria scomparve e le popolazioni poterono tornare a popolare la piana, sotto lo stimolo dei comuni e del governo fiorentino che, memori della grande ricchezza agricola in epoca etrusca e romana, volevano tornare a quelle grandi rese per soddisfare il fabbisogno alimentare.

Il successo della bonifica per colmate in Val di Chiana fu di grande ispirazione per altri ingegneri, primo tra tutti lo stesso Manetti, che fu in seguito incaricato della bonifica di ampie aree della Maremma.

[modifica] La Valdichiana da Napoleone all'Unità d'Italia

La Campagna d'Italia condotta da Napoleone nel 1796 condusse all'occupazione francese degli Stati pre-unitari, incluso il Granducato di Toscana. In Val di Chiana, all'epoca, fervevano i lavori per la bonifica, cosa alla quale i francesi non si opposero. Lo stesso Napoleone rimase fortemente colpito dall'ingegno del Fossombroni, al punto che giunse ad esclamare: «Peccato, un sì grande ministro per un sì piccolo Stato!».

Nel 1799 la Val di Chiana fu al centro del moto anti-francese ribattezzato Viva Maria, che per un breve periodo liberò gli abitati dell'aretino, giungendo perfino a Siena. La storia ricorda come i francesi, dopo la vittoria a Marengo (14 giugno 1800), ripresero il controllo dell'Italia, fino al 1814. Con la Restaurazione venne ricostituito il Granducato di Toscana, che ultimò i lavori di bonifica della Val di Chiana. La qualità della vita in quegli anni migliorava progressivamente per gli abitanti chianini, che nel frattempo parteciparono al plebiscito con cui, il 15 marzo 1860, la Toscana fu annessa al Regno di Sardegna e successivamente al Regno d'Italia.

[modifica] La ripresa economica e la Seconda Guerra Mondiale

Gli anni successivi all'Unità d'Italia comportarono un definitivo miglioramento delle condizioni di vita dei chianini. Le terre, tornate fertili, furono intensamente coltivate o dedicate all'allevamento animale, di regola con il metodo della mezzadria. Ciò permise l'afflusso dai centri circostanti di numerosi contadini e la valle si ripopolò nel giro di pochi decenni.

Dopo aver conosciuto un breve periodo di brigantaggio (piuttosto comune nelle campagne italiane del tempo), durante il quale si affermò la fama del locale bandito Gnicche, la Val di Chiana si avviò definitivamente verso la normalità.

Questa fu però sconvolta dal passaggio del fronte bellico durante la Seconda Guerra Mondiale. Ai numerosi militari provenienti dai centri chianini, caduti nelle battaglie cui presero parte le divisioni italiane, e a quelli stranieri morti proprio nei locali scontri a fuoco tra i tedeschi e gli alleati (a Foiano della Chiana sorge tutt'oggi un cimitero militare inglese), si aggiunsero innumerevoli vittime civili.
Sotto tale aspetto la Val di Chiana fu sconvolta da almeno tre drammatici episodi meritevoli di essere citati.
Il 27 giugno 1944 a Falzano, località del comune di Cortona, un gruppo di soldati tedeschi operò una feroce rappresaglia in risposta all'uccisione di 2 loro camerati (e al ferimento di un terzo) avvenuta il giorno prima da pare dei partigiani. Morirono 10 civili, alcuni dei quali furono fatti saltare con dell'esplosivo dopo essere stati rinchiusi nelle rovine di una casa bruciata il giorno prima.

La rocca longobarda di Civitella in Val di Chiana, distrutta durante un bombardamento alleato e mai ricostruita
La rocca longobarda di Civitella in Val di Chiana, distrutta durante un bombardamento alleato e mai ricostruita

Due giorni dopo, il 29 giugno, i militari tedeschi della divisione "Hermann Göring", stanziati a Civitella in Val di Chiana trucidarono 244 civili. Anche in tal caso l'efferata azione era stata effettuata in risposta all'assassinio di 3 giovani soldati della Wehrmacht, freddati dai partigiani in un'osteria del centro chianino.
Di lì a poco, il 14 luglio, i soldati tedeschi si resero protagonisti di un'altra barbarie. Dopo aver liberato alcuni commilitoni catturati dai partigiani, operarono un rastrellamento della zona di Pietramala, località del comune di Arezzo. Numerosi civili vennero catturati e trasportati nella vicina frazione di San Polo: alcuni durante il tragitto e altri una volta arrivati a destinazione vennero uccisi (fucilati o fatti saltare con l'esplosivo); molte donne furono violentate. In totale persero la vita 65 persone, di cui 17 partigiani. Fortunatamente due soldati tedeschi, mossi a compassione verso i prigionieri, permisero la fuga di alcuni di loro, evitando così di aggravare ulteriormente il tragico bilancio delle vittime.

Numerose furono inoltre le distruzioni (a Civitella un bombardamento alleato semidistrusse l'antica rocca longobarda in cui si erano rifugiati alcuni tedeschi) che resero assai difficile la ripresa post-bellica.

In effetti a guerra finita quasi tutti i centri della Val di Chiana subirono uno spopolamento di non poco conto, il quale si è arrestato solo con il "boom economico" degli anni '60. Negli anni seguenti la popolazione ha attraversato una fase di notevole incremento demografico.

[modifica] Economia

La bonifica ha dato i suoi frutti e oggi la Val di Chiana è una delle zone agricole più fertili d'Italia. La popolazione locale è dedita in buona percentuale al settore primario (agricoltura, allevamento e attività collegate), condotto mediante aziende agricole, ma anche da parte di coltivatori diretti, possidenti di fondi più o meno estesi.

Seguono in dettaglio le principali attività economiche esercitate in Val di Chiana.

[modifica] Settore primario

La fiorente agricoltura, grazie al grande sviluppo che dalla bonifica non si è mai fermato, produce oggi elevate rese di cereali (grano, granturco, girasole, orzo), ortaggi (cavolo nero, cavolfiore, bietola toscana, cipolla rossa, lattuga delle quattro stagioni, lattuga di Sant'Anna, pomodoro bistecca, pomodoro cuore di bue, pomodoro a grappolo, zucchina tonda, fagiolo dall'occhio, fagiolo romano) e frutta (specie la mela e la pesca).
L'allevamento è diffuso a livello suino, bovino, ovino (cui si lega la produzione del pecorino toscano) e del pollame. Recentemente nella località di Manciano La Misericordia (comune di Castiglion Fiorentino) sono stati impiantati persino allevamenti di struzzi.

Tuttavia una serie di prodotti tipici e rinomati meritano una particolare citazione.

[modifica] Vino

Viti di Bianco Vergine della Val di Chiana nelle campagne di Brolio, nella Val di Chiana Aretina
Viti di Bianco Vergine della Val di Chiana nelle campagne di Brolio, nella Val di Chiana Aretina

La Val di Chiana è terra di vini pregiati (bianchi e rossi) fin dall'epoca etrusca. Parti della Val di Chiana settentrionale sono ricomprese nelle vie del Chianti, mentre nel resto della valle diffusa è la produzione del Bianco Vergine della Valdichiana, uno dei vini bianchi più apprezzati in Italia e nel mondo. La produzione avviene per lo più a mezzo dei locali viticoltori, i quali, dopo la vendemmia, trasportano la propria uva presso cantine sociali o consorzi.
Seguono in dettaglio i principali vini chianini con la relativa etichetta.

Vino etichetta
Bianco Vergine della Valdichiana D.O.C.
Valdichiana Bianco Vergine Frizzante D.O.C.
Valdichiana Chardonnay D.O.C.
Valdichiana Grechetto D.O.C.
Valdichiana Sangiovese D.O.C.
Valdichiana Vin Santo D.O.C.
Valdichiana Vin Santo riserva D.O.C.
Valdichiana rosato D.O.C.
Valdichiana rosso D.O.C.
Valdichiana spumante D.O.C.
Chianti Colli Aretini D.O.C.G.
Colli dell'Etruria Centrale D.O.C.
Colli della Toscana Centrale I.G.T.
Cortona D.O.C.
Rosso di Montepulciano D.O.C.
Vin Santo di Montepulciano D.O.C.
Toscano I.G.T.

[modifica] Olio d'oliva

Olivi nella Val di Chiana senese, presso il borgo di Rigomagno
Olivi nella Val di Chiana senese, presso il borgo di Rigomagno

La salubrità del clima, la ricchezza nutrizionale della terra e il paesaggio tipicamente collinare hanno reso la Val di Chiana patria di ottimi olii d'oliva. Anche in tal caso la produzione avviene per lo più mediante la produzione dei coltivatori diretti, che a raccolta terminata portano la propria resa presso frantoi.

Il principale olio chianino è il Colline di Arezzo, il quale è una varietà del Toscano. Quest'ultimo in sé si fregia dell'IGP (D.M. del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali datato 21 luglio 1998), ma può anche fregiarsi della DOP (reg. n. 694 del 20 marzo 1998) allorché accompagnato dalla menzione geografica aggiuntiva (come appunto "Colline di Arezzo", ma anche altre varianti, ad es. "Colline Senesi", "Montalbano", "Seggiano", "Colline di Firenze", ecc...).

Il Colline di Arezzo è un olio dal colore verde intenso con tonalità tendenti al giallo verdognolo, profumo fruttato intenso e dal sapore piccante e leggermente amaro che con il tempo si attenua, nonché un retrogusto persistente.

[modifica] Chianina

Per approfondire, vedi la voce Chianina.

[modifica] Miele

L'ottimo miele locale oggi è raramente prodotto da apicoltori professionisti: di regola sono le famiglie residenti nelle aree di campagna a possedere arnie popolate da api, il cui miele viene anche venduto.
L'origine vegetale del miele chianino (cioè il tipo di fiore del cui nettare le api si nutrono) deriva principalmente da acacia, girasole, lupinella e, quello più pregiato, corbezzolo. Altrimenti si produce il semplice miele millefiori.

[modifica] Settore secondario

Il sopra citato "boom economico" degli anni '60 ha portato alla nascita e allo sviluppo di centri industriali negli abitati della Val di Chiana. Se è vero che, se si eccettua Arezzo, gli altri restano centri preponderantemente agricoli, meritano comunque di menzione le principali tipologie di industrie impiantate. La presenza di una terra fertilissima ha ovviamente stimolato la nascita di industrie alimentari (pastifici, pollifici, confetturifici e un grande zuccherificio, chiuso tuttavia nel 2005 e destinato a diventare una centrale elettrica a biomasse). Sviluppato anche il settore tessile, quello dell'edilizia (negli ultimi anni il ritorno alla campagna ha fortemente condizionato ampie aree della Val di Chiana) e l'oreficeria.
A livello artigianale va citata la produzione della ceramica (rinomate quelle di Brolio e di Marciano).

[modifica] Settore terziario

Gargonza - La porta d'ingresso nel borgo
Gargonza - La porta d'ingresso nel borgo

Negli ultimi anni la Val di Chiana sta crescendo notevolmente quanto a presenze turistiche. Se già il turismo coinvolge da tempo Arezzo e gli stessi borghi di Cortona e Montepulciano, l'interesse storico-artistico presentato da molti altri centri locali (non solo capoluoghi di comune) si è spostato anche su nuove mete. Notevole è infatti il recente afflusso turistico a Castiglion Fiorentino, Lucignano, Foiano della Chiana, Monte San Savino (e nel suo comune lo splendido castello di Gargonza), San Casciano dei Bagni, Chiusi, Sinalunga, Trequanda e Torrita di Siena, che si è tradotto in un notevole aumento degli stabilimenti alberghieri.

Il turismo si proietta però anche verso la campagna in sé. Numerosi sono così coloro che decidono di passare una o più giornate all'aperto muovendosi a piedi (trekking), a cavallo (ippo-trekking) e in mountain bike. Inevitabile inoltre lo sviluppo degli agriturismi, divenuti numerosissimi in tutta la Val di Chiana. Nelle strutture agrituristiche chianine vengono svolte attività di vario genere: didattiche, sportive, agresti, culturali o ricreative. Il tutto al fine di cogliere quella specificità del territorio (enogastronomia, storia, artigianato, natura, arte, archeologia) che da secoli contraddistingue la Val di Chiana.

[modifica] Folklore

La Val di Chiana è terra di antiche tradizioni e nei suoi centri abitati si trovano diverse manifestazioni folkloristiche e rievocazioni storiche, che trovano la partecipazione di buona parte della popolazione. Tra le principali si ricordano:

[modifica] Bibliografia

  • Giovan Battista Del Corto, Storia della Val di Chiana, Arezzo, 1898
  • AA. VV., Cortona e la Valdichiana - Diari di viaggio 1860-1924, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, 1998
  • F. Bargagli Petrucci, Montepulciano, Chiusi e la Val di Chiana senese, Bergamo, 1932

[modifica] Collegamenti esterni


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