Alessandro Manetti
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Alessandro Manetti (Firenze, 1787 – 1865) è stato un ingegnere e architetto italiano.
Figlio dell'affermato architetto Giuseppe, studiò all'Accademia di Belle Arti di Firenze, poi a Pisa ed infine si perfezionò in ingegneria a Parigi.
Proprio nell'Europa settentrionale lavorò ad alcune opere pubbliche, mentre in Toscana si occupò prevalentemente di opere d'ingegneria, nel ruolo di Direttore del "Corpo degli Ingegneri d'Acque e Strade". Infatti, nel corso della sua carriera si interessò principalmente di bonifiche, opere idrauliche e strade.
Lavorò, fino al 1859, per le sistemazioni idrauliche della Val di Chiana, mentre tra gli anni venti e trenta dell'Ottocento si dedicò ai progetti per una strada tra Livorno e Volterra, per il Passo del Muraglione e realizzò un ponte sospeso sull'Ombrone Pistoiese a Poggio a Caiano, del quale oggi restano solo alcune rovine.[1]
A partire dal 1835 innalzò la cinta daziaria per la delimitazione del porto franco di Livorno; al progetto della cinta, definita da un semplice muro rivestito in pietra, partecipò anche Carlo Reishammer, al quale vanno attribuiti invece i disegni delle barriere e delle porte d'accesso alla città.[2] Le vicende legate alla costruzione dell'opera, che andava a tagliare in due parti il sontuoso viale degli Acquedotti, portarono Manetti a scontrarsi duramente con Pasquale Poccianti, il celebre architetto autore delle cisterne dell'acquedotto livornese e dello stesso viale.
Uscito vincitore dallo scontro con Poccianti, che non riuscì ad ottenere l'apertura di un varco in corrispondenza della sua passeggiata[3], negli anni quaranta Manetti si dedicò alla progettazione di alcuni ponti sospesi nella Toscana meridionale, alla bonifica della Maremma e del Lago di Bientina (Calcinaia), dove, per il Canale Emissario, realizzò l'attravversamento sotterraneo del fiume Arno (1854-1859, ancora esistente).[4]
In tale periodo, l'ingegner Manetti abitò a Cascina, in provincia di Pisa, ed ancora oggi sulla facciata della sua abitazione è visibile una lapide che recita:
"Dopo che l'Arno nelle grossissime piene dei dì 16 febbraio e 23 marzo 1855 - rotto due volte ogni ritegno presso la chiesa di San Cassiano - aprivasi un varco nella pianura - sollecito e frequente accorse S.A.I.E.R. il granduca Leopoldo II - per soccorrere le affliette popolazioni - e insieme all'augusto figlio gran principe ereditario - colla presenza e colo consiglio tanto affrettò i lavori di rifare - che questi in breve tempo compiti - furono le vicine campagne sottratte alla furia delle acque - e le interrotte comunicazioni ristabilite - a memoria del disastro e delle benefiche provvidenze - questo marmo - sulla fronte della casa abitata dagli ingegneri delle opere - per il prosciugamento del lago di Bientina - ove il pietoso sovrano ebbe ricetto - Alessandro Manetti direttore poneva".
Manetti si occupò anche di alcuni restauri per gli Uffizi e pubblicò alcuni scritti teorici.
[modifica] Note
- ^ Il progetto risale però al 1811-12.
- ^ Reishammer era genero di Manetti, in quanto nel 1834 ne aveva sposato una delle figlie.
- ^ Solo negli anni successivi alla morte di Poccianti (1858) fu aperto un varco anche lungo il viale degli Acquedotti.
- ^ L'opera progettata per l'attraversamento dell'Arno con una galleria lunga ben 255 metri suscitò la sincera ammirazione del granduca Leopoldo II di Toscana.
[modifica] Bibliografia
- D. Barsanti, L. Rombai (a cura di), Scienziati idraulici e territorialisti nella Toscana dei Medici e dei Lorena, Firenze 1994.
- C. Cresti, L. Zangheri, Architetti e ingegneri nella Toscana dell’Ottocento, Firenze 1978.
[modifica] Voci correlate
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