Mura Leopoldine
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Le Mura Leopoldine, o Mura Lorenesi, erano una cinta muraria ottocentesca posta a delimitazione dell'area del porto franco di Livorno. È stata in gran parte demolita nei primi anni del Novecento, sebbene alcuni tratti siano stati risparmiati dalla distruzione e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
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[modifica] Storia
La decisione di estendere l'area del porto franco labronico alle aree esterne all'antica città fortificata risale al 1834, quando il granduca Leopoldo II di Lorena ne approvò l'ampliamento. Il provvedimento granducale accoglieva quindi le richieste dei commercianti, che vedevano nell'estensione delle aree soggette al cosiddetto benefizio libero un importante ritorno dal punto di vista economico; parallelamente la nuova cinta muraria avrebbe limitato il fenomeno del contrabbando, a cui ricorrevano le attività industriali fuori dalle mura per l'approvvigionamento di materie provenienti dall'area franca.
I lavori di costruzione furono avviati nel 1835 su progetto dell'ingegner Alessandro Manetti, il quale si avvalse dell'opera di Carlo Reishammer per il disegno delle porte e delle barriere d'accesso.
La cinta, costituita da un semplice muro rivestito in pietra e sormontato da una cresta per impedire il passaggio delle corde dei contrabbandieri, si estendeva originariamente per circa 8 chilometri intorno alla città, includendovi anche i suoi popolosi sobborghi. A nord si congiungeva con il Forte San Pietro, mentre a sud terminava in corrispondenza dell'odierna piazza Mazzini.
Nel 1868, pur con l'abolizione del porto franco, la cinta mantenne la sua funzione, delimitando le aree soggette a dazio comunale. Lo sviluppo della città, verso l'allora borgo di Ardenza, comportò un'ampliamento del tracciato verso sud, fino all'Accademia Navale. Tuttavia, nel 1912, il limite doganale fu posto in corrispondenza della linea ferroviaria Pisa-Roma. Così le Mura Leopoldine furono in gran parte abbattute negli anni seguenti per far posto ad ampi viali di circonvallazione, mentre fu risparmiato il tratto settentrionale, a ridosso delle aree portuali; successivamente, al centro dei nuovi viali fu realizzato il percorso della linea ferroviaria Pisa - Tirrenia - Livorno, che rimase attiva fino al 1960.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale causarono però ingenti danni alle strutture sopravvissute, mentre nel dopoguerra l'incuria e l'abbandono portarono ad ulteriori perdite. Recentemente un tratto di mura è stato oggetto di un piano di recupero che ha permesso la realizzazione di una fascia di verde pubblico lungo la cinta, con la demolizione di alcuni capannoni industriali che qui erano sorti con scarso rispetto dell'esistente.
[modifica] Le porte e le barriere
- Dogana d'acqua (semidistrutta)
- La Dogana d'acqua regolava in origine il traffico delle merci lungo il Canale dei Navicelli ed era impreziosita da eleganti sculture in ghisa. Di questo suggestivo edificio, che sorgeva al centro di due vaste darsene, non restano oggi che pochi resti a causa dei danni riportati durante l'ultimo conflitto e delle mutilazioni inflitte successivamente, quando l'area del fabbricato fu completamente spianata per far posto ad un capannone industriale, oggi fortunatamente abbattuto.[1] Anche le darsene adiacenti sono scomparse: dapprima, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, fu lentamente interrata la darsena esterna per far posto alle strutture portuali e ferroviarie, mentre, nel secondo dopoguerra, l'area della darsena interna fu trasformata in un grande piazzale sul quale sorsero numerosi magazzini. [2]
- Porta San Marco (ancora esistente)
- Realizzata tra il 1839 ed il 1840 si trova in prossimità dell'antica stazione granducale. È costituita da una fornice sovrastata dalla scultura del leone di San Marco. All'interno, una originale volta in ghisa pone l'opera di Reishammer all'avanguardia nell'ottica dell'architettura del ferro del XIX secolo. Successivamente, a lato della Porta, fu aperta una barriera per permettere un afflusso migliore alla stazione ferroviaria.
- Barriera Fiorentina (ancora esistente)
- Inaugurata già nel 1837 e conosciuta dal 1899 anche col nome di Barriera Garibaldi, si trova lungo la via per Pisa. La barriera è formata da due corpi di fabbrica distinti, affiancati da alcuni locali adibiti a magazzino; il varco d'accesso era chiuso da una grande cancellata, mentre in asse con la strada fu innalzato uno svettante obelisco.
- Porta San Leopoldo (scomparsa)
- Questo elegante varco, ultimato nel 1841, era posto lungo la strada per la frazione di Salviano, dove negli anni trenta del Novecento fu costruito un monumentale accesso agli Spedali Riuniti su progetto di Ghino Venturi. All'esterno della porta, negli anni sessanta dell'Ottocento fu costruito un palazzetto poi adibito ad uso di lazzaretto (attuale sede della Circoscrizione IV).
- Barriera Maremmana (scomparsa)
- Si trovava nella zona dell'attuale piazza Matteotti, a sud della città. Era costituita da due torrini collegati da una cancellata. L'ingrandimento della cinta del 1890 portò alla sua distruzione e all'edificazione di una seconda barriera più a sud (Barriera Roma), oggi scomparsa.
- Porta a Mare (scomparsa)
- Si trovava all'inizio della strada litoranea verso sud e fu ultimata nel 1839. In origine era formata da due edifici raccordati da un possente arco, che successivamente fu distrutto per favorire il transito verso il viale a mare. Secondo alcune fonti qui si trovavano delle sculture in ghisa, raffiguranti dei delfini, analoghe ad altre presenti nella Dogana d'acqua. [3] Attualmente alcune di esse si trovano sul lungomare presso il porticciolo di Ardenza e sono al centro di un programma di restauro.
- Barriera Margherita (ancora esistente)
- Risale all'ampliamento del 1890 e fu progettata da Adriano Unis. Si trova lungo il viale Italia, presso l'Accademia Navale ed è caratterizzata da due eleganti edifici porticati posti a lato della strada. Nei primi decenni del Novecento e fino agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, l'edificio di levante ha ospitato il capolinea d'arrivo della ferrovia Livorno - Tirrenia - Pisa.
- Barriera Vittorio Emanuele II (scomparsa)
- Costruita intorno al 1860, fu ampliata tra il 1910 ed il 1911. Si trovava sull'allora viale degli Acquedotti, l'attuale viale Carducci.
[modifica] Curiosità
- Le mura sorsero con finalità puramente doganali, ma nel 1849, a seguito di alcuni moti rivoluzionari, la cinta fu utilizzata dai livornesi come strumento di divesa contro l'esercito austriaco inviato per soffocare la rivolta. Furiosi combattimenti si tennero presso la Porta San Marco, come ricordato in una lapide qui collocata.
[modifica] Note
- ^ Già nei primi decinni del Novecento, nell'ottica del miglioramento dell'accesso al vicino porto labronico, la Dogana d'acqua era stata stravolta con la demolizione di un tratto della cinta circostante e l'apertura di un corridoio stradale a metà dello stesso edificio.
- ^ I magazzini sono stati distrutti da un incendio negli ultimi anni del Novecento. Ad oggi il piazzale risulta praticamente inutilizzato, sebbene sia allo studio un progetto per il ripristino di questo specchio d'acqua.
- ^ M. Previti, Largo cerchio di muro, e facili barriere: le Mura Lorenesi a Livorno, 1835-1842, in CN Comune Notizie, n. 36, aprile-giugno 2002, pp.41.
[modifica] Bibliografia
- L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958, Firenze 1970.
- D. Matteoni, Le città nella storia d'Italia. Livorno, Roma - Bari 1985.
- G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903.
- M. Previti, Largo cerchio di muro, e facili barriere: le Mura Lorenesi a Livorno, 1835-1842, in CN Comune Notizie, n. 36, aprile-giugno 2002.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Mura Leopoldine
[modifica] Collegamenti esterni
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