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Lanciano - Wikipedia

Lanciano

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Lanciano
Panorama di Lanciano
Lanciano - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Abruzzo
Provincia: stemma Chieti
Coordinate: 42°14′0″N 14°23′0″E / 42.23333, 14.38333
Altitudine: 265 m s.l.m.
Superficie: 66,12 km²
Abitanti:
36.389 31-12-2007
Densità: 550,34 ab./km²
Frazioni: vedi elenco 
Comuni contigui: Atessa, Castel Frentano, Fossacesia, Frisa, Mozzagrogna, Orsogna, Paglieta, Poggiofiorito, Rocca San Giovanni, San Vito Chietino, Sant'Eusanio del Sangro, Treglio
CAP: 66034
Pref. tel: 0872
Codice ISTAT: 069046
Codice catasto: E435 
Nome abitanti: lancianesi 
Santo patrono: Madonna del Ponte 
Giorno festivo: 16 settembre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Lanciano è un comune di 36.389 abitanti in provincia di Chieti.


 

Indice


[modifica] Geografia

Il territorio del Comune di Lanciano si estende per 66 km² in quella fascia collinare che dalle pendici della Majella digrada verso il mare. Esso è composto prevalentemente da colline, ma comprende anche un'importante parte pianeggiante nella valle del Sangro. La sua altimetria varia dai 33 m slm, in contrada Serre vicino al fiume Sangro, fino ai 410 m, che si raggiungono nella frazione San Nicolino al confine con Castel Frentano. Il centro cittadino è situato a 265 m slm (misurati in Piazza del Plebiscito, davanti al Municipio).

La parte più antica di Lanciano si è sviluppata su tre colli piuttosto erti. Subito a nord di questi si trova la valle del Feltrino, ampia e profonda, che tuttora rappresenta il confine settentrionale dell'abitato. A sud, invece, una stretta vallata (oggi parzialmente interrata) separa il centro storico dall'area pianeggiante su cui è stato edificata la parte moderna della città nel primo Novecento. Nel secondo dopoguerra la crescita dell'abitato si è mossa verso est (Via del Mare) e verso ovest (Viale Cappuccini), lungo il vecchio tracciato della SS84. Le attuali direttrici di espansione seguono le vie di comunicazione più importanti per l'accesso alla città: la SP ex-SS524 (verso Fossacesia), la SP82 (verso San Vito e la A14) e la SP ex-SS84 (verso l'entroterra e verso il mare).

[modifica] Clima

Per approfondire, vedi la voce Stazione meteorologica di Lanciano.

[modifica] Storia

[modifica] Età antica

Le origini di Lanciano affondano nel mito. La tradizione vuole che sia stata fondata nel 1181 a.C. da Sollima, profugo troiano approdato in Italia insieme ad Enea, col nome di Anxanon o Anxia (dal nome di un compagno morto in guerra). Al di là dell'epica, la datazione potrebbe essere verosimile: infatti, alcuni ritrovamenti archeologici dimostrerebbero che il sito di Lanciano è stato abitato con continuità dal XII secolo a.C.. Nei dintorni, inoltre, sono state rinvenute tracce di insediamenti neolitici fin dal V millennio a.C..

Ponte Diocleziano
Ponte Diocleziano

Secondo le notizie di alcuni storici romani (Varrone, Livio e Plinio il Vecchio), in seguito Anxanon fu capitale del popolo Frentano, gente di stirpe sannitica che occupò l'area costiera tra il Pescara ed il Fortore a partire dal V secolo a.C.. In quest'epoca, probabilmente, la città subì l'influsso culturale dei Greci, che allora controllavano i traffici commerciali sulla sponda occidentale dell'Adriatico. Tra il IV secolo a.C. ed il III secolo a.C. i Frentani presero parte alle prime due guerre sannitiche, accettando di diventare federati dei Romani dopo la sconfitta subita nel 304 a.C.. A differenza delle altre popolazioni di ceppo sannita, rimasero fedeli a Roma durante le guerre puniche. Nella guerra sociale del 90 a.C., invece, furono tra i fautori della Lega Italica. Al termine di questo conflitto i Frentani beneficiarono dell'estensione della cittadinanza romana a tutti i popoli italici; la città fu ordinata in seno alla Repubblica Romana come municipium (status testimoniato da una lapide attualmente conservata nel Palazzo Comunale). In quest'epoca dovette subire la romanizzazione del nome, da Anxanon in Anxanum. Alcuni decenni dopo, con la riorganizzazione amministrativa dell'italia voluta da Augusto, la città fu ascritta alla tribù Arniense, all'interno della Regio IV. In quest'epoca dovette conoscere una buona prosperità grazie alle sue fiere, dette nundinae.

Fin dall'età antica la città ha dovuto la sua prosperità al commercio. Questa vocazione le deriva da una collocazione "strategica": è a pochi chilometri dal mare ma è in collina, quindi meglio difendibile; inoltre, è vicino ad un'antichissima rotta commerciale che collegava la Puglia all'Italia settentrionale già in età preromana. Questo tracciato, probabilmente nato come tratturo per la transumanza delle greggi, in epoca romana divenne una strada (forse la via Traiana) che partiva da Hostia Aterni (l'attuale Pescara) ed arrivava fino in Puglia passando per Ortona, Anxanum e Histonium (Vasto).

[modifica] Il Medioevo

Con il crollo dell'Impero Romano, Lanciano subì saccheggi dai Goti. In seguito, con l'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi, fu conquistata e rasa al suolo (probabilmente nel 571). I nuovi dominatori costruirono un castello sul colle Erminio, intorno al quale cominciò a ricostituirsi un nucleo abitativo. Da questo trarrà origine il più antico quartiere medioevale, chiamato Lancianovecchia. Nel 2006 scavi archeologici hanno riportato alla luce alcune vestigia della città romana, tra cui il decumano, che passava proprio sopra il colle Erminio: ciò mostra che tra la città antica e quella medioevale c'è stata una sostanziale continuità.

Torri Montanare
Torri Montanare

Lanciano rimase fedele ai Longobardi nelle guerre che li opposero ai Bizantini, ma dovette subire la conquista di questi ultimi nel 610. Sotto i Bizantini la città fu aggregata al ducato di Teate (Chieti). Questa nuova dominazione consentì alla città di riprendere i propri traffici commerciali.

Sul finire dell'VIII secolo Lanciano fu conquistata dai Franchi, i quali la aggregarono al ducato di Spoleto e, poi, a quello di Benevento. Pur facendo parte di questi ducati, la città era stata ordinata come gastaldato, cioè come città governata da un funzionario nominato direttamente dal re e non soggetta a nessun feudatario.

Nel 1060 fu annessa dai Normanni all'istituendo Regno di Sicilia (che diverrà Regno di Napoli nel 1372). Di fatto, Lanciano seguì le vicende politiche e dinastiche di questo regno fino all'Unità d'Italia. Estinta che fu la dinastia Normanna, vide il susseguirsi delle dominazioni degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi.

Superati gli anni bui, Lanciano prosperò grazie al rifiorire delle sue fiere (una in maggio ed una in settembre), tanto da diventare, nel Trecento, il più grande centro abitato d'Abruzzo (6500 abitanti nel 1340). L'incremento demografico si accompagnò all'espansione urbanistica del centro urbano: nel corso dell'XI secolo fu edificato il quartiere di Civitanova; pochi decenni dopo vi fu la sistemazione degli altri due quartieri storici, il Borgo e la Sacca, mentre il centro politico e commerciale della città si spostò definitivamente nella Corte Anteana (l'attuale Piazza del Plebiscito). Sul finire del XII secolo fu ultimata la nuova cinta muraria, dotata di nove porte (solo una delle quali è sopravvissuta fino ad oggi: Porta San Biagio), e la struttura urbana di Lanciano arrivò ad essere quella tuttora visibile nel centro storico.

La sua importanza come emporio fu riconosciuta conferendole lo status di università demaniale, cioè di città non sottoposta a nessun feudatario, ma amministrata direttamente dal re. Questo privilegio le fu accordato nel 1212 dall'imperatore Federico II di Svevia e fu confermato e reso perpetuo nel 1259 da Manfredi, re di Napoli. Ad esso si accompagnava l'esenzione delle merci da dazi e dogane ed il diritto di eleggere, oltre agli amministratori ordinari, un magistrato, detto Mastrogiurato, che durante le fiere deteneva i poteri normalmente in mano al Giudice Regio.

È interessante osservare che lo status di gastaldato e, poi, quello di università demaniale sono, molto probabilmente, la diretta continuazione dell'ordinamento municipale di epoca romana. Ciò testimonia che questa città, pur non essendo mai stata un libero comune, godette fin da tempi remoti e per molti secoli di ampia autonomia amministrativa e commerciale.

Nelle numerose contese tra feudatari e regnanti che segnarono l'età medioevale, Lanciano si schierò quasi sempre con i regnanti, ricavandone benefici di natura economica e territoriale. Una rivalità particolare si instaurò con la vicina città di Ortona, che era il porto preferenziale per l'afflusso delle merci alle fiere, a causa dei dazi che questa città imponeva sulle merci che vi transitavano. Sul finire del XIV secolo Lanciano ottenne dall'Abbazia di San Giovanni in Venere la concessione per costruire un porto a San Vito: ciò fu motivo di nuove guerre con gli ortonesi, composte solo dalla mediazione di San Giovanni da Capestrano nel 1427. Nel 1441 re Alfonso V d'Aragona ripagò l'appoggio avuto contro gli Angioini concedendo a Lanciano il diritto di battere moneta mediante l'istituzione di una Zecca. In quest'epoca la città arrivò a possedere più di 40 feudi.

Fin dal Medioevo, a Lanciano sorsero molte industrie: in primo luogo, fabbriche di tele finissime e di stoffe di lana e seriche. Nel XV secolo si affermarono molte altre produzioni: le ceramiche, la fabbricazione degli aghi, l'oreficeria e l'industria del ferro, dei bronzi, dei cuoi e delle pelli. Un riconoscimento dell'importanza raggiunta fu l'istituzione, nel 1515, di una diocesi distinta da quella di Chieti, poi elevata ad arcidiocesi nel 1562.

Nel periodo medioevale il nome della città si è evoluto dal latino Anxanum fino alla forma attuale, passando per le forme intermedie Anxano (probabilmente già in epoca tardo-imperiale, a causa della caduta della "m" finale dell'accusativo nel parlato) ed Anciano o Anzano (per semplificazione della pronuncia). La "L" iniziale è dovuta all'assorbimento dell'articolo determinativo nel nome, come nel caso de L'Aquila. Ciò è testimoniato anche dal dialetto, in cui la "L" è sentita come un articolo e declinata separatamente dal nome (L'Anciane, Quest'Anciane).

Fontana di Civitanova
Fontana di Civitanova

[modifica] L'età moderna

Nel 1520 la corona di Napoli fu aggregata a quella di Spagna dall'imperatore Carlo V d'Asburgo. Questi combatté numerose guerre con Francesco I, re di Francia, per il predominio sull'Italia, uscendone infine vincitore nel 1544 (pace di Crepy). Lanciano si schierò con Francesco I: per questo, il nuovo sovrano la punì sottraendole molti dei suoi feudi. A quest'epoca si può ascrivere l'inizio di una fase di declino per l'economia lancianese. Una prima causa di ciò va ricercata nel nuovo assetto politico, con un viceré spagnolo sul trono di Napoli. Quella che è ricordata come una cattiva amministrazione ebbe i suoi effetti anche su Lanciano, che, nel suo piccolo, si impoverì a causa dell'incapacità amministrativa dei Capitani del Popolo spagnoli e dei forti tributi imposti. Contemporaneamente, la città risentì di un fenomeno geopolitico su scala mondiale: dopo la scoperta dell'America, i grandi traffici commerciali cominciarono a spostarsi dal Mar Mediterraneo all'Atlantico. L'Italia peninsulare venne così a perdere il suo ruolo centrale nei commerci e subì una progressiva decadenza. Il regno di Napoli, persa la sua autonomia, si ridusse ad una pedina di scambio nelle contese tra le grandi potenze europee. A causa della sua posizione di frontiera, l'Abruzzo soffrì particolarmente per queste contese, che videro opposti spagnoli e francesi per tutti il XVI ed il XVII secolo e sfociarono nella guerra aperta tra spagnoli ed austriaci all'inizio del XVIII secolo.

Il momento peggiore fu nel 1640: Lanciano perse i suoi privilegi di città demaniale, fu creata baronia e fu venduta al duca Castro di Pallavicini dal viceré di Napoli, Medina las Torres, senza l'assenso del re. Nel 1646, poi, venne ceduta al marchese d'Avalos del Vasto. Il vassallaggio durò più di un secolo e portò un notevole impoverimento della città, vessata dai nuovi padroni. Le sue fiere, per di più, dal 1718 subirono la concorrenza diretta del nuovo mercato franco di Senigallia. Nonostante le numerose ribellioni, Lanciano riacquistò la sua libertà solo nel 1778, dopo l'ascesa al trono di Napoli dei Borboni.

[modifica] Dall'Ottocento ad oggi

Nell'Ottocento la città partecipò attivamente ai moti risorgimentali, a partire dalla Repubblica Partenopea del 1799 fino ad una serie di sollevazioni nel 1848, 1849 e 1853. Questi episodi le valsero la qualifica di città fellone da parte della polizia borbonica. Nel 1860 votò all'unanimità l'adesione all'Italia unita. Anche in questi anni, seppur con fasi alterne, continuò lo sviluppo della sua economia basata su commerci, artigianato, piccola imprenditoria. All'inizio del 1900 arrivò a contare 18000 abitanti.

Nella storia del Novecento di Lanciano, una pagina molto importante è quella dell'adesione alla Resistenza. Subito dopo l'occupazione nazista, tra il 5 ed il 6 ottobre 1943, alcuni gruppi di giovani lancianesi presero le armi contro gli invasori e li impegnarono in due giorni di combattimenti. Alla fine dell'insurrezione ebbero perso la vita 11 ragazzi. Altri 12 civili sarebbero stati uccisi nelle rappresaglie dai nazisti. Questo episodio segnò l'inizio della partecipazione attiva di tutta la cittadinanza alla Resistenza, motivo per il quale Lanciano è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valore Militare dal presidente Einaudi nel 1952, è quindi tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione.[1]

« Forte città dell'Abruzzo, di nobili tradizioni patriottiche e guerriere, insofferente di servaggio, reagiva ai soprusi della soldataglia tedesca con l'azione armata dei suoi figli migliori. L'intera popolazione, costretta ad assistere in piazza al martirio di un cittadino, valoroso combattente, legato ad un albero, accecato e trucidato per ammonimento ai civili, sorgeva in armi. Combattevano i cittadini per molte ore, subendo perdite ed infliggendone di ben più gravi e, per aver ragione della resistenza, il nemico doveva impegnare numerosi battaglioni, mezzi corazzati, artiglierie. Esempio di civiltà al barbaro invasore che trucidava i colpiti, gli abitanti curavano con umana pietà i nemici feriti. Sottoposta prima ad atroci rappresaglie, poi alle dure azioni di fuoco degli alleati, infine ai massicci bombardamenti dei Tedeschi, la Città di Lanciano, presa nella linea del fronte, subiva radicali distruzioni mentre più di 500 abitanti perdevano la vita. Per nove mesi di dure prove la popolazione di Lanciano forniva valorosi combattenti per la lotta di liberazione, sosteneva la resistenza, dava tutta nobile esempio di patriottismo e di fierezza. Lanciano, 5 ottobre 1943 - giugno 1944. »

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Luoghi d'interesse

[modifica] Monumenti

Porta San Biagio vista dall'esterno
Porta San Biagio vista dall'esterno

[modifica] Porta San Biagio

Risale all'XI secolo. È l'ultima superstite delle nove porte che facevano parte della cinta muraria della città, che fu abbattuta all'inizio del XX secolo per favorire l'espansione urbana. Arroccata su di un costone molto ripido, è dotata di una luce di dimensioni ridotte sormontata da un arco a sesto acuto.

[modifica] Torri Montanare

Sono un residuo dell'antica cinta muraria (XI secolo). Si compongono di due torri vicine tra loro: una torre d'avvistamento alta e snella, interna alle mura, ed un massiccio torrione angolare esterno; quest'ultimo risale al XV secolo. Il nome deriva dalla posizione molto panoramica (la vista spazia dal massiccio della Majella al Gran Sasso, passando per tutte le colline vicine ed arrivando fino al mare).

 

[modifica] Chiese

La Basilica della Madonna del Ponte.
La Basilica della Madonna del Ponte.

[modifica] Basilica della Madonna del Ponte

La chiesa della Madonna del Ponte si chiama così perché è costruita su un ponte a tre archi (il Ponte di Diocleziano). Nel 1088, restaurando il Ponte dopo un terremoto, si ritrovò un'antica statua della Madonna col Bambino: l'evento, ritenuto miracoloso, portò a ribattezzare questa icona Madonna del Ponte e fu costruita una cappella per custodirla sul ponte stesso. Verosimilmente, la statua è un'antica icona bizantina, murata in un arco del ponte nell'VIII secolo per sottrarla agli iconoclasti.

La crescente devozione popolare portò, sul finire del XIV secolo, a costruire in luogo della cappella una chiesa che coprì interamente il ponte. Nel 1513 fu ampliato anche il ponte, costruendo l'attuale Corridoio. La chiesa visibile oggi è stata edificata tra il 1785 ed il 1788. La facciata fu iniziata nel 1800 ed è rimasta incompiuta nella parte superiore. A sinistra della chiesa sorge la Torre Campanaria, alta 37 metri, realizzata tra il 1610 ed il 1614.
La Basilica è di impianto neoclassico, anche se alcune decorazioni tradiscono residui del gusto rococò. L'interno è costituito da una sola navata, circondata da semicolonne corinzie giganti. La volta e le cupole sono affrescate. In una nicchia al centro dell'altare maggiore è situata la statua della Madonna del Ponte.
Chiesa di S. Maria Maggiore (entrata principale)
Chiesa di S. Maria Maggiore (entrata principale)

[modifica] Santa Maria Maggiore

È ritenuto uno dei monumenti più importanti d'Abruzzo. Costruita nel 1227 secondo i dettami dell'architettura borgognona-cistercense, nel 1540 fu ampiamente rimaneggiata secondo il gusto barocco (con l'aggiunta di due navate e di stucchi e decorazioni). Nel 1968 un restauro la riportò alla struttura originaria. Sono artisticamente notevoli la facciata, il portale principale (aggiunto nel 1317) ed il piccolo portale laterale. L'interno è stato ripristinato alla semplicità delle linee del gotico borgognone, con tre navate divise da colonne agili e sormontate da volte a crociera.

[modifica] San Francesco

Questa chiesa fu edificata nel 1258 al posto di una precedente, risalente al VII secolo e dedicata ai Santi Legonziano e Domiziano. L'interno è stato recentemente ripulito dai rimaneggiamenti barocchi ed è tornato alla pulizia delle linee originarie. Sull'altare maggiore si possono vedere le reliquie del Miracolo Eucaristico.

 

[modifica] Altre chiese notevoli

Muro laterale e campanile di San Biagio
Muro laterale e campanile di San Biagio
San Nicola di Bari
Fu costruita nel XIV secolo sui resti della Chiesa di S. Pellegrino, precedentemente distrutta in un incendio nel 1206.
Sant'Agostino
Chiesa edificata nel 1270. La facciata conserva il portale ed il rosone originali, mentre l'interno, ad una sola navata, è stato rimaneggiato in epoca barocca (XVII secolo).
San Biagio
È la chiesa più antica della città: la prima attestazione della sua esistenza risale al 1059. Di impianto romanico, è caratterizzata dalla semplicità delle decorazioni. Il campanile è di epoca successiva (1340).

[modifica] Palazzi e ville

Botteghe Medioevali su Via dei Frentani
Botteghe Medioevali su Via dei Frentani

[modifica] Botteghe medioevali

Le cosiddette botteghe medioevali costituiscono l'edificio per uso civile più antico conservato nella città. Si sviluppano su due livelli: al piano terra (tuttora adibito a negozio) presentano due portoni, uno ogivale e l'altro con architrave. Una lapide ricorda Nicolaus Rubeus me fecit... e testimonia l'anno di costruzione: 1434.

[modifica] Palazzo dell'Arcivescovado

Fu costruito nel XVI secolo, a seguito dell'istituzione della diocesi di Lanciano. Nell'architettura massiccia della facciata spicca il portale ogivale proveniente dalla chiesa dell'Annunziata, ivi sistemato nel 1818 quando questo edificio fu abbattuto. La chiesa dell'Annunziata era stata edificata nel Trecento sul lato meridionale della Piazza del Plebiscito (attuale imboccatura di Corso Trento e Trieste): nella pavimentazione della piazza sono stati inseriti dei segnali che indicano l'area su cui sorgeva questa chiesa.

Come curiosità, vale la pena di ricordare che in epoca napoleonica, quando nel 1809 Gioacchino Murat decretò la confisca dei beni ecclesiastici, nel palazzo fu posta la sede della Corte d'Appello degli Abruzzi (da ciò deriva il nome dell'antistante Largo dell'Appello). Questa situazione perdurò fino al 1817, anno in cui questo edificio fu restituito alla sua funzione originaria.

Nel cortile interno del palazzo sono visibili alcuni resti di quello che sarebbe stato il teatro romano di Anxanum.

[modifica] Teatro Comunale "Fedele Fenaroli"

Fu edificato nel 1842. La facciata è in stile neoclassico: vi spicca un portico retto da quattro grandi colonne doriche. Dopo un lungo restauro, da alcuni anni è di nuovo agibile e vi si tengono gli spettacoli della stagione teatrale della città.


[modifica] Musei

[modifica] Museo di Archeologia Urbana e dei Commerci Antichi in Abruzzo

[modifica] Museo Civico

[modifica] Museo Diocesano

Il museo diocesano di Lanciano si trova nel seicentesco palazzo del Seminario. Ospita testimonianze sulla storia della diocesi e oggetti provenienti dalla cattedrale o da altre chiese diocesane e dal palazzo arcivescovile, datati dal XIII secolo ai giorni nostri. Si segnalano in particolare le oreficerie, tra cui un Crocefisso quattrocentesco opera della bottega di Nicola da Guardiagrele. Tra i tessuti si conservano i paramenti ottocenteschi appartenuti all'arcivescovo Francesco Maria de Luca. .

[modifica] Casa-museo di Federico Spoltore

Il palazzo Spoltore, tutelato dal Ministero per i Beni Culturali nel 1987 ospita un museo dedicato a Federico Spoltore nella sua casa natale, che ospita inoltre alcune opere dell'artista. Vi è ospitato inoltre l'archivio storico, con i documenti che illustrano la sua attività artistica e intellettuale, una biblioteca e l'istituto fondato a nome dell'artista.

[modifica] Economia

Il commercio ha sempre avuto un ruolo importante nella storia di Lanciano, a partire dalle già citate fiere. Tuttora Lanciano è sede di un complesso fieristico di rilevanza nazionale. Inoltre, è il punto di riferimento commerciale per tutto il suo comprensorio (ingrosso e grande distribuzione organizzata).

Negli anni Settanta in Val di Sangro nel comune di Atessa sono stati costruiti due grandi insediamenti industriali: uno della Honda e la Sevel, una joint-venture tra Fiat e PSA per la produzione di veicoli commerciali leggeri. Questi stabilimenti hanno portato allo sviluppo di un folto indotto di piccole e medie imprese specializzate, cresciute nel tempo fino a rendere la Val di Sangro la prima realtà industriale dell'Abruzzo. Da ciò sono discese ricadute economiche positive per tutti i comuni del comprensorio.

Non va trascurato il ruolo dei settori tradizionali: l'agricoltura e l'artigianato. La prima si basa sulla coltivazione di ulivi e vigne, da cui deriva una buona produzione di olio e vino (certificata da marchi DOP e DOC). Il secondo sta ritornando in auge soprattutto per quanto riguarda le terrecotte, un settore in cui Lanciano vanta una tradizione secolare.

[modifica] Cultura

[modifica] Manifestazioni

[modifica] L'Estate Musicale Frentana

[modifica] Feste, fiere e sagre

[modifica] San Biagio (3 febbraio)

Il 3 febbraio è il giorno in cui la Chiesa Cattolica celebra la figura di San Biagio. A Lanciano, nella chiesa dedicata al santo, dopo la Messa serale si celebra il rito dell'unzione della gola. Questa cerimonia è collegata al culto di San Biagio (che fu medico) come santo ausiliatore, protettore contro i malanni della gola.

[modifica] Tradizioni della Pasqua

La sera del Giovedì Santo
A partire dalle nove di sera, al rituale dei Sepolcri (comune in molte città del Meridione d'Italia) si accompagna la processione degli incappucciati, manifestazione curata dall'"Arciconfraternita Orazione e Morte San Filippo Neri". I confratelli completamente coperti da tonache e cappucci neri, ne accompagnano un altro, che impersona il cireneo scalzo, portando in processione i simboli della passione. Il tutto si svolge alla luce delle fiaccole, mentre le note della marcia funebre si intervallano al suono delle raganelle.
Il Venerdì Santo
La processione del Cristo morto, curata dall'Arciconfraternita Orazione e Morte intitolata a San Filippo Neri, con l'esecuzione da parte della banda cittadina del Miserere composto dal musicista frentano Francesco Paolo Masciangelo.
La Domenica di Pasqua
L'incontro dei Santi

[modifica] Il settembre Lancianese

Sant'Egidio

Tutta la giornata del 31 agosto trascorre normalmente, ma, all'imbrunire, avviene una scena interessante. Come per un prodigio magico, sorgono baracche e baracchette, e sulle bancarelle improvvisate si mettono in mostra migliaia e migliaia di giocattoli di ogni genere e natura. Il forestiero che capita a Lanciano in questo giorno, crede di trovarsi nel paese della cuccagna. Ma la festa ha anche il suo lato serio. Mentre sulla piazza illuminata a giorno i bimbi folleggiano, i fidanzati si recano di fronte ai trofei di cesti e cestelli di campane e campanelle di creta accumulate in piazza, acquistano una grossa campana, un grazioso cestino che riempiono di frutta e dolciumi ed offrono il tutto alle loro belle. Queste contraccambiano il dono, che ha un significato simbolico. Esso infatti vuol significare la rinsaldata promessa d'amore, una manifestazione di gentile attaccamento a chi si ama. Lo strepito continua fine a notte inoltrata, e il suono delle campanelle si riascolterà, per tutti gli angoli della città, durante tutto il primo settembre. Ma la notte del 31 agosto, nella valle degli ortolani dove S. Egidio aveva il suo tempietto aperto al culto, ed ora distrutto dalla guerra, se ne sta solo e deserto, sotto le stelle, ascolta l'eco del lontano fragore e forse medita sulla caducità delle cose umane.


Il Mastrogiurato
Dal 1981 si svolge a Lanciano, nell'ultima domenica di agosto, la rievocazione storica del Mastrogiurato. Questa carica politico-giuridica fu istituita dagli Angioini nel 1304. Il mastrogiurato affiancava il sindaco nell'amministrazione e nella polizia della città e veniva eletto tra dottori e ricchi borghesi, esperti nelle leggi e dotati di particolare integrità e prestigio. A Lanciano l'incarico assunse una particolare rilevanza allorquando i Re vollero premiare la città per la sua fedeltà e per i servigi resi alla Corona, con la concessione della demanialità e di numerosi privilegi per le sue fiere tra i quali l'esenzione da tasse e dazi, l'ammissione di persone di qualsiasi nazione, razza e religione, anche se ribelli, la facoltà di tenere armigeri per la difesa della città e delle mercature.

Si ravvisò, ad un certo punto, di concentrare nelle mani di un solo uomo l'organizzazione della fiera, la tutela delle persone e delle merci sia in città, sia sulle strade che vi conducevano, il rispetto dei privilegi concessi ai mercanti, la pronta ed equa risoluzione dei problemi nascenti dalla mercatura, togliendo al Giudice Regio, per la durata delle fiere, parte di tali funzioni. La rievocazione di questo rito avviene all'inizio del settembre lancianese, nel rispetto della tradizione secondo la documentazione pervenutaci, scegliendo ciascuno dei quartieri storici, a turno, l'uomo che deve impersonare il Mastrogiurato. Il designato, in piazza, alla presenza di figuranti in costume d'epoca(rappresentanti le autorità, i notabili, i mercanti, gli armigeri, gli amministratori dei territori soggetti alla città) presta giuramento e, successivamente, proceduto da trombettieri, sbandieratori ed armigeri e seguito da tutte le personalità indicate, si reca in Fiera per alzarvi, simbolicamente, le bandiere e dare inizio ad essa. Il corteo storico si svolge secondo la tradizione documentaristica pervenuta e il cittadino che impersona questo magistrato viene eletto dai quattro quartieri del centro storico. I personaggi che accompagnano il Mastrogiurato durante la sfilata in costume d'epoca sono nobili, mercanti, autorità ecclesiastiche, notai e sindaci dei comuni del circondario. La manifestazione vuole ricordare il glorioso periodo delle fiere, fonte di commercio e di ricchezza economica e culturale per la città e i paesi limitrofi.



Il Dono
Da tutte le contrade l'8 settembre arrivano compagnie di contadine con in testa le caratteristiche conche abruzzesi ricolme di grano e di primizie dei campi per farne dono alla protettrice della città, la Madonna del Ponte. Ogni compagnia è preceduta dal capo contrada, e i contadini sfilano lungo il corso Trento e Trieste cantando inni religiosi, fino alla piazza principale del Plebiscito. L'origine di questa festa religiosa, così intimamente legata al patrimonio tradizionale della popolazione rurale di Lanciano, è assai antica e si ricollega ai riti pagani che i romani celebravano al ritorno della stagione

autunnale in onore delle divinità campestri. "Lu done" (o il Dono) è uno dei momenti più interessanti e folcloristici delle feste in onore di Maria Santissima del Ponte. Il rito si svolge l'8 settembre (festa della Natività di Maria) con un lungo corteo di donne e carretti recanti l'offerta dei contadini delle varie contrade di Lanciano alle feste in onore della Madonna. Le donne, vestite con gli abiti tradizionali, sfilano per il Corso portando sul capo le caratteristiche conche in rame (con cui si faceva in passato la provvista dell'acqua dalle fontane), addobbate con fiorì e festoni di carta, ripiene di grano o granone; gli uomini a piedi o su carretti, recano prodotti agricoli o vivande tipiche della cucina lancianese (anch'essi addobbati con fiori e festoni), che poi

si venderanno all'asta nella pubblica piazza, per destinarne il ricavato alle feste. Il tutto tra suoni di fisarmoniche e canti tradizionali. Recentemente si sono intercalate nel corteo rappresentazioni di scene di vita campestre e, in luogo dei carretti trainati da animali, rimorchi e trattori agricoli. Sembra che la tradizione abbia avuto inizio con la raccolta di donativi che si fecero tra tutta la popolazione lancianese per le feste dell'incoronazione della statua della Vergine del Ponte e del Bambino, nel settembre del 1833, allorquando il comitato dei festeggiamenti organizzò la sfilata di rappresentanti delle varie classi sociali della città, che recavano in mano o su cuscini donativi in denaro, preziosi o oggetti di altro genere da vendere all'asta per destinarne il ricavato ai festeggiamenti; in quell'occasione anche i contadini portavano i loro prodotti.

(tratto da Lanciano.it)

[modifica] La Squilla

Il 23 dicembre si celebra una delle tradizioni più sentite nell'animo del popolo lancianese istituita nell'anno 1589 da Mons. Paolo Tasso, decimo Arcivescovo di Lanciano.

La sera dell'antivigilia di Natale Mons. Tasso si recava a piedi nella chiesetta campestre dell'Iconicella per rinnovare il faticoso cammino di Giuseppe e Maria da Nazareth a Betlemme. Il pellegrinaggio aveva inizio al rintocco di una campanella, la Squilla, al cui suono si univano poi tutte le campane della città. Tuttora, ogni anno si rinnova il mesto pellegrinaggio che si conclude alle 18 in Piazza. Da qui tutti ritornano nelle case mentre il suono della Squilla diffonde il messaggio di Pace, di riconciliazione e di perdono.

La Squilla di Lanciano vuole essere un preludio del Natale. Essa con il passare degli anni conserva il primordiale significato religioso sommato inevitabilmente a quello folcloristico. Questa tradizione non è più la stessa osservata e descritta dai grandi folcloristi abruzzesi del secolo scorso ed è diversa persino da quella in uso venti, trent'anni fa. La ricorrenza non appare più una robusta e ben medicata costumanza rispettata da tutti, ma appare sempre più la festa di un ristretto numero di famiglie ancora fortemente legate alle vecchie consuetudini. Ciascun lancianese, appartenente ad una famiglia profondamente legata alle tradizioni, vive la festività come se facesse parte della personale esperienza, come ricordo della sua infanzia.

[modifica] Realtà culturali

Reliquie del Miracolo Eucaristico
Reliquie del Miracolo Eucaristico

[modifica] Il Miracolo Eucaristico

Intorno all'anno 700, a Lanciano si verificò un evento che la Chiesa cattolica considera come il primo tra i cosiddetti miracoli eucaristici. Il racconto ci è stato tramandato da una pergamena del XV secolo: vi si narra che, durante la Messa nella chiesa dei Santi Legonziano e Domiziano, il monaco basiliano che officiava il rito avrebbe dubitato della presenza di Cristo nell'eucarestia. In quel momento l'ostia sarebbe divenuta carne ed il vino si sarebbe tramutato in sangue.

Le reliquie del Miracolo sono conservate nella chiesa di San Francesco, sorta nell'XI secolo sul luogo di quella in cui avvennero i fatti. L'ostia di carne ed il calice con i cinque grumi in cui si è rappreso il sangue sono oggetto di pellegrinaggio da parte di centinaia di migliaia di persone ogni anno.

Queste reliquie sono state finora analizzate solo dal professor Odoardo Linoli, docente di anatomia patologica, negli anni Settanta e nel 1981. Le analisi hanno evidenziato che la carne è autentica e umana, precisamente tessuto miocardico; il sangue è anch'esso autentico e umano; entrambi appartengono infine al gruppo AB. La perfetta conservazione della carne non viene spiegata, in quanto lo studio si limita ad escludere l'uso di noti procedimenti di mummificazione. Esso peraltro non indica la datazione esatta della reliquia, né esclude completamente la conservazione per cause naturali. [1]


Immagini

Cliccare sulle immagini per ingrandirle e cliccare ancora una volta per leggere la documentazione medica sul miracolo:

[modifica] Il miracolo de "Lu Frijacriste"

Nella storia di Lanciano si narra di un secondo Miracolo Eucaristico, detto de lu frijacriste (letteralmente: "friggicristo", friggitore di Cristo). Il racconto di come avvenne presenta elementi della leggenda, ma la testimonianza concreta è data dalle Sacre Reliquie: esse esistono e si trovano in parte a Lanciano e in parte nella chiesa di Sant'Agostino ad Offida (nelle Marche).

Secondo la versione a noi pervenuta, i fatti avvennero nel 1273, in una stalla del quartiere di Lancianovecchia: una donna chiamata Ricciarella, volendo riconquistare l'amore del marito, si rivolse ad una fattucchiera ebrea, che le consigliò di preparare una pozione erotica cuocendo sul fuoco un'ostia consacrata. Ricciarella conservò in bocca l'ostia presa durante la Messa; giunta nella stalla di casa sua, mise un coppo sul fuoco e vi pose dentro il frammento di ostia. Improvvisamente, l'ostia si tramutò in carne e cominciò a grondare sangue. Ricciarella, terrorizzata, nascose tutto sotto un cumulo di paglia e corse a casa.

Tuttavia Ricciarella non riuscì a tenere il segreto a lungo: allarmata anche da strani presagi (pare che il cavallo del marito rifiutasse di entrare nella stalla e si inginocchiasse sulla soglia), dopo pochi giorni confessò tutto al parroco della vicina chiesa di Sant'Agostino, Jacopo Diotallevi, che portò le reliquie in chiesa. Quando questi divenne vescovo di Offida portò con se le Sacre Reliquie. Tuttora, nella cittadina marchigiana si commemora l'evento ogni 3 maggio con una grande festa religiosa.

Nel luogo dove era situata la stalla di Ricciarella fu costruita una cappella, dedicata alla Santa Croce, tuttora esistente e visitabile. In questo luogo pochi anni fa sono stati riportati alcuni frammenti delle Sacre Reliquie per concessione della diocesi di Offida.

A titolo di curiosità si può ricordare che i lancianesi, a seguito di quest'episodio, hanno guadagnato il soprannome di frijacriste presso gli altri abruzzesi.

[modifica] Lo sport

[modifica] Calcio

La principale squadra di calcio della città è la Società Sportiva Lanciano, che milita nel Campionato di Serie C1. La seconda squadra è l' Associazione Sportiva Dilettantistica Spal Lanciano, fondata nel 1965, che milita nel campionato regionale di Eccellenza.

[modifica] Ciclismo

Lanciano è stata più volte arrivo di tappa del Giro d'Italia:

[modifica] Altri sport

  • Nel campionato di serie C2 di baseball milita la Eagles 29 Baseball Lanciano.
  • Nel campionato di serie C2 di pallacanestro milita la A. S. Lanciano Basket.

[modifica] Impianti sportivi

  • Stadio Comunale "Guido Biondi" (con annesso velodromo), via Belvedere, 1
  • Palazzetto dello Sport (con pista di atletica esterna), via G. Rosato, 1
  • Palestra Comunale di via dei Funai

[modifica] Associazioni

[modifica] Personalità legate a Lanciano

[modifica] Cassio Longino

Un'antica tradizione vuole che Longino, il soldato romano che trafisse con una lancia il costato di Gesù crocifisso, fosse originario di Anxanum. Secondo questa versione dei fatti, Longino si sarebbe convertito al cristianesimo assistendo al martirio del Cristo. In seguito, avrebbe collaborato all'attività degli apostoli, sarebbe diventato diacono e sarebbe tornato nella sua città natale a predicare il Vangelo. Dovette subire il martirio per opera di emissari del Sinedrio, che lo decapitarono e portarono la sua testa a Gerusalemme per testimoniarne la morte. I fedeli gli avrebbero intitolato una chiesa, che sarebbe poi diventata quella, storicamente attestata, di San Legonziano, in cui avvenne il Miracolo Eucaristico.

[modifica] Cittadini illustri

[modifica] Amministrazione

Torre Campanaria e Comune
Torre Campanaria e Comune

[modifica] Dati amministrativi

Sindaco: Filippo Paolini (centrodestra) dal 13/06/2006 (2º mandato)
Centralino del comune: 0872 7071
Email del comune: urp@lanciano.eu

[modifica] Frazioni

Il centro urbano di Lanciano è circondato da trentatre contrade, disseminate su tutto il territorio comunale. Esse costituiscono dei veri e propri piccoli insediamenti, ciascuno con le sue tradizioni, una propria chiesa ed un nucleo abitativo ben definito. La popolazione complessiva residente nelle contrade è stimata in 12682 abitanti (dato del 2005).

L'elenco completo è il seguente: Camicie, Colle Campitelli, Colle Pizzuto, Costa di Chieti, Follani, Fontanelle, Gaeta, Iconicella, Madonna del Carmine, Marcianese, Nasuti, Re di Coppe, Rizzacorno, Sabbioni, San Iorio, Santa Croce, Santa Giusta, Santa Liberata, Santa Maria dei Mesi, Sant'Amato, San Nicolino, Sant'Egidio, Sant'Onofrio, Serre, Serroni, Spaccarelli, Torre Marino, Torre Sansone, Villa Andreoli, Villa Carminello, Villa Elce, Villa Martelli, Villa Pasquini, Villa Stanazzo.

[modifica] Gemellaggi

[modifica] Galleria fotografica

[modifica] Bibliografia

  • Giovanni Nativio, Lanciano, o cara (pp. 208), 1979, ed. Itinerari, Lanciano.
  • Stella Traynor Moratvska, Longino, soldato romano di Lanciano (pp. 168), trad. di Domenico Policella, 1999, ed. Itinerari, Lanciano.
  • Touring Club Italiano, Guida d'Italia, vol. Abruzzo.
  • Antonio Pasquini, Lanciano - Dall'Adriatico alla Majella/From the Adriatic Sea to the Majella, 2005, Editrice Itinerari, Lanciano
  • Maurizio Angelucci, Contradando per Lanciano, 2002
  • Maurizio Angelucci, 1a Storia di tutto il territorio di Lanciano - 1st History of the entire Lanciano's territory
  • Maurizio Angelucci - Se scrive Lanciane, se legge Langián(e) - 2007 - Fonologia, Morfologia e sintassi della parlata lancianese

[modifica] Altri progetti

[modifica] Note

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Voci correlate



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