Grande Scisma
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Il Grande Scisma, detto anche Scisma d’Oriente dagli occidentali e Scisma dei Latini dagli orientali, fu l'evento che divise la Cristianità Calcedoniana fra la Chiesa orientale bizantina - la cosiddetta Ortodossia - e la Chiesa occidentale - il cattolicesimo romano. Sebbene normalmente si indichi il 1054 come anno dello scisma, ossia quando il papa Leone IX ed il patriarca Michele I Cerulario si scomunicarono a vicenda, lo Scisma d'Oriente fu effettivamente il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due Chiese. Le dispute alla base dello scisma erano sostanzialmente due. La prima riguardava l'autorità papale: il papa romano reclamava la propria autorità sui quattro patriarcati orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, che con Roma formavano la cosiddetta pentarchia), disposti a concedere al patriarca di Roma un primato solo onorario e a lasciare che la sua autorità si estendesse solo sui cristiani d'Occidente. L'altra disputa, di ambito trinitario e apparentemente meno "politica" concerneva l'inserimento del filioque nel Credo Niceno. Esistevano inoltre altre cause, meno significative, fra le quali variazioni di alcuni riti liturgici, e rivendicazioni conflittuali di giurisdizione.
La Chiesa si divise lungo linee dottrinali, teologiche, linguistiche, politiche e geografiche, e la frattura fondamentale non si è più rinsaldata. Si ebbero, in effetti, due formali riunioni, nel 1274 (nel Secondo Concilio di Lione) e nel 1439 (nel Concilio di Basilea), ma in entrambi i casi non furono accettate dalla Chiesa ortodossa, in quanto i capi spirituali che vi presero parte, nel consentire queste cosiddette "unioni", avevano oltrepassato la propria autorità. Gli ulteriori tentativi di riconciliare i due corpi fallirono, ma molte comunità ecclesiastiche originariamente ortodosse cambiarono giurisdizione, ed ora sono dette Chiese cattoliche di rito orientale.
Seppure la maggioranza delle fonti pongano come anno decisivo il 1054 con le scomuniche reciproche di Leone IX e di Cerulario, altri fanno risalire lo Scisma ad anni (ed eventi) diversi:
- il 1204, anno del sacco di Costantinopoli per opera dei Crociati.
- il 1472, anno in cui la Chiesa d’Oriente rifiutò il Concilio di Firenze in occasione del Sinodo indetto da Dionisio I di Costantinopoli.
Il dato di fatto è che tuttora la Chiesa occidentale e la Chiesa orientale sono separate, e ognuna si autodefinisce Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, dando a intendere che, con lo Scisma, è l'altra parte ad aver lasciato la vera chiesa: i cattolici infatti chiamano lo scisma Grande Scisma d'Oriente e gli ortodossi Scisma dei Latini.
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[modifica] Origini
Fin dall'inizio, la Chiesa riconosceva la posizione principale di tre vescovi, conosciuti come patriarchi: il vescovo di Roma, il vescovo di Alessandria ed il vescovo di Antiochia; ad essi si aggiunsero il vescovo di Costantinopoli ed il vescovo di Gerusalemme. Con il Concilio di Calcedonia, del 451, si dovranno dunque contare cinque patriarcati. I patriarchi avevano autorità e precedenza sugli altri vescovi della Chiesa. Fra di essi, il vescovo di Roma (il papa) deteneva uno status più elevato in virtù della sua posizione come successore di san Pietro. Inoltre, la sede papale aveva un ulteriore motivo della sua particolare importanza che consiste nel fatto che Roma era capitale dell'Impero romano. Anche dopo che Costantino il Grande spostò la capitale a Costantinopoli nel 330, il papa mantenne la sua posizione di primus inter pares (primo fra pari), sebbene questa non fosse accompagnata da alcuna facoltà di veto né da altri poteri monarchici sugli altri patriarchi.
La disunione nell'ambito dell'Impero romano contribuì alla disunione nell'ambito della Chiesa. Teodosio il Grande, che morì nel 395, fu l'ultimo imperatore a regnare su un impero unito; dopo la sua morte, l'impero fu diviso in due metà, occidentale ed orientale, ognuna con il suo distinto imperatore. Entro la fine del quinto secolo, l'Impero Romano d'Occidente era stato decimato dai barbari, mentre l'Impero Romano d'Oriente (anche conosciuto come Impero bizantino) continuava a prosperare: pertanto, la prima a cadere fu l'unità politica dell'Impero romano.
Altri fattori fecero sì che l'Oriente e l'Occidente andassero ulteriormente discostandosi. La lingua dominante dell'Occidente era il latino, mentre ad Oriente era più conosciuto il greco: presto, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente, il numero di persone in grado di parlare sia il latino sia il greco cominciò a diminuire, e la comunicazione fra Oriente ed Occidente si fece via via più difficile. Con il venir meno dell'unità linguistica, anche l'unità culturale iniziò ad essere instabile: la cultura occidentale si trasformò in modo relativamente repentino per influenza di popoli come i germani, mentre l'Oriente rimaneva da sempre legato alla tradizione della cristianità ellenistica, costituendo pertanto la cosiddetta "Chiesa di tradizione e rito greco". Questa differenza andò aumentando quando i papi passarono ad appoggiare il Sacro Romano Impero, occidentale, a scapito dell'Impero bizantino, orientale, specialmente al tempo di Carlo Magno. In ogni caso, le due metà della Chiesa si andavano progressivamente delineando in divisione lungo linee simili; usavano riti differenti ed avevano approcci differenti alle dottrine religiose. Sebbene il Grande Scisma distasse ancora diversi secoli, le sue basi già apparivano percettibili.
[modifica] I primi scismi
Il Grande Scisma non era il primo scisma fra l'Oriente e l'Occidente; vi furono, infatti, oltre due secoli di divisioni nel primo millennio della Chiesa:
- Dal 343 al 398, la Chiesa era divisa sull'Arianesimo, una dottrina accettata da molti nell'Oriente, mentre nell'Occidente era fortemente osteggiata dal Vescovo romano.
- Nel 404 sorse una nuova controversia, quando l'imperatore bizantino Arcadio depose il patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo, supportato dal patriarcato romano. Il papa presto ruppe la comunione con i patriarcati orientali, in quanto avevano accettato la deposizione di Giovanni Crisostomo: questa divisione fu risanata solo nel 415, quando i patriarchi orientali riconobbero retroattivamente la legittimità di tale patriarca.
- Un altro conflitto sorse quando, nel 482, l'imperatore bizantino Zenone emanò un editto conosciuto come l'Henotikon, che cercava di riconciliare le differenze fra i monofisiti (che credevano che Gesù Cristo avesse la sola natura divina) con la dottrina riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa (per la quale Gesù Cristo aveva due nature: umana e divina). L'editto, comunque, ricevette la condanna del papa Felice III; nel 484, il papa scomunicò Acacio, patriarca di Costantinopoli che sollecitò Zenone alla pubblicazione dell'editto. Lo scisma terminò nel 519 - oltre 30 anni dopo - quando l'Imperatore bizantino Giustino I riconobbe la scomunica di Acazio. Comunque, i Patriarchi di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme ora abbracciarono il monofisismo, non riconoscendo il Concilio di Calcedonia. Perciò, sebbene formalmente riunita, nei fatti la Chiesa era divisa.
- Un'altra grave rottura si ebbe dal 863 al 867, con il patriarca Fozio.
[modifica] Lo strappo di Fozio
Il vescovo di Costantinopoli Ignazio I nell'857 rifiutò la Comunione a Bardas, un uomo che si era macchiato d’incesto, che era però zio dell'imperatore Michele III, detto l'Ubriaco: questo fatto servì da pretesto all'imperatore per deporre Ignazio (il quale secondo alcuni si sarebbe in realtà dimesso, mentre secondo altri tuttavia non aveva intenzione di abdicare) e nominare Fozio patriarca al suo posto.
Fozio era uomo di vasta cultura, esegeta esperto di patristica, avviato ad una vita laica da docente di filosofia e teologia e da uomo di stato, che, grazie alle sue abilità (e forse alla sua parentela con la famiglia dell'imperatore), raggiunse presto posizioni di alto prestigio. Ma, all'epoca della destituzione di Ignazio, Fozio era ancora laico: ciononostante la notte di Natale dell'857 vide la nomina a patriarca di Fozio, dopo una carriera religiosa di soli sei giorni (peraltro in rispetto dell'ordine dei differenti gradi della gerarchia fissato dalla Chiesa).
Papa Niccolò I intervenne in merito, indicendo un sinodo nell'863 in Laterano, che dichiarò la deposizione di Ignazio illegittima e la scomunica di Fozio se questi avesse insistito nella sua usurpazione del seggio patriarcale. Fozio però rispose a sua volta con una scomunica del Papa nell'867 e con una lettera enciclica a tutti i vescovi orientali, nella quale spiegava alcuni punti della divergenza con la Chiesa Romana. In particolare, era nei seguenti punti che quest'ultima prendeva le distanza dalla Chiesa Orientale: l'aggiunta del filioque al Credo (questione che avrebbe assunto grande importanza nei secoli successivi), il celibato dei preti, la proibizione per i preti di amministrare la Cresima, il digiuno del sabato, l'inizio della Quaresima il Mercoledì delle Ceneri.
Ma in quello stesso anno, l'867, un evento mutò radicalmente la situazione: Michele III venne assassinato e il trono passò a Basilio I il Macedone. Basilio fece un'epurazione dei sostenitori del suo predecessore, fra i quali anche Fozio, reintegrando al suo posto il vecchio vescovo Ignazio: questa decisione fu ratificata dal Concilio di Costantinopoli dell'869, indetto da papa Adriano II. Fozio fu costretto all'esilio in un monastero sul Bosforo, da dove rientrò, dopo alcuni anni, alla corte costantinopolitana nella carica di insegnante di uno dei figli dell'imperatore.
Alla morte di Ignazio nell'877, Fozio fu rinominato patriarca di Costantinopoli per la sua grande popolarità, con l'approvazione ufficiale di papa Giovanni VIII. Al Concilio di Costantinopoli dell'879-880, Fozio ottenne la revoca delle deliberazioni del precedente Concilio dell'869 e reiterò i punti di disaccordo con Roma. Nella medesima sede egli inoltre dichiarò che la Bulgaria, dove nell'865 il cristianesimo era stato dichiarato religione di Stato, facesse parte della giurisdizione del patriarcato di Costantinopoli.
Papa Giovanni VIII lo scomunicò prontamente, ma questo atto non ebbe altri effetti oltre a causare un altro scisma fra la Chiesa occidentale e le Chiese orientali. Nell'886, il nuovo imperatore Leone VI il Filosofo depose Fozio sulla base di accuse pretestuose per favorire la nomina del fratello, Stefano: anche questa procedura, decisamente irregolare, fu bollata da una scomunica da parte di papa Stefano V. Fozio morì 11 anni dopo, nell'897, in un monastero in Armenia. Fu poi proclamato santo dalla Chiesa ortodossa.
Lo scisma rientrò con il patriarca Antonio II, ma ormai nelle Chiese d'Oriente si era determinato e radicato un forte sentimento scismatico, che giocherà un ruolo fondamentale poco più di un secolo più tardi, in occasione del Grande Scisma.
[modifica] Il Grande Scisma
Quando Michele Cerulario divenne patriarca di Costantinopoli nell'anno 1043 diede inizio ad una campagna contro le Chiese latine, prendendo voce in capitolo nella discussione teologica sulla natura dello Spirito Santo, nata a causa dell'inserimento (occidentale) del Filioque nel Credo niceno.
I motivi che scatenarono il Grande Scisma includevano dunque:
- come già affermato, l'inserimento del Filioque nel Credo Niceno nell'ambito della Chiesa romana, atto definito non canonico dalla Chiesa orientale, anche perché in violazione allo specifico comando del Concilio di Efeso (secondo gli ortodossi il Credo può essere cambiato solo per consenso conciliare). La controversia circa il Filioque sembra essersi originata nella Spagna Visigota del sesto secolo, laddove l’eresia ariana era particolarmente diffusa: gli ariani affermavano che la prima e la seconda persona della Trinità non sono coeterne ed uguali. Per rafforzare la teologia tradizionale, il clero spagnolo introdusse il Filioque nel Credo Niceno ("Credo nello Spirito Santo, [...] che procede dal Padre _e dal Figlio_ [Filioque, appunto], e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato"): all'Oriente teologicamente più formale, tale inserzione parve alterare non solo il credo universale, ma anche la dottrina ufficiale della Trinità.
- dispute sopra il primato del papa, ossia se il patriarca di Roma dovesse essere considerato un'autorità superiore a quella degli altri patriarchi. Tutti i cinque patriarchi della Chiesa indivisa concordavano sul fatto che il patriarca di Roma dovesse ricevere onori più elevati degli altri[citazione necessaria], ma non erano in accordo se questi avesse autorità sugli altri quattro e, se gli fosse spettata, quanto ampia potesse essere tale autorità.
- dispute circa quale Chiesa avesse giurisdizione nei Balcani.
- la designazione del patriarca di Costantinopoli come patriarca ecumenico (attributo inteso da Roma come "patriarca universale", e quindi rifiutato).
- il concetto di cesaropapismo, un modo per mantenere unite in qualche modo le autorità politiche e religiose, che si erano separate molto tempo prima, quando la capitale dell'Impero venne spostata da Roma a Costantinopoli. Vi sono ora controversie su quanto tale cosiddetto "cesaropapismo" esistesse effettivamente o quanto invece fosse frutto dell'invenzione degli storici occidentali, alcuni secoli dopo.
- la relativa perdita di influenza dei Patriarchi di Antiochia, di Gerusalemme e di Alessandria conseguente alla crescita dell'Islam, fatto che portò le politiche interne alla Chiesa ad essere viste sempre più come un rapporto "Roma contro Costantinopoli".
- certe norme liturgiche occidentali che l'Oriente cristiano interpretava come innovazione: un esempio ne sia l'uso del pane azzimo per l'Eucaristia. Le innovazioni orientali, come l'intinzione del pane consacrato nel vino consacrato per la Comunione, erano state condannate molte volte da Roma, ma mai in occasione dello scisma.
Nel 1054 papa Leone IX inviò a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silvacandida per tentare di risolvere questa situazione critica, ma la visita terminò nel peggior modo: il 16 luglio 1054, il cardinale Umberto depositò sull'altare di Santa Sofia una bolla di scomunica contro il patriarca Michele Cerulario e i suoi sostenitori, atto che però venne inteso come scomunica di tutta la Chiesa bizantina; a questo atto Cerulario rispose in modo analogo scomunicando Umberto di Silvacandida e gli altri legati papali. Le Chiese, inoltre, attraverso i loro rappresentanti ufficiali, si anatemizzarono l'una l'altra: si separarono così la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa, ognuna delle quali rivendicava per sé il titolo di "Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica". Sebbene la comunione non fosse definitivamente e completamente spezzata fino all’invasione ottomana di Costantinopoli nel 1453, la frattura fondamentale non si è più risanata.
(Si deve notare che al tempo delle reciproche scomuniche, papa Leone IX era morto: pertanto, l'autorità del cardinale Umberto, legato pontificio, era già venuta meno, e per questo motivo non avrebbe potuto scomunicare il patriarca Cerulario. Inoltre, nessun concilio considerato ecumenico dall'altra parte ha mai scomunicato l'altra Chiesa. Molte Chiese orientali affermano poi di non essersi mai separate dalla Chiesa occidentale, sebbene queste chiese ora non facciano parte della Chiesa ortodossa.)
[modifica] Riconciliazione
Un evento storico di grande rilevanza ebbe luogo il 5 gennaio 1964, quando il patriarca Atenagora I e papa Paolo VI si incontrarono a Gerusalemme: il loro "abbraccio di pace" e la loro dichiarazione di riconciliazione furono il primo atto ufficiale congiunto delle due chiese dallo scisma del 1054. La Dichiarazione comune Cattolico-Ortodossa del 1965 fu letta contemporaneamente il 7 dicembre 1965 in un incontro pubblico nell'ambito del Concilio Vaticano II a Roma ed in occasione di una cerimonia speciale a Costantinopoli: precisò che lo scambio di scomuniche del 1054 era fra le persone interessate e non fra le Chiese, e che tali censure non intendevano rompere la comunione ecclesiastica fra le sedi di Roma e di Costantinopoli. Questi grandi eventi non pongono però fine allo Scisma d’Oriente-Occidente, ma senz’altro mostrano il desiderio di una maggiore riconciliazione fra le due chiese.
Le visite reciproche, senza precedenti, del Papa e del Patriarca sono il risultato dell’avvenuta eliminazione di molti ostacoli storici, che ha portato ad una ripresa del dialogo fra le due chiese, per la prima volta dopo 900 anni: questi eventi storici sono altri importanti segni di speranza nella strada di risoluzione del problema del Grande Scisma.
Il 27 novembre 2004, per "promuovere l'unità dei Cristiani", papa Giovanni Paolo II restituì le reliquie dei patriarchi Giovanni Crisostomo e Gregorio Nazianzeno a Costantinopoli. I resti di Giovanni Crisostomo furono presi come bottino di guerra da Costantinopoli dai Crociati nel 1204, e molti ritengono che anche le spoglie di Gregorio Nazianzeno abbiano subito la medesima sorte, anche se la Santa Sede sostiene che le ossa del secondo santo furono portate a Roma da monaci bizantini nell'VIII secolo.
Il patriarca ecumenico Bartolomeo I, insieme con altri capi delle Chiese autocefale orientali, ha presenziato ai funerali di papa Giovanni Paolo II, l'8 aprile 2005. Questa fu la prima occasione dopo molti secoli nella quale un patriarca ecumenico ha assistito ai funerali di un papa, ed è considerata da molti un serio segno della ripresa del dialogo verso la riconciliazione.
Nel corso del suo viaggio pastorale in Turchia, il 30 novembre 2006, papa Benedetto XVI ha incontrato il patriarca Bartolomeo I, firmando una dichiarazione congiunta e ribadendo la necessità del dialogo fra le due Chiese.
[modifica] Quadro storico
[modifica] Bibliografia
- Charles Diehl, Figure bizantine, introduzione di Silvia Ronchey, 2007 (1927 originale), Einaudi, ISBN 978-88-06-19077-4
[modifica] Collegamenti esterni
- Pagina del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani con l'indice dei documenti comuni cattolico-ortodossi
- La Dichiarazione comune Cattolico-Ortodossa del 1965 (documento in italiano)
- (EN) Pagina sullo Scisma con un ampio spazio dedicato all'analisi degli eventi secondo una prospettiva ortodossa
- (EN) Articolo della Catholic Encyclopedia sullo Scisma d'Oriente-Occidente
- Biografia di Fozio, pagina ortodossa
- Biografia di Fozio, pagina cattolica
- Storia dello Scisma in una prospettiva ortodossa