See also ebooksgratis.com: no banners, no cookies, totally FREE.

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Decima Flottiglia MAS di Borghese - Wikipedia

Decima Flottiglia MAS di Borghese

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La Xª Flottiglia MAS era un corpo militare indipendente, ufficialmente parte della Marina Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana attivo dal 1943 al 1945. Venne fondato da Junio Valerio Borghese che prese nomi e simboli dalla precedente unità della Regia Marina di cui faceva parte, in seguito all'armistizio (Decima Flottiglia MAS). Durante i due anni che seguirono operò in coordinazione coi reparti tedeschi sia per contrastare l'avanzata alleata dopo lo sbarco di Anzio e sulla Linea Verde e nel Polesine, sia in operazioni antipartigiane, attività durante la quale l'unità si è anche macchiata di crimini di guerra, e infine nella difesa dell'italianità delle province giuliane, minacciate di annessione alla Germania e di invasione iugoslava.

Xª Flottiglia MAS

Attiva 1943-1945 nella Repubblica Sociale Italiana
Nazione bandiera Repubblica Sociale Italiana
Alleanza bandiera Germania
Servizio
Tipo Divisione fanteria di marina binaria con reparti di naviglio sottile
Ruolo
Dimensione circa 20.000 uomini
Parte di Marina Nazionale Repubblicana (nominale - di fatto corpo franco)
Guarnigione/QG
Equipaggiamento Unità di terra: armamento leggero da fanteria; panzerfaust; artiglieria da campagna. Unità navali: naviglio sottile
Soprannome Decima; Divisione Decima
Patrono
Motto Per l'onore d'Italia
Colori
Marcia Inno della Decima
Mascotte
Battaglie/guerre Anzio (1944); operazione Aquila (1944); Tarnova della Selva (1944); Senio e Polesine (1945)
Anniversari
Decorazioni
Onori di battaglia
Reparti dipendenti
Comandanti
Comandante corrente
Capo cerimoniale
Colonnello del reggimento
Comandanti degni di nota
Simboli
Simbolo
Simbolo
Simbolo
Progetto:Guerra


Indice

[modifica] L'armistizio dell'8 settembre 1943

L'armistizio di Cassibile, reso noto alla sera dell'8 settembre 1943, pose fine alla Decima Flottiglia MAS che su ordine degli Alleati si disciolse[citazione necessaria]. Parte di essa, tra cui Luigi Durand de la Penne, catturato dopo l'azione di Alessandria e poi rimesso in libertà, partecipò ad azioni al fianco delle unità alleate in una unità denominata Mariassalto, in particolare per mantenere aperto il Porto della Spezia, insieme ad omologhe unità britanniche, contro il tentativo dei nazisti di affondare delle navi alla sua entrata.

Tuttavia, nella confusione e nello sbandamento delle forze armate causato dalle circostanze dell'armistizio e dalla fuga del re Vittorio Emanuele III da Roma, alcuni ufficiali della Xª MAS, rimasti alla sede della Spezia, con a capo Junio Valerio Borghese decisero di continuare la guerra al fianco del Terzo Reich.

Egli avrebbe poi spiegato tale azione dicendo di avere fatto questo «per riscattare l'onore militare dell'Italia, riconquistare la stima della Germania e ricondurre le due nazioni sul piano dell'alleanza» (secondo le sue stesse parole tratte da una intervista rilasciata nel dopoguerra al giornalista e storico Ruggero Zangrandi). La Decima assunse, almeno ufficialmente, atteggiamento del tutto apolitico ed apartitico, tanto che per essere inquadrati nei maró della Xª MAS occorreva non essere iscritti ad alcun partito politico.

Borghese strinse dunque il 12 settembre direttamente con la Marina da guerra germanica, la Kriegsmarine, una singolare alleanza che permetteva la continuazione dell'attività della Xª MAS con il Terzo Reich, conservando bandiera (a cui era stato tolto l'emblema dei Savoia) e divisa italiane, seppur sotto il controllo operativo tedesco.


Al progetto di Borghese alla metà di settembre aderirono circa metà dei duecento ufficiali presenti alla sede della Spezia. Gli altri chiesero regolare licenza, concessa dal comandante ben sapendo che ne avrebbero usufruito per poter seguire ciascuno secondo coscienza, la propria volontà: cessare di combattere del tutto, unirsi alla Resistenza oppure tentare di raggiungere il Regio Governo al sud. Ben presto si unirono a quello che avrebbe formato il nucleo della futura formazione autonoma della Decima Mas nella Repubblica Sociale i trecentocinquanta marò al comando del capitano di corvetta Umberto Bardelli.

Fin dai primissimi giorni dopo l'armistizio iniziarono a giungere giovani volontari, spesso minorenni, attratti dalla leggenda delle gesta eroiche dei "maiali" e dalla fama del comandante Borghese, celebrati dai manifesti di propaganda che tappezzarono le città italiane. I ruolini della Decima giunsero quindi a contare complessivamente 20.000 uomini, l'entità di una divisione di fanteria.[1]

Altri elementi che diedero presso i giovani della Repubblica Sociale popolarità notevole al corpo furono il cameratismo che esisteva tra gli ufficiali e i marinai (istituzione del rancio unico per marinai e ufficiali e dell'uniforme di panno uguale) e il suo non conformismo (saluto meno formale rispetto ai canoni tradizionali della marina) e la promozione guadagnata sul campo e non con l'anzianità o i concorsi. Il regolamento della Decima - rivoluzionario per le Forze Armate italiane dell'epoca - era una derivazione del volontarismo garibaldino e del particolare tipo di cameratismo dei sommergibilisti, dalle cui fila provenivano Borghese, Bardelli ed altri capi del corpo.

L'ideologia fondante del corpo era basata sul nazionalismo e sul combattentismo, in cerca della "bella morte" in battaglia e dell'eroismo «per riscattare l'onore della nazione italiana» (agli occhi dei volontari che si arruolavano, tradito dall'armistizio dell'otto settembre, conclusosi con il crollo dell'Esercito, la consegna delle navi della Marina e la fuga del sovrano e di Badoglio al sud, lasciando il paese nel caos). Ciò trovava espressione nel motto del corpo «Per l'onore e la bandiera d'Italia» e nello scudetto in cui era disegnata una X sormontata da un teschio con una rosa in bocca e nell'Inno della Decima, scritto dalla moglie di Borghese sulle note di una canzone d'operetta.[2]



Nonostante la premessa di voler partecipare solo alla guerra per la "liberazione dell'Italia invasa" ben presto i reparti della Decima furono coinvolti dai tedeschi nelle operazioni di controguerriglia. L'esasperazione e la ferocia cui giunse la guerra civile condussero alcuni elementi della Decima a macchiarsi di crimini di guerra, come la fucilazione di prigionieri, la cattura di ostaggi fra i civili, la tortura di partigiani (o civili presunti tali) catturati. D'altro canto, vi furono anche diversi episodi di accordi fra i reparti partigiani e quelli della Decima in funzione antitedesca ed antiiugoslava, soprattutto (ma non solo) al confine orientale. In molti casi si giunse a regolari scambi di prigionieri, e in un caso un ufficiale traditore della Decima - passato ai partigiani con la cassa del reparto - fu fucilato da un plotone d'esecuzione misto di resistenti e marò.

La Xª MAS di Borghese aumentò rapidamente i suoi numeri, sia con arruolamenti regolari sia accettando nelle proprie file disertori di altri reparti (e perfino ex-partigiani), attratti dalla paga migliore, dal regolamento peculiare della Decima e soprattutto dalla prospettiva di poter colà combattere contro gli angloamericani. Per contro, la Decima fu una delle unità della RSI che soffrì meno per le diserzioni (invece epidemiche nelle altre unità, soprattutto nell'Esercito Nazionale Repubblicano), anche perché Borghese aveva sancito la pena di morte per la diserzione e la codardia in faccia al nemico ben prima che tale pena fosse estesa alle altre Armi e Forze Armate della RSI.[3]

[modifica] Rapporti fra Xª MAS e RSI

Numerosi furono i problemi organizzativi che si erano materializzati per il nuovo corpo, sia per le oggettive condizioni economiche e militari dell'Italia settentrionale, sia a causa delle difficoltà sollevate dalle autorità tedesche e neofasciste.

Borghese negoziò direttamente con la Germania nazista i termini della sua collaborazione con l'Asse. Questo dal punto di vista della legittimità del corpo e del suo successivo inserimento nell'organico della RSI pose non pochi problemi, e caratterizzò i rapporti fra Borghese e RSI, tanto che alcuni autori stentano a considerare la Xª MAS di Borghese un corpo della Repubblica Sociale Italiana, bensì un vero e proprio corpo franco o compagnia di ventura inserita nell'ambito delle forze dell'Asse: in realtà, la Xª e la RSI mantenevano rapporti difficili, perché le autorità politiche della RSI cercavano faticosamente di ricondurre tutte le varie forze armate e di polizia sotto il suo controllo centralizzato (in quanto solo allo stato è concesso il monopolio dell'uso della forza, secondo il diritto). D'altro canto, Borghese aveva ottenuto legittimazione dai tedeschi, attraverso il capitano di vascello Berlinghaus della Kriegsmarine, con il riconoscimento a combattere sotto bandiera italiana, ottenendo ampia autonomia. Pur rispondendo, in pratica, al comando tedesco e amministrativamente dal Ministero della Difesa repubblicano, la Xª MAS era formalmente equiparata alla Wehrmacht, e in pratica era una corpo franco.[4]

Il comportamento apertamente autonomistico contro le autorità repubblicane (fino alla strafottenza) - alle quali formalmente la Decima avrebbe dovuto appartenere e da cui amministrativamente dipendeva, avendo i suoi uomini giurato secondo la formula prevista dal governo neofascista - causò molti attriti con altri organismi della Repubblica Sociale e perfino la ventilata possibilità che Borghese tentasse un colpo di stato contro Mussolini. In seguito alle voci circolanti su questa eventualità, Borghese, convocato a Gargnano, fu posto agli arresti il 14 gennaio 1944. La voce dell'arresto di Borghese, attraverso circostanze fortuite, arrivò al comando della Decima, che valutò addirittura l'ipotesi di marciare su Salò. Probabilmente l'incidente fu risolto anche con la mediazione dei tedeschi, che non volevano una lotta intestina tra i loro alleati.[5] Tutto venne risolto in tempi brevi con il rilascio di Borghese e il seguente licenziamento del sottosegretario alla Marina, Ferruccio Ferrini, da parte di Mussolini, che lo sostituì con lo stesso Borghese.

All'origine di questi rapporti tesi stavano anche leggere divergenze ideologiche rispetto al fascismo mussoliniano: infatti Borghese non si iscrisse mai al Partito fascista repubblicano, e fra i requisiti essenziali per l'arruolamento alla Decima vi era la rinuncia all'appartenenza a qualsiasi partito, ivi compreso quello Fascista Repubblicano. Borghese, d'altronde, aveva sempre ostentato disprezzo nei confronti dei partiti e aveva la propensione per un modello di società organicista e militarista secondo il modello che realizzò con la Decima.


[modifica] Antisemitismo nel corpo

L'antisemitismo, sulla scia dell'alleanza con i nazisti (e in generale dell'intero fascismo repubblicano), fu un tema più volte toccato della propaganda dei giornali della Decima (e talora dei suoi stessi membri). La rivista della Decima, L'Orizzonte, conteneva articoli fortemente antisemiti, come quelli di Giovanni Preziosi in cui si propugnava la teoria del complotto giudaico. Preziosi cominciò un articolo con queste parole:

« È storicamente dimostrato che l'attuale guerra fu voluta, attuata e preparata dal giudaismo, che ha avuto come strumento principale la massoneria... »

Il giornale ebbe problemi di distribuzione legati ai difficili rapporti tra Xª MAS e la Repubblica Sociale.[6]

[modifica] Struttura della Xª MAS

  • Comando Xª Mas
    • Ufficio Stampa e propaganda
    • Servizio Ausiliario Femminile (SAF)
    • Servizio Amministrativo
    • Servizio Sanitario
    • Servizio Approvvigionamento
    • Servizio Genio Armi navali
    • Servizio Polizia interna
    • Servizio Informazioni
    • Ufficio Assistenza
  • Reparti Fanteria di marina
  • Reparti di terra autonomi
  • Reparti di mare

[modifica] Ufficio stampa e propaganda

L'Ufficio Stampa e Propaganda fu costituito alla Spezia il 9 settembre 1943 e disciolto a Milano il 26 aprile 1945. Il responsabile fu il sottotenente di vascello Pasca Piredda.

[modifica] Impiego operativo della Xª MAS contro gli angloamericani

Dopo l'alleanza coi tedeschi, il nuovo corpo si trovò a impiegare i propri reparti in maniera disorganica, e prevalentemente nelle retrovie, combattendo contro i partigiani e agendo anche contro la popolazione accusata di adesione al ribellismo, compiendo talvolta violenze e rappresaglie.

Finalmente, nel maggio 1944 il battaglione "Barbarigo" (il primo reparto di fanteria della marina, guidato da Bardelli) venne impiegato contro gli Alleati) sul fronte di Anzio-Nettuno, alle dipendenze della 175ª divisione tedesca. Reparti navali della Decima furono impiegati contro le forze di sbarco e di rifornimento angloamericane, alle quali è accreditato l'affondamento di due unità minori (un trasporto e una cannoniera) con la perdita di un MAS.

Dopo la rotta seguita allo sfondamento di Cassino, i reparti della Decima furono impiegati in operazioni di grande polizia e di controguerriglia in Italia settentrionale, mentre sul fronte della linea Verde venivano inviati nel 1945 il "Lupo", il "Nuotatori Paracadutisti" o "NP" (Polesine), e il gruppo d'artiglieria "Colleoni" (sul fiume Senio). Questi i reparti ebbero pesanti perdite in combattimento durante l'ultima offensiva nemica, e ricevettero numerose decorazioni dai tedeschi; il "Lupo" e l'"NP", dopo il crollo della linea Verde, riuscirono a ripiegare su Venezia, dove rimasero fino all'arrivo degli alleati, a cui si arresero con l'onore delle armi.

Nel 1945 Borghese riorganizzò la Divisione Decima nel Veneto su due Gruppi di Combattimento (di cui uno a ranghi incompleti, perché, come abbiamo visto, due battaglioni e un gruppo d'artiglieria erano aggregati alle divisioni tedesche sulla Linea Verde). L'obbiettivo era quello di costituire una grossa massa di manovra da spostare a Trieste e Fiume per evitare alle città la prevedibile occupazione titina, mentre si intensificavano i contatti con i servizi segreti regi, americani ed inglesi per favorire uno sbarco italo-inglese in Istria. Tuttavia il precipitare degli eventi e il completo controllo del cielo da parte alleato impedì alla Divisione Decima di raggiungere le posizioni previste (nè d'altro canto vi fu il promesso sbarco italo-inglese). I reparti così rimasti immobilizzati si arresero alle truppe alleate con l'onore delle armi fra il 29 e il 31 maggio 1945.


[modifica] Il fronte orientale

Subito prima della costituzione della Repubblica Sociale, i tedeschi tentarono una forma di larvata annessione delle Tre Venezie, riunendo le province di Bolzano, Trento, Belluno, al gau dell'Alto Tirolo, dietro il pretesto della costituzione di una zona d'operazioni nota con il nome di Alpenvorland, e quelle di Udine, Gorizia, Lubiana, Trieste, Pola e Fiume al gau della Carinzia nell'ambito della zona d'operazioni chiamata Adriatisches Kustenland.(rimase Zara, pur sotto occupazione militare tedesca, sotto il controllo delle autorità della RSI).

Soprattutto le terre orientali, già minacciate di annessione dagli ustascia croati alleati dei nazisti, furono teatro di aspri scontri coi partigiani di Tito, che - organizzati in formazioni di notevoli dimensioni e potenziale bellico - ceravano di sconfinare nella Venezia Giulia per poter reclamare, giusta il principio dell'uti possidetis, l'annessione di questa alla Iugoslavia.

Perciò la Decima Mas ebbe un notevole impiego sul fronte dell'Istria e del Carso e nelle retrovie dell'esercito tedesco soprattutto nel 1944, collaborando con i tedeschi nello scontro contro i partigiani titini (insieme agli altri cinque reggimenti italiani inquadrati nelle Forze Armate germaniche come Milizia Difesa Territoriale e ai reparti e batterie di difesa costiera. Gli scontri con i titini assumevano spesso l'aspetto tipico della guerriglia, con azioni crudeli ed atrocità alle quali seguivano altrettanto crudeli rastrellamenti da parte nazifascista, mentre solitamente le truppe titine rifiutavano la battaglia in campo aperto, dove ancora non potevano avere ragione dei tedeschi e dei loro alleati.

Sulla frontiera orientale i battaglioni “Sagittario”, “Barbarigo”, “Lupo”, appoggiati dai gruppi d'artiglieria “San Giorgio” ed “Alberico da Giussano” e da parte dei battaglioni “Nuotatori Paracadutisti”, guastatori “Valanga” e genio “Freccia” furono coinvolti nell'Operazione Aquila per la distruzione delle forze del IX Corpus iugoslavo, e quindi il "Fulmine" fu impiegato per arginare i tentativi di invasione iugoslava della Venezia Giulia, rimanendo coinvolto in un aspro scontro con gli slavi a Tarnova della Selva, dove fu quasi distrutto, riuscendo tuttavia a sbarrare il passo alle forze nemiche.

In seguito le autorità tedesche pretesero da Mussolini che i reparti della Decima fossero ritirati dalla Venezia Giulia, dove si erano verificati scontri anche sanguinosi con i collaborazionisti slavi e con lo stesso gauleiter Rainer. Rimasero solo alcune unità minori che presidiavano le isole del Carnaro e Trieste.[7]

In Istria perciò rimasero solo alcune centinaia di uomini della Decima dislocati in vari presidi a fianco dei reparti tedeschi, perlopiù catturati dai titini durante l'occupazione della Venezia Giulia insieme ai tedeschi e altri soldati della RSI e massacrati nelle tristemente note foibe, o deportati nei campi di prigionia iugoslavi.

Gli altri morirono a fianco degli ultimi nuclei di resistenza tedeschi nei combattimenti che divampavano contemporanemante all'avanzata dei titini verso il Friuli e la Venezia Giulia. Essi, insieme a questi resti dell'esercito tedesco, dovevano resistere per coprire la ritirata del grosso delle truppe tedesche accquartierate nell'Istria e nella Slovenia verso l'Austria. Il caos che sconvolse le truppe tedesche prive di ordini univoci e divise nel tentare di resistere oppure ritirarsi trascinò anche i reparti repubblicani, e fra questi ovviamente quelli della Decima.

Gli ultimi focolai di resistenza che proseguirono fino agli inizi di maggio vennero tutti schiacciati dai titini, combattendo oppure - più spesso - promettendo salva la vita in caso di resa. Tra questi ultimi combattimenti, degno di nota quello che si svolse a Pola. Qui, dopo la firma della resa delle ultime truppe tedesche affiancate da alcuni reparti della Decima decimati dalla battaglia alle forze iugoslave l'8 maggio 1945, l’ammiraglio tedesco che aveva firmato la capitolazione venne subito dopo fucilato insieme ad un gruppo di suoi ufficiali, insieme a una decina di ufficiali italiani della Decima Mas.

Poco prima dell'occupazione dell'Istria da parte iugoslava, Borghese cercò un'improbabile alleanza con gli Alleati per fronteggiare l'esercito jugoslavo di Tito, che stava rapidamente avanzando: in quei tempi, era viva in molti gerarchi nazisti e fascisti la speranza di arrivare a un armistizio con gli alleati occidentali per poter continuare la guerra contro l'Unione Sovietica e il bolscevismo in generale.[8]

Analogamente, fra il settembre ed il dicembre del 1944 furono presi approfonditi contatti con la [[brigata partigiana Osoppo]], al fine di costituire un corpo misto che potesse organizzare una difesa comune di quel fronte, ma il comando inglese a cui faceva riferimento la Ossopo, seppur con qualche tentennamento, rifiutò l'offerta. Poco tempo dopo a Porzûs tutti i principali esponenti della brigata partigiana furono uccisi in quanto sospettati di tradimento e per aver dato ospitalità ad una giovane, Elda Turchetti, denunciata come spia da Radio Londra, su segnalazione di agenti inglesi e il tentativo di collaborazione non ebbe séguito. Secondo quanto dichiarato da monsignor Aldo Moretti, uno dei fondatori delle Brigate Osoppo, in un'intervista su Famiglia Cristiana nel 1997, Borghese voleva l'aiuto dei partigiani cattolici per difendere il confine e scongiurare una possibile annessione da parte della Iugoslavia, in modo da rifarsi un’immagine da patriota in vista della prossima fine della guerra. [9]

Diversi membri della Xª MAS, come Giovanni Steffè, Giuseppe Cavallaro e Edoardo Musina, dopo la liberazione di Trieste nel 1º maggio 1945 formarono, con alcuni criminali comuni, la Banda Steffè, che diede atto ad un notevole episodio di infiltrazione politica: divenne tristemente nota per le esecuzioni sommarie ed infoibamenti (foiba di Plutone) eseguiti dai suoi appartenenti travestiti da partigiani jugoslavi. I delitti vennero in un primo momento attribuiti appunto ai soldati jugoslavi.[10]

[modifica] Comportamento in guerra e diserzioni

Unanimemente è riconosciuto alla Decima un comportamento coraggioso ed intrepido nei confronti del nemico, sia sul fronte di Anzio che sulla Linea Verde, che durante l'Operazione Aquila e nella Battaglia di Tarnova.

Più controverso è invece il portamento delle truppe coinvolte nelle operazioni di "grande polizia" o controguerriglia contro le forze partigiane italiane. La Xª MAS fu attiva in operazioni di grande polizia nel Monferrato, nelle Langhe, nel Canavese, in Carnia, in Val di Susa e in Valdossola. Con l'imbarbarimento tipico delle guerre civili, anche gli uomini della Decima si macchiarono di crimini di guerra, come torture, rappresaglie, fucilazioni sommarie.

Le operazioni di rastrellamento contro i civili causarono malcontento tra alcuni soldati che si erano arruolati per combattere gli Alleati e si registrarono numerose diserzioni e perfino ammutinamenti tra i marò dei reparti impiegati contro i partigiani, anziché contro gli Alleati. Nel complesso, tuttavia, le diserzioni della Decima furono sensibilmente inferiori a quelle registrate in altre forze armate e reparti della RSI.[11]

Alcuni appartenenti alla Decima Mas si distinsero anche in azioni di saccheggio e furto a danno della popolazione civile, perseverando nell'abuso della loro autorità tanto da far preoccupare le autorità legittime e non militari:

« Continuano con costante preoccupazione le azioni illegali commesse dagli appartenenti alla X Mas. Furti, rapine, provocazioni gravi, fermi, perquisizioni, contegni scorretti in pubblico, rappresentano quasi la caratteristica speciale di questi militari. Anche il 12 novembre 1944, tra l'altro, verso le ore 20 quattro di essi si sono presentati in un magazzino di stoffe: dopo aver immobilizzato il custode ne hanno asportato quattro colli per un ingente valore [...]. La cittadinanza, oltre ad essere allarmata per queste continue vessazioni, si domanda come costoro, che dovrebbero essere sottoposti ad una rigida disciplina militare, possano agire impunemente e senza alcuna possibilità di punizione [...]. Sarebbe consigliabile pertanto, che tutto il reparto, comando compreso, sia fatto allontanare da Milano. »
(Appunto per il Duce di Mario Bassi, prefetto di Milano[12])

Nella sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Junio Valerio Borghese, le accuse erano di aver effettuato, tra le altre cose:

« continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse contrastare il passo agli eserciti liberatori [... ]ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi partecipava a queste operazioni »
(Dalla sentenza di rinvio a giudizio del processo contro Borghese, articolo del sito dell'ANPI [13])

Si noti, tuttavia, che molte azioni di furto e saccheggio attribuite a reparti della RSI o tedeschi sono invece da attribuirsi alle numerose bande di criminali comuni che infestavano il territorio, i quali mascherati dietro uniformi abusivamente ottenute durante lo sbandamento dell'8 settembre 1943, taglieggiavano la popolazione civile con relativa impunità. Altresì operazioni dello stesso genere - a chiaro scopo di propaganda antifascista - furono condotte deliberatamente da nuclei partigiani, specialmente nella zona della Liguria e del Cuneense.[14]

Si deve inoltre considerare che taluni rapporti di polizia venivano da uffici e comandi repubblicani ostili alla Decima, i quali perseguivano lo scopo di metterla in cattiva luce presso gli alti comandi e lo stesso Mussolini, nell'ambito delle feroci lotte per il potere che caratterizzarono la Repubblica Sociale. Comuni casi di incomprensione fra militari e civili, intemperanze giovanili delle reclute, sequestri più o meno legittimi finivano dunque per essere ingigantiti ed esagerati ad arte nei rapporti degli ufficiali delle altre forze armate e di polizia rivali.[15] Per finanziare la guerra contro gli angloamericani, fu anche impiegato il mercato nero, acquistando armi in Svizzera tramite contrabbando di beni calmierati. Lo stesso prefetto di Milano espresse preoccupazione per le numerose azioni illegali commesse dai marò.

Nei confronti dei tedeschi, infine, la Decima ostentò sempre un atteggiamento di furbesco doppiogioco, cercando di sottrarre all'alleato ogni tipo di rifornimento e materiale con ogni mezzo (ivi compresa la corruzione, il furto, l'ubriacatura e l'inganno), mentre nelle province orientali sottoposte a "zona d'operazione" si giunse allo scontro armato e perfino al pestaggio e all'arresto del gauleiter Reiner, episodio che, come detto, portò all'espulsione quasi totale delle forze di Borghese dalla Venezia Giulia.[16]

[modifica] Il coinvolgimento nella Guerra Civile: i crimini di guerra

La Decima, nata per proseguire la guerra contro gli angloamericani, fu inizialmente risparmiata dalle azioni partigiane e gappiste, fino al 23 gennaio 1944, quando un attentato terroristico fece saltare a La Spezia il tram che collegava il centro cittadino colla sede della Decima nella Caserma San Bartolomeo, provocando la morte di tre marò e due borghesi.

Manifesto del 1944 inneggiante ad una "pacificazione" fra partigiani e forze della Decima
Manifesto del 1944 inneggiante ad una "pacificazione" fra partigiani e forze della Decima

In seguito a questo episodio, la Decima inviò dei reparti in supporto ai tedeschi per un rastrellamento nelle montagne prospicienti La Spezia, durante il quale non si ebbero scontri a fuoco, ma solo sequestri d'armi.

La prima rappresaglia compiuta dalla Decima risale invece al marzo 1944, quando il treno Parma-La Spezia fu bloccato dai partigiani e tutti i suoi occupanti militari (fra cui tre marò della Decima) sommariamente passati per le armi sebbene disarmati. La Decima ordinò un rastrellamento, durante il quale 13 guerriglieri furono sorpresi: quattro morirono nello scontro a fuoco e altri nove furono portati a La Spezia. Di questi, un minorenne fu rilasciato, e gli altri otto fucilati secondo legge di guerra.

Spostate le unità in Piemonte alla Decima fu sempre più spesso richiesta la partecipazione alle operazioni di grande polizia, richieste alle quali si aderì sempre con riluttanza e mettendo a disposizioni nuclei di entità inferiore alla compagnia.[17]

Per fronteggiare le sempre più frequenti azioni dei partigiani, viene costituita una speciale "Compagnia O" (operativa), composta da 120 uomini al comando di Umberto Bettozzi, un uomo che alcune fonti definiscono sadico e crudele. Non è chiaro invece il suo rapporto con Borghese e coi comandi della Decima: pare piuttosto plausibile che detta compagnia "O" sia stata maltollerata quanto necessario per venire incontro alle urgenze della primavera-estate 1944, e appena possibile sciolta e i suoi elementi inviati nel Distaccamento "Milano".[18]

Tuttavia, il 4 luglio 1944 l'episodio dell'uccisione del comandante Umberto Bardelli spinse Borghese a tornare sulla sua decisione di non impiegare i suoi uomini nella controguerriglia. Così dall'autunno 1944 anche la Decima fu massicciamente coinvolta nella guerra civile contro i partigiani italiani, dispiegando una forza ed una violenza impressionante.

« "mentre le altre formazioni operavano in funzione antipartigiana, la Decima attese che i partigiani attaccassero per poi procedere, con riluttanza, alla guerra antipartigiana. La differenza è tuttavia assai sottile, vista la guerra civile. In ogni caso, almeno nei vertici e nelle intenzioni, la Decima non voleva combattere contro altri italiani, bensì portare a termine l’impegno d’onore verso la nazione concludendo la guerra anche con una sconfitta. Ciò determinò, in qualche caso, momenti di cavalleria e di rispetto fra le due parti in lotta e persino qualche momentaneo accordo politico" »
(Prefazione di Giuseppe Parlato al volume di Sergio Nesi "Junio Valerio Borghese", cit.)

L'8 luglio 1944 Bardelli si recò personalmente alla ricerca di un disertore (tal guardiamarina Oneto) del battaglione "Sagittario". Giunto nel borgo di Ozegna con una piccola scorta, si trovò faccia a faccia coi guerriglieri della formazione "Matteotti" al comando del partigiano Piero Piero. Per evitare uno scontro fratricida, Bardelli depose le armi e ordinò ai suoi di fare lo stesso. Iniziarono così a parlamentare coi partigiani per ottenere la consegna del disertore, in un clima di crescente tensione. Dopo aver concordato lo scambio del disertore Oneto con dei prigionieri partigiani, Bardelli lasciò il convegno con Piero Piero, ma si trovò circondato da uomini della "Matteotti". Piero Piero intimò la resa al comandante repubblicano, il quale rifiutò e nel rapido scontro a fuoco che ne seguì Bardelli e 10 marò furono uccisi. Caddero anche tre partigiani ed un civile. Alcuni marò furono presi prigionieri.

I corpi di Bardelli e degli altri caduti furono rinvenuti dai paesani ammassati contro un muro e imbrattati di sterco (secondo alcuni a causa del trasporto con un carretto sporco) e a Bardelli erano stati staccati due denti d'oro. Le salme furono ricomposte nell'attuale oratorio del paese e i feriti curati da alcune religiose del posto. I marò prigionieri, invece, furono prelevati dai partigiani e portati "in montagna", dove sebbene sottoposti a varie pressioni (fra cui la tortura della "falsa fucilazione") per indurli a disertare e passare con la "Matteotti", resistettero fino ad uno scambio di prigionieri.

La salma del comandante Umberto Bardelli ucciso dai partigiani della "Matteotti" di Piero Piero il 4 luglio 1944: si notano i due denti d'oro strappati al cadavere
La salma del comandante Umberto Bardelli ucciso dai partigiani della "Matteotti" di Piero Piero il 4 luglio 1944: si notano i due denti d'oro strappati al cadavere
Le salme dei marò Fiasco e Grosso, imbrattate di sterco
Le salme dei marò Fiasco e Grosso, imbrattate di sterco

In seguito a questo evento Borghese radunò lo stato maggiore della Decima comunicando la sua decisione e ribadendo il carattere volontario della Decima: quindici ufficiali su duecento chiesero ed ottennero d'essere messi in congedo per non dover partecipare alla guerra civile.

Dopo altri due mesi di imboscate e rastrellamenti si giunse ad un nuovo abboccamento fra i reparti della Decima e della formazione di Piero Piero che portò alla costituzione, caso più unico che raro, di un plotone d'esecuzione misto per l'esecuzione del disertore Oneto, che fu fucilato da sei marò e sei partigiani il 4 settembre 1944.[19]

Nonostante questo episodio (che ebbe come strascico l'arresto di Piero Piero per ordine di altri capi partigiani), la Decima si trovò coinvolta sempre più profondamente nella guerra civile. Subendo - in quanto forza militare alleata dei tedeschi e al pari delle forze militari di questi - aggressioni, imboscate, rapimenti in numero crescente, i suoi uomini reagirono sempre più violentemente, fino al perpetramento di veri e propri crimini di guerra contro le popolazioni civili.

Fra gli episodi più significativi si inquadra l'esecuzione sommaria del partigiano Ferruccio Nazionale, il cui corpo, immortalato in una macabra foto, è divenuto uno dei simboli della ferocia cui si giunse durante la guerra civile. Ad Ivrea il partigiano Nazionale decise di attentare alla vita del cappellano militare della Decima, don Augusto Bianco. Bloccato con una bomba a mano in pugno, proprio un istante prima che potesse scagliarla, fu sommariamente giustiziato il 29 luglio tramite impiccagione. Secondo alcune testimonianze (raccolte successivamente), al momento dell'impiccagione Nazionale sarebbe stato già morto a causa delle torture subìte da parte dei marò della compagnia "O", generalmente ritenuta la più violenta della Decima, e, sempre secondo queste testimonianze, nell'ambito delle torture gli sarebbe anche stata mozzata la lingua.[20][21][22][23] Il corpo, lasciato appeso con cartello al collo divenuto tristemente famoso per una foto scattata da un marò (vedi foto), sarebbe dovuto rimanere a monito per la popolazione, che venne raggruppata e fatta sfilare davati a questo. Tuttavia dopo poche ore, un ufficiale del battaglione "Fulmine", non ritenendo compatibile un simile spettacolo di ferocia con l'onore del proprio reparto, ordinò che il corpo fosse deposto, e cristianamente sepolto nel cimitero cittadino, alla presenza di un picchetto di marò.[24]

Ferruccio Nazionale, partigiano biellese impiccato dalla Xª MAS sulla piazza del municipio di Ivrea il 9 luglio 1944
Ferruccio Nazionale, partigiano biellese impiccato dalla Xª MAS sulla piazza del municipio di Ivrea il 9 luglio 1944

La particolare crudezza che caratterizzò le azioni della Decima durante le operazioni antipartigiane è stata spiegata così dallo storico Renzo De Felice:

« "Tipici in questo senso sono i tre stadi che spesso sono riscontrabili nel loro atteggiamento […] primo, la Decima combatte per l’onore della patria; la sua guerra è contro il nemico invasore dell’Italia e non ideologica e di partito, che divide gli italiani invece di unirli nel nome della patria, e, dunque, la Decima non combatte contro i partigiani; secondo, se però i partigiani si accaniscono contro di essa, vendichi i suoi morti; terzo, ogni forma di clemenza verso i partigiani dettata dal governo o dal PFR da considerazioni di ordine politico non può essere accettata e non riguarda la Decima, i nemici attivi della patria, coloro che uccidono chi ne difende l’onore e il territorio non possono trovare clemenza." »
(Renzo de Felice, "Mussolini l'alleato", Einaudi)

I crimini di guerra e contro l'umanità della Xª MAS si svolsero essenzialmente in paesi e frazioni, dove era concentrata l'attività partigiana. Sono stati citati i seguenti episodi a carico della Decima durante il processo al suo comandante nel dopoguerra:

  • Forno (frazione di Massa (MS)), 13 giugno 1944: 68 persone (tra cui il maresciallo dei carabinieri Ciro Siciliano, che cercò di impedire il rastrellamento), per lo più civili e qualche partigiano, vennero uccise da un reparto di SS e da uomini della Compagnia "O" della Decima al comando di Bertozzi (che secondo alcune fonti fu colui che selezionò chi tra i prigionieri sarebbe stato fucilato).[25] [26]
  • Borgo Ticino (NO), 13 agosto 1944: corresponsabilmente alle SS, assassinio di 12 civili, saccheggio e distruzione del paese per mezzo del fuoco, in rappresaglia per il ferimento di tre soldati tedeschi (al paese venne chiesto un risarcimento di 300.000 lire a compensazione del fatto e per evitare l'esecuzione, ma dopo aver riscosso la cifra, come ammesso anche al processo dal Capitano Krumhar che guidava il gruppo delle SS, la ficilazione e le successive violenze avvennero ugualmente).[27] [28]
  • Guadine (fraz. di Massa (MS)), 24 agosto 1944: rappresaglia sulla popolazione civile, ritenuta fiancheggiatrice dei partigiani, con alcune decine di civili uccisi. Il paese e le sue frazioni furono quasi completamente bruciate e distrutte. L'operazione probabilmente aveva anche lo scopo di bloccare eventuali fuggitivi dalla contemporanea azione della 16. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS, agli ordini del maggiore Walter Reder e degli uomini della Brigata Nera di Massa, che si stava svolgendo a Vinca (comune di Fivizzano).[29] [30]
  • Castelletto Ticino (NO), 1° novembre 1944: pubblica esecuzione esemplare: un ufficiale della Xª MAS fa fucilare in pubblico cinque partigiani "garibaldini"[31], dopo aver raccolto una folla per dare l'esempio.[32]
  • Valmozzola (PR): fucilazione sommaria di otto partigiani presi prigionieri in seguito ad azioni di guerra. [33]
  • Crocetta del Montello (TV): tortura su partigiani catturati tramite fustigazione e ustioni con stracci imbevuti di benzina e accesi, nonché sei esecuzioni sommarie.[34] [35]

Nel processo che subi Borghese dopo la guerra, una testimonianza suggerì anche che in alcune delle rappresaglie di cui furono protagonisti, gli uomini della Decima indossassero uniformi tedesche, probabilmente per farle attribuire esclusivamente all'esercito nazista.[28]. Tuttavia nel dispositivo della sentenza, Borghese fu condannato a 12 anni di carcere ed esclusione dai pubblici uffici solo per "collaborazione militare" coi tedeschi, escludendo la sua partecipazione ai reati di omicidio e saccheggio.[36]

Durante gli anni sessanta seicentonovantacinque fascicoli riguardanti le stragi nazifasciste in Italia vennero "archiviati provvisoriamente" dal procuratore generale militare, principalmente per ragioni di convenienza politica, e i vari procedimenti furono bloccati, garantendo quindi l'impunità per i responsabili ancora in vita. Successivamente, nel 1994, durante la ricerca di prove a carico di Erich Priebke per la strage delle Fosse Ardeatine, venne scoperta l'esistenza di questi fascicoli (trovati in quello che giornalisticamente è stato definito l' Armadio della vergogna): tra di questi ve ne erano diversi riferiti a fatti compiuti da personale della Decima Mas di Borghese.[37]

[modifica] Scioglimento, ultimi scontri e perdite

Verso la fine della guerra, la Xª MAS di Borghese spostò il suo quartier generale in Piemonte. Il 26 aprile, primo dei tre giorni di insurrezione che portarono alla Liberazione, Borghese sciolse la Decima nell'odierna piazza della Repubblica a Milano.

Il 27 aprile 1945 Borghese si consegnò volontariamente al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Milano, ove fu tratto in salvo da un emissario statunitense dell'OSS, James Jesus Angleton. Nel dopoguerra, dopo essere stato degradato e imprigionato, si dedicò alla politica in seno al Movimento Sociale Italiano (MSI) del quale divenne presidente onorario nel 1951. Pare sia stato l'ideatore di un tentativo di colpo di stato nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 passato alla storia come Golpe Borghese (o "operazione Tora Tora"), quando alla guida di un gruppo di fedeli, tra i quali vi erano anche degli ex marò della Decima mentre altri erano pronti ad intervenire successivamente, si era oramai impadronito dell'armeria del Viminale ma misteriosamente si ritirò, probabilmente per l'intervento di uno sconosciuto informatore, di volta in volta identificato nell'onorevole Almirante, allora segretario del MSI,[citazione necessaria], in Giulio Andreotti[38] o nell'ex colonnello della Rosa dei Venti Amos Spiazzi[39].

A seguito dell'accusa per il fallito golpe si rifugiò in Spagna dove morì, a Cadice, nel 1974.

I vari reparti della Decima seguirono invece diversi destini, a seconda del luogo e del nemico a cui si arresero[40].

  • I battaglioni "Barbarigo", "Lupo", "NP" e "Freccia" e il gruppo artiglieria "Colleoni", impiegati a difesa della Linea Verde dopo aver subito perdite esiziali nella battaglia contro le forze inglesi e del Commonwealth si ritirarono in piccoli nuclei oltre l'Adige verso Padova ("Lupo" e "Barbarigo"), Venezia ("NP"), dove si arresero quando furono raggiunte dal nemico, ottenendo da questo l'onore delle armi. Il "Freccia" e il "Colleoni" furono totalmente distrutti nella battaglia, e cessarono di agire come unità organiche già dagli ultimi giorni di aprile 1945, ripiegando disordinatamente.
  • I reparti indivisionati nella Divisione Decima in territorio vicentino ("Sagittario", "Fulmine", "Valanga", "Castagnacci", "san Giorgio", "Alberto da Giussano", "Pegaso", "Vega") attesero l'arrivo del nemico arma-al-piede, dopo un iniziale tentativo di raggiungere la Venezia Giulia per arginare l'invasione iugoslava, frustrato dal totale controllo dell'aria da parte delle aviazioni alleate. Anche questi reparti si arresero con l'onore delle armi. I reparti concentrati a Bassano del Grappa invece si confrontarono coi partigiani, a volte combattendo a volte arrendendosi: in quest'ultimo caso gli uomini che si consegnarono furono spesso oggetto di atrocità ed esecuzioni sommarie.
  • I reparti di Marina a Venezia (btg. "Serenissima" ed altri) si arresero con l'onore delle armi agli Alleati il 30 aprile.
  • I reparti navali di Genova (Comando Tirreno) e quelli di terra (Btg. "Risoluti") , invece, si divisero: il "Risoluti" cercò di raggiungere Milano, ma una delle colonne fu intercettata per strada da formazioni partigiane, alle quali dovette arrendersi dopo aspri combattimenti. Quelli che raggiunsero Milano seguirono la sorte dei reparti ivi schierati. Un'altra parte restò coi i tedeschi del generale Meinhold e si arrese alle forze partigiane. Il "Comando Tirreno" invece prese contatti con il locale CLN, prendendo efficaci contromisure a contrasto dell'opera dei guastatori tedeschi che intendevano far saltare in aria le installazioni portuali. Gli "uomini Gamma" (sommozzatori) del reparto disarmarono le 80 cariche di demolizione predisposte dai germanici dopodiché autaffondarono le loro unità MAS e VAS e si consegnarono ai partigiani.
  • I reparti territoriali a Torino e Milano seguirono la sorte delle altre unità repubblicane ivi presenti. Quelli di Torino non riuscirono a ripiegare verso la "zona franca" di Ivrea per arrendersi agli americani il 5 maggio successivo, e seguitarono a combattere nella caserma assediata dai partigiani. Dopo aver finito le munizioni si arresero, e oltre 60 dei superstiti furono fucilati sommariamente. Quelli di Milano subirono l'urto dell'insurrezione partigiana il 26 aprile.
  • I reparti nel novarese (btg. "Scirè") furono coinvolti in scontri a fuoco coi partigiani. Quelli che si arresero dietro promessa d'aver salva la vita furono in gran parte passati per le armi.
  • I reparti in Istria, a Fiume e sulle isole del Carnaro furono sistematicamente annientati dagli iugoslavi. Il battaglione "San Giusto" di Trieste invece riuscì a raggiungere via mare Venezia dove si arrese agli Alleati il 30 aprile.
  • I reparti di marina ad Imperia uscirono il 26 aprile per un'ultima missione contro i franco-americani, dopodiché affondarono i propri mezzi e dispersero gli uomini. Quelli che furono catturati dai partigiani furono sommariamente uccisi.

I caduti accertati in operazioni belliche e di controguerriglia della Decima assommano a oltre 600. A questi vanno aggiunti gli uomini uccisi sommariamente al termine delle ostilità dopo aver ceduto le armi, in numero non precisato.

[modifica] Note

  1. ^ Gli ultimi in Grigioverde di Giorgio Pisanò
  2. ^ Emanuele Mastrangelo, I canti del Littorio, Lo Scarabeo, Bologna, 2005
  3. ^ Emanuele Mastrangelo, I disertori nella RSI, su Il Secondo Risorgimento, III\2004
  4. ^ Un estratto dal libro di Aurelio Lepre, La storia della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mondadori, 1999, ISBN 8804481412
  5. ^ Intervista a Piero Vivarelli.
  6. ^ http://digilander.libero.it/ladecimamas/orizzonte.htm
  7. ^ Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, vol.3
  8. ^ Aga Rossi, Bradley Smith. Operazione Sunrise, Mondadori; Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia
  9. ^ Intervista su Famiglia Cristiana di monsignor Aldo Moretti, uno dei fondatori delle Brigate Osoppo
  10. ^ Capitolo III - Le foibe triestine e Capitolo II - Il nostro studio, dal libro Operazione foibe, di Claudia Cernigo, prima edizione 1997, seconda edizione 2005, Edizioni Kappa Vu
  11. ^ cfr. infra
  12. ^ Le "imprese" della Decima MAS Una carriera di furti e rapine, dal sito dell'ANPI
  13. ^ Le "imprese" della Decima MAS, dal sito dell'ANPI
  14. ^ Cfr, National Archives and Recording administration, RG226 Records of OSS, faldoni vari; Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese, Lo Scarabeo, Bologna
  15. ^ Cfr. Sergio Nesi, ibidem
  16. ^ Sergio Nesi, Decima, flottiglia nostra..., Scarabeo, Bologna
  17. ^ La Decima Mas di Junio Valerio Borghese, i comandi tedeschi e le formazioni partigiane, di Massimiliano Capra Casadio
  18. ^ ibidem; nonché Pisanò, op. cit.
  19. ^ Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano
  20. ^ Ferruccio Nazionale "Carmela"
  21. ^ Percorso multimediale tra le vie e le piazze della città di Ivrea dedicate ai partigiani, realizzato dalla Scuola Media Statale Leonardo da Vinci" di Ivrea
  22. ^ Itinerari della memoria, dal sito ANPI di Ivrea
  23. ^ Articolo del settimanale Panorama sul libro "Guerra civile 1943-1945-1948. Una storia fotografica", di Chessa Pasquale
  24. ^ Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia, Milano
  25. ^ A proposito di Decima Mas, dal sito di denucnia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas
  26. ^ La battaglia e la strage di Forno, dal sito resistenzatoscana.it
  27. ^ Strage di Borgo Ticino, dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas
  28. ^ a b L'eccidio di Borgo Ticino (NO), dal sito dell'ANPI
  29. ^ Strage di Guadine (MS), dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas
  30. ^ Le stragi di civili in Toscana (aprile-settembre 1944), dal sito Centro studi della Resistenza
  31. ^ L'eccidio di Castelletto Ticino (NO), dal sito dell'ANPI
  32. ^ Strage di Castelletto Ticino riporta estratti di un rapporto dell'ufficiale della Decima coinvolto e l'intero rapporto di un testimone partigiano
  33. ^ L'eccidio di Valmozzola (PR), dal sito dell'ANPI
  34. ^ L'eccidio di Crocetta del Montello (TV), dal sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas
  35. ^ L'eccidio di Crocetta del Montello (TV), dal sito dell'ANPI
  36. ^ Atti del processo contro Junio Valerio Borghese e altri, Corte di Assise di Roma, 21-22 gennaio 1949
  37. ^ Si veda l'estratto dall' elenco reperito nel 1994 presso la Procura Generale Militare in Italia per le sole posizioni che richiamano a militari della Decima Mas, riportato sul sito di denuncia dell'operato della formazione digilander.libero.it/ladecimamas
  38. ^ Adriano Monti, Il Golpe Borghese, Lo Scarabeo, 2006
  39. ^ Sandro Neri, Segreti di Stato, Aliberti, 2008
  40. ^ Carlo Cucut, Le Forze Armate della RSI, Gruppo Modellismo Trentino di studio e ricerca storica; Guido Bonvicini, Decima Marinai! Decima Comandante!, Mursia; Giorgio Pisanò, Gli Ultimi in Grigioverde, cit.

[modifica] Bibliografia

  • Arrigo Petacco, Storia del Fascismo
  • a cura di Victoria de Grazia e Sergio Luzzatto, "Dizionario del fascismo", volume primo, Einaudi editore, 2002
  • Aurelio Lepre, La storia della Repubblica di Mussolini. Salò: il tempo dell'odio e della violenza, Mondadori, 1999, ISBN 8804481412
  • Sergio Nesi, Decima flottiglia nostra..., Mursia, Milano
  • Sergio Nesi, Junio Valerio Borghese. Un principe, un comandante, un italiano, Lo Scarabeo (Bologna) - 2004
  • Giorgio Pisanò, Gli ultimi in grigioverde, CDL Edizioni, Milano, 1994
  • Giorgio Pisanò, Storia della Guerra Civile in Italia, CDL Edizioni, Milano, 1994
  • Nino Arena, Storia delle Forze Armate della RSI, Ermanno Albertelli
  • Arrigo Carnier, Lo sterminio mancato, Mursia, Milano

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -