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Ciclone tropicale - Wikipedia

Ciclone tropicale

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il ciclone Catarina, un raro ciclone tropicale dell'Atlantico meridionale (si noti in proposito il senso destrorso della spirale), visto dalla Stazione Spaziale Internazionale (IIS) il 26 marzo 2004.
Il ciclone Catarina, un raro ciclone tropicale dell'Atlantico meridionale (si noti in proposito il senso destrorso della spirale), visto dalla Stazione Spaziale Internazionale (IIS) il 26 marzo 2004.
Il  Ciclone tropicale  "Favio" al largo del Madagascar il 20/02/2007.
Il Ciclone tropicale "Favio" al largo del Madagascar il 20/02/2007.

In meteorologia, un ciclone tropicale (chiamato anche, a seconda dell'intensità e del contesto geografico, depressione tropicale, tempesta tropicale, tifone, uragano) è un tipo di sistema di bassa pressione che si forma generalmente nella fascia dei Tropici.

Se da un lato i cicloni tropicali possono essere altamente distruttivi, dall'altro essi svolgono un ruolo importante nella circolazione atmosferica che trasporta calore dalla regione equatoriale alle latitudini più alte.

Indice

[modifica] Terminologia

A seconda della regione, vengono usati termini diversi per descrivere i cicloni tropicali con venti massimi sostenuti che superano i 33 m/s (63 nodi o 117 km/h):

  • uragani nell'Atlantico settentrionale e nel Pacifico settentrionale a est della linea del cambiamento di data;
  • tifoni nel Pacifico settentrionale a ovest della linea del cambiamento di data;
  • ciclone con l'accompagnamento di aggettivi vari (p.es. tropicale) nelle altre aree.

Localmente, sono stati usati i termini Bagyo nelle Filippine, Taino ad Haiti e Willy-willies in Australia.

[modifica] Etimologia

La parola tifone ha due possibili origini:

La parola uragano deriva dal nome di un dio della tempesta degli Amerindi dei Caraibi, Huracan, da cui proviene lo spagnolo huracán.

Infine, la parola ciclone viene dal greco "κύκλος", che significa "cerchio".

[modifica] Meccanica generale di un ciclone tropicale

Gli uragani si formano quando l'energia liberata dalla condensazione del vapore nelle correnti ascendenti causa un ciclo di autoamplificazione. L'aria si scalda, salendo di più, e ciò incrementa la condensazione. L'aria che fuoriesce dalla sommità di questo "camino" ridiscende verso il basso sotto forma di venti potenti.
Gli uragani si formano quando l'energia liberata dalla condensazione del vapore nelle correnti ascendenti causa un ciclo di autoamplificazione. L'aria si scalda, salendo di più, e ciò incrementa la condensazione. L'aria che fuoriesce dalla sommità di questo "camino" ridiscende verso il basso sotto forma di venti potenti.

Strutturalmente, un ciclone tropicale è un grande sistema di nuvole, vento e attività temporalesca in rotazione.

La sua fonte primaria di energia è la liberazione del calore di condensazione da parte del vapor acqueo che si condensa a quote elevate. In ultima analisi, quest'energia deriva dal Sole, che produce l'evaporazione dell'acqua marina; l'energia solare viene immagazzinata durante la fase di evaporazione e liberata durante la fase successiva di condensazione.

Perciò, un ciclone tropicale può essere visto come un gigantesco motore termico verticale, mosso da forze fisiche come la gravità e la rotazione della Terra. La condensazione aumenta l'intensità del vento, favorendo ulteriore evaporazione e quindi ulteriore condensazione, con un meccanismo che si autoamplifica finché esiste la fonte di energia - l'acqua calda.

Fattori come il continuo squilibrio nella distribuzione delle masse d'aria contribuiscono al bilancio energetico del ciclone. La rivoluzione orbitale della Terra pone il sistema in rotazione e ne influenza inoltre la traiettoria.

Per la formazione di un ciclone tropicale occorrono una perturbazione meteorologica preesistente, un oceano tropicale caldo, e venti relativamente leggeri in alta quota.

La condensazione come forza motrice è il tratto distintivo dei cicloni tropicali rispetto ad altri fenomeni meteorologici, e il fatto che essa sia più forte nei climi tropicali costituisce la ragione per cui queste strutture si originano ai tropici.

Per contro, i cicloni delle medie latitudini traggono la loro energia principalmente dai gradienti termici orizzontali preesistenti nell'atmosfera.

Per alimentare il suo meccanismo termico, un ciclone tropicale deve rimanere al di sopra di acque calde, che forniscono l'umidità atmosferica necessaria. Quando un ciclone tropicale passa sopra la terraferma, la sua intensità diminuisce rapidamente.

Alcuni scienziati hanno stimato che l'energia termica rilasciata da un uragano sia compresa tra 50 e 200 trilioni di watt (50-200mila GW) - circa l'energia generata dall'esplosione di una bomba atomica da 10 megatoni ogni 20 minuti [1].

Il movimento più ovvio delle nuvole è verso il centro, ma i cicloni tropicali sviluppano anche un movimento in senso opposto ad alta quota, costituito dalle nuvole (cirri) formate con il vapore condensato che viene espulso in alto dal "camino". Questi cirri ad alta quota possono essere il primo segno di un uragano in arrivo.

[modifica] Formazione

Ondulazioni degli alisei nell'Oceano Atlantico - ovvero zone di  venti convergenti e divergenti che hanno la stessa direzione degli alisei stessi - generano instabilità  nella troposfera e possono aver un ruolo fondamentale nella genesi dei cicloni tropicali
Ondulazioni degli alisei nell'Oceano Atlantico - ovvero zone di venti convergenti e divergenti che hanno la stessa direzione degli alisei stessi - generano instabilità nella troposfera e possono aver un ruolo fondamentale nella genesi dei cicloni tropicali

La formazione dei cicloni tropicali è oggetto di ricerche tuttora in corso e non è ancora perfettamente spiegata. Comunque, si è capito che sono necessari cinque fattori concomitanti:

  1. Temperatura del mare al di sopra di 26.5°C dalla superficie a una profondità di almeno 50 m.
  2. Condizioni nell'atmosfera superiore tipiche della formazione di temporali. La temperatura dell'atmosfera deve diminuire rapidamente con l'altezza e la media troposfera deve essere relativamente umida.
  3. Una perturbazione meteorologica preesistente, di solito un fronte tropicale, perturbazione temporalesca priva di rotazione che attraversa gli oceani tropicali.
  4. Una distanza di circa 10° o più in latitudine dall'Equatore, in modo che l'effetto Coriolis sia abbastanza importante da innescare la rotazione del ciclone. (La più forte tempesta tropicale di tipo ciclonico che non ha rispettato questo limite è stato l'uragano Ivan, nel 2004, che ha avuto origine alla latitudine di 9,7°N.)
  5. Assenza o presenza ridotta di componenti di taglio nel vento (cambiamenti importanti di velocità o direzione del vento con la quota). Questi cambiamenti possono spezzare la struttura verticale di un ciclone tropicale.

Tuttavia, esistono casi di cicloni tropicali che si sono formati senza rispettare tutte le condizioni suddette.

Soltanto alterazioni ben specifiche della condizione meteorologica possono portare alla formazione di cicloni tropicali, tra queste:

  1. Onde tropicali, o ondulazioni degli alisei che, come accennato sopra, si muovono verso ovest, spostando zone di venti convergenti. Questo spesso conduce alla formazione di temporali che talvolta possono essere all'origine di cicloni tropicali. Un fenomeno simile alle onde tropicali sono le perturbazioni dell'Africa occidentale, che nascono sul continente spostandosi in seguito in direzione dell'Atlantico.
  1. Depressioni tropicali della troposfera superiore, che sono minimi di pressione ad alta quota con interno freddo. Si può formare un ciclone tropicale a interno caldo quando una di queste depressioni occasionalmente si fa strada fino ai livelli di bassa quota, producendo convezione in profondità.

[modifica] Stagionalità

Tempeste tropicali e uragani, per mese, nel periodo 1944-2005
(Atlantico Settentrionale)
Mese Totale Media
Gennaio–Aprile 4 0.1
Maggio 8 0.1
Giugno 35 0.6
Luglio 58 0.9
Agosto 173 2.8
Settembre 224 3.6
Ottobre 114 1.8
Novembre 33 0.5
Dicembre 7 0.1
Fonte: NOAA + aggiunte per 2001-05

A livello mondiale, l'attività dei cicloni tropicali ha un picco a fine estate quando le temperature dell'acqua sono più alte. Peraltro, ogni bacino ha il suo specifico andamento stagionale.

Nell'Atlantico Settentrionale, gli uragani si concentrano nel periodo giugno-novembre, con un picco tra la fine di agosto e tutto settembre (il picco statistico medio cade il 10 settembre). Il Pacifico nordorientale ha un periodo di attività più ampio, ma simile all'Atlantico. Il Pacifico nordoccidentale vede cicloni tropicali tutto l'anno, con un minimo a febbraio e un picco all'inizio di settembre. Nell'Oceano Indiano settentrionale, i cicloni tropicali sono più frequenti da aprile a dicembre, con picchi a maggio e novembre.

Nell'emisfero australe, l'attività dei cicloni tropicali comincia alla fine di ottobre e finisce a maggio, con un picco tra la metà di febbraio e i primi giorni di marzo.

A livello mondiale, si formano in media 80 cicloni tropicali all'anno.

[modifica] Zone di formazione

La maggior parte dei cicloni tropicali si generano nella fascia di latitudini di intensa attività temporalesca chiamata zona di convergenza intertropicale ITCZ (dall'inglese intertropical convergence zone). Si può affermare che la quasi totalità dei cicloni ha origine tra i 10 e i 30 gradi di latitudine, l'87% di essi addirittura a meno di 20 gradi. Poiché è l'effetto (o la forza) di Coriolis a iniziare e a mantenere la rotazione dei venti all'interno del ciclone, questo ne impedisce la formazione a latitudini inferiori ai 10 gradi, dove tale forza è debole [2]. È possibile la formazione in questa zona, qualora vi sia un'altra sorgente di rotazione iniziale. Questa condizione, alquanto rara, fa si che tali cicloni abbiano una frequenza secolare al massimo. L'uragano Ivan del 2004 è una di queste rarità.
Una combinazione di preesistente instabilità, divergenza ai livelli alti della troposfera e intrusioni di aria fredda di origine monsonica hanno portato all'origine nel 2001 al Tifone Vamei a solo 1,5 gradi di latitudine. È stimato che questa occasionalità si possa verificare una volta ogni 400 anni.

[modifica] Bacini principali

Sono sette i bacini principali che generano cicloni tropicali

  • Il Bacino Nord Atlantico: Il più studiato e il più conosciuto di tutti i bacini, include l'Oceano Atlantico, il mare dei Caraibi e il golfo del Messico. La formazione di cicloni in questa zona avviene in modo diverso anno dopo anno, con una frequenza che varia da uno solo ad una ventina. In questo bacino, la costa atlantica degli Stati Uniti, il Messico, il Centro America, le isole dei Caraibi e Bermuda sono le regioni più colpite. Occasionalmente lo sono anche il Venezuela, il sud est del Canada e l'arcipelago atlantico della Macaronesia. Il centro Statunitense per la previsione degli uragani (NHC) con base Miami, Florida emette avvisi e previsioni per tutte le nazioni della regione. Un servizio analogo viene svolto dal Centro canadese di previsione (Canadian Hurricane Center), di base ad Halifax per la zona e le acque territoriali del Canada sud-orientale. Gli uragani che colpiscono Messico, Centroamerica e le nazioni del mar dei Caraibi, spesso causano ingenti danni poiché hanno vita lunga alimentati come sono dalle acque calde tropicali. Frequentemente raggiungono anche l'entroterra degli Stati Uniti spingendosi fin nelle regioni nord orientali (New York, New Jersey e New England, indebolendosi e assumendo le caratteristiche della tempesta tropicale.
  • Bacino dell'Oceano Pacifico Nord-Occidentale: Le attività delle tempeste tropicali in questa regione affliggono frequentemente Cina, Giappone, le Filippine e Taiwan, come pure altri paesi del sud est asiatico quali Vietnam, Corea del Sud, ed Indonesia e numerose isole dell'Oceania settentrionale. Questo bacino è di gran lunga quello più attivo, contando circa un terzo di tutta l'attività dei cicloni tropicali mondiale. Di conseguenza le coste orientali di Taiwan e delle Filippine hanno la più alta frequenza di ricaduta del mondo intero. Gli enti meteorologici nazionali e il JTWC (Joint Typhoon Warning Center) si curano delle previsioni e degli avvisi di tempesta in quella zona.
  • Bacino dell'Oceano Pacifico Nord-Orientale: È il secondo bacino più attivo del mondo e anche quello con la maggior densità (una grande quantità di eventi per una piccola superficie oceanica). Le tempeste ed i cicloni che si formano in questo bacino possono colpire la costa occidentale messicana, le Hawaii, la parte settentrionale del centro America ed in rare occasioni perfino la California. Negli USA il CHPC (Central Pacific Hurricane Center) ad occuparsi di previsioni ed avvisi per la parte più occidentale (Hawaii) mentre è il National Hurricane Center (NOAA) ad occuparsi della parte orientale.
  • Bacino dell'Oceano Pacifico Sud-Occidentale: Principalmente l'attività ciclonica del bacino colpisce Australia e Oceania, tocca agli istituti meteorologici di Australia e Papua Nuova Guinea emanare previsioni ed avvisi.
  • Bacino dell'Oceano Indiano Settentrionale: Questo bacino è diviso in due aree, il Golfo del Bengala ed il Mare Arabico, con il Golfo del Bengala parecchio più attivo (da 5 a 6 volte maggiore). È interessante notare che questo bacino ha due picchi stagionali; uno in Aprile in coincidenza dell'inizio del monsone estivo, ed uno in Ottobre-Novembre appena dopo. Gli uragani formatisi in questo bacino sono stati i peggiori in tributi di vite umane, nel 1970 l'uragano Bhola ha causato 500.000 morti. Le nazioni colpite dai cicloni di questo bacino sono l'India, il Bangladesh, lo Sri Lanka, la Thailandia, Myanmar e Pakistan, e gli istituti meteorologici di questi paesi sorvegliano e prevedono il manifestarsi degli eventi ciclonici. Raramente cicloni tropicali del bacino colpiscono la Penisola Arabica
  • Bacino dell'Oceano Indiano Sud-Orientale: L'attività tropicale in questa regione colpisce Australia e Indonesia. Sono queste nazioni a preoccuparsi di previsioni ed allarmi.
  • Bacino dell'Oceano Indiano Sud-Occidentale: È quello meno conosciuto, a causa della mancanza di dati storici. I cicloni che vi si formano colpiscono il Madagascar, il Mozambico, le isole Mauritius ed il Kenia. Gli istituti predisposti di queste nazioni emettono previsioni e avvisi di pericolo per questo bacino.

[modifica] Aree di formazione inusuali

L'uragano Flossie l'11 agosto 2007, con una chiara immagine dell'"occhio".
L'uragano Flossie l'11 agosto 2007, con una chiara immagine dell'"occhio".

Nelle seguenti aree geografiche i cicloni tropicali sono molto rari:

  • Atlantico Meridionale: Le acque più fredde, la mancanza della zona di convergenza intertropicale e cambiamenti improvvisi della direzione e forza dei venti impediscono in questa zona la formazione di attività cicloniche di tipo tropicale. Tuttavia 3 cicloni sono stati osservati: nel 1991 al largo delle coste occidentali africane una tempesta di relativamente debole intensità, l'uragano Catarina, (categoria 1) che sfogò la sua forza sulle coste del Brasile e una piccola tempesta nel gennaio 2004, ad est di Salvador, giudicato uragano in base alle misure fatte dai satelliti riguardo la velocità dei venti.
  • Pacifico Centro-Settentrionale: Cambiamenti improvvisi di direzione del vento limitano lo nascita e lo sviluppo di tifoni in questa parte dell'Oceano Pacifico. Tuttavia cicloni tropicali formatisi nel più favorevole bacino del Pacifico nord-orientale possono frequentemente spostarsi in quest'area.
  • Pacifico Sud-Orientale: La formazione di cicloni tropicali è rara in questa regione; quando si verifica, è legata di solito a episodi di El Niño. La maggioranza delle tempeste che entrano in questa regione si formano più a ovest nel Pacifico Sud-Occidentale, e raggiungono le isole della Polinesia solo in casi eccezionali.
  • Mar Mediterraneo: Anche nel Mediterraneo si formano a volte tempeste con una struttura apparentemente simile ai cicloni tropicali. Cicloni di questo tipo si sono formati nel settembre 1947, settembre 1969, gennaio 1982, settembre 1983 e gennaio 1995. Tuttavia è controversa la loro affinità sostanziale con i cicloni tropicali.
  • Atlantico Nordorientale: Nell'ottobre 2005, nella zona di Madera si formò l'uragano Vince, che si mosse poi verso nord-est, passando a sud della costa meridionale del Portogallo, e raggiunse la terraferma nella Spagna sudoccidentale, come tempesta tropicale. Il punto di origine di Vince è stato il più settentrionale nell'Atlantico orientale mai registrato, e Vince è stato il primo ciclone tropicale che abbia mai raggiunto la penisola iberica nella storia documentata.
  • Australia: Bacino del Pacifico SW: comprende la parte orientale dell'Australia e le isole Figi.
  • Australia: Bacino dell'Indiano SE: comprende la parte orientale dell'Oceano Indiano e le parti settentrionale e occidentale del bacino australiano.
  • Mar della Cina Meridionale: Normalmente, non si formano cicloni tropicali nel Mar della Cina Meridionale per la sua vicinanza all'Equatore. Le zone entro dieci gradi di latitudine dall'equatore non subiscono una forza di Coriolis significativa, ingrediente vitale per la formazione dei cicloni tropicali. Nondimeno, nel dicembre 2001, il tifone Vamei si formò proprio nel Mar della Cina Meridionale, a partire da temporali sul Borneo, e toccò terra in Malesia, provocando allagamenti nella Malesia meridionale e alcuni danni a Singapore.

[modifica] Stagionalità e numero medio di cicloni per anno

Bacino Inizio Fine Tempeste Tropicali
(34-63 nodi)
Cicloni Tropicali
(>63 nodi)
Cicloni Tropicali di Categoria 3 o più
(>95 nodi)
Pacifico Nord-Occidentale Intero Anno Intero Anno 26.7 16.9 8.5
Pacifico Nord-Orientale Maggio Novembre 16.3 9.0 4.1
Pacifico Sud-Occidentale Ottobre Maggio 10.6 4.8 1.9
Atlantico Settentrionale Giugno Novembre 10.6 5.9 2.0
Indiano Sud-Occidentale Ottobre Maggio 13.3 6.7 2.7
Indiano Sud-Orientale Ottobre Maggio 7.3 3.6 1.6
Indiano Settentrionale Aprile Dicembre 5.4 2.2 0.4

[modifica] Struttura e classificazione

Struttura di un uragano
Struttura di un uragano

Un forte ciclone tropicale è composto dai seguenti componenti:

  • Bassa superficie: Tutti i cicloni tropicali ruotano attorno ad un'area di bassa pressione atmosferica vicino la superficie della Terra. Le pressioni registrate al centro di cicloni tropicali sono tra le più basse che si realizzano sulla superficie terrestre al livello del mare.
  • Nucleo caldo: I cicloni tropicali sono caratterizzati e guidati dal rilascio di grosse quantità di calore latente di condensazione poiché l'aria densa sale verso l'alto e si condensa il suo vapore acqueo. Questo calore è distribuito verticalmente, attorno al centro della tempesta. Cosicché, ad una certa altitudine (fatta eccezione per la zona vicino alla superficie dove la temperatura dell'acqua influenza la temperatura dell'aria) l'ambiente all'interno del ciclone è più caldo rispetto alle zone esterne intorno ad esso.

[modifica] Intensità e denominazione

I cicloni tropicali sono classificati in tre gruppi principali in base alla loro intensità: depressioni tropicali, tempeste tropicali e un terzo gruppo il cui nome dipende dall'area geografica.

Una depressione tropicale è un sistema organizzato di nuvole e temporali con una ben definita circolazione superficiale e venti sostenuti con velocità massima di 17 m/s (pari a 33 nodi o 62 km/h). Non ha un vero occhio e non ha la forma spiraliforme tipica delle tempeste più violente. È però già un sistema di bassa pressione, da cui il nome.

All'intensità di uragano o tifone, un ciclone tropicale tende a sviluppare un occhio, un area di relativa calma (e minor pressione atmosferica) al centro. L'occhio è spesso visibile nelle immagini di satellite come un piccolo punto circolare libero dalle nuvole.

[modifica] Movimenti e percorsi

[modifica] Venti su larga scala

Sebbene i cicloni tropicali sono dei grandi sistemi che generano un'enorme quantità di energia, i loro movimenti sulla superficie terrestre sono spesso rapportati ai livelli che trasportano un flusso. Cioè, in genere i venti - il flusso sull'atmosfera terrestre - sono responsabili dello spostamento e della direzione dei cicloni tropicali. Il movimento si riferisce al percorso del ciclone tropicale .

[modifica] Interazione con sistemi ad alta e bassa pressione

Infine, quando un ciclone tropicale si sposta a latitudini più alte, il suo percorso può essere deviato significativamente da venti che si muovono versono un'area di bassa pressione. Molti cicloni tropicali lungo la costa orientale degli Stati Uniti o il Golfo del Messico, per esempio, sono deviati verso nord-est da aree di bassa pressione che si spostano da ovest verso est sopra il Nordamerica.

[modifica] Storia della nomenclatura dei cicloni tropicali

Per molte centinaia di anni dopo che gli Europei raggiunsero le Indie Occidentali, gli uragani presero il nome dal santo del giorno in cui la tempesta appariva.

La pratica di dare alle tempeste nomi propri fu introdotta da Clement Lindley Wragge, un meteorologo Anglo-Australiano, alla fine del XIX secolo. Usò nomi femminili, i nomi dei politici che l'avevano offeso, e nomi della storia e della mitologia.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, ai cicloni tropicali vennero dati nomi femminili, principalmente per la comodità dei meteorologi,ed in una certa maniera ad hoc. Negli anni seguenti furono usati nomi dal Joint Army/Navy Phonetic Alphabet (alfabeto fonetico unitario Esercito/Marina).

La convenzione moderna venne introdotta per evitare ambiguità nelle comunicazioni con navi ed aerei. Dato l'aumento dei trasporti ed il miglioramento in numero e qualità delle osservazioni meteorologiche, molti tifoni, uragani e cicloni erano osservati in contemporanea. Per non confonderli tra di loro, negli Stati Uniti dal 1953 la National Hurricane Center iniziò a dare sistematicamente un nome alle tempeste tropicali e agli uragani, pratica successivamente proseguita dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale.

In accordo con l'uso, nella lingua inglese, di riferirsi alle cose inanimate come barche, treni etc., usando il pronome femminile "lei", i nomi utilizzati furono esclusivamente femminili. Alla prima tempesta dell'anno veniva dato un nome che iniziava per "A", alla seconda per "B", etc. Comunque, dato che tempeste tropicali ed uragani erano fortemente distruttivi, si considerò questa pratica sessista. Il National Weather Service rispose a queste preoccupazioni nel 1979, con l'introduzione nella nomenclatura di nomi maschili. Sempre nel 1979 si cominciò a preparare una lista di nomi prima che iniziasse la stagione. I nomi erano di origine inglese, francese o spagnola, essendo queste le lingue predominanti nella regione dove le tempeste si formano.

[modifica] Cicloni medie latitudini

Per approfondire, vedi la voce Ciclone#Cicloni extratropicali.

Questi particolari tipi di cicloni si formano nella zona di convergenza a 60° di laitudine e differiscono da quelli tropicali non solo per la potenza, decisamente inferiore, ma anche per la loro formazione: in essi, rientrano masse d'aria fredda e calda e non solo calda come nel caso dei cicloni tropicali.

[modifica] Rapporto tra cicloni e cambiamenti climatici

Le superfici della maggior parte degli oceani tropicali hanno subito un riscaldato di 0,25 - 0,5 gradi Celsius durante gli ultimi decenni. Il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) ritiene probabile che la causa principale dell'aumento globale della temperatura media sulla superficie degli oceani negli ultimi 50 anni è l'aumento nella concentrazione dei gas a effetto serra. La comunità mondiale dei ricercatori di cicloni tropicali come rappresentato al 6 ° International Workshop sui cicloni tropicali dell'Organizzazione meteorologica mondiale ha rilasciato una dichiarazione sul legami tra il cambiamento climatico antropico (umano-indotto) e l’ origine dei cicloni tropicali, tra cui uragani e tifoni. Questa dichiarazione è in risposta a una maggiore attenzione sui cicloni tropicali e sulle loro cause :

Di recente vi è in tutto il mondo un gran numero di cicloni tropicali a grande impatto ambientale: 10 cicloni tropicali in Giappone nel 2004, cinque cicloni tropicali che interessano la Isole Cook in un periodo di cinque settimane nel 2005, il ciclone Gafilo nel Madagascar nel 2004, il ciclone Larry in Australia nel 2006, il tifone Saomai in Cina nel 2006 e molti altri cicloni tropicali stagionali nella zona atlantica tra il 2004 e il 2005 - tra cui l’uragano Katrina che ha provocato catastrofiche conseguenze socio-economicche. Alcuni recenti articoli scientifici hanno segnalato un forte aumento negli ultimi decenni nel numero dei cicloni tropicali, nell’energia e nelle velocità dei venti in associazione con la temperatura più calda della superficie del mare esistente in alcune regioni. Altri studi segnalano che i veri responsabili di tali aumenti sono il cambiamento nelle tecniche di osservazione e nella strumentazione utilizzata negli ultimi decenni per gli studi.

Conclusioni:

1. Vi sono prove sia a favore che contro circa l'esistenza di un’influenza di origine antropica sul clima in relazione ai cicloni tropicali, per cui nessuna conclusione precisa può essere fatta su questo punto.

2. Nessuno dei singoli cicloni tropicali può essere direttamente attribuito al cambiamento climatico.

3. Il recente aumento di impatto sulla società dei cicloni tropicali è stata in gran parte causata dall’ aumento nelle concentrazioni di popolazione e di infrastrutture nelle regioni costiere.

4. Il monitoraggio nella velocità del vento dei cicloni tropicali è radicalmente cambiato negli ultimi decenni, portando difficoltà nel determinare le tendenze precise.

5. In alcune regioni sono state effettuate osservazioni con metodi molto diverso nel corso degli ultimi decenni e tale variabilità negli studi rende difficile stabilire le cause, naturali o antropiche dei cicloni. Questa variabilità rende inoltre difficile individuare eventuali tendenze a lungo termine sui cicloni tropicali.

6. E 'probabile che se continuerà il riscaldamento del clima, si verificheranno alcuni aumenti dei cicloni tropicali, della velocità dei loro venti e delle precipitazioni. Modelli di studi teorizzano un aumento del 3-5% sulla velocità dei venti per ogni aumento di grado Celsius della temperatura della superficie del mare tropicale.

7. C’ è una contraddizione fra i piccoli cambiamenti nella velocità del vento teorizzati con alcuni modelli e i grandi cambiamenti segnalati da alcune osservazioni.

8. Esistono grandi differenze regionali nei metodi utilizzati per il controllo dei cicloni tropicali. Inoltre, la maggior parte delle regioni non effettua alcuna misurazione con strumenti aeromobili. Queste notevoli limitazioni continueranno a rendere difficile l'individuazione delle tendenze dei cicloni.

9. Se si verifica il previsto innalzamento del livello dei mari a causa del riscaldamento globale, aumenteranno anche le inondazioni dovute a tempeste di cicloni tropicali.


[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Controllo e Allarme

[modifica] Centri Meteorologici Regionali Specializzati

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