Storia della Cecoslovacchia (1989-1992)
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[modifica] Rivoluzione di velluto
[modifica] Scenario
Anche se nel marzo 1987 Gustáv Husák aveva spinto la Cecoslovacchia a seguire il programma della perestroika, avvisò comunque il partito nell'ottobre dello stesso anni a "non prendere decisioni troppo affrettate", per "minimizzare i rischi che si sarebbero potuti verificare." (1° dicembre 1987)
Il 17 dicembre 1987 Husák si dimise come capo del KSC. Mantenne, comunque, la carica di Presidente della Cecoslovacchia e quella di membro del Presidio del KSC. Le dimissioni di Husák furono causate dalla cattiva salute e dalle ambizioni crescenti dei membri del partito Miloš Jakeš, Ladislav Adamec e Vasil Biľak, che divennero chiare a partire dalla primavera del 1987. Miloš Jakeš, che sostituì Husák come primo segretario del KSC, aveva sessantacinque anni al tempo dell'assunzione della carica più alta della nazione. Oltre la differenza di età e il fatto che Jakeš era ceco mentre Husák era slovacco, poche altre cose fecero chiaramente distinguere i due capi. Nei suoi primi discordi da capo del KSC, Jakeš assicurò al Comitato Centrale del Partito che avrebbe continuato il percorso moderato di riforma intrapreso da Husák. Chiese l'introduzione in larga scala delle nuove tecnologie come mezzo per "incrementare in modo fondamentale l'efficienza dell'economia cecoslovacca". Avvisò anche che non ci sarebbero state marce indietro sui principi fondamentali del socialismo, aggiungendo che il partito aveva imparato la lezione del 1968-69 e che ora pertanto ne conosceva le conseguenze. Allo stesso tempo, Jakeš subì la pressione sovietica per le riforme dirette a ottenere la ristrutturazione economica, e affermò che "come comunisti sovietici, dobbiamo osservare il principio secondo il quale più democrazia significa più socialismo".
La versione cecoslovacca della perestroika, che aveva preso forma lentamente negli ultimi mesi del governo Husák sotto la guida dei riformisti e del Premier cecoslovacco pro-Gorbachev Lubomir Strougal, richiese una modesta decentralizzazione dell'amministrazione dell'economia statale, ma rimandò ogni azione concreta alla fine del decennio. La lentezza delle riforme in Cecoslovacchia divenne presto irritante per la leadership sovietica. Economicamente, tuttavia, la lentezza fu dovuta al fatto che non esistevano seri problemi economici diversamente da quanto accadeva in Polonia, Unione Sovietica e Ungheria, e d'altra parte gli iniziali effetti catastrofici delle riforme in URSS e Ungheria furono già visibili nei tardi anni '80. L'insoddisfazione di molti cechi e slovacchi era crescente, a causa della rigida situazione politica, della mancanza di libertà ma principalmente perché la popolazione poteva assistere a programmi televisivi stranieri (tedeschi sul confine con la Boemia e austriaci nella Slovacchia sud-occidentale, inclusa Bratislava, ma poi dai tardi anni '80 ovunque grazie ai videoregistratori) che mostravano lo stile di vita dell'Europa occidentale e degli Stati Uniti.
Nel dicembre 1987 circa 500.000 cattolici cecoslovacchi firmarono una petizione per la libertà religiosa. Questa fu la più grande petizione delle forze di opposizione in Europa centrale.
La prima manifestazione anti-comunista avvenne il 25 marzo 1988 – la Manifestazione delle Candele. Una riunione pacifica non autorizzata di circa 2.000 cattolici (altre fonti dicono 10.000) nella capitale slovacca Bratislava chiese la libertà religiosa e i diritti civili, ma i partecipanti furono dispersi con la violenza dalle forze di polizia. Circa 100 manifestanti vennero arrestati. Alcuni ministri e alti funzionari comunisti (il Primo Ministro slovacco, il Ministro dell'Interno e il Ministro della Cultura) osservavano lo svolgimento dell'operazione dalle finestre di un vicino hotel (il Carlton).
Si verificarono manifestazioni anche il 28 ottobre 1988 (l'anniversario dell'istituzione della Cecoslovacchia nel 1918) a Bratislava e in altre città. La nascita della Cecoslovacchia "capitalista" il 28 ottobre è diventata una festa pubblica solo nel settembre 1988 nella Cecoslovacchia comunista. Altre manifestazioni seguirono nel gennaio 1989 (morte di Jan Palach del 16 gennaio 1969), il 21 agosto 1989 (intervento sovietico del 1968) e il 28 ottobre 1989.
[modifica] La Rivoluzione
La rivoluzione anti-comunista iniziò il 16 novembre 1989 a Bratislava con una manifestazione degli studenti slovacchi a favore della democrazia e continuò con l'analoga manifestazione di studenti cechi a Praga il 17 novembre.
[modifica] Dopo la Rivoluzione di Velluto
Dopo la Rivoluzione di Velluto, il Parlamento cecoslovacco (l'Assemblea Federale) votò il 25 novembre 1992 a favore della divisione della nazione in Repubblica Ceca e Slovacchia a partire dal 1° gennaio 1993.
[modifica] Dalla creazione alla dissoluzione
Storia della Cecoslovacchia (o Ceco-Slovacchia) · 1918 - 1939; 1945 - 1992 |
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Austria-Ungheria (Boemia, Moravia, e parte della Slesia, parti settentrionali del Regno d'Ungheria (Slovacchia e Rutenia subcarpatica) |
Repubblica Socialista Cecoslovacca (ČSSR) |
Repubblica Federale Ceca e Slovacca (ČSFR) |
Repubblica Ceca Slovacchia |
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Repubblica Ceco-Slovacca (ČSR) inclusa la Slovacchia autonoma e l'Ucraina Transcarpatica (1938-1939) |
Prima repubblica slovacca |
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parte della Repubblica socialista sovietica ucraina |
Oblast di Zakarpattia dell'Ucraina |
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Occupazione tedesca |
Era comunista |
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