Storia della Bulgaria comunista
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La storia della Bulgaria comunista comprende il periodo della storia della Bulgaria tra il 1944 e il 1989. Durante questo periodo, la nazione fu conosciuta come Repubblica Popolare di Bulgaria (RPB, in bulgaro: Народна република България, Narodna republika Bălgarija) e fu posta sotto l'amministrazione del Partito Comunista Bulgaro (PCB). Il PCB si trasformò nel 1990, cambiando il proprio nome in Partito Socialista Bulgaro, che fa attualmente parte della coalizione di governo. La Bulgaria fu uno stato satellite sovietico del Blocco orientale durante la guerra fredda, membro del Patto di Varsavia e del COMECON.
Indice |
[modifica] Lo Stalinismo
A partire dalla fine della seconda guerra mondiale, la Bulgaria fu governata da Georgi Dimitrov, uno stalinista, fino alla sua morte nel luglio 1949. Ci sono stati molti sospetti riguardo alla morte improvvisa di Dimitrov, sul fatto che non fosse accidentale, anche se queste supposizioni non sono mai state provate. La morte coincise con l'espulsione di Tito dal Cominform, e fu seguita dalla "caccia alle streghe" titoiste in Bulgaria. Questa situazione culminò con il processo farsa e l'esecuzione del Primo Ministro Traičo Kostov; il vecchio Kolarov morì nel 1950 e il potere passò pertanto a un estremo stalinista, Vălko Červenkov.
Il processo di industrializzazione subì un'accelerazione fino al punto dell'insostenibilità; l'agricoltura fu collettivizzata e le ribellioni dei contadini furono soppresse con la forza. Circa 12.000 persone passarono attraverso i campi di lavoro tra la fine della seconda guerra mondiale e la morte di Stalin nel 1953.[1] Il Patriarca Ortodosso fu confinato in un monastero e la Chiesa fu posta sotto controllo statale. Nel 1950 furono rotte le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti. La minoranza turca fu perseguita e in questo periodo rinacquero le dispute territoriali con Grecia e Jugoslavia.
Inoltre, il sostegno di Červenkov anche nel Partito Comunista era troppo limitato affinché lui potesse sopravvivere a lungo dopo la morte di Stalin. Nel marzo 1954, un anno dopo la morte del dittatore, Červenkov fu deposto dalla carica di Segretario del Partito con l'approvazione della nuova leadership di Mosca e fu sostituito dal giovane Todor Živkov. Červenkov rimase Primo Ministro fino all'aprile 1956, quando fu definitivamente deposto e sostituito da Anton Jugov.
[modifica] L'era di Živkov
Todor Živkov governò la Bulgaria per i successivi 33 anni, con una politica totalmente fedele ai dettami sovietici e più moderata all'interno della nazione. Ripresero le relazioni con la Jugoslavia e la Grecia, furono chiusi i campi di lavoro e si denunciarono i processi e le esecuzioni di Kostov e di altri "titoisti" (anche se non quella di Nikola Petkov e di altre vittime non-comuniste delle purghe del 1947). Furono reistituite alcune forme limitate di libertà di espressione e terminò la persecuzione alla Chiesa. Le rivolte in Polonia e Ungheria del 1956 non ebbero seguito in Bulgaria, ma il Partito pose comunque fermi limiti agli intellettuali e alla libertà di scrittura per impedire qualsiasi sollevazione popolare.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Note e bibliografia
- ^ Association for Asian Research, 21 settembre 2003: La dinamica della repressione: l'impatto globale del modello stalinista, 1944-1953, del dr. Balazs Szalontai
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