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Storia della Bulgaria nella seconda guerra mondiale - Wikipedia

Storia della Bulgaria nella seconda guerra mondiale

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Storia della Bulgaria
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Categoria
Storia della Bulgaria


La storia della Bulgaria durante la seconda guerra mondiale abbraccia un primo periodo di neutralità, dallo scoppio della guerra in Europa fino al 1 marzo 1941, un periodo di alleanza del Regno di Bulgaria con le potenze dell'Asse fino al 9 settembre 1944 ed un periodo di allineamento con gli alleati fino alla fine della guerra.

Indice

[modifica] Neutralità (1939–1941)

Il governo del regno di Bulgaria, sotto Bogdan Filov dichiarò la propria posizione di neutralità allo scoppio della seconda guerra mondiale, ed era determinato a mantenerla fino alla fine della guerra, ma sperava in acquisizioni territoriali senza spargimento di sangue, specialmente in quelle terre con una significante popolazione bulgara occupate dai paesi vicini dopo le guerre balcaniche e la prima guerra mondiale. Ad ogni modo era chiaro che la posizione geopoliticamente centrale della Bulgaria nei Balcani avrebbe portato a forti pressioni esterne da ambo le parti in conflitto della guerra. La Turchia aveva firmato un patto di non-aggressione con la Bulgaria. Il 7 settembre 1940, la Bulgaria riuscì a negoziare la restituzione della Dobrugia meridionale con il trattato di Craiova, fortemente voluto dalle potenze dell'Asse. La Dobrugia meridionale era stata parte della Romania fin dal 1913. Questo atto di restituzione di territorio rafforzò le speranze bulgare di risolvere gli altri problemi territoriali senza un coinvolgimento diretto nella guerra.

[modifica] Potenze dell'Asse(1941–1944)

La Bulgaria fu costretta ad unirsi alle potenze dell'Asse nel 1941, quando le truppe naziste, mandate ad invadere la Grecia dalla Romania, raggiunsero i confini bulgari settentrionali e chiesero il permesso di attraversare il territorio. Minacciato da un confronto militare diretto, lo zar Boris III non aveva altra scelta che unirsi al blocco nazifascista, cosa che avvenne ufficialmente il 1 marzo 1941. Dato che l'Unione sovietica aveva firmato un patto di non aggressione con la Germania, ci fu poca opposizione popolare a questa decisione.

Il 6 april 1941, nonostante si fosse ufficialmente unito alle forze dell'Asse, il governo bulgaro manteneva una situazione di passività militare durante le fasi iniziali dell'invasione della Jugoslavia e della Grecia. Quando le truppe tedesche, italiane e ungheresi avanzarono in Jugoslavia ed in Grecia i bulgari rimasero al di là dei loro stessi confini. Il governo jugoslavo si arrese il 17 aprile. Il governo greco resistette fino al 30 aprile.

Il 20 aprile il periodo di passività della Bulgaria ebbe fine. L'esercito bulgaro entrò nella regione della Tracia occidentale. Lo scopo era quello di ottenere uno sbocco in Tracia sul Mar Egeo e di riprendersi la Macedonia. I bulgari occuparono il territroio tra il fiume Strimone ed una linea di demarcazione tra Alessandropoli e Svilengrad ad ovest del Marica. Incluse nell'area c'erano le città di Alessandropoli (Дедеагач, Dedeagač), Komotini (Гюмюрджина, Gjumjurdžina), Serres (Сяр, Sjar), Xanthi (Ксанти), Drama (Драма) e Kavala (Кавала), insieme alle isole di Thasos e Samotracia, così come quasi l'intera Repubblica di Macedonia odierna e una parte della Serbia orientale. Nella Macedonia greca e nella Tracia occidentale, i bulgari istituirono una politica di pulizia etnica e colonizzazione. Nella primavera del 1943 il governo bulgaro, dopo le proteste della chiesa ortodossa bulgara e del membro del parlamento Dimităr Pešev, riuscì a salvare tutti gli ebrei nel territorio nazionale dall'essere mandati nei campi di concentramento nazisti. Ad ogni modo le truppe bulgare rastrellarono tutti gli ebrei della Macedonia greca e della Macedonia settentrionale e li consegnarono ai nazisti.

Mappa amministrativa dalla Bulgaria durante il secondo conflitto mondiale
Mappa amministrativa dalla Bulgaria durante il secondo conflitto mondiale
Occupazione bulgara in Grecia (verde)
Occupazione bulgara in Grecia (verde)

La Bulgaria non prese parte all'invasione nazista dell'Unione Sovietica che iniziò il 22 giugno 1941 e non dichiarò guerra al paese invaso. Ad ogni modo, anche se non c'era stata una dichiarazione di guerra da entrambe le parti, la flotta bulgara venne coinvolta in alcune schermaglie con la flotta sovietica del Mar Nero, che attaccò le navi bulgare. Oltre a ciò le forze armate bulgare stanziate nei Balcani combatterono contro vari gruppi di resistenza. Il governo bulgaro venne forzato dai nazisti a dichiarare una guerra simbolica contro la Gran Bretagna e gli Stati Uniti alla fine del 1941. Ciò portò a bombardamenti su Sofia e altre città bulgare da parte delle forze aree alleate.

L'invasione tedesca dell'Unione sovietica causò una significante ondata di proteste, che portò in seguito all'inizio di un movimento di guerriglia partigiano capeggiato dal partito comunista bulgaro, che operava di nascosto. Un movimento di resistenza chiamato Fronte della Patria fu creato nell'agosto 1941 dal partito comunista, come il movimento Zveno e alcuni partiti che si opponevano al governo pro-nazista, specialmente dopo alcune vittorie alleate, che indicavano che l'Asse avrebbe potuto perdere la guerra. I distaccamenti partigiani erano particolarmente attivi nelle aree montane della Bulgaria occidentale e meridionale.

Nell'agosto 1943, dopo una visita in Germania, lo zar bulgaro Boris III morì improvvisamente. Suo figlio di sei anni, Simeone II, gli successe al trono, ma venne istituito un consiglio di reggenti a causa della giovane età dell'erede. Il nuovo primo ministro, Dobri Božilov, era solamente un fantoccio nelle mani naziste.

La Bulgaria aveva mantenuto le relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica anche se era un membro delle potenze dell'Asse. Nell'estate del 1944, dopo aver distrutto le difese naziste vicino a Iaşi e Chişinău, l'esercito sovietico si era avvicinato ai Balcani e alla Bulgaria.

Il 23 agosto 1944, la Romania abbandonò l'Asse e dichiarò guerra alla Germania. I rumeni permisero all'esercito sovietico di passare attraverso il proprio territorio per raggiungere la Bulgaria. Il 26 agosto il Fronte della Patria prese la decisione di incitare una ribellione armata contro il gioverno, cosa che portò alla nomina di un nuovo governo il 2 settembre. Il supporto del governo era trattenuto dal Fronte della Patria, dato che era composto da circoli pro-nazisti in un disperato tentativo di mantenere il potere.

Il 5 settembre 1944 l'unione sovietica dichiarò guerra alla Bulgaria e invase il paese. In tre giorni i sovietici occuparono la regione nord-occidentale insieme ai porti principali di Varna e Burgas. All'esercito bulgaro era stato ordinato di non porre resistenza contro i sovietici. L'8 settembre i bulgari cambiarono fronte e si unirono all'Unione Sovietica nella guerra contro la Germania.

[modifica] Alleati (1944–1945)

I distaccamenti delle guarnigioni con ufficiali Zveno al comando rovesciarono il governo alla vigilia del 9 settembre, dopo aver occupato alcuni punti strategici a Sofia e aver arrestato i ministri. Un nuovo governo del Fronte della Patria venne nominato il 9 settembre con Kimon Georgiev come primo ministro.

Venne dichiarata la guerra alla Germania ed ai suoi alleati il giorno dopo e le deboli divisioni mandate dalle potenze dell'Asse per invadere la Bulgaria vennero facilmente respinte. In Macedonia le truppe bulgare, circondate dalle forze tedesche e tradite dai comandanti, si ritirarono all'interno dei vecchi confini. Tre armate bulgare (circa 455.000 effettivi) entrarono in Jugoslavia nel settembre del 1944 e mossero da Sofia verso Niš e Skopje con l'obiettivo strategico di bloccare le forze naziste in ritirata dalla Grecia. La Serbia meridionale e orientale e la Macedonia vennero liberate in circa un mese, e la prima armata bulgara (130.000 effettivi) proseguì verso l'Ungheria, respingendo i tedeschi ed entrando in Austria nell'aprile del 1945. Vennero allacciati contatti con l'ottava armata britannica nella città di Klagenfurt l'8 maggio 1945, il giorno della capitolazione del governo tedesco in Europa.

[modifica] Conseguenze e risultati

Come conseguenza della seconda guerra mondiale venne installato in Bulgaria un governo comunista con a capo Georgi Dimitrov. La monarchia venne abolita e lo zar Simeone II venne esiliato.

Il trattato di pace del 1947 confermò l'annessione della Dobrugia meridionale, rendendo così la Bulgaria l'unico ex-alleato tedesco ad aver incrementato il proprio territorio in confronto con quello precedente la guerra. Le parti occupate della Macedonia e della Tracia furono rinconsegnate alla Jugoslavia ed alla Grecia, la quale espulse 150.000 bulgari dalla Tracia occidentale.

[modifica] Fonti

  • Božidar Dimitrov. Bulgaria during World War II in Bulgaria: illustrated history. Sofia, Borina, 1994.
  • Петър Делев; et al.. 51. България в годините на Втората световна война in История и цивилизация за 11. клас. (in bulgaro) Труд, Сирма, 2006.
  • Изборът между Сталин и Хитлер. Избор няма in Българите и България . (in bulgaro) Ministero degli Affari Esteri di Bulgaria, Trud, Sirma, 2005.
  • Georges Castellan. История на Балканите XIV–XX век. (in bulgaro) trans. Лиляна Цанева. Пловдив, Хермес, 1999. pp. 459-463, 476-477 ISBN 954-459-901-0

[modifica] Collegamenti esterni


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