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Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale - Wikipedia

Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale
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Partito politico italiano del passato
Leader storici Augusto De Marsanich, Arturo Michelini, Giorgio Almirante, Pino Rauti, Gianfranco Fini
Periodo di attività 26 dicembre 1946 - 27 gennaio 1995
Sede
Coalizioni Polo per il Buon Governo (1994)

partito europeo = nessuno

Partito Europeo {{{partito europeo}}}
Numero massimo di seggi alla Camera 56 (nel 1972)
Numero massimo di seggi al Senato 26 (nel 1972)
Numero massimo di seggi al Parlamento europeo 5 (nel 1984)
Organo ufficiale Secolo d'Italia

Il Movimento Sociale Italiano (dal 1972: Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale) è stato un partito politico fondato il 26 dicembre 1946 da reduci della Repubblica Sociale Italiana (come Giorgio Almirante e Pino Romualdi) ed ex esponenti del regime fascista (come Arturo Michelini). Il simbolo del partito fu scelto nel 1947: la "fiamma tricolore", emblema degli "arditi" della prima guerra mondiale. Il partito si sciolse il 27 gennaio 1995, confluendo, in maggoranza, nella rinnovata Alleanza Nazionale e, in piccola parte, nel continuista Movimento Sociale Fiamma Tricolore.

Indice

Storia

Una nascita in salita

Il Movimento, che ebbe inizialmente l'appoggio del generale fascista Rodolfo Graziani, ebbe il suo battesimo elettorale nel 1948, quando ottenne il 2% dei voti alla Camera dei Deputati e lo 0,8% al Senato della Repubblica.

Con la scomparsa della lista dell'Uomo Qualunque, il MSI aumentò discretamente i suoi consensi soprattutto nel Sud Italia, dove i grandi proprietari terrieri lo sostennero in risposta alle occupazioni e alle proteste contadine dei braccianti sostenuti dal PCI.

Il MSI sostanzialmente era diviso in due tronconi: al nord socializzatori, al sud corporativisti e di fatto la divisione divenne più marcata con le elezioni che si susseguirono, nelle quali al sud i voti erano il doppio di quelli del nord con punte a volte del 15% specie a Napoli, Lecce, Catania, Reggio Calabria. Il MSI entrò negli anni cinquanta in diverse giunte comunali di importanti città in coalizione con i monarchici (Napoli, Caserta, Lecce, Bari, Foggia, Reggio Calabria, Catania, Latina, Pescara, Campobasso, Salerno), legittimandolo di fatto. Al 1950 risale inoltre la fondazione della CISNAL, sindacato vicino al MSI, il cui leader Giovanni Roberti era deputato missino.

Dopo il 5,8% dei voti ottenuto alle elezioni politiche del 1953, divenne segretario del MSI Arturo Michelini. Durante la sua segreteria, il movimento accettò l'Alleanza Atlantica (NATO) e garantì il sostegno ad un governo monocolore guidato dal democristiano Fernando Tambroni (1960). Il MSI aveva già votato la fiducia ai governi Zoli e Segni II, ma stavolta fu l'unico a sostenere l'esecutivo. Da parte delle opposizioni, questa inedita alleanza fu interpretata come un avvio di svolta autoritaria e si creò un clima di grave imbarazzo per il quale la DC, in difficoltà nei confronti degli altri partiti che minacciavano di fare insorgere il Paese, costrinse Tambroni alle dimissioni; inaspettatamente, il presidente della Repubblica (Giovanni Gronchi) respinse queste dimissioni, principalmente perché nessun altro democristiano, vista la temperatura rovente del dibattito politico, accettava di sostituirlo e di comporre nuove alleanze.

Il MSI restava dunque il sostegno essenziale di quel governo e l'occasione fu sfruttata per proporsi all'attenzione generale, organizzando un congresso a Genova, città Medaglia d'Oro della Resistenza; si è detto che la scelta di questa città da parte del movimento fosse stata intenzionalmente provocatoria, è da notare infatti che presidente di quel congresso era stato nominato l'ex prefetto fascista Basile, fortemente indiziato di collaborazionismo con i nazisti. Immediatamente la protesta in Liguria esplose in manifestazioni e scioperi, ma a cavallo fra il giugno ed il luglio del 1960 vi furono anche in tutto il resto d'Italia violentissimi scontri di piazza con le forze dell'ordine. A Genova furono chiamati funzionari esterni della Polizia e dei Carabinieri ed i Reparti Celere si trovarono di fatto ad ingaggiare nei caruggi una sorta di guerriglia urbana coi manifestanti. I manifestanti stavano prendendo il sopravvento costringendo la Polizia a ripiegare e fu necessaria una soluzione politica per riportare l'ordine. Al MSI fu impedito di tenere quel congresso; gli scontri successivi, particolarmente a Roma e Palermo, non furono meno violenti e provocarono una decina di morti, culminando con la strage di Reggio Emilia il 7 luglio 1960.

L'emarginazione

Dopo la caduta di questa legislatura in seguito ai fatti di Genova, il MSI fu emarginato dalla scena politica. Neanche il ritorno alla segreteria di Giorgio Almirante, esponente storico e già segretario del partito (che sostituì il più moderato Arturo Michelini, scomparso nel 1969), riuscì a migliorare questa situazione. Fu creata, nel dibattito politico, la locuzione "arco costituzionale" per indicare in pratica tutti partiti meno il MSI (la locuzione però si fondava anche sul rigetto, da parte del movimento, dei valori antifascisti contenuti nella Carta). Negli anni successivi il MSI sarebbe dunque stato palesemente tenuto al bando dalla vita politica nazionale con la sola eccezione degli inevitabili atti formali.

Almirante, grazie anche alle sue grandi capacità oratorie, seppe sfruttare politicamente questa emarginazione, costituendosi come unico partito al di fuori del presunto "regime", di cui avrebbe fatto parte una sotterranea alleanza consociativa fra la DC e le sinistre; con la crescente affermazione delle formule del centrosinistra e l'avvicinarsi delle proposte di compromesso storico, questa pretesa solitudine di opposizione guadagnò sempre più consensi.

Nel luglio del 1970, il MSI fu protagonista dei cosiddetti fatti di Reggio, quando la città calabrese insorse contro la decisione di spostare a Catanzaro il capoluogo della regione. La reazione era stata inizialmente sostenuta anche dalle sinistre, ma un esponente della CISNAL (il sindacato missino), Ciccio Franco, coniò lo slogan "boia chi molla" ed organizzò una sollevazione della destra che si produsse in una vera e propria rivolta con barricate stradali e scontri armati con la Polizia. La rivolta si sarebbe conclusa solo nel febbraio dell'anno successivo, con l'ingresso dei carri armati in città. Nelle comunali che si tennero nel giugno del 1971 il partito ottenne clamorose affermazioni a Catania con il 23% e a Reggio Calabria con il 21%.

Nel febbraio del 1972 Almirante riuscì a formare un'alleanza con il PDIUM, una delle maggiori formazioni monarchiche italiane, da cui derivò anche un mutamento di denominazione del partito, ora chiamato "Movimento Sociale Italiano- Destra Nazionale".

Alle elezioni politiche del 1972, l'MSI-DN (nel quale si erano anche candidati numerosi funzionari dell'esercito e delle Forze dell'ordine) fece registrare un considerevole successo, raccogliendo l'8,7% dei voti alla Camera e il 9,2% al Senato. In quell'anno la procura di Milano richiamandosi alla XII disposizione transitoria mise sotto inchiesta Almirante, accusandolo di tentata ricostituzione del Partito Fascista. Un anno più tardi la Camera votò l'autorizzazione a procedere con 484 voti a favore contro 60 contrari. L'inchiesta andò avanti per qualche tempo coinvolgendo vari dirigenti missini, per essere abbandonata una volta constatato il riflusso elettorale del partito.

Negli anni '70 il consenso giovanile all'MSI-DN crebbe verticalmente ed andò ad alimentare lo scontro armato di piazza fra i cosiddetti "opposti estremismi". Il Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del partito (che aveva preso il posto della Giovane Italia degli anni '50-'60), si trovò opposto alla FGCI, organizzazione giovanile del partito comunista, così come le frange estreme di entrambi gli schieramenti si trovarono in qualche modo rispettivamente a contatto con gruppi armati o organizzazioni terroristiche.

La drammaticità della situazione, insanguinata da decine e decine di uccisioni (quasi sempre di giovanissimi) in entrambi i versanti, e non meno luttuosa per le forze dell'ordine, fece del MSI-DN un partito del quale in qualche modo pubblicamente si discuteva ogni giorno, fatto che gli assicurò quell'accesso all'informazione che pure molti quotidiani (e talvolta la stessa Televisione di Stato) cercavano di negargli. Il partito era diviso fra la corrente maggioritaria almirantiana, di carattere conservatore, ed una cospicua corrente più radicale facente capo a Pino Rauti (che essendo catanzarese aveva tratto giovamento politico dalla rivolta reggina), mentre presidente restava l'autorevole Romualdi. Nel 1976 vi fu anche una scissione, dalla quale si formò un nuovo partito, Democrazia Nazionale, scomparso nel giro di pochi anni, tra i cui artefici va citato Gastone Nencioni.

Sempre nella decade, il MSI-DN fece appassionate campagne (ad esempio in occasione del referendum sul divorzio) sposando quasi appieno le posizioni della Chiesa cattolica, con l'evidente intento di sottrarre elettorato alla DC e sviluppando un fronte dialettico sulla via del moralismo, sia in opposizione alle "scandalose" posizioni del Partito Radicale e del PSI, sia costantemente segnalando scandali di malversazione e corruttela di governanti e pubblici amministratori. Ripetendo la strategia delle elezioni politiche del 1972, il MSI-DN fece ripetute e franche aperture all'elettorato militare, col quale effettivamente si stabilì una vicinanza. Diversi esponenti delle forze armate e dei servizi segreti coinvolti nelle inchieste sulla strategia della tensione furono candidati in collegi "sicuri" (e quindi eletti) nelle sue fila: fu il caso, ad esempio, di Vito Miceli e Giuseppe Santovito.

Da un punto di vista tematico, il partito insisté sulla "crisi del sistema", ovvero sull'inadeguatezza della struttura istituzionale del paese ai suoi reali bisogni, testimoniata d'altra parte dall'enorme instabilità politica di cui a molti anni dalla nascita continuava a soffrire. Fu proposto anche un modello di governo alternativo basato sul concetto della Repubblica presidenziale.

Ciò malgrado, i risultati non andarono oltre un certo limite, ed anzi negli anni Ottanta il movimento subì un processo di ridimensionamento elettorale, giungendo a prendere meno del 6% dei consensi alle elezioni del 1987.

In questo periodo però gradualmente si affievolì l'emarginazione del partito e nel 1985 il MSI votò a favore della conversione in legge del decreto di liberalizzazione del mercato televisivo ed ottenne, per la prima volta nella storia repubblicana, la presidenza di una Giunta, quella delle elezioni alla Camera.

La svolta

Dopo questo insuccesso elettorale e la morte di Almirante (22 maggio 1988) si alternarono alla segreteria del partito l'allora 35enne Gianfranco Fini (cresciuto in seno al Fronte della Gioventù), quindi Pino Rauti e dal 1991 ancora Fini, stavolta stabilmente. I primi anni '90 furono critici per il partito, ormai in piena crisi di identità e a rischio di scomparsa dopo il referendum sulla legge elettorale maggioritaria del 1993. L'opera di propaganda del partito in questo periodo, alquanto discontinua, era caratterizzata sia da un richiamo al passato fascista, testimoniato dal proposito, espresso da Fini nel 1991, di attuare il "fascismo del 2000", o dall'elezione in parlamento di Alessandra Mussolini nel 1992, o ancora dalla commemorazione del settantesimo anniversario della marcia su Roma sempre nello stesso anno; sia, d'altra parte, cavalcando nuovamente la protesta anti-sistema, ad esempio attraverso l'incondizionato sostegno espresso dall' MSI-DN all'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Allo scoppio di Tangentopoli, l'MSI-DN condusse una feroce campagna contro il pentapartito e i cosiddetti "ladri di regime", dichiarando aperto appoggio ai giudici di "mani pulite".

A fine aprile 1993, un articolo sul Secolo d'Italia a firma di Francesco Storace (allora portavoce di Fini), lanciò l'idea di una nuova alleanza nazionale che associasse i missini con altri personaggi o schieramenti di idee conservatrici, come la destra democristiana. Nell'immediato l'idea non fu accolta, per ritornare sensibilmente in auge dopo l'ottimo esito del partito alle elezioni amministrative del novembre 1993, quando l'MSI-DN risultò essere il primo partito di Roma e Napoli, eleggendo anche numerosi sindaci in comuni minori. Fu una vera svolta politica che l'11 dicembre 1993 Fini assecondò con il varo di Alleanza Nazionale, o brevemente AN. Nello spirito dell'articolo di aprile, questa formazione non fu in un primo tempo intesa come una trasformazione del MSI-DN, ma come un contenitore politico del quale l'antico partito avrebbe appunto dovuto fare parte insieme ad altri movimenti.

AN si sarebbe presentata alle elezioni politiche del 1994 come alleato di Forza Italia al Sud (Polo del Buon Governo) e da indipendente al Nord, dove però riuscì a fare suo un solo collegio maggioritario (Bolzano). In ogni caso il partito raggiunse il suo massimo storico e diventò forza di governo (maggio 1994).

Il 27 gennaio 1995, preso atto che AN si identificava in massima parte con la storica classe dirigente della Destra italiana, il MSI-DN si sciolse per lasciare definitivamente spazio alla sola Alleanza Nazionale. Fu il congresso che passerà alla storia come "svolta di Fiuggi", per via della città che ospitava l'ultima assise missina.

Rauti, insieme a una discreta parte del partito, non accettò tuttavia questo cambiamento, interpretato come un "disconoscimento" del proprio passato, e il 3 marzo 1995 fondò il Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, rivelatasi negli anni successivi una presenza relativamente stabile all'interno del panorama politico.

Nel 2003 Gaetano Saya "rifonda" il partito che assume la denominazione Nuovo Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale adottando anche il simbolo storico.

Risultati Elettorali

– Movimento Sociale Italiano alle Elezioni Politiche
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1948


1953


1958


1963


1968


1972


1976


1979


1983


1987


1992
Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato
526.670
164.092

1.582.567
1.473.596

1.407.913
1.149.873

1.571.187
1.459.046

1.414.794
1.380.452

2.896.762
2.737.695

2.245.376
1.780.950

1.930.639
1.782.004

2.511.487
2.283.870

2.282.256
2.121.026

2.107.037
2.170.134
2
0,7

5,8
6

4,7
4,4

5,1
5,3

4,4
6,7

8,6
9

6,1
5,7

5,2
5,6

6,8
7,3

5,9
6,5

5,3
6,5
6
0

29
9

24
8

27
14

24
11

56
26

35
15

30
13

42
18

35
16

34
16


Capigruppo alla Camera dal 1953 al 1992

Segretari

Congressi

  • I Congresso - Napoli, 27-29 giugno 1948
  • II Congresso - Roma, 28 giugno - 1° luglio 1949
  • III Congresso - L'Aquila, 26-28 luglio 1952
  • IV Congresso - Viareggio, 9-11 gennaio 1954
  • V Congresso - Milano, 24-26 novembre 1956
  • VI Congresso - Genova, luglio 1960 (non si svolse)
  • VII Congresso - Roma, 2-4 agosto 1963
  • VIII Congresso - Pescara, 12-14 giugno 1965
  • IX Congresso - Roma, 20-23 novembre 1970
  • X Congresso - Roma, 18-21 gennaio 1973
  • XI Congresso - Roma, 13-16 gennaio 1977
  • XII Congresso - Napoli, 5-7 ottobre 1979
  • XIII Congresso - Roma, 18-21 febbraio 1982
  • XIV Congresso - Roma, 29 novembre - 2 dicembre 1984
  • XV Congresso - Sorrento, 11-14 dicembre 1987
  • XVI Congresso - Rimini, 11-14 gennaio 1990
  • XVII Congresso - Fiuggi, 25-29 gennaio 1995

Voci correlate

Le organizzazioni giovanili

Gli "eredi diretti"

Altre sigle d'area

Politiche 2008

Curiosità

Collegamenti esterni


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