Il capo dei capi
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Il capo dei capi | |
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Nazione: | Italia |
Anno: | 2007 |
Formato: | miniserie TV |
Genere: | drammatico |
Puntate/episodi: | 6 |
Durata: | 90 minuti |
Lingua originale: | |
Caratteristiche tecniche | |
Aspect ratio: | |
Colore: | colore |
Audio: | stereo |
Crediti | |
Regia: | Enzo Monteleone, Alexis Sweet |
Sceneggiatura: | Stefano Bises, Claudio Fava, Domenico Starnone |
Interpreti e personaggi | |
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Produttore: | Pietro Valsecchi |
Programmazione | |
Prima TV Italia (gratuita) | |
dal: | 25 ottobre 2007 |
al: | 29 novembre 2007 |
rete televisiva: | Canale 5 |
Guida alla compilazione della tabella. Si invita a seguire le linee guida del Progetto:Fiction TV |
Il capo dei capi è una fiction tv in 6 puntate, andata in onda fra ottobre e novembre 2007 su Canale 5 al giovedì in prima serata. La serie racconta la storia del noto boss di Corleone, Salvatore Riina, alias Totò u Curtu, interpretato da Claudio Gioè. La regia è di Alexis Sweet e Enzo Monteleone. Prodotta dalla Taodue, la serie è ispirata all'omonimo libro-inchiesta di Giuseppe D'Avanzo e Attilio Bolzoni.
I luoghi dove sono state girate le scene sono quelli della provincia di Ragusa e di Catania: ad esempio, Corleone è Monterosso Almo, mentre l'aeroporto di Palermo non è altro che l'aeroporto di Catania Fontanarossa, e tantissime altre scene sono girate nel territorio del catanese tra cui il porticciolo di Ognina. Il 13 e 14 gennaio 2008 sono andate in onda due puntate di un altra fiction, "sequel" del capo dei capi, "l'ultimo padrino" che prosegue fino all'arresto di Provenzano. La casa produttrice è sempre Taodue ma cambiano gli attori. Provenzano sarà interpretato da Michele Placido.
Indice |
[modifica] Trama
[modifica] Prima puntata (1943-1958)
« Io sono Salvatore Riina! » | |
(Totò Riina / Giovan Battista Torregrossa a Domenico / Francesco Casisa)
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Salvatore Riina è un ragazzo di Corleone. A 13 anni, mentre lavora nei campi col padre, trova una bomba. Il padre di Salvatore vorrebbe recuperare la polvere da sparo dell'ordigno per rivenderlo ai cacciatori e ricavare qualcosa per arrotondare i suoi magri guadagni come bracciante. La bomba esplode uccidendolo e Salvatore diventa così il capo della sua famiglia con la quale è costretto a vivere in miseria. In questa prima fase il regista sottolinea il livello di degrado della famiglia del futuro boss, e lo scarso livello culturale ed economico di tutto il paese siciliano, alimentato astutamente dai "padroni" delle terre. Stanco di vivere in povertà, Totò insieme ai suoi amici Bernardo Provenzano, Calogero Bagarella e Biagio Schirò[1] , inizia a lavorare per il criminale Luciano Liggio, che rapisce e uccide il sindacalista Placido Rizzotto. Mentre Riina finisce in prigione per aver commesso l'omicidio di Domenico (il figlio del mugnaio per cui Totò lavorava), Schirò si allontana dalla criminalità e si dedica allo studio. Dopo diversi anni, Totò, ormai adulto, viene scarcerato. Ad aspettarlo fuori dal carcere ci sono Bagarella, Provenzano e un nuovo membro della banda, Luciano Maino. Schirò, divenuto poliziotto, inizia ad indagare insieme al nuovo commissario Angelo Mangano sulla banda che fa capo a Liggio, che fatto uccidere il boss di Corleone, Michele Navarra, è ormai intento ad espandersi verso Palermo.
[modifica] Seconda puntata (1963–1969)
« Che coraggio questi corleonesi! » | |
La puntata si apre con il clan corleonese (Luciano Liggio, Salvatore Riina, Calogero Bagarella, Bernardo Provenzano e Luciano Maino) che si prepara per andare a Palermo per una "parlata d'affari" con Salvatore La Barbera e Vito Ciancimino. Intanto Totò si è fidanzato con Ninetta Bagarella (sorella di Calogero). Appena i "viddani" approdano a Palermo cominciano subito a farsi rispettare. Prima uccidono un macellaio che non voleva pagare un carico di carne clandestina e successivamente ammazzano un ragioniere che aveva pagato il pizzo alla famiglia sbagliata. Una sera, mentre i Corleonesi sono in un night club (dove Maino conosce una ragazza, Maria, che poi lo indurrà a pentirsi), Salvatore La Barbera viene rapito e ucciso da Michele Cavataio. Tutti coloro che appartenevano al clan dei La Barbera scappano da Palermo. Teresa, la ragazza di Biagio e grande amica di Ninetta (fidanzata di Totò), rivela a Biagio Schirò che Totò sarebbe andato a casa della sua ragazza. Totò riesce a nascondersi e non viene catturato. Il 30 giugno 1963, a Palermo, in contrada Ciaculli, viene ritrovata una Giulietta imbottita di esplosivo nel bagagliaio. Non appena il capitano apre il bagagliaio, l'auto esplode facendo sette vittime. In conseguenza di quest'avvenimento vengono arrestate numerosissime persone mentre altre si devono nascondere. Maino preferisce restare a Palermo con la sua ragazza invece di nascondersi insieme ai suoi compagni. Una sera, mentre Riina e Bagarella stanno scappando da Corleone, una pattuglia della polizia ferma l'auto e Riina viene arrestato. Inizialmente fornisce dei documenti falsi, ma poi viene riconosciuto da Schirò e confessa la sua vera identità. Pochi giorni dopo l'arresto di Riina, Maino comincia a collaborare con il giudice Terranova e racconta tutto quello che sa. Nei giorni seguenti viene arrestato dal commissario Mangano e da Schirò anche Lucianeddu. Qualche giorno dopo Biagio e Teresa si sposano. Intanto, siamo nel 1969, comincia il processo di Bari. Anche se Luciano Maino accusa Totò di tutti gli omicidi che aveva già comunicato nel verbale scritto da Terranova, Liggio, Riina e tutti gli altri detenuti vengono scarcerati per mancanza di prove. Pochi giorni dopo il processo, Luciano Maino viene trovato impiccato nell'abitazione della sua ragazza.
[modifica] Terza puntata (1969 – 1978)
« Io e te lo sappiamo da dove veniamo e capiamo una cosa sola: i piccioli e comandare ! » | |
Il 10 dicembre 1969, Biagio e Teresa hanno appena avuto un bambino (Antonio), intanto a Palermo Riina e i suoi compagni vanno negli uffici di Michele Cavataio travestiti da finanzieri. Il gruppo è composto da Totò Riina, Calogero Bagarella, Bernardo Provenzano e altri due uomini (soldati di Tano Badalamenti, il boss di Cinisi). Lo scopo dei mafiosi è quello di uccidere Cavataio (che in precedenza aveva eliminato Salvatore La Barbera). Un soldato di Badalamenti, nervoso, ha troppa fretta di sparare e causa una strage: prima di arrivare da Cavataio vengono uccise altre 5 persone. Il gruppo arriva nell'ultima stanza, dove si trova Cavataio. Dopo aver aperto il fuoco entrano nella stanza. Michele Cavataio si è tuttavia finto morto e non appena Binnu e Calogero si avvicinano egli si volta e spara, colpendo Calogero al petto (che muore) e scatenando la rabbia di Binnu che lo uccide fracassandogli il cranio con il calcio del fucile. Schirò viene trasferito a Palermo e comincia ad indagare sulla strage di Viale Lazio. Totò, avendo bisogno di denaro da investire a Palermo, sequestra il piccolo Antonino Caruso. Vito Ciancimino, intanto, è diventato sindaco di Palermo. Il 5 maggio 1971 Riina ordina a due suoi soldati l'omicidio del procuratore Pietro Scaglione. Nel corso dell'agguato viene ucciso anche il maresciallo Lo Russo. Totò decide di partire insieme a Ninetta; i due si fanno una foto insieme e la mandano ad Arcangela (sorella di Totò). La foto viene trovata durante una perquisizione e per questo motivo Ninetta ricevette una lettera che la invita ad andare al tribunale per allontanarla da Corleone. Durante il processo, un uomo di Riina va a casa di Biagio e con la scusa di vedere un appartamento, la porta al terzo piano di un palazzo in costruzione. Teresa e Antonio (moglie e figlio di Schirò) vengono liberati soltanto quando il giudice non manda al confino Ninetta. Biagio e il suo collega Silvio Albertini braccano Totò sino ad arrivare al suo nacondiglio. Ma Riina uccide Silvio e picchia Schirò, intimantogli di lasciare stare la sua ricerca. Don Michele Greco sceglie Totò come suo prediletto. Totò e Ninetta si sposano. Luciano Liggio viene arrestato a Milano dal commissario Angelo Mangano (1974): così Riina diventa capo supremo del clan dei corleonesi. Due soldati di Riina, incaricati di uccidere Giuseppe Di Cristina, sbagliano e uccidono l'autista. Alcuni boss (Giuseppe Calderone, Badalamenti, lo stesso Di Cristina) cominciano ad avere dei rapporti freddi con Totò. Nella successiva riunione della commissione Totò chiede la vita di Di Cristina, Pippo Calderone e di Tano Badalamenti. Gli viene concessa solo quella di Di Cristina, ma lui uccide anche Calderone.
[modifica] Quarta puntata (1979 –1981)
« E poi tocca ad Inzerillo, poi a Buscetta e poi ai parenti suoi. Di questi neanche il seme deve restare! » | |
All'inizio della quarta puntata troviamo da una parte Schirò e il commissario Boris Giuliano con i suoi uomini che vanno all'aeroporto di Punta Raisi di Palermo per arrestare dei chimici francesi, giunti in Sicilia per insegnare a Francesco Marino Mannoia (chimico della famiglia Bontade) a tagliare la droga, e dall'altra parte una riunione tra i più grandi boss mafiosi. Appena la polizia arriva all'aeroporto, il commissario Giuliano riceve una telefonata nella quale gli viene riferito che non è possibile arrestare i due francesi per mancanza di prove. Peppe (che aveva un fratello in fin di vita), soldato di Bontade, accompagna Totò a casa. Egli riceve una grande somma di denaro per curare il fratello in America.
Intanto Totò ha avuto due bambini da Ninetta (Concetta e Giovanni) e adesso aspettano un altro bambino. Schirò e il commissario Boris Giuliano scovano la raffineria dei Corleonesi. Dopo qualche indagine Schirò scopre un'altra raffineria (questa volta di proprietà di don Bontade); Marino Mannoia viene arrestato. Al rientro al commissariato, Boris Giuliano riceve una telefonate intimidatoria. A Punta Raisi viene trovata una valigia piena di denaro, indirizzata al boss Bontade. Quest'ultimo a questo punto perde la pazienza e chiama ai suoi amici a Roma per lamentarsi del fatto che Giuliano sta esercitando troppa pressione. Per questo motivo chiede di farlo trasferire a Roma minacciando di ucciderlo in caso contrario. Boris manda la sua famiglia in vacanza in montagna con la promessa di raggiungerli nella settimana successiva, ma qualche giorno dopo viene ucciso in un bar da Leoluca Bagarella (Luchino). Intanto in città c'è qualcuno che spaccia droga tagliata male. Totò Riina scopre chi è il responsabile. Si tratta di un certo Tanino, braccio destro di Salvatore Inzerillo, al quale Tanino sottrae la droga che rivende. Totò cerca di "accaparrarsi" l'amicizia del cattivo spacciatore. Ninetta ha appena partorito il suo terzo figlio (Giuseppe). Si reca in una clinica di Palermo. Dopo aver partorito viene vista da Teresa (la moglie di Biagio Schirò)che aveva appena scoperto di essere incinta. Venuto a conoscenza dell'accaduto, Totò manda dei suoi soldati ad uccidere Teresa che fugge in preda alla paura. Appena il marito la trova, la vede con le gambe insanguinate: ha perso un figlio. Teresa decide di partire e va a Roma con suo figlio Antonio. Dopo qualche tempo viene raggiunta dal marito. Dopo un discorso fatto con Schirò, il giudice Gaetano Costa firma i mandati d'arresto per tutti i boss di Palermo e viene di conseguenza ucciso dai Bontade. Nel frattempo, all'ufficio istruzione di Palermo viene mandato Cesare Terranova. Totò fa uccidere Terranova. Appena i Palermitani vengono a saperlo, decidono di eliminare u Curtu. Totò cambia abitazione (poiché quella dove risiedeva era di proprietà di Stefano Bontade). Tutti i palermitani sono ora contro Totò. Con l'aiuto di Tanino e Peppe, Riina riesce a sfuggire a tutti gli attentati e dopo poco tempo fa uccidere Stefano Bontade e Salvatore Inzerillo e le loro famiglie. Quella che viene definita la "seconda guerra di mafia" produce numerosissimi morti. Alla fine della puntata, John Gambino, il più grande boss americano, giunge a Palermo per cercare di fermare gli omicidi. Totò Riina assicura e convince che non verrà ucciso più nessun uomo d'onore.
[modifica] Quinta puntata (1982-1987)
« Comanda a tutti: ai capifamiglia, ai politici, ai banchieri, ai poliziotti... Pure a voi! » | |
La quinta puntata inizia con Pio La Torre, segretario regionale comunista, che da una parte fa un dibattito a Corleone per impedire la costruzione di una base militare a Comiso e dall'altra parte con la Commissione riunita. Nella commissione vi è un certo Apuzzo, un carissimo amico di Tommaso Buscetta che finge di essere fedele a Totò Riina. Il commissario Mangano, ormai pensionato, consiglia ai magistrati di Palermo (che volevano combattere la mafia a tutti i costi) Schirò come jolly per trovare tutti i più grandi latitanti e torna a Corleone per dire a Schirò di andare a Palermo per lavorare con Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Rocco Chinnici. Mentre Totò gioca con suo figlio Giovanni, Ninetta è di nuovo incinta e si sta preoccupando per le idee del marito. Totò allora decide di chiamare un paio di suoi soldati e ordina l'omicidio di Pio La Torre. Carlo Alberto Dalla Chiesa viene mandato a Palermo. La prima azione del generale Dalla Chiesa è quella di mandare dei suoi uomini a perquisire l'esattoria di Ignazio Salvo. Poco dopo Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso dai "soldati" di Riina e di Nitto Santapaola. Viene ucciso anche Rocco Chinnici. Intanto Apuzzo si reca in Brasile da Tommaso Buscetta. Totò ne viene a conoscenza e fa uccidere lui e tutti i parenti di Buscetta. Don Masino viene arrestato per traffico di eroina. Nella prigione brasiliana viene torturato, ma non parla. Viene trasferito in Italia e comincia a collaborare con Giovanni Falcone, al quale spiega la struttura di Cosa Nostra. Dopo l'interrogatorio vengono arrestate centinaia e centinaia di persone (tra queste anche Vito Ciancimino). Il 28 luglio 1985 viene assassinato il commissario Giuseppe Montana. Dell'omicidio viene accusato un giovane. Portato in caserma, Giacalone (appuntato della polizia) si lascia trasportare dalla violenza e uccide il ragazzo. Ninni Cassarà informa Falcone e viene aperta un'inchiesta dalla magistratura sull'accaduto. Teresa e Antonio (moglie e figlio di Schirò), che erano a Roma, tornano intanto a Palermo. Il 6 agosto 1985 Ninni Cassarà viene ucciso sotto gli occhi della moglie e dei figli. Intanto, nella casa circondariale dell'Asinara (in Sardegna), Falcone e Borsellino preparano il Maxiprocesso che, qualche giorno dopo, inizia i suoi lavori. Al termine del processo, Riina e Provenzano vengono condannati in contumacia mentre Michele Greco e Luciano Liggio e molti altri, presenti in aula di tribunale, vengono pure condannati all'ergastolo. La puntata si conclude con una sparatoria dove troviamo da una parte Schirò e dall'altra Vito Maranza e Leoluca Bagarella. L'esito della sparatoria è un morto (Vito Maranza) un ferito grave (Biagio Schirò).
[modifica] Sesta e ultima puntata (1988-1993)
« Ma tu te lo immagini a Falcone che fa lo sbirro più sbirro di tutti! » | |
Biagio Schirò è ferito gravemente a causa della sparatoria con Leoluca Bagarella e Vito Maranza. Viene portato all'ospedale e fortunatamente si salva. Totò Riina è nervoso poiché è stato condannato all'ergastolo. Ignazio Salvo rassicura Totò dicendogli che la sentenza verrà modificata in Cassazione. Totò ordina a Luchino il pedinamento di Ignazio Salvo. Per il titolo di capo dell'ufficio istruzione di Palermo ci sono due candidati: Giovanni Falcone e Antonino Meli. La nomina di Falcone sembra scontata, ma il ruolo viene invece affidato a Meli. Riina ordina l'assassinio di Falcone a Scarpuzzedda e a Luchino. Pino organizza un attentato alla casa al mare del giudice all'Addaura, presso Mondello, ma fallisce. Nei giorni seguenti Pino Scarpuzzedda compie due rapine nella zona di Aglieri, uno in una gioielleria e l'altro al Banco di Sicilia. U curtu lo fa eliminare. Falcone viene trasferito a Roma. Ninuzzo Schirò decide di seguire le orme del padre diventando anche lui poliziotto. La revisione della sentenza del Maxiprocesso non avviene neanche in Cassazione e Totò fa uccidere Salvo Lima. Qualche giorno dopo Totò Riina e Giovanni Brusca si incontrano per organizzare l'attentato a Falcone. Il giudice, recatosi a Palermo, viene ucciso con il tritolo al bivio di Capaci, insieme alla moglie e alla scorta. Circa due mesi dopo viene ucciso anche Paolo Borsellino. Dopo la morte di Falcone, Borsellino si era dedicato totalmente alla ricerca degli assassini dell'amico e per questo era necessario eliminarlo. Alcuni soldati di Totò, su suo ordine, uccidono Ignazio Salvo. Intanto Vito Ciancimino viene contattato dal capitano dei carabinieri Li Donni nel tentativo di trattare con i Corleonesi per porre fine alle stragi. Totò Riina decide di trattare con lo Stato e prepara un "papello" con tutte le sue richieste. Binnu non è d'accordo con la "guerra alle istituzioni" che sta conducendo Totò e per questo ha con lui un'aspra discussione mentre sono a pranzo con Ninetta e Luchino. Una sera, mentre viaggia a bordo della sua auto, viene fermato e portato in carcere Baldassarre Di Maggio (Balduccio). Anche lui decide di diventare un collaboratore di giustizia e fa arrestare Totò, rivelandone il nascondiglio in via Bernini, a Palermo. Dopo l'arresto, Ninetta e i suoi figli (Concetta, Giovanni, Giuseppe e Lucia) tornano a Corleone. A casa di Totò, Luchino, Binnu e Giovanni Brusca prendono tutti i documenti che potrebbero essere ancor compromettenti. La puntata termina con un commovente dialogo tra Schirò e Riina.
[modifica] Critiche
Il pm della Dda di Palermo Antonio Ingroia ha asserito che alcune fiction come Il Capo dei Capi possono essere dannose perché creano un'iconografia positiva dei mafiosi. Il pm, recatosi in una scuola di Palermo, ha chiesto agli alunni chi era secondo loro il personaggio più simpatico; tutti hanno risposto Totò Riina. Questi stessi ragazzi, in un sondaggio precedente, avevano affermato che la mafia era dannosa e che non volevano farne parte. Intervenendo a Viva Voce su Radio 24 Ingroia ha dichiarato: "Sono contrario a ogni forma di censura. Ma ho la netta sensazione che con la fiction '"Il capo dei capi" c'è il rischio di fare un'iconografia alla rovescia su Totò Riina che emana un fascino un po' sinistro".
Pino Pisicchio ha definito “giustificazionista” la fiction perché presenterebbe la figura di Riina come “uno sfortunato figlio di Sicilia con la faccia simpatica“.
L'opinione di Clemente Mastella, Ministro della Giustizia al tempo della messa in onda, era che la serie avrebbe dovuto essere bloccata.
Secondo Antonio Marziale, sociologo, presidente dell'Osservatorio sui diritti dei minori e componente della commissione ministeriale che ha redatto il Codice Tv e Minori, "il messaggio offerto agli adolescenti dalla fiction è pedagogicamente distruttivo e non può essere affatto definito d'impegno sociale. La messa in onda di un film porno in prima serata avrebbe prodotto sicuramente effetti meno nocivi".
Andrea Camilleri è intervenuto in prima pagina su La Stampa: "Ritengo che l'unica letteratura che tratti di mafia debba essere quella dei verbali di polizia e carabinieri e dei dispositivi di sentenze della magistratura. A parte i saggi degli studiosi".
Lo stesso Claudio Gioè ha ammesso: "È chiaro, Riina ha anche una sua capacità di seduzione. È impensabile che i cattivi siano cattivi e basta. Sarebbe stato ridicolo fare il cattivo col ghigno, noi siciliani sappiamo che la mafia sa essere seducente".
La preoccupazione di molti siciliani sta nella consapevolezza che non tutti gli spettatori possiedono gli strumenti per capire che anche dei lati umani che sembrano positivi nel boss di Corleone fanno in realtà parte di un criminale spietato.
I familiari di Mario Francese hanno protestato contro Mediaset e gli sceneggiatori del film. Nella storia, infatti, non figura il personaggio di Mario Francese (di contro, figura il personaggio inventato Biagio Schirò[1]).
Ines Maria Leotta, vedova del commissario Giorgio Boris Giuliano, parlando del personaggio di suo marito nella fiction, interviene così: "Mio marito non era così. Pur apprezzando il risalto dato alla sua figura deploro che gli autori o gli sceneggiatori non abbiano pensato di rivolgersi alla famiglia o alle persone più vicine per delinearne meglio la personalità». Il personaggio è tipico dello stereotipo siciliano: «scuro, con folti baffi neri, che parla in dialetto e che usa il turpiloquio un uomo dal temperamento passivo». Boris Giuliano - ricorda - «non era per nulla così. Non era un uomo di mezza età, non parlava in dialetto stretto (non ci sarebbe stato nulla di male, ma semplicemente non era così). Inoltre non usava abitualmente il turpiloquio e non fumava. Era un uomo giovane (nel 1969 aveva 38 anni) e non aveva bisogno di un inesistente Schirò che lo spronasse a combattere la mafia».
La moglie di Totò Riina, Ninetta Bagarella, ha manifestato l'intenzione di querelare gli autori della fiction per aver danneggiato la sua figura.
[modifica] Ascolti
Episodio | Prima TV | Telespettatori | Share |
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01 | 25 ottobre 2007 | 7.146 | 27,21% |
02 | 1 novembre 2007 | 7.810 | 30,40% |
03 | 8 novembre 2007 | 7.545 | 28,10% |
04 | 15 novembre 2007 | 6.985 | 28,15% |
05 | 22 novembre 2007 | 7.731 | 29,98% |
06 | 29 novembre 2007 | 7.995 | 28,59% |
[modifica] Errori
- L'autoambulanza che ha trasportato Biagio Schirò in ospedale era targata con le nuove targhe presenti dal 1999.
- Nella quinta puntata, durante il volo dal Brasile all'Italia, uno degli assistenti di volo urla ad un'altra assistente: "Get a doctor! Quickly!!" Ma il volo è Alitalia.
- Alcune volanti di carabinieri e polizia usate in talune scene di intermezzo non appartenevano all'epoca in cui fu arrestato Riina.
- Subito dopo l'arresto di Riina, in una scena si intravedono in una strada bandierine del Palermo inneggianti alla promozione in A (giunta solamente nel 2004).
- Nella seconda puntata, durante l'interrogatorio di Luciano Maino, esso fa riferimento agli omicidi compiuti da Totò Riina; in esse elenca tutte le persone assassinate per mano du curtu e fa riferimento ad Antonio Piratino... In realtà si tratta di Antonio Piraino, come confermato anche nella scena del tribunale.
[modifica] Note
- ^ a b Biagio Schirò (interpretato da Daniele Liotti) è un personaggio che non è mai esistito, ma che ha un ruolo fondamentale nella fiction, in quanto rappresenta tutti i soldati semplici che hanno combattuto la mafia. Storia del personaggio: Inizialmente amico di Totò Riina, Schirò decide di cambiare vita partecipando alla lotta contro la Mafia, egli collabora con importanti investigatori e magistrati,che vengono spietatamente assassinati, Biagio rischia di fare la stessa fine dopo una sparatoria, nella quale viene gravemente ferito, ma riesce a salvarsi.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Il capo dei capi
[modifica] Collegamenti esterni
Struttura: Picciotto | Capo-decina | Famiglia | Mandamento | Capo-mandamento | Commissione | Interprovinciale | Segretario | Capo dei capi
Storia: Prima guerra di mafia | Seconda guerra di mafia | Maxiprocesso di Palermo
Capi di Palermo: Stefano Bontate | Angelo La Barbera | Salvatore Inzerillo | Michele Greco | Giuseppe Calò | Salvatore "Ciaschiteddu" Greco | Michele Cavataio
Capi Corleonesi: Michele Navarra | Luciano Liggio | Salvatore Riina | Leoluca Bagarella | Bernardo Provenzano
Capi di Catania: Antonino Calderone | Giuseppe Calderone | Nitto Santapaola | Alfio Ferlito
Altri capi:: Vito Cascio Ferro | Calogero Vizzini | Giuseppe Genco Russo | Cesare Manzella | Gaetano Badalamenti | Matteo Messina Denaro | Salvatore Lo Piccolo
Pentiti Famosi: Tommaso Buscetta | Totuccio Contorno | Giuseppe Di Cristina |Santino Di Matteo | Antonino Giuffrè | Leonardo Messina | Baldassare Di Maggio
Lotta a Cosa Nostra: Maxiprocesso di Palermo | Associazione di tipo mafioso | Alto Commissariato per la lotta alla mafia | Libera| Libera terra | Centopassi
Lotta a Cosa Nostra (Persone): Emanuele Notarbartolo | Placido Rizzotto | Carlo Alberto Dalla Chiesa | Peppino Impastato | Boris Giuliano | Giovanni Falcone | Paolo Borsellino | Pino Puglisi | Ninni Cassarà | Rocco Chinnici | Beppe Montana | Antonino Caponnetto
Altre persone uccise da Cosa Nostra: Libero Grassi | Piersanti Mattarella | Rocco Chinnici | Rosario Livatino
Stragi: Strage Chinnici | Strage di Ciaculli | Strage di Viale Lazio | Strage della circonvallazione |Strage del Rapido 904 | Strage di Capaci | Strage di via d'Amelio | Strage di via dei Georgofili
Altro: Pizzo | Voto di scambio | Pizzino | Lupara bianca | Vittime di Cosa Nostra | Collusioni tra politica e mafia | Pizza connection | Cosa nostra americana | Quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa