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Giovanni Semerano (filologo) - Wikipedia

Giovanni Semerano (filologo)

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Giovanni Semerano (Ostuni1911 – Firenze2005) è stato un filologo italiano, studioso delle antiche lingue europee e mesopotamiche.

Indice

[modifica] Biografia

Ha conseguito la laurea a Firenze, dove tra i suoi insegnanti vi sono stati: l'ellenista Ettore Bignone, il filologo Giorgio Pasquali, il semitologo Giuseppe Furlani, Giacomo Devoto e Bruno Migliorini.

È stato membro dell'Oriental Institute di Chicago.

Per alcuni anni ha insegnato greco e latino al liceo; nel 1950 è stato nominato soprintendente bibliografico per il Veneto e nel 1955 per la Toscana. Ha tenuto un corso di lezioni di latino medioevale all'Università di Firenze, nell'ambito della Scuola di paleografia latina. In seguito è stato direttore della Biblioteca Laurenziana e successivamente della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Nel 1967 è stato insignito della medaglia d'oro per i benemeriti della cultura [1]. Fu membro onorario dell'Accademia Etrusca.


[modifica] Le opere

[modifica] Le origini della cultura europea

Le origini della cultura europea è l'opera principale di Giovanni Semerano, pubblicata in quattro volumi autonomi tra il 1984 e il 1994.

  • I primi due volumi (Dizionario della lingua latina e delle voci moderne e Dizionario della lingua greca) consistono di dizionari etimologici[2] in cui il filologo esamina 7.300 termini del greco, del latino, del tedesco e dell'inglese rintracciandone la corrispondenza nel lessico delle antiche lingue semitiche[3] e hanno il sottotitolo "Basi semitiche delle lingue europee".
  • Gli altri due volumi sono entrambi sottotitolati: Rivelazioni della linguistica storica - in appendice Il messaggio etrusco e consistono nella disamina di circa 1.850 lemmi dell'etrusco, del basco e toponimi, idronomi, teonimi ed etnonimi europei e mediterranei [4], di cui vengono stabilite relazioni e corrispondenze con le antiche lingue semitiche (accadico e sumero), con l'ebraico e con l'arabo.

Nel suo lavoro, Semerano mette dunque a confronto migliaia di termini del lessico delle antiche lingue europee, attestati nella letteratura e nelle iscrizioni, con quelli delle antiche lingue della Mesopotamia, di cui si ha abbondanza di testimonianze[6]. Il lessico comparato è costituito da idronimi (nomi di fiumi), antroponimi (nomi di persone), teonimi (nomi di divinità), toponimi (nomi di luoghi), e ancora da nomi di oggetti d'uso comune e da verbi, propri delle attività manuali e del pensiero. Da tale confronto secondo l'autore emergerebbe un'affinità semantica (di significato) e fonetica (di suono) tra i lessici delle lingue europee e di quelle mesopotamiche, in particolare l'accadico, il linguaggio con la più antica e ampia tradizione scritta, appartenente alla famiglia delle lingue semitiche e con tracce di sostrato sumerico.[7]

Dalle affinità semantiche lo studioso trae inoltre la tesi, dell'esistenza di un'antica unità culturale protostorica dell'Europa e del Vicino Oriente, che si sarebbe articolata lungo la via continentale del Danubio e lungo le coste del Mar Mediterraneo, dall'Africa fino all'Irlanda, sulle vie del commercio dell'ambra, dello stagno e anche del ferro.[8]

[modifica] Brevi esempi di comparazione lessicale

  • italiano Marco (nome proprio)
    • latino Mārcus, -i (nome proprio)
    • accadico mar'u (figlio, rampollo, diletto, discendente, ecc.)
  • latino mās, măris (figlio maschio)
    • accadico māru, mer'u, mar'u (figlio: maschio o femmina, discendente, ecc.)
    • sumero maš, ma-áš, poi ma-ar (figlio: maschio o femmina, rampollo)
  • italiano grosso
    • latino grossus, -a, -um (grosso, spesso)
    • accadico guruššû, kurussû (chi ingrassa le bestie), kuruštû (pecora ingrassata), ecc.
  • kurgan/kur-gan (i tumuli degli antichi popoli delle steppe)
    • sumero kur (altura) e sumero ganun, accadico ganūnu (luogo di abitazione)
  • italiano cavallo
    • latino equus-caballus = attaccare al carro, mettere i finimenti
    • accadico kabālu
    • semitico occidentale kabl (corda)
    • francese câble (cavo)
  • latino equus (cavallo)
    • accadico ekēwu (ekēmu = portare via)
  • sumero agàr (campo)
    • latino ager
    • greco γρός
    • accadico ugāru
  • italiano etere
    • greco αὶθήρ (aria per Empedocle e fuoco per Anassagora ...)
    • aramaico aṯrā
    • ugaritico aṯr
    • arabo aṯar
    • accadico ašru ( spazio, luogo sacro, sede della divinità), ricalco della base di accadico watar, stesso costrutto di watru (eccelso, eminente)...

[modifica] La favola dell'indoeuropeo

In questa breve opera l'autore sostiene che l'ipotesi dell'indoeuropeo non sarebbe plausibile e che tale lingua ipotetica sarebbe priva di testimonianze, sottolineando l'enorme quantità di vocaboli che, nelle lingue europee, risulterebbero ancora privi di una convincente etimologia.

Nella premessa a questo volume, Semerano dichiara esplicitamente che le pagine di questa sua opera sono tese a colpire le ideologie che possono favorire il razzismo. Alcune pagine sono dedicate a Filippo Sassetti, un mercante fiorentino del XVI secolo che si recò in India e notò le affinità tra il sanscrito e il latino, ed altre alle lingue degli Ittiti, Hurriti, Mitanni, Luvi, Celti-Galati, Germani, Etruschi e infine al lessico della numerazione che secondo l'autore porterebbero molto lontano dall'ipotesi indoeuropea e direttamente nell'antica Mesopotamia[9].

[modifica] L'infinito: un equivoco millenario

L'opera, pubblicata nel 2001 con il sottotitolo Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco è una delle due pubblicazioni secondarie e minori del filologo.

Attraverso una rassegna comparativa di numerose parole[10], il filologo ci illustra il suo pensiero sull'influenza profonda che le civiltà dell'antica Mesopotamia hanno avuto sulla cultura europea e del Mediterraneo

Tra le molte voci trattate, viene analizzato il termine Ápeiron, parola centrale nella filosofia di Anassimandro. Il filosofo definisce infatti l'elemento da cui hanno origine tutte le cose, il loro principio (in greco antico arkhé) con il termine àpeiron, che abitualmente viene ritenuto costituito da a- privativo ("senza") e da péras ("determinazione", "termine") e tradotto pertanto come "indeterminato" o "infinito". Secondo Semerano, tuttavia, poiché la parola péras ha una e breve, mentre àpeiron ha un dittongo ei che si legge come una "e" chiusa lunga, il dittongo non potrebbe essersi prodotto dalla e breve di péras[11].

Semerano riconduce invece il termine al semitico 'apar, corrispondente al biblico 'afar e all'accadico eperu, tutti vocaboli che significano "terra". Il noto frammento di Anassimandro, in cui si dice che tutte le cose provengono e ritornano all'àpeiron, non si riferirebbe dunque ad una concezione filosofica dell'infinito, ma ad una concezione di "appartenenza alla terra", che si ritrova nel testo biblico: "polvere sei e polvere ritornerai".

Sulla base di questa interpretazione, Semerano rilegge dunque tutto lo sviluppo della filosofia precedente la sofistica in una chiave anti-idealista e anti-metafisica, riconducendo la filosofia presocratica essenzialmente ad una fisica corpuscolare, che accomunerebbe tra gli altri Anassimandro, Talete e Democrito. L'intera vicenda della nascita della filosofia greca non viene vista come una miracolosa isola di razionalità, ma come parte integrante di una più estesa e antica comunità umana che comprende anche la Mesopotamia, l'Anatolia e l'Egitto[12].


[modifica] Teoria

Nei suoi studi Semerano ha rilevato somiglianze e affinità tra i lessici delle lingue mesopotamiche, in particolare dell'accadico, con le antiche lingue d'Europa, supportate da numerose citazioni di testi antichi e moderni: si tratterebbe del medesimo metodo utilizzato dai linguisti ottocenteschi e ispirato dalla scoperta di sir William Jones, che nel XVIII secolo si accorse delle affinità linguistiche europee con l'India. Tuttavia, a differenza di questi studiosi, che elaborarono sulla base di tali affinità la teoria indoeuropea, Semerano non ritiene di dover spiegare le affinità da lui riscontrate ipotizzando una protolingua comune alle lingue europee e mesopotamiche, poiché ritiene compito della lingustica cercare di scoprire i nessi e le relazioni storiche "reali" tra le lingue. Secondo Semerano, a causa della continua evoluzione delle lingue umane, non è utile alla ricerca ipotizzare una "protolingua", che egli ritiene non veramente esistita e che non potrebbe comunque che rappresentare un singolo momento in quello che viene considerato un "continuum linguistico con variazioni": il concetto e l'astratto modello di "protolingua" dovrebbe essere piuttosto inteso come uno strumento d'indagine statistica applicato alla linguistica.

Semerano ritiene inoltre necessario considerare e indagare le possibili connessioni e quindi l'affinità o la parentela, le ibridazioni, i prestiti, le reciproche influenze con tutte le altre lingue umane contigue, come le lingue afroasiatiche dell'Africa e quelle non indoeuropee dell'Asia, in una visone "filogeneticamente" aperta. Considera l'indoeuropeo ricostruito dai linguisti tradizionali una lingua inventata, senza una terra e senza un popolo che l'avrebbe parlata e la teoria un'ipotesi mantenuta in vita perché funzionale a un'ideologia definita etnorazzista (verso altri popoli non indoeuropei) e socioclassista e di casta (all'interno delle società europee).

Secondo Semerano, la storia e il senso di ogni lingua umana si troverebbe soltanto e unicamente nel contesto di tutte le altre lingue, che insieme formerebbero la lingua umana in generale. Tutte le lingue del mondo sarebbero comparabili perché tutte appartengono allo stesso genere e alla spece umana, a prescindere dalla loro tipologia, morfologia, declinazioni, una volta che le parole siano scomposte nei loro elementi costitutivi essenziali e siano individuate le radici, i temi centrali, gli affissi.

Sulla base delle affinità riscontrate, Semerano sostiene che le antiche lingue mesopotamiche costituirebbero la testimonianza di una fase preistorica e agglutinante della lingua umana, che poi altrove si è evoluta nelle lingue a prevalenza flessiva, come sarebbe dimostrato dal passaggio nella lingua amorrea[13].

Semerano ritiene inoltre che il metodo comparativo adottato dalla linguistica, per essere scientificamente valido dovrebbe essere universale, ovvero applicabile a tutti i casi e non soltanto ad alcuni. Per la legge della rotazione consonantica ('‘Lautverschiebung), moltissimi casi interni alle lingue indoeuropee, che non troverebbero alcuna spiegazione nell'ambito dell'indoeuropeo, si chiarirebbero invece nella comparazione con le antiche lingue mesopotamiche.


[modifica] Dibattito critico

I suoi lavori e la sua teoria hanno suscitato accesi dibattiti e reazioni contrastanti. I sostenitori pongono l'accento sulla enorme mole del materiale analizzato e sulla ricostruzione storica offerta dei contatti tra Europa e Vicino Oriente. Tra i vari uomini di cultura noti, che apprezzano il valore culturale del lavoro di Semerano o vi concordano per alcuni aspetti, vi sono: il filosofo Umberto Galimberti, il filosofo Massimo Cacciari, lo storico del Medioevo Franco Cardini, il filologo Luciano Canfora, il filosofo Emanuele Severino, il filosofo Elémire Zolla.

I suoi studi, tuttavia, non sono stati presi in considerazione nell'ambito della ricerca linguistica e glottologica universitaria, dove si continua ad insegnare indoeuropeistica. Semerano nelle sue opere non confuta o non spiega altrimenti le scoperte filologiche ed archeologiche che a partire dalla fine del XIX secolo hanno verificato la teoria (decifrazione delle tavolette ittite, realizzata proprio partendo dal presupposto che fossero scritte in una lingua indeuropea scritta in caratteri cuneiformi, decifrazione delle tavolette in lineare B, rivelatasi una forma arcaica di greco del II millennio a.C.) più vicina all'indoeuropeo ricostruito rispetto ai dialetti ellenici attestati in epoca storica; scoperta del Tocario).

Lo stesso Semerano[14] afferma di basarsi non sul metodo scientifico elaborato dalla linguistica comparata ma su assonanze fonetiche e su affinità di significato, seguendo dunque un procedimento paretimologico[15]. Non vengono inoltre definite le leggi linguistiche che avrebbero presieduto alla trasformazione dell'accadico nelle diverse lingue esaminate[16] e non vengono presi in considerazioni gli aspetti morfologici e grammaticali[17].

Riguardo al termine ápeiron, la tesi di Semerano sembra contraddetta dall'utilizzo da parte di Omero della locuzione pontos apeiritos[18], in cui l'aggettivo attribuito al mare dovrebbe secondo la sua ipotesi essere tradotto con un concetto affine a "polveroso".

Secondo i suoi sostenitori, la quantità di lessico semanticamente e foneticamente affine, tra le lingue d'Europa e quelle dell'antica Mesopotamia, dell'ordine di alcune migliaia di lemmi[19], sommergerebbe completamente le poche centinaia di parole (a tutt'oggi circa un migliaio) costruite dai linguisti per il vocabolario indoeuropeo. Ciò renderebbe trascurabili i possibili casi errati riscontrabili nelle comparazioni da lui fatte. Le concordanze riscontrate coinvolgerebbero anche elementi grammaticali, come i numerosi affissi desinenziali, rimasti sinora di oscuro significato nelle lingue europee e che troverebbero senso dalla comparazione con le antiche lingue mesopotamiche.


[modifica] Note

  1. ^ Il comune di Firenze ha inoltre dedicato al filologo una targa d'argento.
  2. ^ Si tratta dei primi dizionari etimologici del latino e del greco antico scritti in lingua italiana
  3. ^ Sono presi in esame circa 2.800 lemmi per il greco, circa 3.700 per il latino e circa 800 per l'inglese e il tedesco. Inoltre il dizionario etimologico dedicato al greco ha delle pagine ove vi si tratta di alcune corrispondenze ed evoluzioni fonetiche tra il greco e le lingue semitiche.
  4. ^ Sono esaminati circa 300 termini per l'etrusco, circa 50 per il basco, richiamando gli studi del filologo Alfredo Trombetti, e circa 1.500 tra toponimi, idronimi, teonimi ed etnonimi europei e mediterranei.
  5. ^ Alla lingua etrusca è dedicata inoltre la sua opera Il popolo che sconfisse la morte. Gli etruschi e la loro lingua, Bruno Mondadori editore, 2003 (presentazione del volume (PDF).
  6. ^ Tra queste Semerano si basa in particolare sulle tavolette in scrittura cuneiforme, scoperte negli archivi dell'antica città di Ebla nell'odierna Siria, portate alla luce nel 1968 dagli archeologi di una missione italiana diretta da Paolo Matthiae.
  7. ^ Panoramica sull'etimologia dei nomi di divinità greche (Vedi alla voce Circe; e resoconto su alcune altre etimologie (Il chiodo fisso dei Sumeri.
  8. ^ La teoria di Semerano avrebbe affinità con la teoria linguistica sul nostratico, relativa ad un antica lingua unitaria preistorica precedente all'indoeuropeo, che troverebbe riscontri negli elementi culturali e nei dati archeologici riguardanti i noti apporti delle antiche civiltà del Medio Oriente, a cominciare dall'invenzione dell'agricoltura, della città e dell'alfabeto. Altre affinità sarebbero riscontrabili con la teoria della continuità di Mario Alinei, secondo il quale sarebbe esistita, in Europa, una serie di "linguemi" (ovvero variazioni dialettali orali) variamente imparentati, stabilitasi già nel Paleolitico e che starebbero alla base delle varianti linguistiche odierne. Un aderente alla teoria della continuità, il linguista Gabriele Costa, definisce tuttavia Semerano un "presunto linguista (Gabriele Costa, Linguistica e preistoria. II: linguaggio e creazione del sacro, in Quaderni di Semantica, 27, 2006, nota 22; il testo è leggibile qui (PDF)). Vari studi sui toponimi e idronimi europei, indagati dal Semerano e comparati con quelli dell'antica Mesopotamia, troverebbeo conferma nei risultati delle ricerche di Claudio Berretta (del Centro Camuno di Studi Preistorici). Secondo l'autore questo quadro linguistico dimostrerebbe infatti l'influenza esercitata sulla nascita delle civiltà europee dall' antica Mesopotamia.
  9. ^ Ad esempio, Semerano sostiene l'affinità linguistica tra il sumero áš (uno) e il latino as, (asse, unità ponderale).
  10. ^ Tra i numerosi esempi, l'accadico manû (calcolare, computare) viene accostato al latino manus (italiano mano); il sumero balag, e l'accadico balaggu (arpa, lira) vengono accostati al russo balalajka; l'antico babilonese kanīku (documento sigillato) e l'antico assiro kunukku (tavoletta di cera autenticata da sigillo) sono accostati allo slavo knīga (libro), all'antico magiaro könyü e al cinese k'ün.
  11. ^ Nel dialetto ionico parlato da Anassimandro, tuttavia, esistono anche altri casi di alternanza tra il dittongo "ei" e la "e breve", e il termine attico "péras" si scrive appunto "peiras": vedi qui.
  12. ^ Recensione del libro sulle guide di Dada.net.
  13. ^ Già nel'amorreo, lingua dei fondatori del regno di Hammurabi, nei primi secoli del II millennio a.C., non si riscontra traccia di arcaismi e agglutinazioni e vi è sviluppata la flessione nominale e l'apofonia vocalica in funzione morfologica.
  14. ^ Nell'introduzione all'opera L'infinito. Un equivoco millenario (testo disponibile in rete qui) Semerano afferma che "lo studio sistematico, per dare sempre più rigorosa coerenza alle norme delle evoluzioni fonetiche, nulla può dirci delle reali origini e degli sviluppi delle voci antiche" e descrive suggestivamente le indicazioni che si possono trarre dalle parole in questo modo: "Vi sono parole fatte fluitare dalle onde di secoli remoti; giungono intatte sino a noi, ma non si possono accogliere solo col suono delle loro sillabe, occorre auscultarle acutamente per sentirvi dentro il loro segreto, come in una conchiglia si ascolta l'eco di oceani abissali".
  15. ^ L'accusa di utilizzare un metodo paretimologico è stata fatta a Semerano da Gabriele Costa, Linguistica e preistoria. II: linguaggio e creazione del sacro, in Quaderni di Semantica, 27, 2006, nota 22; il testo è leggibile qui (PDF)
  16. ^ L'accadico presenta una struttura e una grammatica differenti da quella delle lingue indoeuropee, che invece sono strettamente affini tra loro
  17. ^ Ad esempio il termine latino res (nominativo dalla radice re-, con il significato di "cosa", viene accostato alla radice accadica rēš (rēšu, con il significato di "capo", "unità da computare", "beni")
  18. ^ Odissea, X, 195
  19. ^ Vedere nota 2

[modifica] Elenco delle opere

  • Le Origini della Cultura Europea - (Leo Olschki, Firenze 1984-1994)
  • L'infinito: un equivoco millenario- "Le antiche civiltà del Vicino Oriente e le origini del pensiero greco" (Bruno Mondadori, 2001, collana "Sintesi" ISBN 8842497622)
  • Il popolo che sconfisse la morte. Gli Etruschi e la loro lingua - (Bruno Mondadori, 2003)
  • La favola dell'indoeuropeo - (Bruno Mondadori, 2005)


[modifica] Collegamenti esterni

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