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Democrito - Wikipedia

Democrito

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Democrito, che 'l mondo a caso pone »
(Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto IV vv 136)

Busto di Democrito

Democrito (in greco Δημόκριτος) (Abdera460 a.C. – 360 a.C.) è stato un filosofo greco presocratico. Allievo di Leucippo, fu co-fondatore dell'atomismo. È praticamente impossibile distinguere le idee attribuibili a Democrito da quelle del suo maestro.

Indice

[modifica] Vita e opere

Poco sappiamo della sua vita, che si perde nell'aneddoto e talora nella leggenda. Cresciuto, parrebbe, tra agi e ricchezze, avrebbe rinunciato, in seguito ad una parte dei suoi averi per dedicarsi esclusivamente agli studi e ai viaggi. Pare invece certo avesse perso la vista, forse per il lungo studio e per l'affaticamento dovuto all'indefessa osservazione della natura, ma è falso che si sia accecato volontariamente (Aulo Gellio, Noctes Atticae, X, 17) come Plutarco aveva capito (De curiositate, 12, 521 d).

Si favoleggia anche che si sia spinto in Egitto, in Etiopia e inIndia ma è assai poco probabile. Egli stesso avrebbe però affermato: "Io sono, tra i miei contemporanei, quello che ha precorso la maggior parte della Terra, facendo ricerca delle cose più strane; e vidi cieli e terre numerosissime; e udii la maggior parte degli uomini dotti". Altri aneddoti lo raffigurano talmente preso dalle sue speculazioni da dimenticare anche il cibo. Fu ovviamente, anche ad Atene. Qui, sebbene non abbia trovato considerazione, ebbe modo di vivere a contatto con la cultura sofistico-socratica, che lasciò tracce visibili sul suo sistema di natura enciclopedica. Egli scrisse più di qualunque altro presocratico o fisico pluralista. A lui dobbiamo le opere "La piccola cosmologia", "Sulla natura", "Sulle forme degli atomi", "Sulle parole". Si sa che morì vecchissimo e a detta di alcuni più che centenario, ma in qualunque caso depositario di un sapere senza precedenti, forse superiore addirittura a quello di Socrate, e forse per questo non gradito ai suoi discepoli (vedi sotto) . A livello di contenuti Democrito coprende sia la sfera filosofica dei presocratici (archè) sia altri argomenti filosofici quali la natura, l'uomo, la vita e la giustizia. Il riferimento a questi contenuti socratici è quindi ulteriore conferma della sua posteriorità a Socrate.

[modifica] Democrito e i suoi contemporanei

Democrito non godette di buona fama presso Platone e Aristotele. Infatti Democrito fu giudicato duramente da Platone all'interno delle sue opere rifiutando di citarlo, nonostante nel "Timeo" mostri di conoscerne le teorie. Secondo una leggenda diffusa nell' Accademia fu proibito pronunciare anche solo il nome di Democrito. Lo stesso Platone ne bruciò i libri scoprendo un suo discepolo che ne leggeva uno di nascosto. Platone non riesce ad accettare il fatto che la natura possa avere una spiegazione in se stessa, escludendo qualsiasi intervento soprannaturale o divino. Oltretutto Platone è fortemente convinto dell'immortalità dell'anima, cosa che viene negata da Democrito. Aristotele invece nella "Metafisica" dimostra di conoscere le teorie dell'atomismo, citando più volte Democrito. Egli paragona gli atomi alle lettere dell'alfabeto: combinazioni di lettere danno origine a infinite parole, così come combinazioni infinite di atomi danno origine all' universo. Tuttavia Aristotele non condivide i principi dell' atomismo e le dottrine meccaniche, poiché non accetta il fatto che l' atomismo riduca tutta la realtà al sensibile, a spiegazioni meccaniche e materialistiche.

[modifica] La filosofia

[modifica] La teoria atomistica

Il nome di Democrito è rimasto legato alla sua celebre teoria atomista considerata, anche a distanza di secoli, una delle visioni più “scientifiche” dell’antichità: l’atomismo democriteo infatti fu ripreso non solo da altri pensatori greci, come Epicuro, ma anche da filosofi e poeti romani (Lucrezio) nonché da filosofi del tardo medioevo e dell’età rinascimentale. Come è stato rilevato dal Gomperz e da altri studiosi, Democrito può essere considerato il “padre delle fisica”, così come Empedocle lo era stato della chimica. Anche il Geymonat afferma che “l’atomismo di Democrito…ebbe una funzione determinante, nel XVI e XVII secolo, per la formazione della scienza moderna”. Alla base della metafisica di Democrito c’erano i due concetti di atomo e di vuoto. Democrito per certi aspetti sostituì l’opposizione logica eleatica tra essere e non essere con l’opposizione fisica tra atomo e vuoto: l’atomo costituiva l’essere, il vuoto rimandava in un certo senso al non essere. Ma cos’era un atomo per Democrito? Esso costituiva il fondamento metafisico della realtà fisica; ciò significava che gli atomi non venivano percepiti a livello sensibile (realtà fisica) ma solo su un piano intellegibile, ossia attraverso un procedimento intellettuale che scomponeva e superava il mondo fisico-corporeo. C’è da precisare che l’atomo democriteo non costituiva in sé una intellegibilità pura, come sarà l’idea di Platone, in quanto esso possedeva una essenziale consistenza materiale: tuttavia era pur sempre una realtà intellegibile poiché sfuggiva ai sensi e si coglieva solo mediante l’intelletto. La realtà degli atomi costituiva per Democrito l’arché, quindi l’essere immutabile ed eterno. Gli atomi erano concepiti come particelle originarie indivisibili: essi cioè erano quantità o grandezze primitive e semplici (= non composte), omogenee, compatte e non divisibili (l’etimo della parola atomos significa infatti non divisibile) perché quella (la non divisibilità) era la loro natura peculiare. Democrito quindi contrappose alla divisibilità infinita dello spazio geometrico, sostenuta da Zenone, l’indivisibilità dello spazio fisico, che trovava appunto nell’atomo un limite invalicabile. Gli atomi dunque, in quanto principio primo di ogni realtà, erano eterni ed immutabili: essi non erano stati generati né potevano essere distrutti ma esistevano da sempre e sempre sarebbero esistiti. Gli atomi però, in quanto particelle quantitative (quindi del tutto diversi dai semi qualitativi di Anassagora), costituivano il pieno, che rimandava necessariamente alla realtà di un vuoto in cui potersi collocare, in cui poter esistere. Il vuoto infinito costituiva quindi anch’esso una realtà originaria analoga a quella degli atomi, poiché rendeva possibile la loro esistenza: infatti gli atomi non sarebbero stati nemmeno pensabili senza uno spazio vuoto infinito entro cui potersi muovere incessantemente. In questo illimitato vuoto spaziale non esistevano più punti di riferimento, tanto è vero che il filosofo greco, quasi anticipando il moderno concetto di infinito fisico, così affermò “non esiste basso né alto, né centro né ultimo, né estremo”. Fin da Aristotele, atomi e vuoto sono stati variamente interpretati; infatti lo stesso Aristotele così si espresse nella sua Metaphisica “Leucippo e il suo discepolo Democrito pongono come elementi il pieno e il vuoto, chiamando l’uno essere e l’altro non essere”. Di fronte alla realtà di qualcosa (l’atomo), Democrito avrebbe ammesso l’esistenza di un “non qualcosa”, il vuoto appunto, il nulla inteso come spazio. Quindi il vuoto di Democrito non stava ad indicare l’esistenza del non essere ma più semplicemente la mancanza di materia, coincidente appunto con lo spazio. Pieno e vuoto costituivano pertanto i due principi originari a cui ricondurre l’esistenza di tutte le cose: l’uno rimandava all’altro, lo implicava necessariamente, poiché la realtà era il risultato della loro sintesi (= unione). Come si è già accennato, gli atomi possedevano il movimento come loro caratteristica intrinseca: essi infatti si muovevano eternamente e spontaneamente nel vuoto, incontrandosi e scontrandosi. Il divenire del cosmo e della natura e la molteplicità degli enti erano dovuti proprio a questo incessante movimento da cui tutto si formava per poi disgregarsi. Il movimento quindi costituiva una proprietà intrinseca e spontanea degli atomi e, come tale, non era generato da una causa esterna ad essi: spontaneamente, per loro natura, essi si muovevano (Epicuro, un filosofo atomista successivo, dirà invece che gli atomi si muovevano a causa del loro peso). In questo eterno e naturale movimento degli atomi di Democrito alcuni studiosi hanno visto una sorta di primitiva intuizione del principio di inerzia. E’ stato notato infatti che “il principio di inerzia, fondamento della dinamica galileiana, dice pressappoco la stessa cosa: afferma infatti che il moto rettilineo uniforme non richiede la presenza di alcuna causa che lo provochi; solo dove si ha accelerazione deve esserci una causa che lo produce”(Geymonat). In Democrito dunque, come osservò Aristotele, era assente il concetto di una causa del movimento; non era chiaro infatti “il perché del movimento, né di quale specie esso sia né la causa per cui il movimento avviene in un modo o in un altro”. Come abbiamo già detto, gli atomi democritei, essendo definiti come quantità infinitesime, erano del tutto privi di determinazioni qualitative: non esistevano atomi di ferro, di legno o di acqua ma solo realtà omogenee differenziate tra loro soltanto da un punto di vista quantitativo. Democrito ammise l’esistenza di tre differenze fondamentali: forma (o figura), contatto reciproco (o ordine), posizione (o direzione). Dal punto di vista della forma, ad esempio, l’atomo A era diverso dall’atomo B (la forma evidentemente includeva anche la grandezza). La posizione indicava il fatto che l’atomo A occupasse un posto diverso da quello di B; infine l’ordine (o contatto reciproco) indicava l’esistenza di una relazione AB che era diversa da BA. Utilizzando l'esempio di Aristotele, le differenze tra gli atomi possono essere spiegate al pari delle differenze che costituiscono le lettere dell'alfabeto: A differisce da N per la forma, AN da NA per l'ordine, mentre Z differisce da N per la posizione. Tutte queste differenze, come si vede, erano di natura geometrico-quantitativa e davano luogo ad una realtà caratterizzata esclusivamente da rapporti quantitativi, secondo quell’idea che era stata già intuita dalla scuola pitagorica.

Nella sua lunga esistenza Democrito scrisse anche opere di etica, in cui affermava che l'interesse maggiore dell'uomo deve essere la felicità, che si ricerca attraverso una moderata cancellazione della paura: per questo egli divenne noto come il "filosofo del riso", a differenza del triste e pessimista Eraclito che venne definito il "filosofo del pianto".

[modifica] Il divino

Così come per il resto della materia, anche l'anima (psychè) per Democrito era costituita da atomi, atomi più sottili e lisci, di natura ignea. Essi penetrano tutto il corpo e gli danno vita e vengono mantenuti in esso grazie alla respirazione, inoltre grazie a questa capacità di vivificare, di render pensante l'uomo, erano considerati divini. Infine Democrito, sostiene che gli Dei sono fatti di atomi proprio come gli esseri umani, ma che non interagiscono affatto con noi: questo fatto lo fece considerare come un vero e proprio anticonformista e ateo, una vera rarità ai suoi tempi

[modifica] Conoscenza

La conoscenza sensibile si basava sulla meccanica atomistica: ogni oggetto, anche se appariva immobile e statico, era costituito da atomi, intervallati dal vuoto, i quali si muovevano continuamente. In particolare la superficie dei corpi era formata da uno strato di atomi più leggeri che si staccavano dal corpo stesso, di cui conservavano però la configurazione esteriore, producendo delle emissioni atomiche, ossia degli idoli o simulacri che, attraversando l’aria, colpivano gli organi sensoriali degli animali e degli uomini: l’urto tra gli idoli e gli organi di senso giungeva, attraverso il corpo, fino all’anima, generando la cosiddetta immagine sensibile, che veniva poi trasformata in un contenuto logico. La conoscenza sensibile tuttavia forniva informazioni piuttosto superficiali e spesso ingannevoli sulle qualità degli oggetti percepiti (tanto da far credere che colori sapori e odori fossero proprietà intrinseche delle cose ed invece non lo erano): essa non era in grado né di cogliere la struttura profonda degli enti, quindi la loro natura atomica, né i rapporti causali esistenti tra essi. Pertanto anche Democrito, come Parmenide, svalutò la sensibilità, anche se, diversamente dal filosofo di Elea, gli riconobbe un valore oggettivo e reale, mentre Parmenide la considerò solo un’illusione. Sicuramente superiore ai sensi era la conoscenza logica e razionale, in quanto con il pensiero era possibile raggiungere la realtà metafisica degli atomi ed era possibile comprendere le leggi meccaniche e necessarie della natura. Da questo punto di vista la gnoseologia democritea può essere senz’altro definita razionalistica, dove per razionalismo s’intende in questo caso che le verità fondamentali sul mondo, sia quelle che riguardavano la natura fisica che quelle concernenti la metafisica, si potevano raggiungere soltanto tramite un procedimento intellettuale e razionale e non sulla base delle semplici percezioni sensibili: solo la ragione logica, il logos, consentiva di comprendere le leggi e i principi della realtà. Strettamente collegata a questa teoria fu la distinzione tra qualità soggettive (o sensibili) e qualità oggettive relative agli oggetti: distinzione fondamentale, che sarà poi ripresa da molti filosofi, anche in epoca moderna. Democrito ritenne che alcune qualità fossero oggettive, ossia realmente presenti nelle cose, e altre invece fossero soltanto soggettive o sensibili, dovute cioè alla struttura e alla natura degli organi di senso umani!

[modifica] La morale

La moralità per Democrito consiste essenzialmente nella felicità come fine della vita. Ma una felicità non nel possedere beni materiali, ma nell' esser saggi e nel condurre una vita giusta. Bisogna esser coraggiosi non in guerra, bensì contro i piaceri sensibili che rendono schiavi del piacere l' uomo. Dà risalto anche alla volontà dell' uomo di voler bene, non solo nel non farlo, esortando di aver paura dell' odio e dell' invidia, liberandosi così da ogni vizio. Questo saper vivere nel giusto mezzo implica il saper equilibrare i piaceri e i doveri della vita, cosa che un filosofo è tenuto a sapere.

Il razionalismo etico di Democrito ebbe come concetto guida il raggiungimento dell’euthymìa, ossia della tranquillità, della serenità dell’animo. Vero saggio dunque era colui che improntava la sua vita ad una regola di saggia moderazione, di accorta misura e di equilibrio, rifuggendo i turbamenti e le passioni. Inoltre il discorso morale di Democrito ebbe un carattere prevalentemente personale e privato, in quanto si rivolgeva soprattutto al singolo e alla sua ricerca della felicità e del bene e non tanto alla comunità sociale e politica. La tranquillità interiore d’altro canto non implicava affatto la passività e l’ozio, anzi Democrito apprezzò la vita attiva e produttiva, affermando tra l’altro che “le fatiche sono più piacevoli dell’inerzia”.

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