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Federico III di Aragona - Wikipedia

Federico III di Aragona

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Corona d'Aragona
Casa di Barcellona

Alfonso II (1162 - 1196)
Pietro II (1196 - 1213)
Giacomo I (1213 - 1276)
Pietro III (I di Valencia) (1276 - 1285)
Alfonso III (I di Valencia)
Giacomo II (I di Sicilia)
Alfonso IV (II di Valencia)
Pietro IV (II di Valencia)
Giovanni I
Martino I (II di Sicilia)
Regno di Sicilia
Casa di Barcellona

Pietro III
Giacomo II
Federico III
Pietro II
Ludovico
Federico IV
Maria
Martino il giovane
Martino il vecchio
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Federico d'Aragona, Federico III di Sicilia o anche Federico III di Trinacria, in catalano Frederic II de Sicília, in castigliano Federico II de Sicilia (Barcellona13 dicembre 1272 – Paternò25 giugno 1337), fu reggente aragonese in Sicilia dal 1291 al 1295, Re di Sicilia dal 1296 al 1302 e poi di Re di Trinacria dal 1302 alla sua morte, come Federico III (volle intitolarsi "terzo" per continuità con la dinastia sveva degli Hohenstaufen, per discendenza da parte di madre. Modificò inoltre lo stemma del Regno, inserendo le insegne imperiali della dinastia sveva accanto a quelle d'Aragona).

« ...Io son Manfredi,
nipote di Costanza imperadrice;
ond'io ti priego che, quando tu riedi,
vada a mia bella figlia, genitrice
de l'onor di Cicilia e d'Aragona,
e dichi ‘l vero a lei, s'altro si dice.... »
(Riferimento a Federico come "Onor di Cicilia", Divina Commedia Purgatorio III, 103-145)

Indice

[modifica] Origine

Figlio terzogenito del re d'Aragona Pietro III il Grande e di Costanza di Sicilia, figlia del re di Sicilia Manfredi, quindi nipote dell'imperatore Federico II di Svevia.

[modifica] Biografia

Il 19 giugno 1291, suo fratello primogenito, il sovrano della corona d'Aragona, Alfonso III morì improvvisamente lasciando l'Aragona, Valencia, la Catalogna ed il governo di Maiorca al secondogenito, Giacomo il Giusto e disponendo che la Sicilia andasse al terzogenito Federico; ma Giacomo dopo essersi fatto incoronare a Saragozza nel mese di luglio, come successore di Pietro III e non di Alfonso III, ne trascurò il testamento e si tenne il regno di Sicilia, a scapito di Federico.
L'infante Federico, nello stesso 1291, fu inviato, come luogotenente del fratello Giacomo II, in Sicilia, dove raggiunse la madre Costanza.

Giacomo II voleva porre fine alla situazione che vedeva l'Aragona in perenne lotta contro il papato la Francia e la situazione si sbloccò dopo l'elezione al papato, il 23 dicembre 1294, di Bonifacio VIII, che, elaborando la proposta del suo predecessore, papa Celestino V, ad Anagni, il 12 giugno del 1295 stipulò con Giacomo e con Carlo II d'Angiò il Trattato di Anagni. Con questo accordo, Giacomo acconsentì a cedere la Sicilia; in cambio avrebbe ottenuto i feudi di Sardegna e di Corsica, se li avesse saputi conquistare, e avrebbe sposato la figlia di Carlo II d'Angiò; mentre Federico, che perdeva il governatorato della Sicilia sarebbe stato compensato dal matrimonio con l'erede dell'impero d'oriente, Caterina Courtenay. Federico, amareggiato, anche perché Giacomo non aveva ottemperato al testamento di Alfonso III, rifiutò e si schierò con i Siciliani che, sentendosi traditi dal nuovo re Aragonese, dichiarato decaduto Giacomo, lo elessero al trono di Sicilia.

Per approfondire, vedi la voce Trattato di Anagni.

L'undici dicembre 1295 il Parlamento siciliano riunito a Palermo proclamò Federico III Re di Sicilia, e riconfermò la scelta il 15 gennaio 1296 al Castello Ursino di Catania. L'incoronazione ufficiale avvenne il 25 marzo del 1296 nella Cattedrale di Palermo.

Federico riprese la guerra del Vespro e prendendo l'iniziativa nei confronti degli Angioini, non solo conservava la Sicilia ma aveva portato la guerra in Calabria e nel napoleteno.
Allora Bonifacio VIII, agli inizi del 1297, convocò a Roma sia Giacomo II che Carlo II e li spronò a riconquistare la Sicilia secondo il trattato di Anagni; dovettero abbandonare la Sicilia, per ordine di Giacomo, sia Giovanni da Procida che Ruggero di Lauria, che divenne ammiraglio della flotta alleata antisiciliana ed alla fine anche la regina madre Costanza dovette abbandonare il figlio prediletto Federico e raggiungere Giacomo a Roma.
Giacomo intervenne, a fianco degli Angioini, contro il fratello Federico ed i Siciliani e con la sua flotta aragonese affiancata da quella napoletana, a Capo d'Orlando, nel luglio del 1299, sconfisse Federico che si riuscì a salvare con solo 17 galee.
Giacomo, l'anno dopo, visto che il fratello continuava a resistere, fece ritorno in Aragona.
La guerra però ora era in Sicilia, dove Roberto col fratello, Filippo I di Taranto, avevano conquistato Catania e cinto d'assedio Messina; Federico però aveva riportato una notevole vittoria, nella piana di Falconara (Trapani), aveva resistito a Messina, facendo prigioniero Filippo, e resisteva in Calabria. Allora il papa, nel 1300, chiamò in aiuto i templari, gli ospitalieri ed i riluttanti Genovesi, ma tolta una nuova brillante vittoria della flotta di Lauria su quella siciliana, il 14 giugno del 1300, la situazione non progredì.
Infine Bonifacio VIII si rivolse al re di Francia, Filippo IV il Bello, che inviò un esercito al comando del fratello, Carlo di Valois, che, arrivato in Sicilia, nel maggio del 1302, bruciando e depredando, l'attraversò sino a Sciacca, dove però arrivò distrutto dalla malaria e per la paura di un deciso attacco da parte di Federico, gli fu offerta la pace.
La guerra dei Vespri Siciliani terminò con la pace di Caltabellotta: il 31 Agosto del 1302, probabilmente nel castello del Pizzo, si firmò il trattato di pace. Questo trattato, modificato dal papa il 12 maggio 1303, prevedeva che Federico III mantenesse il potere sulla Sicilia col titolo di Re di Trinacria (quello di Sicilia spettava solo al re di Napoli) fino alla sua morte, dopo la quale l'isola sarebbe dovuta passare nuovamente agli Angiò. Inoltre sanciva l'impegno che Federico sposasse Eleonora, figlia di Carlo lo Zoppo e di Maria d'Ungheria e sorella del duca di Calabria Roberto.

Il matrimonio con Eleonora venne celebrato nel 1303. Dall'unione nacquero nove figli, fra cui Pietro (1305), futuro re di Trinacria, Giovanni, futuro reggente del regno e Guglielmo, duca di Atene.

Nel 1311, Federico III si alleò con Arrigo VII di Lussemburgo, che era calato in Italia per essere eletto Re dei Romani, a Milano, e imperatore del sacro romano impero, a Roma (1312).
Federico propose anche un matrimonio tra suo figlio, Pietro e Maria, la figlia di Arrigo VII, che rifiutò perché mirava a darla in sposa a Carlo, figlio del re di Napoli, Roberto d'Angiò (nel 1312, Arrigo e Roberto stipularono un accordo di nozze, che poi non si fecero, probabilmente per la morte di Arrigo, a Buonconvento, il 24 agosto del 1313).
Non ostante le trattative con Roberto, Arrigo e Federico preparavano la guerra contro il regno di Napoli, che avrebbe dovuto essere attaccato da Arrigo via terra e da una potente flotta imperiale-siciliana, già armata nel 1313, comandata da Federico , via mare; ma, la prematura morte dell'imperatore, fece fallire il piano.
Alla morte di Arrigo, Federico propose un'alleanza alla ghibellina Repubblica pisana in chiave antiangioina, che fu rifiutata in quanto Federico in cambio pretendeva il possesso della Sardegna (promessa dal papa in feudo da conquistare a suo fratello, il re d'Aragona, Giacomo II il Giusto).

La pace di Caltabellotta durò solo fino a quando, Federico rivendicò a sé il titolo di Re di Sicilia e non più di Trinacria ed in seguito ad una riunione nel 1314 di tutti i giudici siciliani in cui fu proclamato che il figlio di Federico, Pietro poteva succedere al padre sul trono di Sicilia.
Seguirono due anni di guerra, in cui Roberto d'Angiò cercò di riprendere possesso dell'isola nel 1314, impresa tuttavia infruttuosa per l'angioino, seguì una tregua sino al 1316.

Allo scadere della tregua, Roberto attaccò la Sicilia occidentale e si diresse su Palermo, su cui confluiva anche la flotta napoletana.
Federico, vedendosi a mal partito, nel 1317, chiese una tregua che gli fu concessa a patto di restituire agli angioini tutte le posizioni che ancora deteneva sul continente (quasi tutte in Calabria); la nuova tregua sarebbe scaduta a Natale del 1320.

Finita la tregua, Federico, nel 1321, inviò una flotta con reparti di cavalleria di fronte a Genova, in aiuto ai ghibellini che combattevano contro la repubblica di Genova, ma Roberto d'Angiò, alleato di Genova, inviò 82 galee che costrinsero la flotta siciliana a ritirarsi e rientrare in Sicilia (passando da ischia la saccheggiò).
Nel settembre dello stesso anno, la flotta siciliana tornò a Genova e coordinando gli attacchi con le truppe dei ghibellini lombardi capitanati da Marco Visconti, riuscì a creare grandi difficoltà per i difensori, senza però riuscire a fare cadere la città.
Col cattivo tempo, la flotta, molto danneggiata, dovette rientrare definitivamente in Sicilia.

Sempre nel 1321, Federico aveva fatto incoronare il figlio Pietro, come suo successore, attirandosi le ire del papa Giovanni XXII, che, sulla Sicilia, scagliò l'interdetto (Giovanni XXII lo tolse solo nel 1334, poco prima di morire).

In viaggio da Palermo ad Enna, si ammalò gravemente. Nel tentativo di prestargli cure migliori morì, il 25 giugno del 1337, mentre era in viaggio per Catania, nell'ospedale della Commenda di S. Giovanni gerosolimítano nei pressi di Paternò (CT). Com'era tradizione di quei tempi nell'ospedale vennero sepolte le viscere, mentre la salma trasportata a Catania, fu esposta al Castello Ursino. Federico aveva dichiarato nel testamento di voler esser sepolto a san Francesco nella città di Barcellona, accanto al fratello Alfonso d'Aragona e la madre Costanza. Tale allontanamento da Palermo sarebbe stato inaccettabile per i siciliani e quindi modificò le sue volontà e dispose per una sepoltura nella cattedrale nel capoluogo. La salma venne quindi traslata provvisoriamente nella Cattedrale di Catania, in attesa di traslazione a Palermo. A causa del perdurare della guerra del Vespro la salma rimarrà definitivamente a Catania.

Il Castello di Paternò, dove spirò Federico
Il Castello di Paternò, dove spirò Federico

[modifica] Il profilo del Re di Sicilia

Il carattere ed il comportamento di Federico fu molto influenzato dalla discendenza normanno-sveva: come Ruggero fu fondatore di uno stato, fu un abile condottiero ed un buon legislatore e come suo nonno Federico II fu carismatico, aggressivo, filo-imperiale e perennemente scomunicato (in particolare interdetto dal papa Giovanni XXII dal 1321 al 1334). Nel 1296, in occasione dell'elezione promulgò le «Constitutiones regales», i «Capitula alia» e le «Ordinationes generalis» ed altri testi che fornirono una base di garanzie costituzionali innovative per il medioevo, comprendente i doveri dei reggenti e l'obbligo di convocare almeno annualmente il parlamento siciliano. Nel 1324, il parlamento riunito ad Enna emanò, fra le altre, cupe norme che prevedevano la segregazione degli Ebrei.

I caratteri della Sicilia che noi tutti oggi conosciamo derivano in gran parte, da questo secondo “piccolo” regno di Sicilia, fondato nel 1296 da Federico e che poi, passando attraverso varie reggenze, verrà soppresso nel 1816 da Ferdinando I di Borbone. Durante il suo regno si accentuò certamente il regime feudale: il parlamento aveva tre rami (ecclesiastico, demaniale e militare), si radicò il latifondismo e l'economia entrò in crisi. Ma egli va comunque ricordato per le sue riforme civili ed amministrative che interessarono la Sicilia che davano maggiore potere al Parlamento (detti i Capitoli) e la suddivisione amministrativa dell'isola in quattro "Valli" (Val di Noto, Val Dèmone e Val di Mazara, Val di Girgenti).

[modifica] Il Parlamento Siciliano

Il Parlamento siciliano, composto da feudatari, sindaci delle città, dai conti e dai baroni, era presieduto e convocato dal re. La funzione principale era la difesa dell'integrità della Sicilia, come valore massimo anche nei confronti dell'assolutismo del re, nell'interesse di tutti i siciliani. Il re, infatti, non poteva stringere accordi di qualunque natura (politica, militare o economica) né dichiarare guerre senza aver prima consultato ed ottenuto l'approvazione del Parlamento che, per costituzione, doveva essere convocato almeno una volta l'anno nel giorno di Tutti i Santi. Il Parlamento costituzionalmente aveva il compito di eleggere il re e di svolgere anche la funzione di organo garante del corretto svolgimento della giustizia ordinaria esercitata da giustizieri, giudici, notai e dagli altri ufficiali del regno.

Per approfondire, vedi la voce Parlamento siciliano.

[modifica] Curiosità

[modifica] Discendenza

Dall'unione con Eleonora d'Angiò nacquero:

Inoltre gli vengono attribuiti almeno cinque naturali nati da una relazione con Sibilla Sormella:

  • Alfonso Federico di Sicilia, (1294- m. prima del 4 marzo 1334) reggente del ducato di Atene e di Neopatria;
  • Orlando (o Rolando) di Sicilia (1296-marzo o aprile del 1361);
  • Elisabetta (o Isabella) di Sicilia (1297-1341);
  • Sancho di Sicilia (n. fra il 1300-1334);
  • Eleonora di Sicilia (1298).

[modifica] Bibliografia

  • Fodale S., Dizionario biografico degli Italiani alla voce "Federico III (II) d'Aragona, re di Sicilia (Trinacria)", vol. XLV pp. 682-694, Roma 1995.
  • Fodale S., Lexikon des Mittelalters alla voce "Friedrich III. (II.) von Aragòn", vol. IV coll. 944-945, Monaco-Zurigo 1989.
  • Bresc E., Dizionario Enciclopedico del Medioevo alla voce "Federico III d'Aragona", vol. II, Parigi-Roma-Cambridge, p. 710.
  • Cosentino G., Codice diplomatico di Federico III di Aragona Re di Sicilia, 1885.
  • Mango A., Relazioni tra Federico III di Sicilia e Giovanna I di Napoli. Documenti degli archivi del vaticano. Ristampa anastatica., 1993.
  • La Mantia G., Codice diplomatico dei Re Aragonesi di Sicilia (1282-1290), vol. I. Ristampa anastatica, 1990.
  • La Mantia G., Codice diplomatico dei Re Aragonesi di Sicilia (1291-1292), vol. II, a cura di A. De Stefano e F. Giunta, 1956.
  • Giunta F; Giordano N.; Scarlata M.; Sciascia L., Acta Siclulo Aragonensia. Documenti sulla luogotenenza di Federico d'Aragona, vol. I, 1972.
  • Giunta F. e Giuffrida A., Acta Siculo Aragonensia. Corrispondenza tra Federico III di Sicilia e Giacomo II d'Aragona, vol. II, 1972.
  • P. Corrao, M.Gallina, C.Villa, L'Italia mediterranea e gli incontri di civiltà, 2001.
  • P.J. Blok, Germania, 1273-1313, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 332-371
  • Guillaime Mollat, I papa di Avignone e il grande scisma, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 531-568
  • Hilda Johnstone, Francia: gli ultimi capetingi, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 569-607
  • Edwards Amstrong, L'Italia al tempo di Dante, in Storia del mondo medievale, vol. VI, 1999, pp. 235-296

[modifica] Voci correlate

Predecessore: re di Trinacria Successore:
Giacomo II 1295-1337 Pietro II I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Giacomo II {{{data}}} Pietro II



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