Sommariva del Bosco
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Sommariva del Bosco | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Piemonte | ||||||||
Provincia: | Cuneo | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 298 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 35 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 176 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Maniga, Paolorio, Ricchiardo, Agostinassi, Tavelle | ||||||||
Comuni contigui: | Baldissero d'Alba, Caramagna Piemonte, Carmagnola (TO), Cavallermaggiore, Ceresole Alba, Racconigi, Sanfrè, Sommariva Perno | ||||||||
CAP: | 12048 | ||||||||
Pref. tel: | 0172 | ||||||||
Codice ISTAT: | 004222 | ||||||||
Codice catasto: | I822 | ||||||||
Nome abitanti: | sommarivesi | ||||||||
Santo patrono: | Beata Vergine | ||||||||
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Sommariva del Bosco (in piemontese Somariva dël Bòsch) è un comune di 6.159 abitanti della provincia di Cuneo.
Indice |
[modifica] Geografia
Sommariva del Bosco è considerata la porta del Roero: il collinoso territorio del Roero trova qui lo sbocco naturale verso la pianura.
Il Castello e la Chiesa parrocchiale si distinguono già a notevole distanza dal paese, nel quale sono presenti numerose altre chiese. Ciò perché un tempo, e particolarmente nel XVII secolo, vi era una sorta di competizione tra le varie confraternite per avere la chiesa più grande e col campanile più alto.
Il territorio comunale è caratterizzato da una parte collocata in pianura e da un'altra situata in collina; tra le due zone, nonostante la breve distanza, sono notevoli le differenze ambientali.
[modifica] Storia
Sommariva del Bosco compare per la prima volta nei documenti nel 1059.
É stato conteso più volte tra i Savoia ed i Roero.
Nel 1733 viene ceduto ai marchesi Seyssel d'Aix, che ancora oggi ne conservano il castello.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Andrea Pedussia (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0172 566222
Email del comune: cultura@sommarivabosco.it
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Luoghi di interesse
Il modo migliore per scoprire i principali monumenti della Porta del Roero è percorrere il Sentiero di Fiaba: un percorso di visita monumentale che si snoda nel centro storico toccando i luoghi di interesse più caratteristici dell'abitato. Giovani studenti e artisti locali hanno valorizzato il patrimonio storico e monumentale locale con un percorso nel centro storico che rievoca la fiaba de La Bella Addormentata nel Bosco di Charles Perrault con raffigurazioni dei momenti più suggestivi del racconto. La torre più alta del castello, una strega tra storia e leggenda, un nome evocativo, un paese "addormentato" sia perché adagiato sul pendio di una collina sia per il carattere dei suoi abitanti, sono alcune delle particolari coincidenze storiche, sociali e monumentali che hanno collegato questo comune a uno dei più bei racconti fibeschi di tutti i tempi. Al momento sono 23 i pannelli con le raffigurazioni della fiaba de "La Bella Addormentata... del Bosco". Il Sentiero di Fiaba è un anello ben segnalato nel centro storico, corrispondente al percorso di visita monumentale della cittadina, affinché alla storia fantastica e fiabesca si aggiunga una riscoperta dei fatti storici e altrettanto affascinanti di quella che in pieno medioevo era una delle piazzeforti militari più inespugnabili del territorio. L'inizio del percorso si trova in piazza Seyssel d'Aix, presso il Palazzo Municipale. Il Sentiero di Fiaba, cofinanziato da Comune, Provincia di Cuneo e Regione Piemonte è intitolato alle "Giovani vittime della strada del Cuneese con dedica speciale ai giovani sommarivesi che hanno perso la vita in incidente stradale".
Il Castello Seyssel d'Aix: L’imponente fortificazione del castello sovrasta l’abitato. Il complesso è per metà costituito dall’edificio originario, che risale forse a prima del Mille ed era senz’altro già edificato nel 1098: questa caratteristica ne fa uno degli edifici più antichi e meglio conservati di tutto il Roero. La parte occidentale del complesso, che si affaccia sulla pianura, è una grande ala settecentesca con le caratteristiche di una villa o residenza nobiliare, mentre dell’antica struttura a piazzaforte circolare con le sue nove torri rimane il lato nord (visibile dalla salita di via Carlo Alberto, detta del "podio”, che dal Comune sale verso il quartiere alto e più antico dell’abitato): ne fanno parte tre massicce torri duecentesche cilindriche e il grande torrione ottagonale che sorge nel cortile interno incorniciato da uno splendido loggiato del Benedetto Alfieri. Teatro di assedi e battaglie epiche, di tradimenti e giuramenti, di torture ed esecuzioni, il castello fu da sempre al centro delle mire espansionistiche delle famiglie nobiliari locali per la sua unica posizione strategica: degli Acaja, dei Roero e dei Savoia, i quali lo cedettero nel 1733 ai Seyssel d’Aix, attuali possessori e abitanti del bene architettonico. Sotto le radici degli alberi del parco secolare che oggi circonda il castello, si trovano le rovine del nucleo più antico del borgo, progressivamente demolito nella storia per arrangiamenti di tipo strategico. Oggi viuzze ed edifici del borgo disposti ad anfiteatro circondano la collina, seguendo uno stile architettonico sobrio e tipicamente rurale.
Le mura medioevali: ciò che rimane delle imponenti fortificazioni è visibile in alcuni punti dell'abitato, ai piedi dell'attuale parco del castello. Si possono ammirare ad esempio nel cortile dell’attuale Palazzo Municipale, un tempo edificio di pertinenza del castello, addossate alla collina che sorregge lo stesso e anticamente a difesa del “borgus vetus” di Sommariva, dove oggi si stagliano gli alberi del parco del castello. Il palazzo municipale e suddiviso in un’ala ottocentesca e in un’ala seicentesca (su salita Boglione). All’interno è custodito lo stendardo della città, risalente al 1400, testimone dei giuramenti che alle porte del castello i borghigiani recitavano promettendo fedeltà a un signore dopo l'altro. Risalendo l’acciottolata salita Soffietti, sul lato destro della prima curva a gomito,sono visibili altri resti.
Chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo: posta in posizione dominante sul paese. Venne ricostruita più volte. L'edificio attuale risale al 1730 ed ha linee tipicamente barocche. Posta in splendida posizione su una dorsale a dominio della pianura,visibile anche a diversi km di distanza, la Chiesa Parrocchiale ha tutte le caratteristiche di fulcro di un borgo medievale. Solo all’inizio del XVIII secolo le case, componenti l’antico nucleo, furono abbattute per far posto al viale di ippocastani e al parco del castello. Le due salite, quella della SS.Trinità e del Municipio risalgono alla fine del ‘600, prima l’unico accesso alla chiesa era quello che, ancor oggi, ne fiancheggia il lato sinistro. La chiesa più antica sembra fosse dedicata a S.Pietro; la seconda all’Apostolo S.Giacomo; la terza, l’attuale, ai SS.Apostoli Filippo e Giacomo. Quest’ultima fu edificata dal 1730 al 1733 su progetto dell’ing.Emanuelli; nel 1737 fu aperta al culto e il 16 settembre 1792 consacrata. Anche il campanile che si eleva per oltre 30 m., massiccio e pur elegante, ricco di colonne, lesene, capitelli e cornici, a 5 ripiani oltre a quello della cupola, è coevo alla chiesa e racchiude nella cella campanaria quattro pregevoli campane. La facciata della chiesa, alta e severa, è divisa in due da una cornice a marcapiano sorretta da numerose lesene a piccoli basi e a capitelli non ultimati. Nella parte inferiore si aprono il Portale maggiore su un’ampia gradinata e, più arretrati i due ingressi laterali su gradinate di proporzioni più modeste. Nella parte superiore è inserita una grande finestra rettangolare, smussata agli angoli e sormontata dal frontone con un timpano che presenta un’apertura circolare sulla quale, su fondo bianco, si può leggere la data di costruzione dell’edificio. Il caldo mattone che caretterizza tutto l’esterno crea un piacevole e inaspettato contrasto con la pregevole decorazione interna. L’interno dell’edificio è a croce greca con notevole sviluppo della navata centrale che sovrasta solenne quelle laterali con cappelle. Quattro possenti pilastri sorreggono la volta a crociera, formata dall’unione delle volte a botte dei quattro bracci. Ventiquattro lesene, terminanti con capitelli corinzi ed elevate su zoccoli ben delineati, sorreggono una ricca trabeazione, sopra la quale ampi finestrone barocchi illuminano abbondantemente l’edificio e gli affreschi, opere pregevoli dei primi anni del 1900 del pittore Luigi Morgari (1857-1935).
Chiesa di Sant’Orsola: Scarse sono le notizie storiche riguardanti la data di costruzione della Confraternita detta dell “Orsole” e sulla chiesa di Sant’Orsola e Sant’Elisabetta (inizio secolo XVII). Varcando un portale in legno intagliato e scendendo due gradini, si entra nella chiesa di Sant’Orsola. Lo slancio verticale è accentuato da pilastri che, addossati alle pareti, accompagnano lo sguardo fin dove la trabeazione incontra le forme curve del soffitto, interamente decorato con motivi geometrici: cassettoni con rosette, greche, anfore azzurre con ghirlande dorate e finti marmi sulle arcate che dividono la volta in tre parti, ciascuna affrescata. Una piccola scala in pietra porta al pulpito ligneo o anche a una stanza posta proprio sopra la sacrestia, in origine, luogo di ritrovo per “donne e fanciulle” appartenenti alla confraternita. All’esterno si può cogliere il complesso gioco di piani orizzontali e verticali che, intersecandosi, danno origine a una gran quantità di forme rettangolari, in cui sono inserite: nella parte superiore, nicchie vuote sormontate da piccoli timpani triangolari e una finestra a tutto sesto con timpano a mezzo luna, affiancato da finte semicolonne; nella parte inferiore, l’ingresso archiviato, sormontato da un dipinto, che raffigura “S.Orsola e S.Angela Maria Merici”, il tutto ancora incorniciato da coppie di finte semicolonne con capitelli di ispirazione ionica. La chiesa, ormai sconsacrata, ospita periodicamente esposizioni d’arte e mostre. Oggi ogni terza domenica di maggio si tiene “Rosa Rosae” mostra concorso delle più belle rose dei giardini sommarivesi: ogni anno la rosa più bella è donata al sommarivese più giovane mentre la composizione più elegante è donata al cittadino più anziano.
Santuario della Beata Vergine Maria di San Giovanni: eretto sul sito di un antico pilone. Esisteva sul luogo un pilone dove la tradizione vuole che sia avvenuta un'apparizione di Maria. A seguito dell'apparizione fu eretto il santuario, inglobando al suo interno l'antico pilone. Sorge nella zona pianeggiante dell’abitato, al vertice di una estesa punta di freccia urbanistica in uscita dal borgo che un tempo indicava l’orizzonte della campagna senza edifici e la direzione di Racconigi (cfr. la mappa del percorso). Fu costruito incorporando l’abside semicircolare di una cappella preesistente, su una parete della quale, all’interno, è dipinta l’immagine della Madonna col Bambino, affresco risalente all’ultimo quarto del XIV secolo, ancora oggi visibile inglobato all’interno dell’abside. Secondo la leggenda, un cieco che, in una tranquilla domenica di maggio del 1685, all’incirca alle quattro del pomeriggio, si era fermato a pregare davanti all’effige, riacquistò la vista. Era il 6 maggio, ricorrenza che da allora diventò la tradizionale “festa di Sommariva”. A seguito del miracolo e d’altri eventi straordinari, la Comunità decise la costruzione del Santuario che, sulla base del progetto di Michelangelo Garoè, uno dei più noti architetti dell’epoca, venne nel tempo assumendo le proporzioni attuali. L’erezione di quest’edificio comportò grandi sacrifici per la Comunità, in primo luogo per il trasporto di materiali ed il reperimento dei fondi necessari. Nell’esecuzione colpisce l’andamento ellissoidale della costruzione, la monumentalità alleggerita da pochi elementi decorativi, che rendono mobile la superficie, lo sviluppo ascensionale dell’insieme che costringe lo sguardo ad elevarsi. All‘interno la volta è sostenuta da grandi colonne rotonde, poggianti su una base quadrata e l’insieme è impreziosito dall’uso di materiali vari: marmi, stucchi, decorazioni in oro zecchino, sculture, affreschi, con un’interpretazione originale dello spazio. Le pareti laterali sono scandite da cappelle dedicate all’Arcangelo S.Michele e a S.Antonio Abate. I due quadri sono opere dell’Operti. In una nicchia è custodita la statua della Madonna sul trono; a sinistra il pulpito è di pregevole fattura, che riproduce quella del celebre affresco. Di particolare importanza è l’affresco dell’abside, dai tratti gotici, raffigurante la Madonna che, seduta, tiene disteso in grembo il Bambino, con la mano destra protesa su di lui in atteggiamento protettivo, mentre nella sinistra solleva un libro di preghiere in cui, sempre secondo la leggenda, sono scritti tutti i nomi degli abitanti di Sommariva. La bellezza dell’affresco (che qualcuno attribuisce al Turcotto) è oggi purtroppo parzialmente compromessa dall’inserimento successivo d’angeli che reggono una corona sulla testa della Madonna. Quest’inserimento, dettato forse dal desiderio di impreziosire il dipinto e onorare l’effigie, può apparire come una forzatura nella semplice bellezza quattrocentesca che costituiva il pregio maggiore dell’opera. La facciata, con colonne e capitelli, con lesene addossate, riprende in modo monumentale e tipicamente barocco la tipologia costruttiva dell’interno. Il campanile, ornato da quattro statue in pietra, ai quattro lati al piano delle campane, ben s’inserisce nel complesso, accentuando il senso di leggerezza che è l’impressione finale, per chi ammira questo gioiello architettonico sia da lontano sia da vicino. Nel 1832 iniziò la costruzione dell’adiacente convento.
Chiesa e Convento di Sant’Anna: Insieme ai fabbricati annessi e ora adibiti a casa di riposo per anziani, costituisce uno dei complesi architettonici più interessanti nel territorio sommarivese, le cui origini risalgono alla prima metà del 1500. Nell’anno 1573 i Padri Serviti, cui erano stati affidati chiesa e convento, insistettero presso le autorità ecclesiastiche per insediarvi la seconda parrocchia. La costruzione del monumento religioso divenne per alcuni anni oggetto di vivaci dispute sulla costruzione della nuova parrocchia, in aperta competizione con quella precedente edificata sul “podio”, la collina del castello. Con materiali recuperati dal preesistente pilone, fu edificata una colonna quadrata all’angolo del sagrato. Fino al 1777 nei sotterranei della cripta e del sagrato venivano sepolti i defunti, le spoglie dei quali ancora riposano nella cripta che si estende sotto al pavimento della chiesa. Realizzata in cotto a vista, si caratterizza per la sua semplicità architettonica, con forme assai regolari. Lo spazio interno, inaspettatamente alto e arioso, custodisce lunette e finestroni rinascimentali, tra gli elementidi maggior pregio dell’edificio, insieme alle otto cappelle laterali riche di marmi e stucchi di epoca barocca con alcuni ex voto. Nel coro una lapide tombale marmorea testimonia la presenza nella chiesa dei Padri Serviti, prolungatasi per oltre tre secoli e cela l’accesso ai sotterranei sepolcrali del complesso, una notevole cripta occupa tutta l’estensione della chiesa. Il pilone quadrato, posto all’angolo del piazzale antistante la chiesa, presentava ai quattro lati altrettanti affreschi del pittore sommarivese Giovanni Maria Borri risalenti al 1855 di cui oggi rimangono solo finissime tracce all’occhio attento, quasi completamente perduti. Leggenda vuole che l'anima del pilone custodisca una struttura lignea.
Chiesa di San Sebastiano: Chiesa del Cantone meridionale detto “di San Sebastiàn”, situata lungo Via Vittorio Emanuele, all’angolo della Piazza che la tradizione popolare dedica allo stesso santo, è una delle più piccole ma anche una delle più interessanti tra le chiese sommarivesi. Può infatti vantare una purezza e coerenza stilistiche, secondo i canoni di un barocco ormai consolidato, difficilmente riscontrabili se non in edifici di primaria importanza. Forse per questo viene attribuita (ma nessuna documentazione lo conferma) al celebre architetto doglianese Francesco Gallo. Notevole assonanza di forme è comunque rilevabile tra la nostra chiesetta e sue opere grandiose quali la chiesa della Trinità a Fossano o quella di Santa Maria a Cuneo. La costruzione della chiesa di S.Sebastiano, quasi certamente sui resti di un pilone eretto durante la peste del 1630 preesistente, si può far risalire ai primi anni del ‘700. Particolarmente interessante è l’esterno dove gli eleganti volumi, esaltati da lesene e cornici e dal sapiente utilizzo del mattone a vista si concludono nella bellissima lanterna che completa la cupola e costituisce l’elemento focale dell’intero edificio. La chiesa e l’adiacente campanile, robusto nelle forme ma illeggiadrito dal misurato alternarsi di linee rette e curve, nella loro solida eleganza sembrano costituire un baluardo, ergendosi quasi a protezione dell’abitato retrostante e dell’accesso meridionale del borgo. Degno di nota è infine il portone principale, in legno finemente scolpito con motivi geometrici e floreali. L’interno colpisce per l’intensa luminosità. Ampie vetrate si aprono infatti tra le arcate che sorreggono la cupola. La pianta è ad unica navata con robusti piloni ingentiliti da lesene e capitelli corinzi. Gli elementi architettonici, semplici e discreti nei rilevati, tutti a stucco, si arricchiscono di un’intensa decorazione pittorica creando un forte contrasto con l’esterno, tipico del gusto in epoca barocca. Lo splendido pulpito ligneo, recante sul frontone la data del 1608 e qui trasferito da altra chiesa, rappresenta forse la componente di maggior pregio dell’intera costruzione. Di notevole interesse è pure il palco in legno posto sopra l’ingresso con funzione di coro; da osservare la composizione mista tra pannelli frontali omogeni, forse ricavati da altro arredo, e le integrazioni negli elementi di raccordo. A lato dell’altare, sul pilone sinistro, quadro ad olio raffigurante il Buon Pastore, opera tardo ottocentesca di Luigi Morgari, autore di importanti affreschi nella chiesa parrocchiale. Sulla parete del catino absidale una grande tela con il martirio di S.Sebastiano, la Vergine e S.Rocco attribuita al sommarivese Giovanni Maria Borri. Da osservare ancora la lanterna posta sulla cupola, nel punto più alto della chiesa. Gli abitanti del cantone ancora oggi nel giorno della “festa del cantone” organizzano una giornata di intrattenimenti e la sera accendono un grande falò per salutare l’inverno; tradizione popolare vuole che i giovani abitanti del cantone di San Sebastiano, una volta che il fuoco sia stato spento, saltino sulle ceneri calde del falò per dimostrare il loro coraggio…
[modifica] Cultura
- Amél'Amèl (dal piemontese: amare il miele): festival dei mieli. Evento che ricorre ogni anno nel terzo weekend di maggio. Per ulteriori informazioni visita il sito ufficiale del Festival dei Mieli
[modifica] Associazioni
[modifica] Interprogetti
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