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Licata - Wikipedia

Licata

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Licata
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Licata]]
Licata - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Sicilia
Provincia: stemma Agrigento
Coordinate: 37°6′30″N 13°56′49″E / 37.10833, 13.94694
Altitudine: m s.l.m.
Superficie: 178,91 km²
Abitanti:
39016 2006
Densità: 218,08 ab./km²
Frazioni: Mollarella, Torre di Gaffe 
Comuni contigui: Butera (CL), Camastra, Campobello di Licata, Naro, Palma di Montechiaro, Ravanusa
CAP: 92027
Pref. tel: 0922
Codice ISTAT: 084021
Codice catasto: E573 
Nome abitanti: Licatesi 
Santo patrono: Sant'Angelo 
Giorno festivo: 5 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Licata è un comune di 39.016 abitanti della provincia di Agrigento. Le sue origini risalgono alla Preistoria. II nome di Licata appare, quasi nella forma attuale, già in età Normanna. Nei secoli XI e XII, infatti, si ritrova Leocata, o Licata, assieme alla denominazione colta di Olimpiada, nome di evidente origine greca. Nel Museo Archeologico della Badia, sono presenti numerosi reperti che documentano l'antica storia della città di Licata.

Vista del Porto dal Monte Sant' Angelo
Vista del Porto dal Monte Sant' Angelo

Indice

[modifica] Geografia

Il territorio comunale, che si estende per 24 km lungo la costa meridionale della Sicilia è prevalentemente pianeggiante, con alcuni modesti rilievi collinari. In generale può dirsi che la morfologia è fortemente caratterizzata dalla presenza del fiume Salso che ha dato origine ad una pianura alluvionale detta la Piana.

Il Salso sfocia nel mare di Licata con un estuario che divide quasi a metà l'area urbana. Licata è divisa ad est dal comune di Butera dal torrente Cantigaglione, che sfocia in località Punta Due Rocche.

Il centro abitato è posizionato al limite occidentale del Golfo di Gela, ed è disposto a ridosso di una collina detta la Montagna. Il litorale, sebbene segnato in varie parti dall'edificazione selvaggia degli anni '70 e '80, conserva caratteri di naturalità che ne fanno uno dei più belli di tutta la costa meridionale della Sicilia, soprattutto per l'alternarsi di ambienti sabbiosi e rocciosi caratterizzati dalla presenza di ampie praterie di Posidonia Oceanica.

[modifica] Clima

Per approfondire, vedi la voce Stazione meteorologica di Licata.

[modifica] Il Nome

Il nome ha subito nei vari secoli molteplici variazioni. Ci si riferisce infatti all'attuale Licata con molti diversi nomi: Limpiadum, Limpiados, Lecatam, Cathal, Katta, Licatam, Leocata, Alicata.

Il documento più antico che cita il nome di Licata è un atto di donazione da parte di Ruggiero d'Altavilla a Gerlando, vescovo di Agrigento, dove la città viene indicata con l'appellativo di Limpiadum.

In un documento dello stesso anno, proveniente dall'archivio della cattedrale di Agrigento, figura invece con l'appellativo di Lecatam.

Sul significato del nome nel corso dei secoli sono state formulate molte ipotesi; deriverebbe dal saraceno al Kalata (rupe fortificata, castello, luogo forte); da alikìs (salsedine); da tale Alì, signore del castello della città; da alica, da intendersi come un cereale, simile al frumento che abbondava nelle campagne licatesi o come alga, ancora oggi in dialetto chiamata alica, di cui il mare di Licata è ricchissimo; da Lica, madre di Dafni, una delle divinità ctonie adorate anche nel territorio di Licata; da alukon, nome greco del Salso; da alec (sale) ed ata (presso) nell'idioma musulmano, con allusione al fatto che la città sorgeva presso il mare e il fiume salato; da alico, altro appellativo geografico del Salso; da Aluca, città sorta sulle rovine di Finziade; da leon (leone) e cata (presso), con allusione forse a quel leone di grande altezza e di bella fattura, che anticamente era scolpito nella dura pietra della località Stretto, a 9 Km dalla città e che secondo il Serrovira fu distrutto nel 1600 dallo spagnolo Emanuele Filiguerra.

Secondo Benedetto Rocco, infine, Alicata deriva dall'accusativo del nome greco Halykàda (città posta sul Salso).

[modifica] Storia

[modifica] Le origini

Numerose indicazioni storiche indicano la città esistente già nel III secolo a.C., come dimostrato anche da recenti scavi archeologici, in cima alla Montagna. A proposito delle origini della città esistono versioni contrastanti: alcuni sostengono che la città, in origine, coincideva con la colonia greca Gela, fondata da Antifemo di Rodi e da Entimo di Creta nel 690 a.C. Altri scostengono invece la tesi per cui la città, chiamata Finziade, sarebbe stata fondata nel 282 a.C. da Finzia, tiranno di Agrigento, il quale, distrutta Gela, trasferì nel nuovo insediamento tutti gli abitanti della città sconfitta. I sostenitori di quest'ultima ipotesi fanno coincidere l'antica Gela con l'attuale città di Gela.

[modifica] Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani

Prima dell'arrivo dei Greci, il sito di Licata, tra il XII secolo a.C. e l'VIII secolo a.C., fu frequentato dai Fenici, mentre alla fine del VII secolo a.C., sul "Gelae Mons" (ovvero la collina di Licata), fu edificato, da parte dei Geloi, un forte di guardia per presidiare la foce del fiume Himera. Nel VI secolo a.C., Falaride, tiranno di Agrigento, in guerra con Gela, occupò parte del territorio erigendo un avamposto fortificato.

Nel IV secolo a.C. la città fu occupata dai Cartaginesi che rimasero fino al 256 a.C.. Fu in questo anno che si combatté, nel mare di Licata, durante la Prima Guerra Punica, la famosa battaglia navale di Capo Ecnomo(per Polibio la più grande battaglia navale dell'antichità), dove i Cartaginesi con 250 navi e 15.000 marinai affrontarono i Romani del console Marco Attilio Regolo, con al seguito 230 navi e 97.000 uomini fra soldati, e marinai. A seguito della battaglia, la città fu conquistata dai Romani vincitori. Sotto i Romani si espanse l'attività commerciale e con essa la dimensione della città.

[modifica] Il primo cristianesimo e il periodo bizantino

Il paleo-cristianesimo ha lasciato il segno della sua presenza nelle necropoli ricavate all'interno delle grotte nell'attuale quartiere di Santa Maria. Il primo nucleo dell'attuale centro storico si sviluppò durante il periodo bizantino, attorno al castello a mare di Lympiados.

[modifica] Arabi e Normanni

L'inizio della dominazione araba a Licata ha inizio nell'anno 827 quando la città fu conquistata dal cadì Asad. Tale dominazione durò più di duecento anni e si concluse con la conquista da parte dei Normanni, avvenuta il giorno 25 luglio 1086.

Durante il periodo Normanno Licata visse un'età felice: venne riconosciuta Città Demaniale (ovvero soggetta alla sola giurisdizione della Corona) e insignita dell'onorificenza di "Dilectissima" nel 1234 dall'imperatore Federico II di Svevia che le diede come emblema l'aquila imperiale che tuttora è il simbolo della città.

[modifica] Angioini, Aragonesi e Spagnoli

Una visione di Licata, sotto la custodia del protettore Sant Angelo;disegno di Sebastiano Conca , incisa da Arnaldo Westerhent nel 1765
Una visione di Licata, sotto la custodia del protettore Sant Angelo;disegno di Sebastiano Conca , incisa da Arnaldo Westerhent nel 1765

Nel 1270 si instaura in Sicilia il regno Angioino. Licata, che conta circa 7.000 abitanti ed è soggetta a pesantissime vessazioni, partecipa alla rivoluzione dei Vespri Siciliani: guidati dai baroni Rosso Passaneto e Bernardo Passaneto, i licatesi insorgono e vengono assaliti e saccheggiati i presidi francesi presenti in città.

Durante il regno di Alfonso I d'Aragona la città riceve il titolo di "Fidelissima" (1447).

Sotto la lunghissima dominazione spagnola, Licata, visse alterne fortune.

Un evento particolarmente drammatico fu quello che si ebbe nel luglio del 1553, quando la città venne saccheggiata e distrutta dal pirata Dragut (giacché gli Ottomani, alleati dei francesi, erano in guerra con la Spagna). In seguito a tali vicissitudini, alla fine del Cinquecento, furono ricostruite le mura e venne edificata una poderosa torre di guardia sulla sommità del colle Sant'Angelo (che domina a tutto'oggi la città).

Licata cominciò lentamente a rivivere e ciò grazie anche ad una immigrazione di cittadini maltesi (1565) approdati a Licata per mettersi in salvo dalle continue aggressioni della flotta ottomana. Nonostante un periodo nefasto che ebbe a perdurare a causa della peste del 1625 e della carestia del 1647, successivamente, e per tutto il secolo XVII, la città si sviluppò sempre più all'interno della cinta muraria, interamente ricostruita, e vennero edificate numerose opere civili e religiose. La colonia maltese, incrementatasi ulteriormente per una nuova immigrazione avvenuta nel 1645, diede origine al primo borgo extra moenia di Licata (l'attuale quartiere di S. Paolo) sulle propaggini nord-orientali del colle Sant'Angelo, in prossimità dell'antica chiesa di Santa Agrippina, che in seguito fu dedicata a San Paolo, protettore di Malta.

Il porto diventò molto frequentato da parte di imbarcazioni di tutto il Mediterraneo, in special modo dai mezzi mercantili che venivano a rifornirsi di grano.

A cavallo tra il VII secolo e il VIII secolo venne avviata una vasta opera di riqualificazione urbanistica in seguito alla quale venne ampliato il Cassaro. Lungo il Cassaro (oggi c.so Vittorio Emanuele), furono edificati diversi palazzi da parte delle principali famiglie patrizie, cosicché venne a definirsi l'attuale connotazione barocca del centro storico. Nei primi anni dell'Ottocento si ebbe l'ultimo sbarco di pirati turchi che vennero però respinti.

[modifica] Il Risorgimento

Veduta di Licata nel 1667
Veduta di Licata nel 1667

Nel 1820 Licata si sollevò contro i Borboni. La resistenza contro il re di Napoli fu guidata dal patriota Matteo Vecchio Verderame. Durante l'Impresa dei Mille, dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, la città insorge ed invia un proprio contingente armato al seguito dell'Eroe dei Due Mondi. Il figlio di Garibaldi, Menotti, insieme a Nino Bixio, fu ospitato nella notte del 20 luglio 1860 nel palazzo del marchese Cannarella. Dopo la cacciata dei Borboni, quando la città, come tutta la Sicilia, passò sotto il controllo del governo piemontese, Licata ospitò, in qualità di comandante della 9ª compagnia del 57º reggimento di fanteria, lo scrittore Edmondo De Amicis.

[modifica] Dall'Unità d'Italia ai giorni nostri

Negli anni compresi tra il 1870 e il 1872, furono costruiti il ponte sul fiume Salso, il porto commerciale, e diverse strade che permisero il collegamento diretto con le miniere di zolfo presenti nella parte interna del territorio. Furono realizzate cinque raffinerie, tra le quali la più importante d'Europa.

Le miniere e le attività commerciali ad esse connesse determinarono un grosso sviluppo socio-economico, creando un indotto che fece la fortuna della città. Licata divenne così residenza abituale di famiglie facoltose, nobili e borghesi, nonché di numerose sedi consolari e questo favorì una intensa attività edificatoria, durante la quale furono costruiti numerosi palazzi e ville liberty, alcune delle quali furono progettate da Ernesto Basile ed affrescate da Salvatore Gregorietti.

Nel 1922 iniziano anche a Licata gli anni bui del fascismo che termineranno il 10 luglio 1943, quando la 3ª divisione di fanteria USA sbarcò sulle coste della Playa, prendendo possesso della città.

Prima la guerra e dopo la crisi dello zolfo (di ottima qualità, ma le cui caratteristiche imponevano l'impiego di tecniche di estrazione divenute poco competitive), determinarono un progressivo impoverimento del territorio, segnando una svolta in senso negativo per le condizioni economiche generali, che spinse molti licatesi ad emigrare verso il nord dell'Italia e verso altri Paesi, soprattutto in Germania, Belgio e Francia e, Oltreoceano, negli USA, in Argentina ed in Venezuela.

Nonostante uno sviluppo edilizio non regolato nelle periferie (soprattutto tra gli anni '70 e '80), Licata ha conservato gran parte del suo patrimonio artistico, monumentale e naturale, che oggi costituisce la sua ricchezza più grande.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Stemma

Stemma di Licata
Stemma di Licata

"Di argento all'aquila, di nero al volo abbassato caricata in petto d'uno scudo d'azzurro al castello torricellato di quattro pezzi d'oro e finestrato di nero sorgente dalla campagna di azzurro,ondata di nero e di argento. Corna murale della città."

Lo stemma è una scultura lignea raffigurante l' aquila sveva (da alcuni erroneamente confusa con l' aquila aragonese). Essa rappresentava l'emblema della potenza imperiale e veniva riconosciuta come distintivo d'onore delle città demaniali fedeli a Federico II di Svevia.

La rocca merlata, circondata dal mare, dalla quale si alzano quattro torri dorate di diversa fattura e altezza (il regio castello a mare di San Giacomo, il castel Nuovo, il bastione armato di Mangiacasale e la torre Gioietta), rappresenta la città stessa delimitata da due distinti rami del fiume Salso che le conferivano la forma di un'isola.

[modifica] Il mare e le spiagge

Vista del Mare di Marianello
Vista del Mare di Marianello

Il territorio di Licata si sviluppa per circa 20 km su una costa dalle caratteristiche molto eterogenee: ad est della città si hanno litorali sabbiosi, ad ovest suggestive scogliere si alternano a spiagge di ciotoli in un susseguirsi di promontori, baie piccole e grandi, con lunghi tratti di spiagge sabbiose.


[modifica] Cultura

[modifica] Luoghi d'interesse

Scorcio. Visibile la Chiesa di sant'Angelo e il fiume Salso
Scorcio. Visibile la Chiesa di sant'Angelo e il fiume Salso
Villa Sapio Rumbolo
Villa Sapio Rumbolo

Le dominazioni succedutesi in Sicilia nel corso dei millenni hanno lasciato una presenza tangibile oltre che nei ritrovamenti archeologici anche nell'architettura civile e religiosa e nella struttura urbanistica della città: ne sono testimonianza l'impianto arabo del quartiere della Marina, la struttura del quartiere Maltese di S.Paolo e le la tipologia barocca dei corsi principali.

Numerosi sono i ritrovamenti archeologici risalenti al Paleolitico, il Mesolitico e il Neolitico. Particolarmente degni di nota sono l'ipogeo Stagnone Pontillo, la monumentale necropoli a grotte artificiali di Monte Petrulla, la Grangela (opera idraulica di epoca preellenistica), il frourion di Falaride (fortezza di epoca greca), nonché i resti della città greca di Monte Sant'Angelo.

Molti dei reperti ritrovati presso questi ed altri siti di rilevanza archeologica ritrovati nel territorio comunale sono conservati ed esposti presso il Museo Archeologico cittadino, nei locali del chiostro della Badia.

Tra i beni monumentali di maggior pregio si citano:

  • il Castel Sant'Angelo: un fortino di avvistamento spagnolo risalente alla fine del XVI secolo dal quale è visibile gran parte del litorale e della Piana di Licata;
  • il Palazzo di Città, tipica espressione del liberty siciliano, realizzato su progetto di Ernesto Basile;
  • Santa Maria La Vetere: nel quartiere di Santa Maria, è la chiesa più antica e prima matrice di Licata, di origini due-trecentesche;
  • il Carmine: il complesso duecentesco, formato dalla chiesa e dal convento, ha subito una riedificazione nel 1700, su disegno di Giovanni Biagio Amico;
  • le chiese barocche: Chiesa di San Francesco, Chiesa del Purgatorio, Chiesa del SS. Salvatore, Chiesa di Sant'Angelo e Chiesa di San Domenico; in quest'ultima sono ospitate due opere di Filippo Paladini Sant'Antonio Abate in cattedra (1603) e Santissima Trinità e i Santi (1611);
  • i palazzi nobiliari barocchi, Palazzo Bosio e i palazzi Frangipane;
  • le ville liberty: costruite sulla collina che si erge sulla città, costituivano le residenze delle famiglie nobili e borghesi degli inizi del Novecento;

Di notevole interesse naturalistico è l'Osservatorio Avifaunistico della Foce del Salso.

[modifica] Feste religiose

[modifica] Il Venerdì Santo

Particolare del Cristo Morto
Particolare del Cristo Morto

Le funzioni della Settimana Santa trovano il culmine nella processione del Venerdì Santo, che si sviluppano in diverse fasi per tutto l'arco della giornata.

La prima processione, che si svolge di notte, parte dalla chiesa di San Girolamo, nel cuore della Marina. Il simulacro del Cristo che l'indomani sarà posto sulla croce, posizionato su una lettiga e accompagnato dalla Madonna Addolorata, viene trasportato in una cappella appositamente allestita. Nella tarda mattinata e nel primo pomeriggio, la processione di un'altra statua, rappresentativa del Cristo portatore della Croce, percorre i corsi principali e, sostituita da quella collocata nella cappelletta durante la notte, prosegue fino alla crocifissione.

[modifica] Sant'Angelo

Fercolo con l'urna contenente le reliquie di Sant'Angelo, durante la processione del 5 maggio.
Fercolo con l'urna contenente le reliquie di Sant'Angelo, durante la processione del 5 maggio.

Il 5 Maggio è la festa del patrono, Sant'Angelo Martire, centro della festa è la seicentesca chiesa di Sant'Angelo, nel cuore barocco del centro storico.

Le giornate sono movimentate soprattutto dalla lunga fiera che si apre un paio di giorni prima della festa e si conclude il 6 Maggio. La fase più coinvolgente è la processione della pregevole urna argentea seicentesca che custodisce i resti del Santo accompagnata da quattro ceri, macchine lignee seicentesce portate da diverse categorie di lavoratori.

[modifica] Altre feste Religiose

  • L'Addolorata di Sant'Agostino: il venerdì prima della Domenica delle Palme si svolge l'Addolorata. È una ricorrenza molto sentita e partecipata, ed apre di fatto le funzioni religiose della Settimana Santa. Il suo culto ha avuto inizio nel 1755;
  • l'Immacolata, celebrata l'8 dicembre anch'essa con una statua per le vie cittadine, tipico dolce legato alla festa è a' cicirata, torrone preparato con ceci;
  • la Madonna del Quartiere: nota anche come l'ausiliatrice, si celebra il 20 giugno;

[modifica] Media e telecomunicazioni

Periodici Locali TV regionali o locali Radio locali
  • TV Alfa


[modifica] Personalità legate a Licata


[modifica] Tradizioni culinarie

Nella tradizione culinaria licatese, come invero accade anche nel resto della Sicilia e del Meridione d'Italia, in genere la preparazione di una specifica pietanza accompagna una particolare ricorrenza o evento della vita.

  • il giorno di Pasqua ai bambini si regalano i Panarini (o Cannileri), preparati con farina "00" e uova sode. Sempre per questa ricorrenza si prepara a' pupa ch'i ficu, pane di grano duro e fichi secchi a forma di bambola;
  • il primo dell'anno si porta a tavola u' Taianu;
  • il giorno di San Giuseppe si prepara la tagliarina con il macco, pasta fresca condita con purè di fave;
  • la domenica, nel periodo estivo, era consuetudine preparare la lasagna, pasta fresca condita con sugo di pomodoro fresco (buttiglieddru) e ricotta salata. La tradizione vuole che sia servita su un pianale di legno (scannaturi) utilizzato per impastare la farina, e consumata dai commensali in comune senza l'uso di piatti.

[modifica] Sport

Negli anni '80 il Licata Calcio fu artefice di una prodigiosa scalata che lo portò in pochi anni dal calcio dilettantistico alla serie B nella stagione 1988/89 dove rimase per due anni. Attualmente il Licata Calcio è in Eccellenza.

[modifica] Impianti sportivi

  • Stadio comunale Dino Liotta
  • Stadio comunale Calogero Saporito
  • Palasport Nicolò Fragapane


[modifica] Economia

L'economia è prevalentemente basata su agricoltura e pesca. Grande rilevanza ha avuto nei secoli il porto: nell'antichità è stato un importante punto di riferimento nel Mediterraneo per lo smistamento di merci, soprattutto del grano; in tempi più recenti, nella prima metà del Novecento, è stato largamente impiegato per la commercializzazione dello zolfo proveniente dalle miniere della Sicilia centro-meridionale.

Progressivamente la valenza commerciale ha subito un ridimensionamento cosicché, ad oggi, risultano essere prevalenti le attività legate alla pesca, composta da una flotta di barche di medie e piccole imbarcazioni.


[modifica] Gemellaggi

Licata è gemellata con:


[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Ing Alfredo Caputo Commissario straordinario dal 31/03/2008
Centralino del comune: 0922868111

[modifica] Collegamenti esterni


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