Calendasco
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Calendasco | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Emilia-Romagna | ||||||||
Provincia: | Piacenza | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 55 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 37 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 65 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Boscone Cusani, Cotrebbia Nuova | ||||||||
Comuni contigui: | Guardamiglio (LO), Monticelli Pavese (PV), Orio Litta (LO), Piacenza, Rottofreno, San Rocco al Porto (LO), Senna Lodigiana (LO), Somaglia (LO) | ||||||||
CAP: | 29010 | ||||||||
Pref. tel: | 0523 | ||||||||
Codice ISTAT: | 033008 | ||||||||
Codice catasto: | B405 | ||||||||
Nome abitanti: | calendaschesi | ||||||||
Santo patrono: | San Corrado Confalonieri | ||||||||
Giorno festivo: | 19 febbraio | ||||||||
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Calendasco (Calindasch in piacentino) è un comune italiano di 2.412 abitanti della provincia di Piacenza.
Il borgo è di origine romana, luogo detto Ad Padum (Al Po) che successivamente i longobardi chiamarono Kalendasco.
Fra le frazioni presenti all'interno del comune ci sono Santimento e Boscone Cusani. Altre piccole frazioni e località minori sono Cotrebbia Nuova e la località Incrociata. Cotrebbia Vecchia fu sede dell'incontro del Barbarossa per le famose Regalie. Tutto intorno sono i pratae roncaliae ove era il grande accampamento dell'Imperatore, così come testimoniano i documenti pubblicati ad esempio dal Solmi. Ancora oggi vi si trova una vasta area agricola detta "i Ronchi".
Questo Comune fa parte della Associazione Europea delle Vie Francigene.
[modifica] Ambiente
Calendasco è situato a circa sette chilometri dalla città di Piacenza sulla riva destra del Po, il principale fiume d'Italia: il Comune di Calendasco ne comprende due grandi e verdissime anse. I pioppeti sono una caratteristica dell'ambiente fluviale.
La Trebbia ha la sua foce nel Po proprio in questo comune. La vicinanza coi due fiumi offre luoghi adatti alla pesca sportiva: sulla sponda del Po, non molto lontano del paese, è presente un campo di gara (attualmente questo punto presenta una buona pescosità). Sono state effettuate delle catture di barbi europei di grosse dimensioni, a vantaggio quindi di una pesca sportiva che riesce a coniugare natura e passione.
Notevoli sono gli afflussi di pescatori provenienti anche da aree lombarde. La pescosità del fiume in questo tratto emiliano è di lunga memoria: Calendasco era già dal Medioevo luogo di pescatori e navaroli, i barcaioli. La tipica imbarcazione in uso era chiamata "magana", mentre nei tempi più remoti era denominata "bargello".
[modifica] Storia
Sul territorio sono presenti alcuni resti archeologici di insediamenti abitativi e produttivi di epoca preistorica, mentre sono numerosi quelli di epoca romana. Durante tale periodo, infatti, il territorio era fittamente popolato. Il borgo ha la sua origine dalla antica mansione romana di Ad Padum (Al Po) cioè il luogo effettivo del passaggio del fiume, che nei secoli resterà in uso sulla strada romana "Placentia-Ticinum" (Piacenza-Pavia). È ancora visibile un ampio tratto della centuriazione romana e parte dell'antica consolare. Antico è anche il porto sul Po, di origine romana e conservato con privilegi dal re longobardo Liutprando e poi da Carlo Magno. Calendasco è posto lungo la Via Francigena.
Il paese si trova già citato nel Codice Diplomatico Longobardo, cioè una raccolta di antichi atti, ove abbiamo pergamene del 769, 784, 892 e tante altre che sono riferite al borgo. È attestato che in epoca longobarda la chiesa ricevesse la decima, cioè una tassa dovuta, essa spettava all'oratorio di "santa Maria in monticello di Calendasco".
I longobardi ebbero parte attiva in Calendasco: probabilmente il paese fu una loro diretta fondazione. L'importanza di Calendasco durante l'alto medioevo è testimoniata dalle carte longobarde e da quelle imperiali successive: qui vivevano ed operavano due scabini (cioè giudici), ed il presbitero di questo borgo, come attesta una pergamena dell'804 aveva terre e possedimenti anche a Campione presso Como, a testimonianza di come il luogo fosse strategicamente importante ed abitato quindi da nobili che ne sfruttavano le risorse. Lo scabino ed i missi dominici sono personalità molto importanti per la giustizia antica. Liutprando mantenne i privilegi al porto di questo luogo con un documento del 715 e Carlo Magno li ribadì per tre importanti motivi quali l'importanza dellla strada romana Placentia-Ticinum, il porto fluviale con la riscossione della gabella e la presenza del castello e del recetto con funzione di avamposti prossimi alla città.
[modifica] Il periodo preistorico e protostorico
Nella seconda metà dell'Ottocento - nei pressi di Calendasco -, in una cava di argilla presso una fornace, fu rinvenuto un ripostiglio con sette pugnali di selce dell'età del rame «sotto un potente strato di argilla». Stando a quanto viene riferiferito, vennero scoperti «con un sol colpo di zappa» [...] «in un sol luogo». Due pugnali finirono al liceo cantonale di Lugano e furono pubblicati da Marinoni nel 1868, degli altri si ignora la sorte. La località da cui provengono questi pugnali è stata recentemente individuata dai ricercatori del Centro Studi Ad Padum, nei pressi della località Campadone, dove si trovano ancora le tracce della fornace, e di un vasto insediamento "pre e protostorico".
Anche in altre località, soprattutto nei pressi dalla mansione romana Ad Padum, sono emersi nell'aratura frammenti ceramici, presumibilmente dell'età del bronzo e della seconda età del ferro. Questa situazione avvalora l'ipotesi che la strada consolare romana che attraversa il territorio da Piacenza fino al porto guado sul Po in località Boscone Cusani, seguisse una pista molto antica e sfruttata.
La documentazione longobarda relativa al paese attesta questo, oltre alle ottime carte medievali che esplicitano la 'strata romea propter Calendasco'ed anche della strada di Calendasco "de burgi veteri" cioè del vecchio borgo.
[modifica] La Via Francigena e il porto antico di Calendasco
Calendasco fa parte del percorso della Via Francigena, o Romea, in quanto l'Arcivescovo di Canterbury Sigerico attraversò qui il Po nell'anno 990 d.C., durante il suo viaggio a Roma per ricevere l'investitura dal Papa. Ma ancor più notevole è che qui vi era l'antico porto romano di Piacenza (le memorie storiche ricordano un emporium, cosa alquanto logica presso un porto ove giungevano merci). La Via Francigena è segnalata in carte del 1140, 1187, 1056, ove ritroviamo citata la "strata romea" passante "in eodem loco Kalendasco"[1]
Al porto di Calendasco le imbarcazioni dovevano pagare una gabella per l'attracco o per il solo transito in direzione di Venezia o Pavia. È questa una tipica gabella medievale ed è molto interessante storicamente risalire per mezzo di documenti dell'epoca, a questa reale testimonianza storica che molto peso dà a questo porto sul Po in Calendasco, oltre a quello situato oggigiorno in località il Masero.
Un accordo tra i piacentini ed i ferraresi stipulato a Ferrara il 5 novembre 1181 riporta:
« [...] et Ferrariensis debe esse salvus et custoditus in persona et in habere in Placentia et in districtu Placentie, et non debet dare aliquam dationem in Placentia vel in districtu Placentie, nisi duos solidos de fune navis et unam libram piperis super rivum et unam aliam libram piperis ad roncarolum de sterio [...] » |
Importantissimo il fatto che Calendasco sia stato feudo del Vescovo Conte di Piacenza già dal 1000 e qui ritroviamo tra i maggiori monumenti del borgo: un recetto, il castello, l'antica chiesa, il romitorio e un hospitale per pellegrini che fu anche dei e Penitenti francescani e luogo del primo ritiro di san Corrado alla sua conversione e nativo del borgo.
La chiesa di santa Maria di Calendasco ancora nel 1600 è nominata quale plebs cioè pieve, oltre ad essere arcipretura, si legge infatti nelle carte "ecclesia seu plebs loci calendaschi".
[modifica] I porti sul Po nel territorio di Calendasco
Altri importanti porti e punti di attraversamento serviti da un traghetto, li ritroviamo segnalati sulle mappe conservate in Archivio di Stato di Parma ed in Piacenza e Milano. Anche nei documenti cartacei essi sono chiaramente indicati.
I porti con relativo traghetto per la semplice traversata del fiume sono, oltre al già citatissimo porto di Sopra Rivo della Via Francigena, quello in località il Masero, a meno di un chilometro dal borgo, porto chiamato del Botto. Oggi anche in questo luogo, posto a solo un chilometro dal porto di Soprarivo, è stato sistemato un attracco portuale per pellegrini e turisti del Po. Va segnalato che ancora nelle mappature realizzate dagli austriaci, circa il Ducato di Parma e Piacenza, troviamo indicati il porto sul Po presso il Boscone di Calendasco, nei pressi di Soprarivo indicato come Chiatta per l'attraversamento dei cavalli ed anche il porto del Botto, che aveva sbocco al Bosco (Vicino al Masero) con anche qui segnalato che si poteva far il passaggio dei cavalli.
Altro punto di passaggio attrezzato è quello indicato come porto della Raganella di fronte a Valloria che è in sponda lombarda, praticamente è quello d'utilizzo del monastero benedettino di Cotrebbia Vecchia.
Altri porto è quello in direzione di Sarmato, a qualche chilometro da quello di Sopra Rivo, e che è chiamato "porto di Cainfango".
[modifica] Il medioevo: Castrum Calendaschi
Il feudo di Calendasco è dai primi anni mille "dipendente dal Vescovo di Piacenza", che fa erigere un recetto, cioè un luogo di difesa dei contadini locali e centro di raccolta dei prodotti agricoli, un antico prototipo di consorzio. Come ampiamente documentato i documenti longobardi testimoniano dei presbiteri locali già dai secoli VII e VIII, in piena epoca della dominazione dei longobardi prima, e franca, in seguito. Il burgi calendaschi, era composto dal recetto e dal castello, dalla chiesa e dall'hospitale dei pellegrini diretti al porto del Po. La chiesa era sotto la dedicazione a Santa Maria, come riportano le carte longobarde.
I documenti medievali riportano citato Calendasco quale "burgo" cioè borgo, distinzione netta da "villa" che indicava un piccolo agglomerato abitato. Quale borgo, il paese ebbe molta importanza: si sa che nel tardo XIII secolo i borghi più importanti sulla Via Francigena in territorio piacentino erano Fontana Fredda (attualmente frazione del comune di Cadeo), Fiorenzuola d'Arda e Calendasco.
Un documento conservato in Archivio Parrocchiale in Calendasco del 1461 riporta ancora apertamente la dizione "burgo", tanti altri si conservano negli Archivi. La carta datata 12 gennaio 1461 è stata scritta nella Curia Vescovile di Piacenza, ed interessava il "Dominus presbiter Gulielmus de Ferrariis rector ecclesiae sanctae Mariae de Calendascho Placentinae Diocesis" e vengono pure citati patrte in causa in questo atto notarile i feudatari del borgo "Nobilis Vir Bernabos de Confanoneriis filio Divi Lodovici et Nobil Donne Helena matris suae" e si legge che vengono fatte permute e fitti di "terre casamentate et in parte canellate" che sono poste "in burgo dicti loci Calendaschi".
[modifica] L'eremo-hospitale di san Corrado Confalonieri
Nel borgo di Calendasco è attestato un antico xenodochio longobardo, del quale ancora restano buone vestigia sotto all'attuale hospitio che fu dei Terziari penitenti di s. Francesco, in esso vi si ritirerà per alcuni decenni san Corrado. Questo santo nel 1290 è nato fisicamente nel castello del paese.
L'hospitio dicti loci calendaschi è segnato in una antica mappa del tardo 1500 e compare in atti inediti del 1600 ancora quale luogo di importanza civile, qui infatti "subtus portichus dicto hospitio loci calendaschi" venivano fatti gli atti più importanti della comunità locale.
I penitenti che gestivano il luogo di sosta dei pellegrini della strada romea o francigena, ebbero sempre in grande cura questo luogo, ed è proprio grazie alla Via Francigena diretta al Po che l'hospitio assume valore locale come tappa fondamentale.
I frati penitenti del Terzo Ordine francescano erano sotto la guida del beato frate Aristide.
Gli studi riportano che i Terziari francescani avevano in Italia molti romitori come quello detto 'al gorgolare' di Calendasco, ove spinti dal desiderio di perfezione, sotto la guida di un superiore da loro stessi scelto, si dedicavano al servizio degli infermi poveri e pellegrini presso qualche pubblico ospedale od ospitio.
I "Generalia Statuta" del 1549 "Sive Decreta Fratrum Tertii Ordinis Sancti Francisci de poenitentia nuncupati regularis observantiae Congregationis Longobardae in habitu heremitico degentium" riportano l'antico richiamo all'abito eremitico: non sorprende quindi un San Corrado francescano che è allo stesso tempo Terziario ed eremita.
[modifica] L'esistenza dell'hospitale nelle antiche carte
L'esistenza dell'eremo ed hospitale di Calendasco, sorto lungo l'asse viario della Via Francigena e della strada romana Placentia-Ticinum, è data dai documenti cartacei rinvenuti presso vari Archivi di Stato.
Si tratta di vari pezzi relativi al XVII sec., facenti parte della Diplomatica Speciale, quella riservata alla Scrittura Privata e che portano nel protocollo, nel testo e nell'escatocollo, quei caratteri maggiore importanza dell'atto stesso e la sua attinenza con la struttura stessa. L'analisi delle parole latine, di cui tutti gli atti sono compoasti, ci apre le porte alla comprensione del luogo e del territorio.
Dove si legge "Subtus portichus dicti hospitii" oppure "In loco calendaschi in hospitio dicti loci porticus versus" od ancora "in loco calendaschi in hospitio strata publica versus", vi si ritrova un chiaro riferimento ad hospitio, cioè luogo atto al ricovero di persone e animali al seguito, albergo, luogo di ospitalità per il viandante povero e non a caso, ancor oggi, sebbene a lettere ormai quasi illeggibili e cancellate dal tempo, sopra all'arco del portico di ingresso vi sono tracce di una scritta dicente:"Qui si offre vitto alloggio e stalla". Era quindi luogo di ospitalità continua, cotidiana, per il viandante occasionale ma anche luogo di assistenza agli indigenti, agli ultimi del posto.
La dizione "subtus portichus hospitio", indica il luogo ove il documento è di fatto rogato; negli atti notarili e nei documenti in genere, ricorrono sempre i luoghi della redazione del medesimo, tra questi posso ricordarne alcuni incontrati nella loro più diversa specie: Il riferimento alla posizione è vario, oltre a questi esempi si può trovare citata la casa di un vicino, un confine di terre o altro.
Gli atti relativi all'Hospitale di Calendasco, danno la esatta ubicazione geografica dello stesso, dicendo "Strata publica versus". Nella dizione latina "Strata pubblica" sta per strada principale, la via più importante, quella che andava a collegare il Borgo di Calendasco alla città. In effetti, la via detta pubblica è tale proprio perché è di fatto la strada che porta il flusso principale di viandanti da e per la città. Le altre strade, quelle secondarie, riscontrabili nel territorio, vengono nomate in altro modo per cui si trova "strata levata","strata campestra" ecc.
Gli atti sono del XVII secolo, hanno una datazione che va dal 1660 al 1700, sono nella loro maggioranza inediti[2], nei loro testi riportano vari nomi di rogatari tra i quali non di rado i sacerdoti stessi del Borgo di Calendasco o delle zone limitrofe. Tali atti perlopiu' in scrittura corsiva latina, erano destinati al singolo ed alla tutela dei suoi diritti e per questo erano rogati da un Notarius, nella fattispecie dal notaio piacentino Lelio Degani.
Questi atti sono quindi la prova certa della esistenza, ancora nel XVII sec:, dell'importante Hospitio ed essi avevano valore giuridico per cui prendevano il valore di "Instrumentum publicum", con caratteristiche ben precise ed il notaio che ha tramandato in "publicam formam" l'atto giuridico compiuto, si è avvalso della Tachigrafia, cioè dell'uso delle abbreviazioni di parole. I Documenti relativi all'Hospitio di Calendasco, sono redatti per la maggior parte, sotto al portico dello stesso, ed esso era ed è tutt'ora, ubicato a lato della strada principale, "strata publica versus". Gli studi riportano che i Terziari francescani avevano in Italia molti romitori come quello detto 'al gorgolare' di Calendasco, ove spinti dal desiderio di perfezione, sotto la guida di un superiore da loro stessi scelto, si dedicavano al servizio degli infermi poveri e pellegrini presso qualche pubblico ospedale od ospitio.
[modifica] Il castello
Il maestoso castello ad una torre cilindrica che si osserva di fianco alla chiesa del borgo, conserva attualmente l'architettura di fine XIII inizio XIV secolo. Ad ingresso levatoio, con fossato. Posto accanto all'edificio vi è il più antico recetto, anch'esso ad entrata levatoia. Sulla piazza che c'è davanti a queste imponenti costruzioni si erge massiccia la fortificazione che fungeva da scuderie per i cavalli e stalla dei bovi.
Nel castro dicti loci calendaschi[3] si conservano le due sale con "caminata magna", precisamente la caminata magna inferiore e quella superiore così come testimoniano i documenti medievali. Il primo nucleo importante è il recetto[4], costruito per volontà del Vescovo di Piacenza, feudatario del luogo, nei primi anni del 1000. Il castello sorgerà un secolo dopo, quando l'importanza del porto sul Po, con passagi notevoli di genti e merci, richiese protezione, guardia armata e riscossione di gabelle. La famiglia che maggiormente resse questo feudo risiedendo nel maniero sappiamo con certezza dai documenti che furono i Confalonieri, guelfi, infatti le carte notarili ci mostrano la loro presenza vivace e continua per quasi duecento anni (dal 1400 a quasi tutto il 1500).
Al 12 gennaio 1461 presso la Curia vescovile di Piacenza, alla presenza del preposto Paolo Malvicini de Fontana, con notai piacentini Antonio Gatto e Pietro De Jerondi, si redigeva atto che andava ad interessare il “Dominus presbiter gulielmus de ferrariis rector ecclesie sancte marie de calendascho placentine diocesis” ed il “Nobilis vir Bernabos de confanoneriis filio divi ludovici “ e la “nobilis donne Helena matris sue”, ancora i Malvicini de Fontana con “Magdalena”, poi “antonio de confanonerii” che redigono questo “instrumento publico” di cambio terre con concessione di diritto irrigatorio. .
“Terre casamentate et in parte canelate” poste “in burgo dicti loci calendaschi”, andando ad interessare il “cimitterius” con le sue pertinenze e queste terre vengono cambiate con un “jus cimitterii” e un “jus irrigandis”, ove il “flumen raganella” vivo e morto è il portatore di acque. Queste terre, dietro al castello, hanno adiacenze anche con i fossati sia d’esso castello che del ricetto pubblico, difatti le coerenze vanno “incipiendo strata introitus dicti riceti sive roche sive castri calendaschi”.Un forte richiamo al castello ed al recetto quali edifici perfettamente distinti.
[modifica] L'abbazia benedettina di san Pietro a Cotrebbia
Nei pressi di Calendasco, a Cotrebbia, si trovava nell’alto medioevo un’importante abbazia benedettina, dove si tennero importanti eventi storici. Il toponimo di Cotrebbia appare per la prima volta in un documento datato 3 giugno 865, con il quale l’Imperatore di Germania Ludovico II fa delle donazioni al monastero di san Sisto in Piacenza. Il toponimo Cotrebbia (dal latino “caput Trebiae”, in capo alla Trebbia, sta ad indicare (oltre all’antica presenza del letto fossile del fiume, che scorreva durante il IX secolo a.C. poco a ovest), la sua giurisdizione territoriale: a partire dalla Trebbia. Qui sorgeva l’importante abbazia dedicata alla Resurrezione che, nell’anno 874 (anno della rifondazione) fu dedicata a san Pietro ed unita al monastero cittadino di san Sisto.
L’abbazia di san Pietro compare nel testamento dell’ex imperatrice Angilberga (moglie di Ludovico II) dell’anno 877. Cotrebbia e la sua abbazia sono citate ancora nell’anno 889: Angilberga, per il tramite della figlia Ermengarda, supplica l’imperatore Arnolfo di riconfermarle la donazione di terre e beni immobili precedentemente ottenuti dal padre. Ludovico il Germanico. La supplica verrà esaudita e ratificata il 12 giugno dello stesso anno. Ancora nell’anno 891 il monastero compare in un atto del papa Stefano V, il quale conferma al vescovo di Piacenza Bernardo, i privilegi già goduti dai monasteri di Bobbio, Mezzano Scotti ([[attualmente frazione di Bobbio) e Caput Trebiae. Altri documenti portano le date 917, 950, 1014, 1096, 1128, 1136, 1140, 1151, 1162, 1179, 1181, 1187. Il monastero nel XII secolo venne tolto alle monache, perché avevano arrecato dei gravi scandali, e fu affidato direttamente dalla Santa Sede ai monaci benedettini.
Negli anni 1155 e 1158, Cotrebbia vive il suo momento di maggiore risalto storico. L’abbazia ospita infatti nel 1155 i cardinali della Curia romana, giunti in qualità di emissari del Papa per interloquire con l’Imperatore Federico Barbarossa, per dirimere importanti questioni. Nella zona si tenne la seconda celebre “Dieta di Roncaglia” del 1158, nella quale l’imperatore Barbarossa concesse le “Regalie” ai Comuni come affermano fior fiore di studi pubblicati.
[modifica] Cronologia storica
I ritrovamenti archeologici di epoca romana testimoniano l'esistenza di insediamenti romani, proprio qui infatti è la mansione romana di Ad Padum, sulla strada Placentia - Ticinum (Piacenza - Pavia). Un attivissimo porto sul Po era quindi sul fiume, così come quello sulla sponda lombarda sul Lambro che in questa area viene ad avere lo sbocco nel Po. Al porto di Sopra Rivo si pagava una gabella (tassa) per il passaggio con le navi da o per Pavia e Venezia, e per l'attracco della nave, la gabella consisteva in 2 soldi e 1 libra di pepe (preziosissima spezia).
[modifica] Atti e documenti antichi: breve rassegna delle carte notevoli
- Pavia, 10 maggio 715: il re longobardo Liutprando rinnova il possesso del porto sul Po di Calendasco, porto detto Lambrum et Placentia
- Pavia, 19 agosto 769: beni in Kalendasco
- Calendasco, 18 aprile 784: decima alla chiesa (diritto pievano ma anche di chiesa ricettizia Vescovile, infatti il Vescovo già con Carlo Magno era feudatario di questa area)
- Milano, 8 marzo 804: il presbitero di Calendasco, che qui abita, chiamato Orso ha immensi beni terrieri
- Calendasco, 21 ottobre 892 ove 'presbiter de Kalendasco' è detto essere Stabelfredus
- Pavia, 22 settembre 951 (in pieno periodo di Sigerico) ove si cita il guado sul Po di Calendasco -
- Piacenza, 4 aprile 1056: beni e proprietà terriere poste propter strata romea nel luogo di Calendasco
- Piacenza, 8 novembre 1140: terre desuper strata romea in loco et fondo Calendasco - Piacenza 2 giugno 1181 feudo 'de Calendasco'
- Ferrara, 5 novembre 1181: accordo tra ferraresi e piacentini per la navigazione del Po e relativa tassa 'in pepe' al porto di Sopra Rivo presso Calendasco
- Piacenza, 6 novembre 1187: sempre su Calendasco e la strada romea (la via dei romei, coloro che si dirigono a Roma, pellegrini, la strada romea è conosciuta anche come via Francigena)
[modifica] Documenti relativi ai Confalonieri feudatari di Calendasco
Breve estratto tra le decine di carte e pergamene:
- 11 maggio 1242 redatto a Piacenza Manfredo de’Confalonerii è Podestà a Piacenza
- 28 novembre 1244 Piacenza Giovanni Confalonieri rappresenta i francescani di città
- 8 agosto 1282 Piacenza Bernardo figlio di Oprando de’ Confalonerii
- 26 marzo 1283 Piacenza compaiono Jacopo Confalonieri detto Panica con il suoi figli Alberto, Bernabò e Filippino
- 28 marzo 1403 Piacenza investitura dell’Ospitale di S.Antonio fuori le mura di Piacenza di terre poste a Ponte Tidone e compaiono Bernabò, Antonio, Nicola, Giacomo e Malatesta tutti dei Confalonieri
- 17 febbraio 1419 Piacenza Nicola e Bernabò Confalonieri
- 16 dicembre 1420 Piacenza Lodovico Confalonieri
- 12 gennaio 1421 Piacenza Magdalena Confalonieri abbadessa nel monastero di (illeggibile)
- 19 ottobre 1448 Calendasco compaiono i Nobili Confalonieri
- 5 novembre 1462 Calendasco fratelli Confalonieri atto con presbitero della chies
- 5 novembre 1463 redatto a Calendasco nel castello sono i Nobili fratelli Confalonieri tra i quali Antonino
- 8 febbraio 1465 Calendasco in castro Calendaschi, Antonio Confalonier
- 22 gennaio 1466 Calendasco in castro Calendaschi, Bernabovis Confalonieri, Elena e Lodovico dei Confalonieri
- 4 gennaio 1481 Piacenza Elionora de’Confalonerii figlia di Aloisii detta “uxorem relicta”
- 18 gennaio 1482 Antonio Confalonieri si arrende all’assedio al castello di Calendasco fatto dalle truppe di Ludovico il Moro
- 4 febbraio 1513 Piacenza Aloisio Confalonieri e Filippo (Fondo S.Francesco in Piazza)
- 6 gennaio 1557 Calendasco Aloisio Confalonieri descrive la divisione dei beni con gli altri fratelli fatta in Calendasco
- 7 gennaio 1557 Calendasco atto di affitto
- 13 settembre 1572 Lodovico Confalonieri è ucciso nel castello di Calendasco da Antonello Dei Rossi di Piacenza, amante della moglie Camilla
[modifica] Il "Legato Sancti Conradi"
Già in due importantissimi volumi editi in Piacenza nel 2005 e 2006 si evidenziano nuovi fatti storici mai pubblicati dalla storiografia del Santo, in effetti è plausibile e logico che a Noto non potessero pubblicare documenti degli Archivi piacentini: è toccato a noi ricercatori e storici di Calendasco ritrovare questi favolosi Atti notarili Diplomatici sensazionali.
La storia del Santo, ora unita a quella già certa e ben pubblicata a Noto in Sicilia, ora si avvale di queste recenti ma importantissime scoperte d'Archivio per mano del ricercatore Umberto Battini.
Il "Legato" fatto in Curia Vescovile a Piacenza davanti al Vescovo Conte mons. Claudio Rangoni che lo approva, conferma e decreta, è per volontà del Conte GiovanBattista Zanardi-Landi assegnato alla chiesa di Calendasco in data 9 agosto 1617, redatto dal Notaio e Cancelliere episcopale Piacentino GiovanFrancesco De Parma è “ad devotionem et reverentiam versus Sancti Conradum Confessorem” la cui festa è ricordato essere celebrata nella città di Piacenza “et Diocesis Placentina” il 19 febbraio e che san Corrado “oriundus de predecta civitate” ed altresì della Illustrissima Famiglia dei Confalonieri abitante nelle loro dimore poste nel luogo di Calendasco.
La erezione della Cappella dedicata al Santo che “subinde ornavi et munivi” cioè che veniva tutta decorata e fornita del necessario affinché fosse possibile celebrarvi messa è tutta a spese dello stesso Conte specificando che la “Capella et Altare S.ti Conradi” eretto nella chiesa di santa Maria di Calendasco è posto nella parte sinistra “per eius Portam minorem respicentem versum Castrum loci predicti Calendaschi et sic versus nullam horam” e come ancora oggi appare, sebbene modificato nel tempo e in special modo nel 1700 con i lavori di ampliamento della stessa chiesa, è situato vicino alla porta minore posta verso il castello e entro la qual porta essere quella finestra romanica della chiesa medievale.
Le cappelle della chiesa col tempo vennero eliminate lasciando solo le pareti con una piccola rientranza, basti pensare agli anni 1970 quando per i lavori che vennero eseguiti, le cappelle che erano ancora esistenti nella parte destra entrando nel tempio, furono abbattute mantenendo la attuale struttura.
Nel Legato viene lasciata la rendita relativa al possesso posto in Villa Campadone, poco discosti dal Borgo, che è dato in enfeteusi ad un certo Codeghini che ha l’obbligo di mantenere e migliorare il fondo e versare il prezzo del fitto al “rectore” della chiesa assieme “ad unuis caponi”.
Il “moderno Rectore” della chiesa si obbliga “in perpetuum” a celebrare ogni giorno una messa all’altare di S.Corrado con “memento dello Zanardi-Landi” e celebrare la messa solenne, senza memento, il 19 febbraio giorno della festa del Santo.
Quello che emerge è che il Legato nelle sue espressioni iniziali vada ad evidenziare senza mezzi termini della discendenza del Santo e della sua nascita in Calendasco, “in eodem loco iste sanctus ut praefertur originem terrenam duxit” ricordando che i Confalonieri furono “iuribus” nel borgo e in villa Campadone prima di lui stesso Zanardi-Landi.
Anche circa al culto del Santo appare chiaro essere già esistente sebbene solo dal 1600, epoca tra l’altro in cui il Santo fu conosciuto in tutta la penisola aprendo il culto a tutta la chiesa, in Calendasco il culto non era da impiantare ma da accrescere prova era che già tante erano le grazie ricevute dalla gente del posto e questo viene chiaramente specificato nel "Legato".
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Festività e celebrazioni
Importante ricorrenza è il 19 febbraio, in quanto si festeggia il Patrono san Corrado Confalonieri, nato a Calendasco nel 1290 e morto santo a Noto nel 1351. La festa del santo Patrono è particolare per la grande processione con la venerata Reliquia, che si snoda dall'eremo del santo alla chiesa parrocchiale di Calendasco. Segue il dono dei ceri da parte delle autorità locali e la benedizione e distribuzione ai devoti, del "pane degli angeli" bendetto, a ricordo del miracolo del santo Corrado.
Un corteo storico in costume d'epoca si tiene nel pomeriggio della domenica che precede la festa patronale. Oltre ai figuranti che rievocano le scene della conversione, sono presenti tantissimi bambini e bambine in saio. Questo evento si conclude con la solenne benedizione ai bambini impartita dall'arciprete nella chiesa di Santa Maria; viene anche fatta coralmente la "supplica" per perpetuare grazie e benedizioni sul paese ed i suoi abitanti per intercessione di san Corrado Confalonieri.
A queste manifestazioni si aggiunge il "mercatino medievale" con figuranti in costume, solitamente tenuto agli inizi di maggio.
Un altro importante evento che prese avvio nel 1963 è la Fiera del Po - Festa del pesce fritto, a carattere agricolo e commerciale, con un parco divertimenti ed alcune inziative a segnare il periodo fieristico. Negli anni passati era un fulcro economico per il mondo agricolo che maggiormente caratterizza questo comune.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Francesco Zangrandi (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0523 772722
Email del comune: comune.calendasco@virgilio.it
[modifica] Voci correlate
- Chiesa di santa Maria di Calendasco
- San Corrado Confalonieri da Piacenza
- Castello di Calendasco
- Via Francigena
- Francescani
- Terzo Ordine Regolare di San Francesco
- Noto
[modifica] Note
- ^ Carte conservate in Archivio di Stato di Piacenza e Parma. Vedi ad esempio atto redatto in Piacenza il 4 aprile 1056 relativo a terre sulla strada romea presso Calendasco fittate dalle monache di S. Sisto in Piacenza in A. Drei 'Le carte degli archivi Parmensi del secolo XII, voll.III, Arch. Stato Parma 1950
- ^ Sono reperibili nel volume a cura di Umberto Battini "San Corrado Confalonieri i documenti inediti piacentini ediz. Compagnia di Sigerico in Calendasco, 2006. Vi si può leggere interemente il Legato Sancti Conradi.
- ^ Il castello è citato in tanti atti notarili. Una carta del 1461 redatta in Piacenza e conservata nell'Archivio della Chiesa di Calendasco ci segnala delle due grandi sale con camino secondo la terminologia in uso al tempo
- ^ Il recetto sorse per volontà del Vescovo-Conte di Piacenza attorno al 1000, viene citato distintamente dal castello in rogiti e carte notarili. Si pensi che ancora nel tardo 1500 negli Estimi farnesiani ritroviamo segnalate le persone che vivevano dentro allo stesso recetto
[modifica] Bibliografia
- Ad Padum. Il territorio, la strada, il Po, Gianni Battini, in AA.VV., Atti del Convegno Internazionale di Studi, Ponti Navalestri e Guadi. La Via Francigena e il problema dell'attraversamento dei corsi d'acqua nel medioevo, Centro Studi Romei, Annuario “De Strata Fracigena”, VI/2, Ed. gli Arcipressi, Firenze 1998
- La via Francigena, il guado del Po. Storia, gestione, sviluppo e strategia tra IV e XIV secolo, Gianni e Umberto Battini, Ed. Banca di Piacenza, Piacenza, 1998. Questo volume è disponibile anche in formato braille, presso l'Unione ciechi di Piacenza ed alla Biblioteca Nazionale di testi braille di Monza.
- Cotrebbia. Origini e storia di una comunità, Fabio Bianchi, Ed. Parrocchia di Cotrebbia (PC), 1998
- La via Francigena nel piacentino, Gianni Battini, in AA.VV., Incontro al Padre, supplemento a: Il Nuovo Giornale, n° 9, Ed. Diocesi di Piacenza e Bobbio, Piacenza, marzo1999
- Per antiche strade e per antichi guadi. La Via Francigena tra Pavia, Piacenza e Fidenza Gianni Battini, in AA.VV., Annuario Iubilantes Como 1999-2000, Como, gennaio 2000
- Qui attraversò il Po l’abate di Canterbury, Gianni Battini, in AA.VV. Piacenza Economica, n. 3, anno XXV, Ed. Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Piacenza, luglio-settembre 2000
- La via Francigena nel territorio piacentino, Umberto Battini,in AA.VV. Il Grande Fiume, n. 5, estate 2000
- Antiche forme di pedaggio sul Po, Umberto Battini, in AA.VV. Il Grande Fiume, n. 6, autunno 2000
- Una libbra di pepe e due soldi. Strategie e strutture medioevali del viaggiare sulla Francigena, Gianni Battini, in AA.VV., Annuario Iubilantes 2000-2001, Como, gennaio 2001
- All’incrocio della via fluviale: il Po come antico elemento di unione, Gianni Battini, in AA.VV., Atti del Convegno di Studio, Il Lodigiano un’area di strada tra la Francigena e la via Romana, in "De Strata Fracigena", Centro Studi Romei, IX/2, Ed. Gli Arcipressi, Poggibonsi, dicembre 2001
- San Corrado Confalonieri, il cercatore di Dio, U. Battini, Ed. Compagnia di Sigerico in Calendasco, Calendasco (PC), 2005
- San Corrado Confalonieri: i documenti inediti piacentini, Umberto Battini (a cura di), Ed. Compagnia di Sigerico in Calendasco, Calendasco (PC), 2006
[modifica] Collegamenti esterni
- Compagnia di Sigerico sito ufficiale
- Caupona Sigerico: Circolo culturale ricreativo sportivo, responsabile del traghettamento dei pellegrini al Guado di Sigerico