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Storia di Cerignola - Wikipedia

Storia di Cerignola

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Questa voce è parte della serie
Storia della Puglia
Categoria: Storia della Puglia

[modifica]

Voce principale: Cerignola.

La storia di Cerignola risulta essere abbastanza incerta, sebbene iscrizioni e reperti archeologici rinvenuti nel suo territorio attestino il suo sviluppò a partire dalla dominazione romana, durante cui divenne Municipium.

La testimonianza cartacea più antica relativa alla città è uno scritto risalente al 1150, tratto dal Codice Diplomatico Barese, in cui si fa riferimento ad una “domum Malgerii Cidoniole”. In realtà la presenza della Chiesa Madre, risalente almeno al X secolo, anticiperebbe la datazione di duecento anni.

Indice

[modifica] Dal Neolitico all'età romana

Resti della Via Traiana.
Resti della Via Traiana.

Il territorio che circonda l'attuale Cerignola è abitato sin dal Neolitico, come testimoniano le tracce, risalenti a tale periodo, rinvenute dagli archeologi. La copiosità della zona, in termini di selvaggina e di pascoli verdi, portò alla nascita di numerosi insediamenti tra cui era fitto lo scambio di merci; villaggi sorsero sia nell'entroterra (nella zona di ripa alta), che poco distanti dal mare (nell'antica zona di Salapia). Le tracce giunte sino ai giorni nostri, appartenenti o all'Età del Bronzo (2000 a.C. circa) o all'Età del Ferro (1000 a.C. circa), ci raccontano di villaggi ad economia agro-pastorale ben organizzati, al punto che la propria sicurezza era assicurata da mura e guerrieri.

[modifica] Epoca preromana e romana

Per approfondire, vedi la voce Epigrafi di Cerignola.

Nel IV secolo a.C. la civiltà Dauna raggiunse l'apice del proprio splendore, al punto da occupare l'intero Tavoliere. Tuttavia, nello stesso periodo, i Romani conquistarono quelle stesse terre per poterle assegnare a nobili e veterani di guerra, difatti fino alla caduta dell’Impero romano, nel 476 d.C., la maggioranza dei terreni risultava divisa in appezzamenti di varia estensione lasciati a pascolo o coltivati a cereali; i campi più vasti erano curati da delegati di ricchi cittadini romani, mentre i terreni più modesti erano lavorati da agricoltori veterani di guerra. Per tale motivo il territorio circostante l'abitato di Cerignola è ricco di ville e fattorie, ad esempio in località Ripa alta, Tavoletta e Posta Fara (nella valle dell’Ofanto), San Marco (in direzione di Canosa) ed ancora San Vito e Cerina (in prossimità dell'antica Salapia).

Le ingenti produzioni agricole e zootecniche prodotte imponevano la presenza di un’efficiente rete viaria che ne permettesse il trasporto ai porti sull’Adriatico e alle città principali dell’epoca, compresa Roma.
Queste necessità legate all’intenso traffico di merci e di persone portarono alla realizzazione, ad opera dell'imperatore Traiano, di un percorso che, passando sul nostro territorio, collegava Benevento a Brindisi, e che da allora assunse il nome di Via Traiana nome che non variò nemmeno dopo gli ulteriori interventi manutentivi disposti dai Tetrarchi e dall’imperatore Costantino.

Tabula Peutingeriana. L'immagine mostra i Balcani, la Jugoslavia, l'Adriatico con l'isola di Cefalonia, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la costa libica di fronte.
Tabula Peutingeriana. L'immagine mostra i Balcani, la Jugoslavia, l'Adriatico con l'isola di Cefalonia, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la costa libica di fronte.

Il tracciato di questa importante arteria, nel tratto che congiungeva Herdonia con Canusium, passava a breve distanza a Sud dell’attuale Borgo antico, ma questo non è menzionato nelle mappe della via Traiana redatte da viaggiatori nel IV secolo, e cioè: l’Itinerarium Burdigalensis, dalla Terra Santa in Francia, che registra nella nostra zona solo la presenza della mutatio undecima, ovvero di un luogo per il cambio (mutatio) dei cavalli, e la famosa Tabula Peutingeriana che, redatta alcuni decenni dopo la precedente, riporta in luogo della mutatio il nome di un villaggio, Furfane, scomparso nel medioevo.

In molti fanno risalire la nascita di Cerignola al 500 a.C. circa, successivamente alla distruzione dell'antica Cerina (o Kerina), sul fiume Fortore (dove un tempo passava la via Traiana), ad opera di Alessandro I d'Epiro, detto il Molosso, durante la guerra greco-romana nel 324 a.C.

Gli abitanti rimasti in vita, inizialmente si insediarono nelle campagne circostanti fondando una serie di borghi. Successivamente, gli stessi pensarono di unirsi per dar vita a quella che sarebbe diventata la nuova Cerignola. Per motivi di sicurezza gli abitanti disposero la nascita del paese a nord del castello del Curatore romano (sito dove attualmente sorge il Borgo Antico anche chiamato Terra Vecchia) presidiato da una guarnigione di soldati che nello stesso risiedevano. Al Curatore (Curator annonae) era affidato l'oppidum, ovvero un centro di raccolta e conservazione del frumento oggi conosciuto come "Piano delle Fosse". Le fosse granarie, prima diffuse in tutta la Daunia, oggi sono presenti solo a Cerignola a testimonianza di una speciale modalità di conservazione del grano in silos sotterranei. La colonia insediatasi battezzò il luogo Ceriniola (o Keriniola), ovvero: piccola Cerina, in memoria della loro città originaria.

In epoca Romana, l'antica Cerignola rappresentava un importante centro di scambio. L’odierna Chiesa di San Domenico, nei pressi del "Piano delle Fosse", era infatti anticamente una stazione di cambio dei cavalli e un punto di ristoro per i viaggiatori. A riprova di tutto ciò, c'è il fatto che Cerignola è l'unico insedimanento che, nell'arco di venti secoli, è sopravvisuto a diverse vicessitudini. A differenza di quasi tutti gli antichi centri del Basso Tavoliere.

Analizzando la struttura urbanistica del borgo medievale (conosciuto con il nome di Terra Vecchia), si evincono alcune caratteristiche che confermano la tesi dell'origine romana. Ad esempio, la mancanza di elementi radiocentrici tipici dei centri medievali. Sono presenti, invece, elementi di ortogonalità caratteristici di centri medievali sviluppatosi su schemi già esistenti.

Ad avvalorare questa tesi, vi sono inoltre numerosi ritrovamenti, soprattutto nella campagna circostante, di statuette romane, vasi, tombe ed epigrafi. Inoltre i sotteranei del centro storico sono caratterizzati da strutture sotteranee di epoca romana. In alcune zone ci sono resti di ville romane come a Cerina, mentre dove ora sorge il Santuario della Madonna di Ripalta, patrona di Cerignola, vi era un tempio dedicato alla dea Bona. Questa sembra essere una zona importante dal punto di vista archeologico e fu oggetta di scavi negli anni '80. Da un'epigrafe trovata nella zona di Cerignola si conosce il nome di un Curatore, un certo Lucio Publilio Celso Patruino, di probabile origine Aerdonitana (della famiglia dei Publili Patruini), e probabilmente lo stesso centro di raccolta e il villaggio annesso non era altro che un deposito di grano dipendente da '''Aerdonia''' con una mutatio. Il centro sembra essere menzionato con il nome Furfane in un antico itinerario.

[modifica] V-XIV secolo

Dopo la caduta, nel V secolo, dell’Impero Romano d’Occidente, il territorio di Cerignola fu al centro di lotte di conquista e di potere, e Goti, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi e Saraceni calcarono il suo suolo. A questi ultimi invasori successero, intorno al 1040, i Normanni e, quindi, gli Svevi di Federico II, che ebbero la nostra cittadina in buona considerazione, e poi gli Angioini, che invece la punirono severamente. È nel X-XI secolo che si hanno notizie più certe dell'esistenza della città con un Arciprete Nullius dipendente dalla diocesi di Bari e con gli arcipreti Alferius e De Leo. Il "Quaternus excadenciarum Capitanatae", fatto redigere da Federico II nel 1249, così come altri documenti del "Codice Diplomatico Barese" delineano la Cerignola del XIII secolo: un castello circondato da un fossato, poche case in una cinta muraria ed una scarsa popolazione. Fu durante il Medioevo che il borgo divenne un feudo e molti sono i feudatari che nei secoli si sono alternati. Gli Angioini la cedettero a Simone de Parisiis (primo feudatario di Cerignola nel 1271) che racchiuse la città entro mura turrite (in opus reticulatum) e costruì torri e castello. Quest'ultimo corrisponde all'attuale Palazzo Ducale a cui ci si riferisce con l'appellativo di Castello poiché circondato per tre lati da un fossato largo e profondo 60 piedi. Alla morte di Simone de Parisiis (nella seconda metà del XIII secolo) il feudo fu incorporato nel regio demanio per poi essere successivamente ceduto a Bertrando Artus che lo vendette a Ugone de Vicini. Il feudo passò quindi nella mani di Giovanni Pipino, Nicolò Pipino e infine dei conti Azzaroli (o Acciaioli). Nel XIV secolo Cerignola fu distrutta in seguito alla guerra tra Giovanna I d'Angiò e Luigi I di Ungheria.

[modifica] XV-XVII secolo

La Battaglia di Cerignola
Monumento a Consalvo da Cordova.

La Battaglia di Cerignola fu combattuta il 28 aprile 1503 tra l'esercito spagnolo, guidato da Gonzalo Fernández de Córdoba e quello francese, guidato da Louis d'Armagnac, Duca di Némours. Alla base del conflitto vi era il possesso del Regno di Napoli che, in seguito al trattato di Granada del novembre 1500, portò ad un accordo: il Regno veniva spartito in quattro provincie ovvero: Campania, Abruzzo, Puglia e Calabria; le prime due furono assegnate alla Francia e le restanti due alla Spagna. Purtroppo non si considerarono le provincie di Basilicata e Capitanata, create da Alfonso I d'Aragona. Quest'ultima, soprattutto a causa delle forti entrate derivanti dall'istituzione della Dogana delle Pecore, era motivo del contendere tra le due nazioni. Ne derivarono una serie di scaramucce che nel 1503 culminarono con il conflitto tra i due eserciti.

Nel 1414 salì al trono Giovanna II d'Angiò che vendette, nel 1418, Cerignola (tornata di proprietà del demanio) a Ser Gianni Caracciolo, che acquistò in quella fase anche i territori di Orta. Così Cerignola smise di essere città regia, per divenire feudo di proprietà della famiglia Caracciolo. Questo fino al 1432, anno in cui la città tornò alla Regina di Napoli a causa della sopravvenuta morte di Gianni Caracciolo. A questo punto la città fu nuovamente ceduta al ricco Pasquale de Camplo per poi passare ancora una volta ai Caracciolo ed infine ai Pignatelli. Sotto il dominio aragonese la città godette di numerosi vantaggi e privilegi che le permisero di acquisire prestigio e prosperità. Tale situazione permase anche sotto Carlo VIII e Federico d'Aragona. Il 28 aprile del 1503 Cerignola, allora un borgo abitato da 350 famiglie, fu teatro di un’importante battaglia campale, nota come "Battaglia di Cerignola", per il possesso dell'Italia Meridionale, tra la compagine francese e quella spagnola. Dopo un aspro scontro, gli spagnoli guidati da Consalvo da Cordova ebbero la meglio sui francesi di Louis d'Armagnac duca di Nemours. La battaglia decisiva fu combattuta in una contrada cerignolana che assunse, in memoria dello scontro, il nome di "Tomba dei Galli", ad indicare la disfatta francese.

Antica carta della Capitanata.
Antica carta della Capitanata.

Sotto il regno di Ferdinando il Cattolico (che rimosse da Viceré Consalvo da Cordova) la condizione del Regno di Napoli peggiorò notevolmente a causa di numerose tasse imposta dal sovrano. Cerignola non sfuggì a questa situazione aggravata anche da un'invasione di bruchi che la flaggellò nel 1595. Nel 1584, in seguito alla morte di Carlo Caracciolo, Cerignola passò nelle mani della figlia Caterina, contessa di S. Angelo, che donò il feudo a Girolamo Pignatelli in seguito al matrimonio con il duca di Monteleone Ettore Pignatelli nel 1611. Da allora Cerignola rimase feudo Pignatelli. Nel ’600 diverse signorie si alternarono al potere, infatti ad i Pignatelli di Monteleone successero prima i Pignatelli di Bisaccia, ed infine il conte d’Egmont. Il “tavolario” Sabatini, nel 1672, descrisse la città e la sua espansione verso sud. Crescono gli edifici religiosi (chiese e conventi dei Domenicani e dei Cappuccini), ma la popolazione si ridusse a 1.300. Durante questo secolo si assiste ad una lenta crescita della città al di fuori dell'antico borgo; verso sud (Piano delle Fosse granarie, Chiesa del Purgatorio e Palazzo del Gesù) e verso est (conventi dei Carmelitani e dei Conventuali), si verifica inoltre un discreto sviluppo demografico, con una popolazione che supera le 3.000 unità. Fino alla metà del XVII secolo si registrò un periodo di regresso, durante il quale un grosso aiuto fu fornito dagli ordini monastici stabilitisi in città.

[modifica] XVIII secolo

Il XVIII secolo fu caratterizzato da una serie di eventi disastrosi quali: siccità e terremoti. Proprio un terremoto, il 20 marzo 1731, danneggiò irrimediabilmente edifici ecclesiastici e abitazioni private. Ad esso è imputabile la scarsa presenza di testimonianze delle epoche passate. Questo secolo, però, fece registrare anche un forte aumento della popolazione, che salì a quota 10.000. La ricostruzione cominciò nella seconda metà del Settecento e si spinse fuori dalle mure del borgo, in maniera però caotica e non uniforme. Sfortunatamente questo secolo non vide nessun miglioramento delle condizioni economiche e si concluse con la rivoluzione del 1799, nota come Repubblica Napoletana, a cui parteciparono i più illustri cerignolani, come Giuseppe Tortora.

[modifica] XIX secolo

Nel 1804 il duca d'Egmont fece demolire la Porta della Terra e la torre dell'orologio pubblico (insieme alle case ad essa annesse), quest'ultima fu sostituita da una nuova torre.

Durante il regno di Carlo I, Ferdinando I, Francesco I, Ferdinando II e Francesco II di Borbone Cerignola cominciò lentamente a progredire, a favorire questo processo vi fu l’abolizione del feudalesimo con la legge del 2 agosto 1806 pose fine dopo 400 anni, alla dominazione dei feudatari sulla città. L'ultimo fu il Conte di Fuentes ed Egmont, Giovanni Armando Pignatelli. L'abolizione dei feudi in aggiunta all'abolizione della Dogana della mena delle pecore, delle proprietà ecclesiastiche, dell'avvento di Napoleone ed al decollo agricolo-industriale delle campagne, portò ad una fase di sviluppo della città sotto ogni punto di vista. Infatti, l'abolizione della feudalità, permise uno sviluppo fiorente dell'agricoltura, che provocò un forte flusso migratorio dai paesi limitrofi e dal barese, tale per cui la popolazione, attirata dalle imponenti trasformazioni agrarie avviate dal ducato La Rochefoucauld e dalla famiglia Pavoncelli, arrivò a quota 25.000 unità.

Nel 1819 una bolla pontificia istituì la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, Cerignola smise così di essere una Arcipretura Nullius. La città proseguì la sua espansione verso est, lastricò piazze e strade, si arricchì di costruzioni di notevole importanza quali ad esempio il Teatro Mercadante, la Scuola Agraria, l’ospedale "Tommaso Russo" e la stazione ferroviaria. Venne inoltre costruito la grandiosa cattedrale ad opera del benefattore Tonti. Durante la metà del secolo molti furono gli eventi che scossero la penisola e conseguemente la città: i moti del 1848, le Guerre d'Indipendenza e, nel 1860, l'annessione del Regno delle due Sicilie (di cui Cerignola faceva parte) al Regno d'Italia. Sul finire del XIX secolo, la bonifica integrale del territorio favorì la costituzione di grandi aziende e la specializzazione delle colture, con conseguente formazione di un vasto bracciantato agricolo, protagonista di memorabili lotte contro il latifondo per la trasformazione fondiaria e l'emancipazione dei contadini.

[modifica] XX secolo

Il primo decennio del '900 fu caratterizzato da lotte, tra massoni e papalini prima e tra socialisti e fascisti poi. Proprio quest'ultimo, soprattutto nei primi anni di attività, portò al completamento di molte delle opere pubbliche. L'avvento del primo conflitto mondiale non risparmiò la città, che vide cadere in guerra 500 cerignolani. Nel 1931 invece un altrò terribile terremoto colpì la città. Anche la Seconda guerra mondiale vide un tributo di caduti di guerra, questa volta furono 139 i giovani a morire. Il XX secolo fu caratterizzato da un ulteriore aumento della popolazione della città che giunse a 50.000 unità già negli anni '50. A conferma della sua propensione all'agricoltura, vi è un agro di 60.000 ettari coltivato a cereali, vite e olivo al quale si affiancano nuove attività artigianali e industriali. Il Novecento la vede tra le città protagoniste delle tappe principali della storia agricola, economica e sociale. Nel secondo Dopoguerra è infatti sorse un ricco sistema di piccole e medie imprese industriali e di trasformazione di prodotti agricoli. Inoltre, insieme a Foggia, San Severo e Manfredonia costituisce il cospicuo quadrilatero economico della Capitanata.

Il borgo antico di Cerignola mantiene ad oggi, quasi inalterata, la sua fisionomia di borgo medievale, costituendo quindi un patrimonio storico-culturale da rivalutare.

[modifica] Bibliografia

La lista completa delle fonti bibliografiche dirette utilizzate per la stesura di questa e delle altre voci su Cerignola, è disponibile alla pagina Bibliografia del Progetto Cerignola.

[modifica] Voci correlate

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