Michel Platini
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« Nella Juve nessuno è mai stato al suo livello e se in futuro ci sarà qualcuno che lo supererà lo ammetteremo a malincuore » | |
Michel Platini | ||
Dati biografici | ||
Nome | Michel François Platini | |
Nato | 21 giugno 1955 Jœuf |
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Paese | Francia | |
Altezza | 177 cm | |
Peso | 72 kg | |
Dati agonistici | ||
Disciplina | Calcio | |
Ruolo | Trequartista | |
Squadra | Ritirato | |
Carriera | ||
Giovanili | ||
1966-1972 | Jœuf | |
Club professionistici | ||
1972-1979 | Nancy | 172 (102) |
1979-1982 | Saint-Étienne | 96 (50) |
1982-1987 | Juventus | 147 (68) |
Nazionale | ||
1976-87 | Francia | 72 (41) |
Carriera da allenatore | ||
1988-92 | Francia | |
Palmarès | ||
Mondiali di calcio | ||
Bronzo | Messico 1986 | |
Europei di calcio | ||
Oro | Francia 1984 | |
Statistiche aggiornate al 28 gennaio 2007 | ||
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito |
Michel François Platini (Jœuf, 21 giugno 1955) è un ex calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo francese, presidente dell'UEFA dal 26 gennaio 2007.
Reputato uno dei migliori calciatori della storia, fu tra i principali artefici dei successi della Nazionale francese e della Juventus negli anni Ottanta. Dotato di un bagaglio tecnico di primissimo ordine, era un trequartista dalla classe sopraffina, specialista del calcio di punizione e in possesso di un innato fiuto per il gol. La sua grande capacità tecnica e l'attitudine ad essere un leader gli valsero il soprannome di Le Roi (Il Re, in francese). Legò il suo nome a quello dei bianconeri di Torino, con cui giocò dal 1982 al 1987, quando terminò la carriera dopo aver conquistato numerosi trofei.
È l'unico calciatore ad aver vinto il Pallone d'Oro per tre anni consecutivi (dal 1983 al 1985). Anche Johan Cruijff e Marco van Basten riuscirono a conquistare tre volte il trofeo, ma non in sequenza.
Indice |
[modifica] Carriera da calciatore
Nacque in Francia da una famiglia di ascendenze italiane, essendo il nonno originario di Agrate Conturbia, in provincia di Novara. Abilissimo nella costruzione del gioco, sin dall'inizio della carriera predilesse il ruolo di mezzapunta. Affermatosi nel campionato francese, fu acquistato dalla Juventus nel 1982 e vi rimase sino al termine della carriera, vincendo in cinque anni due scudetti (1983-1984 e 1985-1986), una Coppa Italia nel 1982-1983, una Coppa dei Campioni nel 1984-1985, una Coppa delle Coppe nel 1983-1984), una Coppa Intercontinentale (1985) e una Supercoppa europea (1984).
Con la Nazionale vinse il campionato d’Europa 1984 da protagonista, risultando capocannoniere e miglior giocatore del torneo. Fu quarto nel campionato del mondo 1982 e terzo nel campionato del mondo 1986. Ha disputato inoltre con la nazionale il campionato del mondo 1978 e le Olimpiadi di Montreal.
Abbandonò l'attività agonistica al termine del campionato 1986-1987, a 32 anni. È il secondo marcatore di sempre con la maglia della Nazionale francese, con 41 gol e 72 presenze. Primo Thierry Henry con 44 gol e 97 presenze, calciatore tutt'ora in attività.
[modifica] L'epopea alla Juventus
[modifica] 1982-1983
La Juventus da anni domina la scena in Italia, ma non riesce ad affermarsi altrettanto autorevolmente anche in Europa. Per questo motivo, durante il mercato estivo, la società torinese deciderà di modificare l'assetto della squadra. Per volere personale di Gianni Agnelli viene acquistato Michel Platini al posto del pur ottimo Liam Brady che aveva condotto la squadra a due titoli consecutivi. Il cartellino di Platini è pagato 880 milioni in quello che si rivelerà il più grande affare del calciomercato di ogni tempo. Infatti, l'asso francese confermerà e supererà anche le più rosee aspettative che il top team di Torino aveva posto su di lui, ritagliandosi un ruolo di primo piano nella storia non solo della società, ma del calcio mondiale. A dire il vero, l'inizio, pur non essendo stato completamente deludente, non è nemmeno scintillante, e nell'ambiente circolano dubbi sulla scelta della società bianconera. In realtà, fu difficile per Platini non solo il passaggio ad un campionato più competitivo e con un gioco diverso da quello cui era abituato, ma anche entrare in un gruppo che contava ben 6 titolari fra quelli che avevano condotto l'Italia a vincere i Mondiali disputati proprio quella stessa estate in Spagna. Ma l'attesa non è lunga: varcata la boa del girone d'andata, il francese esplode trascinando la Juventus in una grande seconda parte di stagione.
La svolta è a inizio marzo: domenica 6 è in programma lo scontro diretto all'Olimpico contro la Roma capolista, avanti 5 punti in classifica. La formazione giallorossa va in vantaggio nel secondo tempo con Falcao e sembra chiudere il discorso scudetto. Non ha fatto i conti con il fenomeno Platini: l'asso francese prima pareggia all'83° con una mirabolica punizione dal limite, e poi dalla linea di fondo, senza vedere, serve l'assist a Brio per appoggiare in porta il match-point all'89°.
Non è che la conferma di quanto dimostrato solo 4 giorni prima dallo stesso Michel in campo internazionale: è infatti lui a trascinare la Juventus ad una grandiosa cavalcata in Europa, con un assalto più deciso che mai al titolo di squadra campione d'Europa; l'investitura ufficiale arriva nel turno dei quarti di finale quando il sorteggio pone la Juventus di fronte all'Aston Villa, campione in carica. Le squadre inglesi fino a quell'anno fanno particolarmente paura perché da ben 6 anni dominano la scena europea vincendo la Coppa più ambita. La partita di andata a Birmingham, il 2 marzo 1983, segna l'avvento di Platini quale leader della Juve, l'uomo capace non solo di farne parte ma di esserne il trascinatore e condurla ai più alti traguardi. Dopo il vantaggio siglato da Paolo Rossi, il Villa trova il pareggio: è allora che l'asso francese prende in mano la squadra, e con una serie di giocate d'alta scuola e l'assist a Boniek incide in maniera decisiva sull'1-2 finale. Il ritorno a Torino è la consacrazione definitiva di questa presa di possesso della scena internazionale della Juve e di Platini: questo segnerà una doppietta per condurre la Juventus sul 3-0, cui si aggiunge il gol della bandiera per gli inglesi per il 3-1 finale. I giornali inglesi titoleranno sull'inutilità di essere andati a Torino. Ma la lanciatissima Juventus troverà in finale, ad Atene, una delle più inaspettate e cocenti sconfitte della sua storia: contro tutti i pronostici di critica e appassionati, l'Amburgo avrà la meglio su una spenta Juventus che non riuscirà mai ad esprimere il suo potenziale. Si racconta che nell'immediato pre-partita negli spogliatoi, l'allenatore della Juventus Trapattoni mise in guardia i suoi sul fatto che quella fosse “una partita da vincere con la testa”; Platini, ormai leader del gruppo, prontamente replicò che quella fosse invece una partita da “vincere con il cuore”. Probabilmente, il mancato intendimento tra l'allenatore e il giocatore più importante su una questione solo apparentemente marginale fu una delle spiegazioni della prestazione deludente dei bianconeri.
La distrazione europea costerà alla Juve anche la mancata rimonta sulla Roma, e si dovrà accontentare del secondo posto in campionato. L'unica consolazione dell'anno sarà la conquista della Coppa Italia: dopo aver perso per 2-0 la finale di andata contro l'emergente Hellas Verona al Bentegodi, ancora Platini sarà il protagonista della grande rimonta bianconera nel ritorno al Comunale di Torino, realizzando una doppietta nel 3-0 che dopo i tempi supplementari condurrà il trofeo sotto la Mole.
Platini comunque conquista il primo dei tre titoli consecutivi come primatista tra i cannonieri del campionato italiano di calcio, allora indiscutibilmente il più bello e difficile del mondo, nonostante gli vengano anche tolti i gol di una doppietta contro l' Inter causa una squalifica al campo della Juventus.
[modifica] 1983-1984
La Juventus dimostra fin da subito di volersi riprendere quello che le è stato tolto. Per poter nuovamente partecipare alla Coppa più prestigiosa, bisogna vincere il campionato: con il 7-0 rifilato all'Ascoli nella prima giornata di campionato, bissato da uno stesso risultato solo tre giorni dopo nell'andata del primo turno di Coppa delle Coppe, la Juventus fa subito capire quali fossero la sua forza e la sua voglia di riscatto.
Platini, se possibile, migliora ancora il suo gioco divenendo sempre più il faro della squadra e segnando un maggior numero di gol: 20 su 28 presenze, una cifra che gli permetterà di vincere uno storico duello a distanza per il titolo di capocannoniere con il fuoriclasse brasiliano Zico, giunto quella stagione in Italia nelle fila dell'Udinese. Memorabile resta una serie di 7 partite di campionato nelle quali il francese riesce ad andare a segno consecutivamente.
Intanto, alla fine del 1983, nonostante aver mancato la conquista di importanti obiettivi a livello di squadra, l'eccezionale rendimento di Platini nell'anno solare gli vale l'assegnazione del suo primo Pallone d'Oro.
Lo scudetto non sarà quasi mai in discussione; con il Torino come maggiore antagonista per la maggior parte della stagione, la svolta decisiva sarà il derby del 26 febbraio 1984: la Juventus ha un vantaggio di 5 punti in classifica ma, ad inizio ripresa, i granata passano in vantaggio con Selvaggi: Platini prima pareggerà con un perentorio colpo di testa frutto più della sua voglia di vincere che del suo personale repertorio, poi deciderà la sfida e la corsa-scudetto con una magistrale punizione delle sue a scavalcare la barriera dal lato sinistro del limite dell'area di rigore. La Juve vince 2-1 ed ipoteca lo scudetto. Lo stesso Selvaggi, a fine partita, affermerà che: "è impossibile vincere contro un Platini così".
In campo europeo il discorso è lo stesso: stessa cavalcata vincente della Juve, stessa leadership dell'asso francese. Con la finale vinta contro il Porto, per il club di Torino ci sarà una Coppa delle Coppe da mettere in bacheca.
[modifica] Europeo 1984
Siamo all'apice della carriera di Platini. La Francia è paese ospitante, e, dotata di una formazione ricca di talento, vuole colmare la sua lacuna storica di non aver mai vinto un importante titolo per nazioni. C’è anche voglia di riscatto per una semifinale mondiale persa due anni prima contro la Germania dopo che ci si era trovati avanti 3-1 ai tempi supplementari. La prima partita è contro la Danimarca, allora una squadra tra le migliori in Europa. Su Platini viene riservata una marcatura a uomo affidata al giocatore del Pisa Berg, che si pensava potesse meglio conoscere il suo modo di giocare. In effetti, Platini sembra soffrire questo trattamento e con lui tutta la Francia rimane bloccata sul piano del gioco; ciononostante, a pochi minuti dalla fine lo stesso Michel troverà uno spunto vincente riuscendo a segnare il gol dell'1-0 finale. Nella seconda partita il copione è diverso e il Belgio accetta di sfidare i padroni di casa a viso aperto; i transalpini non chiedono altro e travolgeranno i futuri semifinalisti del Mondiale in Messico con un perentorio 5-0: Platini realizza un exploit segnando ben 3 gol. La terza partita è una pura formalità in quanto la Francia è già matematicamente prima; ma c’è un avversario ostico: la Jugoslavia. Questa chiude il primo tempo in vantaggio e ad inizio ripresa si porta addirittura sul 2-0; la partita sembra segnata, ma Platini non ci sta e si scatena: alla fine sarà 3-2 per la Francia con un'altra storica tripletta del numero 10. Si arriva così ai turni ad eliminazione diretta: per la Francia in semifinale c’è il Portogallo. È una partita avvincente, che si rivelerà la migliore del torneo: i tempi regolamentari finiscono sul 2-2 con un'altalena di emozioni. Si va quindi ai supplementari: la partita non si sblocca e la Francia vede affiorare l'incubo dei calci di rigori che le era costato l'eliminazione alla semifinale mondiale di due anni prima. Dopo una caparbia azione personale di Tigana, sarà sempre Platini al 119° minuto di gioco a siglare il gol che vale la finale. Allo Stadio dei Principi c’è l'ostacolo Spagna tra la Francia e la storia: una punizione dell'immancabile Platini sblocca il risultato alla fine del primo tempo, con una Francia che poi troverà il raddoppio nel secondo tempo e la vittoria finale. È la consacrazione di un gruppo di giocatori di grandi qualità, tra cui spicca l'elemento assoluto di Platini, che, con 9 gol in 5 partite, segna una delle più memorabili performance per un singolo giocatore nella storia del calcio.
In questo momento Platini è unanimemente riconosciuto quale miglior calciatore del mondo, primo giocatore francese nella storia a meritarsi tale appellativo. A fine anno, l'assegnazione del secondo Pallone d'Oro sarà un plebiscito.
[modifica] 1984-1985
É l'anno del nuovo assalto alla Coppa Campioni per Platini e la Juventus. Tutte le energie mentali e fisiche sono orientate verso quell'obiettivo che darebbe un risalto diverso alla carriera del grande calciatore e alla storia della società di Corso Galileo Ferraris. Questo risulta evidente fin dall'inizio della stagione, quando ad una Juve distratta e svogliata in campionato, si contrappongono grandi prestazioni in campo europeo. Tuttavia, Platini continua ad essere sempre molto puntuale in zona gol, e a fine campionato conquisterà il terzo trono dei cannonieri della Serie A.
A gennaio arriva un'altra affermazione europea per la Juventus e Platini: la vittoria nella Supercoppa europea contro i campioni d'Europa in carica del Liverpool che, approfittando dell' assenza della Juve e di Platini, aveva ripristinato l' egemonia delle squadre inglesi in Coppa dei Campioni. Sarà un secco 2-0 firmato Boniek ma ispirato dal solito Platini.
In Coppa Campioni, la Juventus arriva facilmente alle fasi finali; il sorteggio del penultimo atto gioca uno scherzo a Platini ponendo di fronte alla Juventus il Bordeaux, squadra campione di Francia e formata in buona parte dai suoi compagni di nazionale. La sfida è molto sentita da Platini: un aneddoto racconta che il giorno della partita andò a spronare gli altri giocatori della Juventus per andare allo stadio ad un orario molto precedente quello giusto. La superiore classe e determinazione portano una netta vittoria ai bianconeri, con Platini che effettua il solito lancio a lunga gittata per il gol iniziale di Boniek e la sua marcatura personale per il 3-0 finale. Tuttavia, Platini e compagni soffriranno più del previsto nel ritorno, e, andati sotto 2-0 nel punteggio, sono salvati solo da un paio di parate del portiere Stefano Tacconi. Arriva dunque la terza finale europea in tre anni per Platini, la seconda in Coppa Campioni: il 29 maggio a Bruxelles, c'è ancora il Liverpool con in palio non solo la Coppa ma il titolo di migliore squadra europea fra le due compagini che hanno dominato la scena recente sul piano internazionale. È una delle partite più attese nella storia delle Coppe europee. La serata che doveva essere una festa di sport si rivelerà una delle più grandi tragedie che abbiano colpito il calcio: in seguito agli incidenti provocati dagli hooligans inglesi entrambe le squadre non vorrebbero scendere in campo, ma la partita è comunque giocata, con i giocatori al corrente di disordini di ordine pubblico molto inferiori alla situazione reale[citazione necessaria]. La Juventus vince la partita con l'azione che è il marchio di fabbrica dei suoi successi internazionali di quegli anni: con un magistrale e calibrato lancio di 50 metri, Platini mette in condizione Boniek di puntare dritto verso la porta avversaria, ciò che determina un maldestro intervento dei difensori inglesi causando un calcio di rigore a favore della Juventus. In realtà, il fallo avviene fuori area, ma l'arbitro non può ben giudicare causa la velocità della ripartenza del contropiede innescato da Platini. Manco a dirlo, il rigore è realizzato con freddezza dallo stesso giocatore per l'1-0 finale. La Juventus corona la sua rincorsa al trono d'Europa, i giocatori in campo gioiscono: ma sarà un'esultanza breve. Il mattino dopo, quando i fatti sono noti e dopo aver ricevuto la Coppa, un Platini scuro in volto rilascia un'intervista al giornalista della RAI Franco Costa in cui afferma che loro giocatori erano ignari dell'accaduto e che il fatto sportivo passava tutto in secondo piano di fronte ad un tale drammatico sviluppo degli eventi[citazione necessaria].
[modifica] 1985-1986
Per la Juventus è una stagione di rinnovamento, si chiude il ciclo glorioso della squadra che ha dominato in Italia ed Europa negli ultimi 3 anni. Vanno via tra gli altri Rossi, Boniek, Claudio Gentile e Marco Tardelli. Arrivano giovani promettenti come Lionello Manfredonia, Massimo Mauro, Aldo Serena, e Michael Laudrup. Platini resta il leader di una squadra che vede ancora Trapattoni in panchina.
Le prime giornate di campionato fugano ogni dubbio su quale potesse essere la forza della nuova Juve: viene stabilito il record di 8 vittorie consecutive iniziali in campionato (superato solo vent'anni dopo, sempre dai bianconeri) che lanciano fin da subito la Juventus in orbita verso il suo 22esimo scudetto, il secondo per Platini, anche se si deve resistere ad una poderosa rimonta della Roma nel girone di ritorno.
A livello individuale, Platini sembra non veder diminuita la sua capacità di essere decisivo in zona gol ed al Bari rifila anche la sua prima tripletta in campionato. Con 10 gol dopo 19 partite è ancora in lizza per quello che sarebbe un incredibile quarto titolo consecutivo come capocannoniere. Invece, si può dire che da lì in poi cominci una lenta parabola di declino del fuoriclasse transalpino che lo porterà a segnare altri due soli gol fino alla fine del campionato, chiudendo comunque al terzo posto a quota 12 dopo il romanista Pruzzo (19), protagonista di uno storico exploit, con 5 gol nella gara con l'Avellino nel 6° incontro di ritorno, e l'interista Rummenigge (13).
Coppa Intercontinentale: a dicembre arriva un altro trionfo internazionale, l'ultimo tassello per una squadra ormai da leggenda: la Coppa Intercontinentale conquistata a Tokyo contro l'Argentinos Juniors. Secondo molti, questa risulterà essere la migliore partita della carriera di Platini. Qui emergerà tutta la sua classe e capacità di leadership, nonché il suo spensierato e irriverente modo di vivere il calcio: una summa della sua genialità a 360 gradi. Passata in svantaggio all'inizio del secondo tempo, la Juve deve rimontare e Platini, con uno dei suoi lanci millimetrici dalla tre quarti, pesca Serena in area di rigore oltre la linea dei difensori: viene atterrato ed è calcio di rigore. Con la solita freddezza e classe Platini trasformerà per il pareggio: 1-1.
La partita si gioca a viso aperto ed entrambe le formazioni hanno la possibilità di segnare altre reti; quando è la volta della Juventus, arriva una palla in area proprio a Platini, poco dietro l'altezza del dischetto del calcio di rigore: lo stop di petto fa ricadere il pallone docilmente verso il piede destro, e sembra imminente la battuta a rete. Il difensore argentino più vicino si lancia quindi alla disperata difesa della sua porta opponendo tutto il suo corpo tra la palla e la porta stessa; è a questo punto che Platini ha il riflesso di ritirare la battuta a rete e dribblare il difensore con un pallonetto a scavalcarlo, un classico ‘sombrero’, che gli riesce perfettamente. Con il difensore ormai fuori causa, il numero 10 bianconero può ormai battere a rete, anche se il pallone gli rimane ora sul piede sinistro: non ha alcune esitazione e con un preciso collo al volo di prima intenzione, incrocia il tiro sul palo opposto che porta il pallone ad infilarsi sotto al sette, con il portiere assolutamente impossibilitato all'intervento anche perché al tiro è stata data anche una leggera parabola a pallonetto. È l'antologia del calcio: il gol più bello della sua carriera, uno dei più belli della storia del calcio. Senza esitazione corre nell'esultanza non avvedendosi immediatamente che l'arbitro ha annullato il gol per un fuorigioco di Serena completamente ininfluente all'azione. Quando realizza il fatto compie un altro capolavoro che è rimasto, anche esso, una delle immagini più famose del calcio: anziché abbandonarsi in proteste veementi, rimane lì dove l'euforia per la prodezza lo aveva condotto, e, realizzato ormai che non si potevano cambiare le cose, si abbandona a terra ed assume una posizione sdraiata su un fianco con la testa appoggiata ad una mano con la quale rivolge lo sguardo a distanza a verso l'arbitro con un'espressione che è un misto di delusione, fatalismo, paternalismo, sdegno, incredulità. Rimane così per qualche secondo; l'arbitro non ha il coraggio di procedere all'ammonizione nonostante anche un ironico applauso finale.
Dopodiché, l'Argentinos J. si porterà nuovamente in vantaggio, trascinato dalla sua giovane stella Borghi, promessa del calcio argentino. Nei minuti finali la Juve è costretta al forcing e trova difficoltà a scardinare la difesa sudamericana. Ma all'85° minuto Laudrup sulla tre quarti avversaria, con la difesa avversaria ben schierata, passa la palla orizzontalmente verso il centro-destra a Platini, e scatta verso la porta oltre il muro dei difensori avversari. Senza esitazioni, e con una leggerezza di tocco sublime, Platini riesce a far sembrare semplice quello che è in realtà un assist impossibile, facendo scavalcare alla palla i difensori avversari e farla ricadere docilmente sui piedi di Laudrup in uno spazio non più largo di 1 metro tra i difensori e il portiere in uscita; la grande tecnica del giovane danese gli permetterà poi di addomesticare la palla in corsa, superare il portiere in uscita e trovare un angolo di battuta a rete quasi dalla linea di fondo. Il replay evidenzia il gesto tecnico eccezionale del francese: il pallone, proveniente da sinistra, verrà colpito con il piatto destro ma in modo tale che l'effetto sia quello tipico di un colpo di esterno destro, ciò dovuto ad un movimento della gamba destra come in taglio verso la palla, e che conferirà alla palla stessa un effetto tale da deviare verso la porta e assecondare la corsa di Laudrup, anziché divergere verso la fascia. È il 2-2 che porterà le squadre ai supplementari e poi ai rigori. Dopo la solita altalena di emozioni, Platini ha la palla per far vincere la partita e portare la Juve sul tetto del mondo; realizza alla sua maniera, spiazzando il portiere con la solita disarmante facilità. È ovviamente nominato uomo del match, in quella che secondo molti risulta una delle più belle partite della storia del calcio.
Finisce l'anno 1985, l'assegnazione del terzo Pallone d'Oro è un'ovvia conseguenza: con esso ha termine l'era-Platini.
[modifica] Mondiale 1986
La Francia, campione d'Europa in carica, è di diritto tra le pretendenti al titolo assoluto. Una formazione ricca di talenti, e con un formidabile asso come Platini tra le sue fila, dopo aver ottenuto la consacrazione nel torneo continentale di due anni prima, cerca di entrare nella storia come una delle nazionali che hanno segnato un'epoca del calcio. Passato abbastanza agevolmente il girone eliminatorio, la Francia affronta nel primo turno ad eliminazione diretta nientemeno che l'Italia, campione del mondo in carica. In realtà, la formazione azzurra non ha trovato un ricambio generazionale all'altezza del titolo che porta, e si presenta in Messico senza ambizioni di primissimo livello. La Francia vincerà senza soffrire molto, e sarà proprio Platini ad aprire le marcature con un gol dei suoi: inserimento centrale e tocco-sotto davanti al portiere in uscita; alla fine sarà 2-0. Passato il turno, alla Francia spetta l'altra grande potenza del calcio mondiale mondiale: il Brasile che, al contrario dell'Italia, può contare su una formazione all'altezza del suo blasone, con talento in ogni reparto e stelle di primissima grandezza: su tutti Zico. I verdeoro passano in vantaggio con Careca al 18° minuto dopo un'azione in velocità, ma sarà sempre il nostro Michel a raggiungere il pareggio per i transalpini in chiusura di primo tempo con un tocco ravvicinato sotto porta. Il risultato non si sblocca, ma le emozioni saranno tantissime: su tutte, l'errore di Zico dal dischetto nel secondo tempo. Si andrà quindi ai tempi supplementari e quindi ai calci di rigore: stavolta è proprio Platini a sbagliare il suo rigore, ed è la prima volta che accade in un match di grande rilievo. Suona un brutto presagio perché è il 21 giugno, giorno del suo compleanno; invece, la Francia vincerà la sfida dal dischetto ed approderà per la seconda volta consecutiva alla semifinale. Ad attenderla ancora la Germania, la terza squadra più blasonata del calcio mondiale. Provata dalla fatica della sfida con il Brasile, la Francia non riuscirà ad esprimere il suo miglior calcio, e ancora una volta soccomberà ai tedeschi. Nulla o quasi conterà la vittoria nella finale di consolazione per il terzo posto con il Belgio. Al di là del risultato, comunque non disprezzabile visto anche il valore delle formazione affrontate, la Francia sembra dimostrare di essere leggermente scesa dall'apice di rendimento che aveva mostrato due anni prima nell'Europeo, con i suoi elementi di maggiore spicco che sembrano accusare più del normale l'attraversamento della soglia dei trent'anni. Tra questi c'è anche Michel, che oltre a dimostrare una non più smagliante forma fisica, nelle esultanze dopo i suoi due gol contro Brasile e Italia non sfoggia quell'impeto agonistico che invece aveva caratterizzato tutte le prodezze degli anni precedenti sia con la nazionale che con la Juventus, dimostrando forse una ambizione alla vittoria finale non così determinata come quella cui aveva abituato. Di fatto, il Mondiale segna il passaggio di consegne a Diego Armando Maradona quale miglior giocatore del mondo.
[modifica] 1986-1987
É l'anno dell'addio al calcio giocato. A soli 31 anni, non c'è più nessun traguardo che può raggiungere, giacché l'unico mancante è il Mondiale che è appena passato. Il processo di rinnovamento della Juventus prosegue, e del gruppo storico rimangono solo Scirea e Cabrini. Platini fa da chioccia ai nuovi arrivati, ma lui stesso afferma di “non avere più gli stimoli per migliorarsi”, e che quindi è giunto il momento di smettere di giocare. Le statistiche confermano le sue parole: in 29 partite segnerà solo 2 gol. Nonostante la rivalità sportiva che esiste tra la Juventus e molte squadre italiane, il suo campionato sarà una sorta di giro d'onore che lo vedrà raccogliere applausi e riconoscimenti nei vari stadi dove gioca. Il 17 maggio 1987 è il giorno dell'ultima partita, Juventus-Brescia 3-2.
Nonostante i moltissimi gol, forse il suo contributo più importante alla squadra era dato dalla sua presenza nella zona nevralgica del campo dove era sempre lui sia ad impostare una nuova azione di gioco, ricevendo spesso palla non solo dai difensori ma anche dal portiere per i suoi millimetrici lanci a lunga gittata, sia ad avere l'intuizione e la capacità di effettuare il passaggio risolutivo per smarcare un compagno lanciato a rete. Tanto che, secondo alcuni, è addirittura considerato il miglior regista di ogni tempo: paradossale,se si pensa ai suoi record stabiliti in fatto di reti segnate.
Se a tutto ciò si aggiunge che tutta la sua classe emergeva sempre nelle partite più importanti sia in Italia che in Europa, risultando spesso decisivo in quella Juve che portò ad essere la squadra più forte del mondo, si deduce che di nessun giocatore a lui contemporaneo si può dire che sia stato migliore di lui, compreso Maradona con il quale viveva una sana rivalità sportiva condita da un rispetto reciproco. Ormai trentunenne, all'argentino più giovane di 5 anni passò il testimone nel 1986 quale miglior giocatore del mondo.
Quanto al suo rendimento in zona gol, bisogna rilevare che non è stato semplicemente eccezionale, ma siamo a livelli di unicità da primato. Per quanto riguarda soltanto la storia moderna della Serie A:
- l'unico centrocampista a raggiungere il titolo di capocannoniere
- l'unico giocatore in assoluto a farlo ben tre volte consecutivamente (per trovare un'impresa analoga bisogna risalire alla metà degli anni '50 con il fuoriclasse svedese del Milan Gunnar Nordahl).
Giunto nel calcio che conta a 27 anni compiuti, in pochi anni ha riscritto la storia del calcio, stabilendo una serie di record per un singolo calciatore, donando alla Juventus una dimensione internazionale che fino ad allora non era adeguata, e portando la Francia nel gotha delle migliori nazionali del mondo. La sua carriera ha un'unica grande mancanza: la vittoria di un Mondiale. Ci andò vicino nel 1982 e nel 1986, dove si fermò alle semifinali e sempre contro la Germania. Tuttavia, condusse la Francia alla vittoria dell'Europeo del 1984 con una delle migliori prestazioni di ogni tempo per un calciatore: 9 gol in 5 partite (senza rigori, di destro, di sinistro e di testa) e una leadership indiscussa. Quello fu il primo successo per la nazionale transalpina in una competizione importante, così come le due semifinali mondiali furono, fino a quel momento, i migliori risultati nella storia di una squadra che fino a lui era di seconda fascia. Dopo di lui, il calcio francese e la Juventus non saranno più gli stessi.
[modifica] Carriera da allenatore
Dopo il suo ritiro dall'agonismo ha ricoperto il ruolo di commissario tecnico della Nazionale francese (dal 1° novembre 1988 al 17 giugno 1992), senza però ottenere i successi avuti da calciatore.
Divenuto l'allenatore dei galletti dopo la mancata qualificazione al campionato d’Europa 1988, Platini non riuscì a far qualificare i transalpini al campionato del mondo 1990: fu sopravanzato nelle eliminatorie da Scozia e Jugoslavia. Al campionato d’Europa 1992 fu eliminato nella fase a gironi da Danimarca e Svezia.
[modifica] Carriera da dirigente
Attuale vicepresidente della Federcalcio francese, dal 2002 ricopre la medesima carica nell'Esecutivo della FIFA. Il 26 gennaio 2007 ha vinto le elezioni per la presidenza della UEFA con 27 voti favorevoli, contro i 23 di Lennart Johansson, basando poi il suo discorso di insediamento sulle virtù della solidarietà e dell'universalità. È stato anche presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di Francia 1998.
[modifica] Riforma Coppe europee
Un punto importante della campagna elettorale per la presidenza UEFA fu la riforma delle Coppe europee, in particolar modo della Coppa dei Campioni in quanto, secondo lo stesso Platini, anche le squadre Campioni nazionali dei paesi minori (Ungheria, Romania, Slovacchia ecc.) dovevano avere il diritto di giocare, o tentare di giocare, la Fase a Gironi autunnale.
Il 30 novembre 2007 venne approvato il nuovo format per il triennio 2009-2012; le nazioni Forti come Spagna, Italia e Inghilterra potranno schierare 4 squadre, di cui 3 ammesse direttamente al Primo Turno, mentre la quarta disputa il preliminare contro una squadra spagnola, inglese, tedesca, francese, portoghese. Le partecipanti di diritto alla Fase a Gironi passeranno da 16 a 22, comprendendo oltre alle terze classificate dei primi 3 paesi del Ranking UEFA, le squadre campioni Nazionali dei paesi dal 7' al 12' (o 13') posto.
Per i rimanenti 10 posti si qualificheranno le 5 campioni Nazionali che avevan superato la Fase Preliminare e le 5 squadre delle federazioni forti, accontentando sia le federazioni dell'Est (come promesso in campagna elettorale) che quelle ricche (Italia, Germania, Spagna e Inghilterra).
La Finale, dopo 54 anni, non si disputerà più di mercoledì, ma di sabato.
[modifica] Statistiche
[modifica] Presenze e reti nei club
Stagione | Squadra | Serie | Pres. | Reti | Coppe Europee | Pres. | Reti |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1972-73 | Nancy | Ligue 1 | 10 | 6 | |||
1973-74 | Nancy | Ligue 1 | 31 | 11 | |||
1974-75 | Nancy | Ligue 1 | 27 | 16 | |||
1975-76 | Nancy | Ligue 1 | 23 | 15 | |||
1976-77 | Nancy | Ligue 1 | 28 | 18 | |||
1977-78 | Nancy | Ligue 1 | 28 | 22 | |||
1978-79 | Nancy | Ligue 1 | 25 | 14 | |||
1979-80 | Saint-Étienne | Ligue 1 | 30 | 7 | Coppa UEFA | 7 | 5 |
1980-81 | Saint-Étienne | Ligue 1 | 32 | 20 | Coppa UEFA | 7 | 4 |
1981-82 | Saint-Étienne | Ligue 1 | 34 | 23 | Coppa Campioni | 2 | 0 |
1982-83 | Juventus | Serie A | 26 | 16 | Coppa Campioni | 9 | 5 |
1983-84 | Juventus | Serie A | 28 | 20 | Coppa Coppe | 8 | 2 |
1984-85 | Juventus | Serie A | 30 | 18 | Coppa Campioni | 9 | 7 |
1985-86 | Juventus | Serie A | 30 | 12 | Coppa Campioni | 6 | 3 |
1986-87 | Juventus | Serie A | 29 | 2 | Coppa Campioni | 4 | 2 |
[modifica] Palmarès
[modifica] Club
Competizioni nazionali:
- Coppa Italia: 1
Competizioni internazionali:
[modifica] Nazionale
[modifica] Individuale
- Capocannoniere della Serie A: 3
- Capocannoniere del Campionato Europeo: 1
- 1984 (9 gol)
- Miglior calciatore straniero nella storia della Juventus: 1
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Altri progetti
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