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Linguaggio - Wikipedia

Linguaggio

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Il linguaggio è un sistema di simboli finiti arbitrari combinati in accordo alle regole della grammatica per poter comunicare. I vari linguaggi usano suoni, combinazioni degli stessi e altri simboli per rappresentare oggetti, concetti, emozioni, idee e pensieri. La capacità di linguaggio si è sviluppata nell'uomo a seguito di mutamenti strutturali della cavità orale. In particolare l'arretramento dell'ugola ha reso l'essere umano capace di esprimere una gamma sonora variegata, capace di garantire una non generica nomazione del mondo.

Indice

[modifica] Le origini del linguaggio

Il linguaggio è una prerogativa dell'uomo, senza il quale non sarebbe tale. Non esiste infatti in nessun altro essere vivente un linguaggio simile per complessità e livello di elaborazione. Il testo sacro della Bibbia parla più volte del linguaggio. Prima di tutto con l’affermazione che Dio è il verbo. Nella genesi Adamo appena creato inizia a dare un nome a tutte le cose che lo circondano. Poi quando Eva lo convinse a mangiare la mela, il linguaggio appare come mezzo di comunicazione. Ancora, quando gli uomini vogliono raggiungere il cielo costruendo la torre di Babele vengono puniti da Dio per l’arroganza dimostrata con la diversificazione dei linguaggi umani.

Il problema delle origini del linguaggio umano si muove tra due posizioni, la prima che parla del linguaggio come innato, l’altra come una abilità appresa. Un'altra incertezza è se le tante lingue moderne derivino da una comune lingua originaria (ipotesi monogenetica) oppure da diversi ceppi primordiali (ipotesi poligenetica). Non c’è dubbio, comunque, che le lingue esistenti sono il risultato di un processo di differenziazione avvenuto nel corso dei millenni.

Noam Chomsky afferma che le analogie strutturali che si riscontrano nelle varie lingue, fanno ritenere che vi sia una grammatica universale innata fatta di regole che permettono di collegare il numero limitato di fonemi che gli organi vocali della specie umana sono in grado di produrre. I biologi evoluzionisti hanno avanzato una teoria, che darebbe un fondamento evolutivo alla predisposizione umana alla lingua, basandosi su due concetti:

  1. In primo luogo, tengono conto dei vantaggi evolutivi e quindi presuppone una naturale selezione della specie umana che era in grado di comunicare a scapito degli ominidi precedenti.
  2. In secondo luogo, si tiene conto di come dei disturbi grammaticali che si riscontrano in alcuni individui siano a carattere ereditario e quindi abbiano fondamento genetico.

Sembra, dunque, che vi sia una base biologica di linguaggio nel patrimonio genetico della specie umana.

[modifica] La variabilità dei linguaggi nello spazio e nel tempo

  • La scuola linguistica strutturalista mette in evidenzia le strutture grammaticali sintattiche che sono gli elementi del linguaggio che presentano maggiore stabilità nel tempo e uniformità nello spazio. La loro teoria prevede che tali elementi siano “universali” al contrario degli elementi lessicali e semantici che sono invece frutto dell’arbitrarietà delle comunità e delle persone.
  • La scuola romantica che si sviluppò nell’Europa centrale a metà Ottocento vedeva nel linguaggio lo spirito di un popolo, l’elemento fondante della comunità e del popolo. Essi preferivano mettere in evidenzia soprattutto i caratteri di differenza dalle altre lingue piuttosto che le similitudini, facendo così prevalere la semantica sulla sintassi.

Le lingue così come nascono, possono anche morire. Succede infatti che a seguito di contaminazioni linguistiche dovute a conquiste e sottomissioni di popoli, una lingua prevalga su un’altra. Ogni lingua è quindi sottoposta a continua pressione sia per effetto dell’influenza delle lingue esterne sia per la costante necessità di modificarsi al suo interno per poter esprimere in modo adeguato le trasformazioni subite dalla comunità di parlanti. In Italia all’epoca dell’unificazione, il territorio era suddiviso in una molteplicità di vere e proprie lingue diverse che sono i dialetti di oggi, che erano sostenuti anche da una buona produzione letteraria, seconda solo al fiorentino che di fatto è diventato la lingua italiana.

Ma la lingua italiana è diventata davvero diffusa solo dalla nascita della scuola elementare statale e dell’obbligo. In seguito l’italiano è stato rafforzato dai mezzi di comunicazione di massa. Restano comunque molto radicati i dialetti configurando l’Italia di oggi come un paesi sostanzialmente bilingue.

[modifica] La variabilità sociale nei linguaggi

Ogni barriera sociale è una barriera linguistica in quanto:

  • Vi sono differenze significative nei modi di esprimersi degli appartenenti alle diverse classi sociali. Non è solo la pronuncia a imprimere alla lingua una marcatura di classe, ma il lessico usato è un indicatore altrettanto evidente. Non solo certe parole ricorrono con più frequenza in una classe più che in un'altra, ma la ricchezza sociale aumenta molto nettamente salendo la scala sociale. Data la diversità del repertorio generale linguistico delle classi inferiori e superiori, nell’istituzione scolastica, indipendentemente dal quoziente intellettivo degli alunni, sono favoriti gli alunni provenienti da classi medie che, con una maggiore ricchezza lessicale, hanno una maggiore facilità a superare gli anni scolastici. Questo perché la scuola altro non è se non un istituzione che si occupa della trasmissione di codici linguistici elaborati.
  • Un'altra variante della diversità linguistica risiede nel genere, infatti uomini e donne posseggono spesso un lessico differente.
  • Ancora, un'altra differenziazione storica è quella del linguaggio urbano e quello contadino.
  • Infine, molto sviluppato in epoca moderna è il linguaggio specialistico. I linguaggi tecnici sono il prodotto della crescente specializzazione del sapere e delle conoscenze. L’acquisizione di un sapere specialistico comporta inevitabilmente l’acquisizione di un linguaggio specialistico che richiede un lungo periodo di addestramento e che serve alla comunicazione all’interno della cerchia ristretta degli esperti.

[modifica] Tipi di linguaggio

Il linguaggio di ogni individuo cambia registro a seconda dell’interlocutore o degli interlocutori che ha di fronte.

  • linguaggio privato/pubblico; Il linguaggio privato è meno attento alla correttezza delle forme grammaticali sintattiche, fa molta più attenzione ai segnali non verbali di approvazione/disapprovazione degli interlocutori. Quello pubblico, invece, è molto formale/impersonale sia perché non è rivolto a una serie di persone ben individuate, sia perché richiede un maggiore controllo lessicale/grammaticale.
  • Linguaggio orale/scritto; La differenza sostanziale sta nel fatto che nella forma orale sono presenti, a differenza della forma scritta, elementi “metacomunicativi” il tono, l’intensità della voce e il linguaggio gestuale.

[modifica] Linguaggi non verbali

L'uomo possiede, oltre ad un linguaggio verbale assai articolato, diversi linguaggi non verbali che si possono esprimere con comportamenti cinetici come i gesti, i movimenti del corpo, l'espressione della faccia. Vi sono inoltre degli atteggiamenti (tonalità della voce, pianto, riso, sbadiglio, sospiro, interruzione), costituenti il paralinguaggio, che servono, da soli o insieme al linguaggio, ad esprimere le proprie emozioni.

Tra i linguaggi non verbali sono da prendere in considerazione anche l'uso dello spazio (una stanza più grande ad una persona più importante, il tenere a distanza una persona in segno di rispetto o starle vicino in segno di confidenza) e l'utilizzo di certi artefatti, come l'uso di abiti e cosmetici che molto spesso servono più delle parole.

Un importante linguaggio non verbale è il linguaggio dei segni. Esso è un vero e proprio linguaggio naturale: esperimenti di neurolinguistica dimostrano che, se la lingua dei segni viene acquisita come lingua nativa, coinvolge le stesse aree cerebrali di una lingua naturale.

[modifica] Bibliografia

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[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti


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