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Genesi - Wikipedia

Genesi

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Antico Testamento
Ebraico, Protestante,
Cattolico, Ortodosso
Deuterocanonici
(non canonici per ebrei,
canonici per cattolici e ortodossi,
apocrifi per protestanti)
Ortodosso
Copto
Siriaco (Peshitta)
Progetto Religione
uso tabella
«  In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. »
( I primi due versetti del libro della Genesi, nonché l'incipit dell'intera Bibbia.)

Il Libro della Genesi, comunemente citato come Genesi, è il primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana.

Il titolo "Genesi" è la traslitterazione del greco Γένεσις ("nascita", "creazione", "origine"), utilizzato nella versione greca della Settanta. Il titolo originale ebraico è בראשית (Bərêšîth), la prima parola del testo, significante letteralmente "in principio".

Indice

[modifica] Introduzione

[modifica] È un libro storico?

La Genesi si presenta come un'opera storica, che inizia con la creazione del mondo, per poi raccontare di come Dio creò gli esseri viventi, e in ultimo l'uomo. Segue la storia dei primi esseri umani e quindi delle origini del popolo di Israele, iniziando dalla vita dei suoi patriarchi. Contiene, quindi, le basi storiche per le idee religiose e istituzionali che stanno alla base dello stato di Israele, e serve come introduzione alla sua storia e alle sue leggi, costumi e leggende.

In quanto opera simbolica ed allegorica, il libro biblico fissa lo sguardo sul passato per tracciare la linea che porterà verso il futuro del popolo eletto e, per traslazione, dell'umanità intera.

Concludendo il libro non è storia nel senso moderno da noi inteso; non è nemmeno un libro di favole. Si può dire che è un libro di storia religiosa dove, pur non essendo veri i particolari, sono importanti le idee fondamentali di relazione con Dio. Il libro fa propri tanti racconti presi dalla mitologia dei popoli orientali, riempiendoli di un significato nuovo.[citazione necessaria]

[modifica] È un libro di scienza?

Anticamente si pensava che le pagine della Genesi fossero delle vere pagine di scienza: per esempio esse ci davano una descrizione accurata di come era stato creato il mondo. In seguito la scienza ha fatto un cammino proprio per molti aspetti divergenti da quanto detto dalla Genesi. Galileo aveva già intuito la soluzione di questo presunto contrasto tra scienza e fede là dove dice:

« La Bibbia non dice come vada il cielo, ma come si vada in cielo. »

Non sono pagine di scienza ma pagine di fede e come tali vanno lette. In questo ordine di idee non c’è contrasto tra creazionismo ed evoluzionismo se si pensa che Dio ha creato il motore che muove l’evoluzione ed ha scritto un fine nell’evoluzionismo stesso. La cosmologia della Bibbia non ha alcun senso dal punto di vista scientifico: sarà la base per descrivere il rapporto tra Dio e l’uomo.

[modifica] Formazione

Per approfondire, vedi la voce Ipotesi documentale.

Secondo la tradizione ebraica e cristiana, prima della diffusione del metodo critico applicato alla Bibbia, il libro della Genesi sarebbe stato scritto da Mosè in persona nel deserto e fu completato nel 1513 a.C. Questa opinione è mantenuta tuttora da alcune confessioni religiose cristiane più legate alla lettera del testo biblico.

La maggioranza degli esegeti moderni ritiene che la Genesi sia in realtà una raccolta, formatasi in epoca post-esilica, di vari scritti di epoche diverse. Secondo questa teoria, nota come ipotesi documentale, la composizione letteraria del libro sarebbe avvenuta nel corso dei secoli fino alla redazione del documento sacerdotale, che avrebbe inglobato versioni precedenti elaborate dalla tradizione Jahwista ed Elohista.

Alcuni degli indizi che hanno fatto supporre un continuo rimaneggiamento del testo biblico sono per esempio i diversi utilizzi del nome di Dio, Jhwh ed Elohim, le molte diversità stilistiche testuali e la presenza di duplicazioni, come i due racconti della creazione. Intervallati a questi racconti vi sono quattro liste genealogiche.

[modifica] Contenuto

Bereshit aleph, il primo capitolo della Genesi, scritto su un uovo.
Bereshit aleph, il primo capitolo della Genesi, scritto su un uovo.

Il libro della Genesi è suddiviso in due grandi sezioni. La prima, corrispondente ai capitoli 1-11, comprende il racconto della creazione e la storia del genere umano. Questa storia delle origini comprende sei parti:

  1. Creazione 1,1-2,4a
  2. Adamo ed Eva 2,4b-3,24
  3. Caino ed Abele 4,1-16
  4. Diluvio universale e Noè 6,1-9,17
  5. Benedizione di Noè 9,18-9,29
  6. Torre di Babele 11,1-9
  7. Discendenti di Caino 4,17-24
  8. Discendenti di Set 4,25-5,32
  9. Lista delle genti 10
  10. Discendenti di Sem 11,10-26

La seconda sezione, dal capitolo 12 al capitolo 50, narra la storia del popolo eletto, mediante i racconti sui patriarchi:

[modifica] La creazione

Per approfondire, vedi la voce Creazione (teologia).
La creazione del Sole e della Luna in un affresco di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina
La creazione del Sole e della Luna in un affresco di Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina

Nella Genesi troviamo un doppio racconto della creazione: uno di redazione sacerdotale (1,1-2,4a) ed uno di redazione Jahvista (2,4b-25).

[modifica] Racconto sacerdotale

Il racconto della prima creazione usa lo schema letterario dei sette giorni. Il racconto suppone uno stato iniziale informe, in cui predominavano le tenebre e l'acqua (1,1-2). La creazione avviene per separazioni successive: nel primo giorno viene separata la luce dalle tenebre (1,3-5); nel secondo giorno vengono separate le acque superiori (che si pensava stessero sopra la volta stellare) dalle acque inferiori (1,6-8); nel terzo giorno nelle acque inferiori viene separata la terra e viene generato il regno vegetale (1,9-13); il quarto giorno vengono poste nel firmamento le due luci maggiori, il sole e la luna (1,14-19: separazione del giorno dalla notte); il quinto giorno vengono creati gli esseri marini e gli uccelli, e vengono benedetti perché possano moltiplicarsi (1,20-23); nel sesto giorno vengono creati gli animali (1,24-25); viene poi creato l'uomo (1,26-31), destinato a dominare su tutto il resto della creazione, creato uomo e donna ad immagine e somiglianza di Dio, benedetto perché sia fecondo.
Il settimo giorno Dio cessa dal lavoro, e benedice e consacra il settimo giorno (2,1-3a). Ciò diventerà, nell'ebraismo, il precetto del riposo del sabato.

[modifica] Racconto Jahvista

Il secondo racconto della creazione è di tipo Jahvista ed ha le seguenti caratteristiche:

  • Dio è descritto in modo popolare, immediato, antropomorfico. Dio infatti plasma l’uomo con la polvere della terra e soffia nelle sue narici, pianta un giardino, fa germogliare dal suolo le piante, plasma gli animali, toglie una costola dal fianco dell’uomo per plasmare la donna e richiude la carne al suo posto.
  • già il racconto sacerdotale poneva l’uomo al centro del creato. In questo racconto la sottolineatura è più marcata perché l’uomo è creato per primo e tutto il resto viene creato in sua funzione: per il suo nutrimento, le piante e per la sua compagnia, gli animali. Dando il nome agli animali l’uomo viene proclamato signore di tutto il creato.
  • nel racconto è presupposto un substrato mesopotamico: i canali, i fiumi ed una civiltà già agricola, dove si coltiva la terra.
  • il giardino dell'Eden o paradiso terrestre indica un luogo fantastico dove è iniziata la vita umana. Qui tutto viene dato da Dio senza fatica, altrove occorre sudare per ricavare i frutti della terra. La ricchezza di acqua è un grande segno della benedizione di Dio.
  • nel racconto si può leggere una sostanziale parità tra uomo e donna (ish ed ishà), e gli animali sono subordinati. Il v.23 dice:
« Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta »

Letture successive di questo brano hanno però visto una subordinazione della donna nei confronti dell’uomo. In modo semplice ed immediato la Bibbia inserisce qui il tema del matrimonio e della famiglia (è così stretto il legame tra uomo e donna che sembra impossibile il divorzio).

  • la vergogna della nudità sarà vista come una conseguenza del peccato. Per il momento la nudità si inserisce nell’armonia della creazione.

[modifica] Il racconto del peccato originale (Gen 3)

Per approfondire, vedi la voce peccato originale.
Il peccato originale, affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina, Roma
Il peccato originale, affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina, Roma
Cacciata dal Paradiso Terrestre, e lavoro dei progenitori, rilievo di Wiligelmo, Duomo di Modena
Cacciata dal Paradiso Terrestre, e lavoro dei progenitori, rilievo di Wiligelmo, Duomo di Modena

Se i primi due capitoli della Genesi in vario modo esaltano la positività della creazione e della vita dell’uomo sulla terra, il terzo vi inserisce la nota tipica ad ogni esperienza umana: il male ed il peccato. La Bibbia non fa un grande discorso teorico sull’origine del male e del peccato, ma lo presenta, attraverso un aneddoto, come una condizione dalla quale difficilmente l’uomo può liberarsi.

Leggendo il racconto si possono fare le seguenti osservazioni:

  • Il serpente indica un essere ostile a Dio e nemico dell’uomo.
  • Tutto il racconto è portato avanti secondo una sottile psicologia: il serpente parte da lontano, esagerando, mettendo in cattiva luce la proibizione del Signore.
  • Il capitolo sottolinea ampiamente le conseguenze del peccato, alcune derivate immediatamente, altre volute da Dio. Quelle derivate immediatamente sono la paura di essere nudi e la paura del Signore. Quelle imposte dal Signore sono: i dolori del parto, la sottomissione della donna all’uomo, la fatica del lavoro, la morte.
  • E’ interessante notare come, ormai in preda al peccato, l’uomo e la donna si accusino a vicenda pur di scusarsi di fronte a Dio: l’uomo riversa la colpa sulla donna e questa sul serpente.
  • Il testo presenta la maledizione sul serpente, non sull’uomo e sulla donna; questi vengono colpiti in quello che vi è di più proprio: il generare i figli per la donna ed il lavoro per l’uomo.
  • La maledizione per il serpente descrive un dato di fatto del serpente stesso ed offre una interpretazione di perché i serpenti hanno sempre fatto ribrezzo e paura.
  • Una importanza particolare riveste il versetto 3,15. Anche se è lunga la strada per immaginare qui Maria Immacolata, tuttavia sono messe le basi per grandi sviluppi successivi. Fondamentalmente il testo ci dice: anche se l’uomo sembra del tutto succube del male, ha sempre delle nuove possibilità, offerte dalla misericordia del Signore, per una futura rivincita.
  • La cacciata dell’uomo dal paradiso terrestre lo pone ormai in una situazione simile alla nostra, in un mondo ostile e con una vita breve.

[modifica] Caino e Abele (Gen 4)

Per approfondire, vedi le voci Caino e Abele.

Il racconto suppone una civiltà già evoluta, un culto, altri uomini che potrebbero uccidere Caino, tutto un gruppo che lo proteggerà. Forse è nato per illustrare l’origine dei Keniti. In seguito dalla tradizione jahvista è stato riferito all’origine dell’umanità ed ha ricevuto una portata più generale.

Dopo la rivolta dell’uomo contro Dio, ora vi è la lotta dell’uomo contro l’uomo, cui si opporrà il duplice comandamento che riassume la legge, l’amore di Dio e del prossimo.

Leggendo il testo si possono fare le seguenti osservazioni:

  • La gioia di Eva che da schiava di un uomo diventa la madre di un uomo: Caino.
  • Si dice che Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Questo contrasto tra i due fratelli sta forse anche ad indicare i contrasti sempre esistiti tra i pastori ed i contadini.
  • Il Signore gradisce il sacrificio del figlio minore e non quello del maggiore. Questo sta ad indicare fin da queste pagine più remote come le preferenze del Signore non siano sempre consone con le preferenze degli uomini.
  • Il testo prima di descrivere il peccato descrive la tentazione e l’impegno del Signore per aiutare a superarla.
  • Il sangue versato di Abele dal suolo chiede vendetta. Grande è l’importanza, nella mentalità biblica, del sangue come fonte della vita.
  • Il segno che Dio impone su Caino ha il senso di limitare la vendetta. Non è giusto che sangue chiami altro sangue, senza alcun limite. Storicamente forse vi era indicato un gruppo di persone, i Keniti, in cui si praticava duramente la vendetta di sangue.

[modifica] La discendenza di Caino (Gen 4)

Dopo il racconto Caino ed Abele, viene inserito la genealogia jahvista di Caino, che esprime sostanzialmente questa idea: se Caino è stato il primo omicida, da lui derivano ogni forma di male che si è sparso sulla terra. Si arriva così al canto selvaggio di Lamech:

« Ho ucciso un uomo per una mia scalfitura ed un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette. »   (Genesi 4,24)

[modifica] I patriarchi prediluviani (Gen 5)

La fonte sacerdotale, che avevamo abbandonato dopo il racconto della creazione, ritorna adesso per descriverci la genealogia di Adamo (viene del tutto ignorato il peccato originale e l’omicidio di Abele) e collegarci così alla storia di Noè al tempo del diluvio universale.

Le genealogie per questa fonte rivestono una importanza particolare:

  • riempiono i vuoti: per esempio tra Adamo e Noè, tra Noè ed Abramo;
  • indicano l’interesse di Dio che si va sempre più concentrando fino ad arrivare ad un popolo, quello ebraico.
  • più che una importanza storica esse rivestono una importanza di idee nei confronti del Signore.

La lunga vita è segno della benedizione di Dio e segno della bontà dell’umanità. Mano a mano che l’umanità si corrompe diminuisce l’età media dell’uomo.

In questo schema di genealogia ritroviamo molte delle caratteristiche del primo capitolo della Bibbia, caratteristiche che sono proprie della fonte sacerdotale: formalismo, ripetività, astrattezza, ecc.

[modifica] Il diluvio universale (Gen 6-9)

Per approfondire, vedi le voci Diluvio e Noè.

Il racconto combina due storie parallele: una jahvista, piena di colore e di vita; l’altra sacerdotale, più precisa e più elaborata, ma più arida. Il redattore finale ha rispettato queste due testimonianze che riceveva dalla tradizione, senza cercare di sopprimere le loro divergenze di dettaglio.

Vi sono diverse narrazioni babilonesi sul diluvio, che presentano somiglianze considerevoli con il racconto biblico. Il racconto biblico non sembra dipendere da queste narrazioni, ma attinge ad una medesima eredità: il ricordo di una o più inondazioni disastrose della valle del Tigri e dell’Eufrate, che la tradizione aveva ingrandite con dimensione di un cataclisma universale. Non ha senso prendere il racconto in senso storico e volerlo poi criticare per le sue incongruenze storiche.

L’essenziale del racconto resta questo: un insegnamento sulla giustizia e sulla misericordia di Dio, sulla malizia dell’uomo e sulla salvezza accordata al giusto. Dio non può permettere il male e deve castigarlo, ma allo stesso tempo si impietosisce per il giusto, anche se è uno solo.

Il racconto del diluvio viene sovente visto come anticipazione del battesimo.

Si noti che molto simbolismo biblico ha qui un inizio: sette coppie di animali, quaranta giorni di diluvio, la colomba, il ramo di ulivo, ecc.

Dopo il diluvio viene ristabilito l’ordine del mondo e Dio benedice di nuovo l’uomo, come aveva già fatto quando lo aveva creato. In particolare all’uomo vengono dati in alimento anche gli animali, privati però del loro sangue. Segno di questa nuova alleanza tra Dio e l’uomo è l’arcobaleno. Inizia qui un grande tema biblico: quello dell’alleanza: per il momento l’alleanza è con tutti gli uomini, in seguito si restringerà ad un popolo, con Abramo e poi, particolarmente, con Mosè.

[modifica] La torre di Babele (Gen 11)

Per approfondire, vedi la voce Torre di Babele.

Il cap. 10 che unisce i racconti del diluvio e della torre di Babele presenta una tavola sinottica dei popoli antichi. Vorrebbe offrire uno sguardo d’insieme dello svilupparsi dei popoli nell’antichità; inoltre offre il materiale di partenza per il racconto della torre di Babele.

Il racconto della torre, di natura jahvista, offre una spiegazione della diversità dei popoli e delle lingue. Il tutto viene visto come un castigo di Dio per una colpa collettiva.

La torre viene costruita secondo i canoni delle antiche torri sacre a piani che si trovano in Mesopotamia. I costruttori vi cercavano un mezzo per incontrare il Signore, ma lo jahvista vi vede l’impresa di un orgoglio insensato.

Questo tema della condanna della torre si combina con quello della città: è una condanna della civiltà urbana, come già c’era stato nel cap. 4 a proposito della discendenza di Caino.

[modifica] Gli ascendenti di Abramo (Gen 11)

Secondo il redattore sacerdotale lo sguardo si concentra sempre di più: dal generico (discendenza di Adamo ed Eva) al particolare (ascendenti di Abramo). Quasi a dire come Dio poco alla volta viene a costruirsi il suo popolo prediletto, lasciando in secondo piano gli altri popoli.

[modifica] La storia di Abramo (Gen 12-25)

Per approfondire, vedi la voce Abramo (patriarca).

La storia patriarcale che qui inizia è una storia di famiglia: raduna i ricordi che si conservavano degli antenati, Abramo, Isacco, Giacobbe e Giuseppe:

  • E’ una storia popolare che si sofferma sugli anedotti personali e sui tratti pittoreschi, senza alcuna preoccupazione di unire questi racconti alla storia generale.
  • E’ una storia religiosa: tutte le svolte decisive sono segnate da un intervento di Dio e tutto vi appare come provvidenziale (vengono dimenticate tutte le cause seconde che intervengono nello svolgimento della storia). Tutti i fatti sono introdotti, spiegati e raggruppati per dimostrare una tesi religiosa: c’è un Dio che ha formato un popolo e gli ha dato un paese; questo Dio è Yahvè, questo popolo è Israele, questo paese è la terra santa.
  • Ma questi racconti sono storici nel senso che narrano, alla loro maniera, avvenimenti reali; danno una immagine fedele dell’origine e delle migrazioni degli antenati d’Israele, dei loro legami geografici ed etnici, del loro comportamento morale e religioso. Il compito dello storico moderno è di confrontare questi dati della Bibbia con i fatti della storia generale. Con le riserve che impongono l’insufficienza delle indicazioni della Bibbia e l’incertezza della cronologia extra-biblica, si potrà dire che Abramo visse in Canaan verso il 1850 a.C.; che Giuseppe fece carriera in Egitto un po’ dopo il 1700.

[modifica] La vocazione di Abramo (Gen 12,1-9)

E’ un racconto jahvista. Rompendo tutti i suoi legami terrestri, Abramo parte per un paese sconosciuto, con la moglie sterile, perché Dio lo ha chiamato e gli ha promesso una posterità: è il primo atto della fede di Abramo, fede che si ritroverà al momento della rinnovazione dell’alleanza e del sacrificio di Isacco.

[modifica] Il rinnovamento dell’alleanza (Gen 15,1-18)

Racconto jahvista dove sono forse incorporate le prime tracce della tradizione eloista. La fede di Abramo è messa alla prova, le promesse tardano a realizzarsi. Esse sono allora rinnovate e sigillate da un’alleanza. La promessa della terra è messa al primo posto.

Giustamente famoso è il v. 6:

« Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. »

che sarà ripreso per spiegare il rapporto tra la fede e le opere in Paolo, Giacomo e Lutero.

Il versetto 15,17 presenta un antico rito di alleanza. I contraenti passavano tra le carni sanguinanti e invocavano su di sé la sorte riservata a queste vittime, se trasgredivano il loro impegno. Sotto il simbolo del fuoco è Jahvè che passa; e passa solo, poiché la sua alleanza è un patto unilaterale.

[modifica] L’alleanza e la circoncisione (Gen 17,1-14)

Nuovo racconto dell’alleanza di tradizione sacerdotale. L’alleanza sigilla le stesse promesse della tradizione jahvista del cap. 15, ma questa volta impone all’uomo obblighi di perfezione morale (v.1), un legame religioso con Dio (v.7) ed una prescrizione positiva, la circoncisione (v.10).

Argomenti particolari:

  • il senso del cambio di nome per Abramo (v.5);
  • il senso della circoncisione (v.10).

[modifica] L’apparizione di Mamre e la distruzione di Sodoma (Gen 18-19,29)

Questi capitoli si devono alla tradizione jahvista e si possono intitolare: il significato dell’alleanza. Essi vogliono illustrare la natura, gli effetti e le motivazioni di questo fatto centrale nella storia dell’umanità.

L'apparizione di Mamre, dove il Signore scende all’uomo in forme umane, quasi affidandosi alle sue cure, per offrirgli la speranza in un bene creduto impossibile, vuole dimostrare che l’alleanza è un grande atto di amore e di fiducia verso l’uomo. Si notino i tratti umani con cui Dio si manifesta, la familiarità di Abramo, la sua insistenza per salvare Sodoma e Gomorra. L’ambivalenza del racconto circa i personaggi: tre oppure uno solo, ha preparato la rivelazione del mistero trinitario, anche se nel racconto non è ancora minimamente presente. Fortemente sottolineato è il tema dell’ospitalità, elemento importante della tradizione dell’antico oriente. Solo in un secondo momento Abramo si accorge che nei tre personaggi ha ospitato Dio stesso.

Il racconto della distruzione di Sodoma e Gomorra prende forse le mosse da leggende antiche circa la fine di queste città. Dal punto di vista scientifico si può pensare che le città siano state distrutte e successivamente ingoiate dal mar Morto a seguito di una apertura maggiore della faglia che corre in quelle zone. La Bibbia lega la distruzione delle città con un perversione grave che lì si sarebbe manifestata: l’omosessualità, dalla Bibbia chiamata sodomia. Tale vizio era in abominio presso gli ebrei e veniva punito con la morte [1]. Il solo Lot, nipote di Abramo, resiste al peccato stesso e per questo motivo viene salvato dalla distruzione della città.

[modifica] La nascita di Isacco (Gen 21,1-5)

Il piccolo brano risulta dalla fusione delle tre fonti: sacerdotale, jahvista ed eloista. È l’avverarsi della promessa. Viene chiamato Isacco perché Sara aveva riso quando era stato preannunciato e perché è motivo di letizia la sua nascita. Difficile sembra conciliare questo brano con il seguente che parla della cacciata di Ismaele e di Agar.

[modifica] Il sacrificio di Isacco (Gen 22,1-18)

Racconto di tradizione eloista. Dopo i successi ritorna inaspettata la prova. Il fatto inspiegabile non è che Dio chieda il sacrificio di un figlio, ma che pretenda la morte di quello che era stato un grande motivo di speranza; viene così maggiormente messa in risalto la fede di Abramo. Il racconto tende a giustificare perché il popolo ebraico non preveda sacrifici umani. Inoltre offre la spiegazione perché era previsto il riscatto e non il sacrificio dei primogeniti, dato che tutte le primizie erano previste per il Signore. Al posto di Isacco Abramo offrirà in sacrificio a Dio un animale.

[modifica] La storia di Isacco e Giacobbe (Gen 25-36)

Per approfondire, vedi le voci Isacco e Giacobbe.

[modifica] I due figli di Isacco: Giacobbe ed Esaù (Gen 25,19-34)

La lotta dei due fanciulli nel seno materno presagisce l’ostilità dei due popoli fratelli: gli idumei discendenti di Esaù e gli israeliti discendenti di Giacobbe. Gli idumei saranno asserviti da Davide e per un po’ resteranno sotto il dominio ebraico. Può far problema il modo disonesto con cui Giacobbe carpisce la primogenitura al fratello Esaù. Ma si può notare come il Signore si serve anche degli inganni umani per portare avanti i suoi disegni di salvezza per il popolo ebraico.

[modifica] Giacobbe carpisce la benedizione del padre (Gen 27,1-40)

E’ un racconto jahvista che vanta l’astuzia di Giacobbe. Nella sua redazione finale il vanto per l’astuzia è sfumato da discreta riprovazione per l’astuzia di Rebecca e da pietà per Esaù. Le benedizioni che Giacobbe ed Esaù ricevono non si riferiscono tanto a loro quanto ai popoli da essi usciti.

[modifica] Il sogno di Giacobbe (Gen 28,10-22)

A Giacobbe vengono riconfermate le promesse fatte ad Abramo. La scala che sale al cielo ricorda le ziqqurat mesopotamiche. La pietra localizza la presenza di Dio: diventa una betel (casa di Dio, oppure, in senso più spirituale una porta del cielo). L’alzare la pietra e versarvi olio sulla sommità sono antichi gesti cultuali che più tardi verranno ripudiati dalla tradizione ebraica e verranno considerati idolatri.

[modifica] La storia di Giuseppe (Gen 37-50)

Per approfondire, vedi la voce Giuseppe (patriarca).

Questa storia si svolge senza un intervento visibile di Dio, senza una nuova rivelazione, al contrario di tutte le altre parti della Genesi. Essa si presenta tutta intera come un insegnamento espresso chiaramente alla fine della storia [2]:

  • La provvidenza divina ride dei calcoli degli uomini e sa volgere in bene la loro cattiva volontà.
  • Non solo Giuseppe è salvato, ma il delitto dei suoi fratelli diventa lo strumento dei disegni di Dio.
  • La venuta dei figli di Giacobbe in Egitto prepara la nascita del popolo eletto.


[modifica] Teologia

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Questi i principali temi teologici presenti nel libro.

[modifica] Note

  1. ^ cfr. Levitico 18,22 e 20,13
  2. ^ cfr. Gen 50,20

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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