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Giardino dell'Eden - Wikipedia

Giardino dell'Eden

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Il Giardino dell'Eden in un dipinto di Hieronymus Bosch
Il Giardino dell'Eden in un dipinto di Hieronymus Bosch

Il Giardino dell'Eden è un luogo mitico citato nella Bibbia ebraica e presente anche nella mitologia sumera.

Indice

[modifica] L'Eden nella Bibbia

Nel libro della Genesi nella Bibbia è il luogo in cui Dio creò Adamo ed Eva, la prima coppia umana. Esso si trovava ad oriente (della Palestina), e dal giardino usciva un fiume che si divideva in quattro rami fluviali: il Tigri, l'Eufrate, il Pison che circondava la terra di Avila, e il Ghihon che circondava la terra di Etiopia. Inoltre Eden è una parola sumera che significa "parco/giardino in pianura". (Genesi 2,8-14)

[modifica] Ipotesi sulla localizzazione geografica

Secondo queste indicazioni l'Eden si collocherebbe nell'attuale regione della Mesopotamia meridionale, nella pianura attraversata dal fiume Shatt al-‘Arab, sepolto sotto decine di metri di sedimenti. Nello Shatt al-‘Arab oggi confluiscono due dei fiumi citati nella Genesi: il Tigri e l'Eufrate.

La "terra di Avila" potrebbe essere identificata con una regione dell'Arabia settentrionale dove, durante le rare piogge si forma un grande torrente che si getta nello Shatt: tale torrente potrebbe essere un residuo di un antico fiume, cioè il Pison biblico, che scendeva dall'Arabia migliaia di anni fa quando il clima della zona era più umido.

L'altro affluente dello Shatt è il fiume Karum che potrebbe essere identificato con il mitico Ghihon, che scende dalla regione iranica dell'Elam: gli Elamiti erano conosciuti dai Semiti come un popolo dalla pelle molto scura e secondo la terminologia biblica erano dunque etiopi, termine con cui vengono indicati le popolazioni dalla pelle scura (erano forse di una razza affine ai dravida o agli zingari dell'India).

[modifica] Gli alberi della conoscenza e della vita

Dio dice ad Adamo ed Eva di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male (dettaglio della facciata del duomo di Orvieto).
Dio dice ad Adamo ed Eva di non mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male (dettaglio della facciata del duomo di Orvieto).

Secondo il racconto biblico tra tutti gli alberi piantati nel giardino, ne erano due particolari: l'"Albero della Conoscenza del Bene e del Male" e l'"Albero della vita". Dio proibì all'uomo di mangiare i frutti del primo, e la disobbedienza portò alla cacciata dal giardino dell'Eden, negando all'Uomo anche i frutti del secondo, come in Genesi 3,22: Poi Dio YHWH disse: «Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre.

Nella religione cristiana questo primigenio peccato non è riferito al sesso, anche se molti cattolici e cristiani associano erroneamente i due concetti.

[modifica] Interpretazione di alcuni simboli

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal YHWH Dio. Egli disse alla donna:...

Il serpente che parla a una donna è un chiaro simbolo di uno spirito di pitone, oracolo più volte citato nella Bibbia e conosciuto in tutto il mondo antico. Secondo gli antichi miti pagani, in un serpente si reincarna l'anima del re defunto, che così continua dall'aldilà la sua funzione di rendere fertile la terra e fare profezie. Il più famoso spirito di pitone era la Pizia dell'oracolo di Delfi. Secondo questa interpretazione l'albero può essere il treppiedi su cui sedeva la pizia, mentre i frutti della conoscenza del bene e del male sono una raffigurazione dei responsi oracolari.


Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Dopo aver mangiato il frutto della conoscenza ad Adamo ed Eva si aprirono gli occhi e conobbero che erano nudi. Continuando con l'interpretazione dell'oracolo il significato diventa chiaro. Si aprirono gli occhi perché conobbero il loro futuro. Mentre la nudità può essere interpretata nel senso di povertà, e dunque si fecero cinture di fichi, ora queste cinture potevano essere trecce di fichi secchi infilzati su cordini, un sistema per conservare il cibo.


maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba campestre.

Adamo ed Eva furono scacciati dal giardino, e passarono il resto dei loro giorni a lavorare una terra poco fertile. Questo passo può ricordare l'antica catastrofe ecologica avvenuta in medio oriente nel IV millennio a.C., in cui lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali dovuto al crescere della popolazione portò ad una irreversibile desertificazione.

La cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden
La cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden

[modifica] L'Eden nei miti sumeri

Il paradiso dei Sumeri si chiamava Dilmun e può essere identificato nel golfo Persico, cioè nelle terre a sud sommerse. In questo luogo dove non esistevano malattie e morte, il dio Enki usava accoppiarsi sessualmente con le dee sue figlie. Dopo aver mangiato i frutti degli alberi creati dalla dea Ninhursag venne da questa maledetto e condannato ad atroci sofferenze. Per far guarire la costola di Enki, Ninhursag creò quindi una dea dal nome Ninti che significa colei che fa vivere, e il significato del nome traslato in ebraico avrebbe originato il nome Eva.

In un altro mito sumero il contadino Shukallituda, non riuscendo a coltivare la sua terra troppo arida, chiese aiuto alla dea Inanna: questa gli consigliò di piantare degli alberi per fare ombra, facendo così nascere la prima oasi, con una tecnica di coltivazione comune nei deserti intorno al golfo Persico. Il mito si conclude con una trasgressione sessuale in cui il contadino stupra la dea addormentata: come punizione per l'affronto Shukallituda è costretto ad abbandonare il suo giardino.

Infine nel mito di Gilgamesh l'eroe cerca l'ultimo uomo sopravissuto al diluvio, Utnapishtim, il quale conosce la pianta dell'immortalità che cresceva in paradiso. Utnapishtim rivela a Gilgamesh che il paradiso è sprofondato nel mare, allora Gilgamesh recupera una fronda della pianta sul fondo del mare, ma durante il ritorno un serpente divora la fronda e ritorna giovane.

È quindi probabile che i compilatori dei testi biblici abbiano adottato e modificato il racconto mitologico sumero sull' E.DIN (come venima chiamato dai Sumeri); è già noto che lo stesso abbiano fatto i cinesi (cio' viene confermato dai caratteri di scrittura cinese) riguardo l'Eden ed il diluvio.

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