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Libro di Giuditta - Wikipedia

Libro di Giuditta

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Antico Testamento
Ebraico, Protestante,
Cattolico, Ortodosso
Deuterocanonici
(non canonici per ebrei,
canonici per cattolici e ortodossi,
apocrifi per protestanti)
Ortodosso
Copto
Siriaco (Peshitta)
Progetto Religione
uso tabella
Giuditta con la testa di Oloferne, opera di Cristofano Allori, 1613, Palazzo Pitti, Firenze)
Giuditta con la testa di Oloferne, opera di Cristofano Allori, 1613, Palazzo Pitti, Firenze)

Il Libro di Giuditta è uno dei libri deuterocanonici della Bibbia. È incluso nella versione dei Settanta e nell'Antico Testamento Cattolico e Ortodosso della Bibbia, ma è escluso dalla Bibbia ebraica e da quella Protestante.

In esso sono evidenti numerosi anacronismi storici, per cui il testo sembra corrispondere più alla novella edificante che a una vera e propria storia. Può quindi essere paragonato ad una parabola o forse al primo romanzo storico, sebbene sia possibile che le imprecisioni derivino da tarda una messa per iscritto di una storia molto più antica, quando ormai i riferimenti esatti erano venuti a mancare.

Indice

[modifica] La storia

La storia è ambientata cronologicamente durante il regno di Nabucodonosor, qui presentato come re assiro, in realtà babilonese, di cui narra la guerra contro i Medi. Conclusa vittoriosamente la prima campagna di guerra, il "Grande re" affidò al suo generale Oloferne la campagna d'occidente, durante la quale questi incontrò il popolo di Israele. Un capo cananeo lo avvertì che quello era un popolo invincibile, se non peccava contro il suo Dio, e per tutta risposta egli lo consegna agli israeliti, che lo ricoverano e si prepararono alla guerra con l'Assiria.

Assediati, ridotti allo stremo per fame e sete, dopo 36 giorni gli israeliti avrebbero voluto arrendersi, e il loro capo, Ozia, a fatica riuscì a convincerli ad aspettare ancora 5 giorni.

Qui entra in scena Giuditta, ricca vedova, bella, giovane e di indiscussa virtù.

« Giuditta era rimasta nella sua casa in stato di vedovanza ed erano passati gia tre anni e quattro mesi. Si era fatta preparare una tenda sul terrazzo della sua casa, si era cinta i fianchi di sacco e portava le vesti delle vedove. Da quando era vedova digiunava tutti i giorni, eccetto le vigilie dei sabati e i sabati, le vigilie dei noviluni e i noviluni, le feste e i giorni di gioia per Israele. Era bella d'aspetto e molto avvenente nella persona; inoltre suo marito Manàsse le aveva lasciato oro e argento, schiavi e schiave, armenti e terreni ed essa era rimasta padrona di tutto. Né alcuno poteva dire una parola maligna a suo riguardo, perché temeva molto Dio.
(Giuditta, 8, 4-7) »

Alla notizia dell'intenzione di resa, Giuditta convoca gli anziani, rimprovera loro la scarsa fede, ne ottiene la fiducia e, invocata per sé la protezione del Dio di Israele, si veste in gran pompa e si presenta ad Oloferne con la sua serva e con doni, fingendo di essere venuta a tradire i suoi.

Condotta alla presenza del generale viene assai ben accolta, e gli fa credere di poter avere la rivelazione dei peccati del suo popolo a causa dei quali l'Eterno lo darà in mano al nemico, permettendogli di giungere vittorioso fino alla conquista di Gerusalemme.

Oloferne accetta entusiasta l'offerta e la lascia pregare ogni notte il suo Dio per avere la promessa rivelazione. Dopo tre giorni la invita al suo banchetto, credendo di poterla anche possedere. Ma quando viene lasciato solo con la donna è perdutamente ubriaco.

« Fermatasi presso il divano di lui, disse in cuor suo: «Signore, Dio d'ogni potenza, guarda propizio in quest'ora all'opera delle mie mani per l'esaltazione di Gerusalemme. È venuto il momento di pensare alla tua eredità e di far riuscire il mio piano per la rovina dei nemici che sono insorti contro di noi». Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui;poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: «Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento». E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa. Ne fece rotolare il corpo giù dal giaciglio e strappò via le cortine dai sostegni. Poco dopo uscì e consegnò la testa di Oloferne alla sua ancella, la quale la mise nella bisaccia dei viveri e uscirono tutt'e due, secondo il loro uso, per la preghiera; attraversarono il campo, fecero un giro nella valle, poi salirono sul monte verso Betulia e giunsero alle porte della città.
(Giuditta, 13, 4-10) »

Giuditta ricavò dal suo atto eroico grandi onori e anche ricchezze, levò un salmo di ringraziamento all'Eterno, e visse fino a 105 anni, libera e assai rispettata dalla sua gente, rifiutando ogni proposta di nuove nozze.

[modifica] Significati

Giuditta in atto di tagliare la testa di Oloferne
Giuditta in atto di tagliare la testa di Oloferne

La storia di Giuditta, trattata con grande ampiezza nella Bibbia cristiana e sicuramente edificante, sia sul piano patriottico che su quello della virtù femminile, ha avuto grande successo come fonte di ispirazione letteraria ed iconografica.

Colpisce, nel racconto, l'entrata in scena di questa figura di donna bella, libera e ricca (posizione di per sé inquietante, in una società arcaica), che pungola lo scarso coraggio degli uomini della sua comunità ai quali dovrebbe per tradizione essere soggetta. E non c'è dubbio che l'uccisione di Oloferne evochi anche la vendetta della donna contro il maschio violento e violentatore.
Come ha potuto dunque, un racconto che ribadisce che le armi della femmina contro il maschio sono quelle tradizionali - la seduzione e l'inganno - avere tanta fortuna in società patriarcali?

La parola-chiave sembra essere "patriottismo", valore, come indica la parola stessa, tipicamente patriarcale.
Il fatto è che da una parte nel racconto si ribadisce che le armi femminili sono proprio quelle, ma dall'altra esse vengono qui utilizzate a beneficio del gruppo (patriarcale) di appartenenza. Ciò consente la promozione di Giuditta al ruolo di eroe - anzi, di eroina.

Di questa complessità psicologica ben si accorse Freud, quando nella sua Psicologia della vita amorosa, citò la figura di Giuditta come una di quelle donne la cui verginità è protetta da un tabù, facendo riferimento ad una tragedia di Friedrich Hebbel che dava per non consumato il suo primo ed unico matrimonio.

[modifica] Iconografia

In questa stessa complessità, o forse soprattutto nella fama della bellezza della protagonista, risiede probabilmente la ragione della grande fortuna iconografica della storia, dal Medioevo fin quasi ai giorni nostri.

Se ne danno di seguito alcuni esempi.

Giuditta e Oloferne
Giuditta e Oloferne in una pedina del XII secolo
Giuditta e Oloferne in una pedina del XII secolo
Illustrazione del Libro di Giuditta nel Manoscritto di Norimberga (1493)
Illustrazione del Libro di Giuditta nel Manoscritto di Norimberga (1493)
Andrea Mantegna, circa 1495
Andrea Mantegna, circa 1495
Giuditta è rappresentata nel riquadro di destra, in contrapposizione alla tentazione rappresentata da Eva nel pannello centrale
Giuditta è rappresentata nel riquadro di destra, in contrapposizione alla tentazione rappresentata da Eva nel pannello centrale
Giuditta con la serva e il capo di OloferneMichelangelo, Cappella Sistina (1508-12)
Giuditta con la serva e il capo di OloferneMichelangelo, Cappella Sistina (1508-12)
Giuditta con la testa di Oloferne, Konrat Meit alabastro (1512)
Giuditta con la testa di Oloferne, Konrat Meit alabastro (1512)
Giuditta con la testa di Oloferne, Lucas Cranach il vecchio (c. 1530)
Giuditta con la testa di Oloferne, Lucas Cranach il vecchio (c. 1530)
Giuditta con il capo di Oloferne, di Cristofano Allori, 1613 (Palazzo Pitti, Firenze)
Giuditta con il capo di Oloferne, di Cristofano Allori, 1613 (Palazzo Pitti, Firenze)
Giuditta di Paul Albert Steck (c. 1900)
Giuditta di Paul Albert Steck (c. 1900)
Gustav Klimt, Giuditta I, 1901
Gustav Klimt, Giuditta I, 1901
Gustav Klimt, Giuditta II, 1909
Gustav Klimt, Giuditta II, 1909

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