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Giorgio Napolitano - Wikipedia

Giorgio Napolitano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bandiera italiana
Stemma Presidente della Repubblica
XI Presidente della
Repubblica Italiana
Giorgio Napolitano
Luogo di nascita Napoli
Data di nascita 29 giugno 1925 (1925-06-29) (età 82)
Luogo di morte
Data di morte
Titolo di studio Laurea in Giurisprudenza
Professione Politico
Partito politico Partito Comunista Italiano (PCI) divenuto poi

Partito Democratico della Sinistra (PDS) divenuto poi
Democratici di Sinistra (DS)

Mandato Presidenziale dal 15 maggio 2006
Elezione 10 maggio 2006
4° scrutinio con 543 voti su 990
Predecessore Carlo Azeglio Ciampi
Successore -
Coniuge Clio Maria Bittoni
« Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte »
(Giorgio Napolitano, discorso di insediamento come Presidente della Repubblica Italiana, 15 maggio 2006)

Giorgio Napolitano (Napoli29 giugno 1925) è un politico italiano, undicesimo Presidente della Repubblica, in carica dal 10 maggio 2006.

In precedenza era stato Presidente della Camera dei Deputati nell'XI Legislatura (sostituendo nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro, salito al Quirinale) e Ministro dell'Interno nel Governo Prodi I, nonché deputato dal 1953 al 1996 e Senatore a vita dal 2005 (nominato da Carlo Azeglio Ciampi) fino alla sua elezione alla prima carica della Repubblica.

È il primo Capo dello Stato che abbia fatto parte del Partito Comunista Italiano.

È il terzo presidente ad essere eletto alla quarta chiama (dopo Einaudi e Gronchi), il sesto ex Presidente della Camera eletto Capo dello Stato (dopo Enrico De Nicola, Gronchi, Leone, Pertini e Scalfaro), il secondo ad essere eletto da senatore a vita (prima di lui Leone), e il terzo presidente napoletano (dopo De Nicola e Leone).

Indice

[modifica] Biografia

Nasce a Napoli, in via Monte di Dio, il 29 giugno 1925. È originario di Gallo, frazione del comune di Comiziano, in provincia di Napoli.

[modifica] La giovinezza e la militanza nel PCI

Studente dal 1938 al 1941 al Liceo classico Umberto di Napoli, dove frequenta quarta e quinta ginnasio e salta poi alla seconda Liceo (erano gli anni della guerra). Nel dicembre del 1941 si trasferisce con la sua famiglia a Padova e lì si diploma presso il liceo Tito Livio. [1]

Per approfondire, vedi le voci Università Federico II e Gruppi Universitari Fascisti.

Nel 1942 Napolitano si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza all'Università Federico II di Napoli. Durante gli anni dell'Università, fa parte del GUF, il gruppo universitario fascista: collabora infatti con il settimanale IX maggio tenendo una rubrica di critica teatrale. In questo periodo si forma tuttavia il gruppo di amici storico di Napolitano che seppur militando ufficialmente nel fascismo guardava alle prospettive dell'antifascismo. Napolitano dirà più avanti: "il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato".[2]

Il giovane Napolitano, appassionato di teatro (un interesse coltivato tra i banchi del liceo Umberto di Napoli, con amici come Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli), debutta anche come attore in un paio di piccole parti nella compagnia del GUF al Teatro degli Illusi presso Palazzo Nobili; ha anche interpretato il ruolo di protagonista nella commedia Viaggio a Cardiff di William Butler Yeats.

Per approfondire, vedi la voce Resistenza Italiana.

Durante l'occupazione tedesca, con il gruppo formatosi all'interno del GUF prende parte alle azioni della Resistenza in Campania.[3] In particolare, tra queste, l'azione con cui si impadroniscono della redazione del IX maggio, pubblicando brani di Karl Marx mascherati come pezzi firmati di volta in volta dai diversi componenti del gruppo. Nel 1945 Napolitano aderisce al Partito Comunista Italiano, di cui è segretario federale a Napoli e Caserta.

Due anni dopo, nel 1947, si laurea in Giurisprudenza con una tesi di economia politica dal titolo: "Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l'unità e la legge speciale per Napoli del 1904".

Per approfondire, vedi la voce Partito Comunista Italiano.

Eletto deputato nel 1953 (e successivamente sempre rieletto, nella circoscrizione di Napoli, fino al 1996), diviene responsabile della commissione meridionale del Comitato Centrale del PCI, di cui era diventato membro a partire dall'VIII congresso (1956) grazie all'appoggio che Palmiro Togliatti dette in quel periodo a lui e ad altri giovani dirigenti nell'ottica della creazione una nuova e più eterogenea dirigenza centrale.

In quell'anno, tra l'ottobre e il novembre, si consuma da parte dell'URSS la repressione dei moti ungheresi, che la dirigenza del PCI condannerà come controrivoluzionari (L'Unità arriva persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori"). Napolitano, nella sua autobiografia politica "Dal PCI al socialismo europeo", parla del suo "grave tormento autocritico" riguardo a quella posizione, nata dalla concezione del ruolo del Partito comunista come "inseparabile dalle sorti del campo socialista guidato dall'URSS", contrapposto al fronte "imperialista". Nondimeno, nel momento stesso degli eventi, elogia l'intervento sovietico dichiarando: «L'intervento sovietico ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione ma alla pace nel mondo» (intervento ripreso dal Corriere della Sera nel 2006 e disponibile su Wikiquote).

In effetti, in quel periodo, non tutti nel comunismo europeo condividono quella scelta, tanto che la CGIL (come in Francia un gruppo di intellettuali) consuma uno strappo notevole, affermando che quella d'Ungheria era da considerare una legittima rivoluzione, e che nel comunismo si dovevano aprire le prospettive di una apertura democratica. Questa contraddizione interna diventa ancora più evidente dal momento che l'VIII Congresso del PCI si svolge all'insegna della "via italiana al socialismo" come via democratica e nazionale, con il principale apporto di Giorgio Amendola, di cui Napolitano si considererà sempre un allievo.

[modifica] Gli incarichi nel partito

Napolitano alla Festa dell'Unità del 1975, a Milano.
Napolitano alla Festa dell'Unità del 1975, a Milano.

Tra il 1960 e il 1962 è responsabile della sezione lavoro di massa, successivamente, dal 1963 al 1966, segretario della federazione comunista di Napoli.

Nel confronto interno seguente la morte di Togliatti nel 1964, Napolitano è uno degli esponenti moderati di maggior peso, parte della corrente del partito più attenta al Psi (che, rompendo il fronte popolare, entrerà al governo con la Dc) in contrapposizione a quella più legata al clima di ribellione precedente il 1968.

Dopo essere entrato, a partire dal X Congresso, nella direzione nazionale del partito, dal 1966 al 1969 diviene coordinatore dell'ufficio di segreteria e dell'ufficio politico del PCI. Nel 1966 riveste l'incarico non ufficiale di vicesegretario di fatto del partito con Luigi Longo, finché due anni più tardi l'incarico sarà affidato a Enrico Berlinguer.

Tra il 1969 e il 1975, si occupa principalmente dei problemi della vita culturale del Paese, come responsabile della politica culturale del PCI. Il suo libro "Intervista sul PCI" con Eric Hobsbawm (Laterza 1975) ha un certo successo, con traduzioni in oltre 10 paesi.

Nel periodo della solidarietà nazionale (1976-79) è portavoce del PCI nei rapporti con il governo Andreotti, sui temi dell'economia e del sindacato. Negli anni settanta svolge una grande attività all'estero, tenendo conferenze negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna, in Germania e (cosa all'epoca inusuale per un politico italiano) nelle Università degli Stati Uniti (Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington).

La sua ferma critica all'Unione Sovietica è ormai accettata dalla maggioranza del partito. In questo periodo, contribuisce al confronto con la socialdemocrazia europea, in special modo con l'Ostpolitik di Willy Brandt, e guida un viaggio semiufficiale negli Stati Uniti, dove fino a quel momento i partiti comunisti europei non avevano avuto cittadinanza politica. Con Amendola prosegue nella battaglia per far crescere l'europeismo del Pci fino a candidare al parlamento europeo Altiero Spinelli.

Dal 1976 al 1979 è responsabile della politica economica del partito. Nel 1978 è stato protagonista di un evento significativo: fu il primo dirigente del partito comunista italiano a ricevere un visto per recarsi in visita negli Stati Uniti[4] dove terrà conferenze ed importanti incontri ad Aspen, Colorado, e all'Università di Harvard soltanto una decina di anni dopo, anche grazie all'interessamento di Giulio Andreotti.

Dal 1986 dirige nel partito la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali.

In quegli anni all'interno del PCI prevale, in politica estera, la linea di Napolitano di "piena e leale" solidarietà agli USA e alla NATO.

Dal 1981 al 1986 (durante l'VIII e la IX legislatura) è presidente del gruppo dei deputati del PCI alla Camera dei Deputati, e, dal 1989 al 1992, parlamentare europeo.

Alla morte di Enrico Berlinguer, Napolitano è tra i possibili successori alla Segreteria del Partito; gli viene tuttavia preferito Alessandro Natta.

[modifica] La transizione verso la socialdemocrazia europea

Napolitano con Enrico Berlinguer
Napolitano con Enrico Berlinguer

Napolitano è stato uno degli esponenti storici della corrente della "destra" del PCI, nata verso la fine degli anni sessanta ed ispirata ai valori del socialismo democratico, nel solco della tradizione segnata da Giorgio Amendola. Negli anni di maggior scontro interno la corrente di Napolitano viene detta dagli avversari "migliorista", nome coniato anche con una certa accezione dispregiativa facendo riferimento ad un'azione politica che servisse a migliorare le condizioni di vita della classe lavoratrice senza però rivoluzionare strutturalmente il capitalismo.

Nel 1985 affermava che il riformismo europeo è "il punto di approdo del PCI".

Per approfondire, vedi la voce Partito Democratico della Sinistra.

Nel luglio del 1989 è Ministro degli Esteri nel governo ombra del PCI, da cui si dimette all'indomani del congresso di Rimini, in cui si dichiara favorevole alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra. In un'intervista rilasciata il 6 marzo del 92 ribadisce: "Ci caratterizza l'antica convinzione che il Pci abbia tardato a trasformarsi in un partito socialista democratico di stampo europeo".

Nel 1991, in piena guerra del Golfo, fa uno storico viaggio in Israele, riportando le posizioni del Partito Comunista Italiano verso una maggiore attenzione alle istanze della comunità ebraica.

[modifica] Da Presidente della Camera a Senatore a vita

Napolitano alla parata del 2 giugno 2006
Napolitano alla parata del 2 giugno 2006

Nel 1992 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati sostituendo Oscar Luigi Scalfaro, eletto Presidente della Repubblica Italiana. Si trattò della “legislatura di Tangentopoli” e la Presidenza della Camera divenne uno dei fronti del rapporto tra magistratura e politica: due episodi sono estremamente significativi del modo in cui l'indiscusso prestigio personale del presidente Napolitano guadagnò alle istituzioni il conforto dell’opinione pubblica, che in quel periodo era particolarmente incline alla sfiducia nei confronti delle pubbliche autorità. Il 2 febbraio 1993 all’ingresso posteriore di palazzo Montecitorio si presentò un ufficiale della Guardia di finanza con un ordine di esibizione di atti: esso si riferiva agli originali dei bilanci dei partiti politici (peraltro pubblicati anche in Gazzetta Ufficiale), evidentemente utili al magistrato procedente (Gherardo Colombo, della Procura di Milano) per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti fossero state dichiarate a bilancio, secondo le prescrizioni della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Il Segretario generale della Camera, su istruzioni del Presidente, oppose all’ufficiale l’immunità di sede, l'antichissima guarentigia delle Camere in cui la forza pubblica non può accedere se non su autorizzazione del loro Presidente. Nei giorni successivi tutti i partiti politici e tutti i principali organi di stampa sostennero la scelta del presidente Napolitano. Il secondo evento ebbe luogo subito dopo la clamorosa seduta del 29 aprile 1993, in cui alcune delle richieste di autorizzazione a procedere contro Bettino Craxi furono respinte dalla Camera a voto segreto. Il presidente Napolitano convocò il 6 maggio 1993 la Giunta del Regolamento e dispose che le deliberazioni della Camera sulle autorizzazioni a procedere fossero per l’avvenire votate in maniera palese (mantenendo il ricorso al voto segreto solo per la sottoposizione all'arresto, alla perquisizione o ad altra privazione della libertà personale). Così innovando la prassi parlamentare ultrasecolare, la Presidenza della Camera (e quella del Senato, retta da Spadolini, che adottò analoga deliberazione in pari data) si evitò per il prosieguo che le proposte di concessione dell’autorizzazione richiesta dalla magistratura fosse respinta nel segreto dell’urna da quello che era stato ribattezzato il “Parlamento degli inquisiti”.

Per approfondire, vedi la voce Governo Prodi I.

Successivamente, Romano Prodi lo sceglie come Ministro dell'Interno del suo governo nel 1996. Come primo ex-comunista ad occupare la carica di Ministro dell'Interno, propone quella che diverrà nel luglio 1998 la Legge Turco-Napolitano, che istituisce i centri di permanenza temporanea (CPT) per gli immigrati clandestini.

Napolitano a Firenze
Napolitano a Firenze

Mentre ricopre tale incarico, è molto criticato per non aver attuato una tempestiva e adeguata sorveglianza su Licio Gelli, fuggito all'estero (dopo essere evaso dal carcere già nel 1983) il 28 aprile 1998, il giorno stesso della divulgazione della sentenza definitiva di condanna per depistaggio e strage da parte della Cassazione. Per questi fatti il direttore di MicroMega Paolo Flores D'Arcais ne chiede le dimissioni.[5]

Per approfondire, vedi la voce Democratici di Sinistra.

Dopo la caduta dell'esecutivo guidato da Prodi, è nuovamente europarlamentare dal 1999 al 2004 tra le file dei Democratici di Sinistra ricoprendo la carica di Presidente della Commissione Affari Costituzionali (AFCO), una delle più influenti del Parlamento Europeo.

Il 23 settembre 2005 è nominato, assieme a Sergio Pininfarina, Senatore a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

[modifica] Al Quirinale

Napolitano subentra a Carlo Azeglio Ciampi
Napolitano subentra a Carlo Azeglio Ciampi

Il 10 maggio 2006 è eletto undicesimo Presidente della Repubblica Italiana alla quarta votazione con 543 voti su 990 votanti dei 1009 aventi diritto. È il primo esponente proveniente dal PCI a divenire Presidente della Repubblica ed è il primo Presidente della Repubblica proveniente da un gruppo parlamentare (in questo caso L'Ulivo), dopo la caduta della "prima repubblica".

Il 9 luglio 2006 è stato presente, insieme al ministro Giovanna Melandri all'Olympiastadion di Berlino durante la partita finale dei Mondiali di calcio 2006, dove gli azzurri hanno conquistato il loro quarto titolo mondiale: prima di allora l'onore era spettato solo a Sandro Pertini, e, come capo del Governo, a Benito Mussolini e a Giovanni Spadolini.

Napolitano chiese notizie al Consiglio Superiore della Magistratura sul fascicolo personale di Henry John Woodcock, il giovane pm che indagava su Vittorio Emanuele di Savoia.[6]

Nel 2008, nel pieno delle polemiche per le forti contestazioni, da parte di esponenti dei centri sociali e della sinistra, alla presenza dello stato di Israele alla Fiera Internazionale del Libro di Torino (nazione invitata per il sessantennale della sua creazione, ma, al contrario del Salon du Livre di Parigi che aveva fatto una scelta analoga, senza dare spazio anche agli scrittori palestinesi) l'annunciata visita di Napolitano alla manifestazione viene criticata dallo scrittore svizzero Tariq Ramadan. Secondo Ramadan la presenza di Napolitano avrebbe dato una valenza politica all'invito di Israele e lo stesso Napolitano avrebbe equiparato le critiche ad Israele all'antisemitismo. In risposta alle critiche è stata emessa una nota del Quirinale, dove si afferma che la partecipazione alla Fiera del Libro non ha valenza diversa da quella di altre partecipazioni a manifestazioni culturali italiane, che "E’ del tutto falso, inoltre, attribuire al Presidente Napolitano “l’errore di aver tacciato di antisemitismo tutti coloro i quali criticano lo Stato di Israele”" e che "la critica delle politiche del governo di Israele è del tutto legittima, innanzitutto all'interno di Israele; quel che è inammissibile qualsiasi posizione tendente a negare la legittimità dello Stato di Israele, quale nacque per volontà delle Nazioni Unite nel 1948, e il suo diritto all’esistenza nella pace e nella sicurezza". [7][8]

[modifica] La gestione delle crisi di governo

Per approfondire, vedi la voce Governo Prodi II.

Dal 21 febbraio 2007 si trova a dover gestire la prima crisi di Governo da quando è salito al Colle, causata dalle dimissioni del premier Romano Prodi, in seguito al voto contrario del Senato alla relazione sulla politica estera del suo Governo; dopo tre giorni rinvia il Governo alle Camere per la fiducia.

Il 24 gennaio 2008 riceve nuovamente le dimissioni di Prodi, in seguito al voto di sfiducia al governo maturato in Senato in seguito all'abbandono della maggioranza governativa da parte dell'UDEUR di Clemente Mastella. Avvia le consultazioni con le forze politiche per la ricomposizione di una difficile crisi di governo e, propenso a scongiurare le elezioni anticipate (pure richieste dalla maggioranza delle forze parlamentari), ma consapevole della difficoltà di creare un nuovo esecutivo con maggioranza stabile, il 30 gennaio conferisce al Presidente del Senato Franco Marini un mandato esplorativo finalizzato a trovare un consenso tra le forze politiche su una riforma della legge elettorale e su un governo che assuma le decisioni più urgenti. Ma il tentativo fallisce e, il 4 febbraio, Marini rimette il mandato ricevuto. Il 6 febbraio il Capo dello Stato firma il decreto di scioglimento delle Camere, chiudendo così, dopo appena 22 mesi dal suo insediamento, la XV Legislatura, la seconda più breve della storia della Repubblica (dopo l'XI Legislatura).

George Bush con Napolitano
George Bush con Napolitano

[modifica] Nomine presidenziali

Governi:

Senatori a vita:

  • Non ha ancora proceduto ad alcuna nomina

[modifica] La famiglia

Uomo riservato e misurato, non ha mai confuso l'impegno politico e istituzionale con le vicende personali, vissute sempre senza clamore. Conosce Clio Maria Bittoni (nata a Chiaravalle (AN) nel 1935) presso l'Università di Napoli, dove lei si laureò in Giurisprudenza, e la sposa con rito civile in Campidoglio nel 1959. I coniugi Napolitano hanno avuto due figli, Giulio e Giovanni, e attualmente sono nonni di due nipotini: Sofia e Simone. La signora Clio, avvocato specializzato in Diritto del lavoro, ha lavorato per molti anni nell'ufficio legislativo della Camera dei deputati, incarico dal quale si dimise nel 1992 quando il marito fu eletto Presidente della Camera.

[modifica] Rapporti con gli altri esponenti politici

Tra i suoi maestri di politica la figura più significativa è quella di Giorgio Amendola, leader dell'ala moderata del PCI. Da lui eredita l'orientamento riformista e ne ammira l'energia e l'imponenza ("anche per la sua mole", ebbe a dire: Amendola era infatti detto Giorgio 'o chiatto, vedi note), ma da cui riuscì tuttavia a distanziarsi condannando l'invasione sovietica dell'Afghanistan, giustificata, invece, da Amendola.

L'altro personaggio politico con cui nel PCI Napolitano si confronta è Enrico Berlinguer, che considera parte del cammino verso il "superamento delle contraddizioni di fondo tra il PCI nella sua evoluzione e il comunismo come ideologia e come sistema". Al suo fianco nell'esperienza della solidarietà nazionale, in seguito ne critica le scelte di arroccamento del partito sulle sue posizioni, lavorando invece alla tappa successiva della storia del comunismo italiano: la presa di distanza definitiva dall'URSS all'inizio degli anni ottanta. In un famoso articolo pubblicato da L'Unità nell’estate del 1981, Napolitano mette in guardia Berlinguer dai pericoli del settarismo e dell’isolamento parlamentare verso cui, dice, rischia di trascinare il Pci al solo scopo di battere i ‘familiari sentieri’ della lotta di classe.

Napolitano inoltre si adopera per tenere aperta la possibilità di un confronto e di una possibile convergenza con il PSI. Cerca di mantenere vivi i contatti con il socialismo europeo e italiano anche negli anni del durissimo scontro tra Enrico Berlinguer e Bettino Craxi, che raggiunge il culmine con la differente posizione dei due leader sul referendum che avrebbe abrogato la scala mobile.

Nel 1994 il presidente del consiglio Silvio Berlusconi si congratula con lui per il discorso in cui auspica "una linea di confronto non distruttivo tra maggioranza e opposizione".

[modifica] Attività pubblicistica

  • "Intervista sul PCI" con Eric Hobsbawm (1975).
  • "In mezzo al guado" (1979), riferito al periodo della "solidarietà nazionale".
  • "Oltre i vecchi confini" (1988) relativo agli anni del disgelo tra Est e Ovest.
  • "Al di là del guado: la scelta riformista" (1990), una raccolta di discorsi politici.
  • "Europa e America dopo l'89" (1992), una raccolta di conferenze tenute negli Stati Uniti dopo la caduta del muro di Berlino.
  • "Dove va la Repubblica - Una transizione incompiuta" (1994), un diario dedicato agli anni di Presidenza della Camera dei Deputati.
  • "Europa politica" (2002), relativo all'attività al parlamento europeo.
  • "Dal PCI al socialismo europeo: un'autobiografia politica" (2005).
  • "Una transizione incompiuta?", Bur 2006

[modifica] Note

  1. ^ Sito del liceo Umberto di Napoli
  2. ^ Edmondo Berselli. Lord Giorgio d'Italia. L'espresso. URL consultato il 27-3-2008.
  3. ^ Nicola Graziani, [1], su La gazzetta del mezzogiorno
  4. ^ Testo dell'articolo che Napolitano scrisse al ritorno dalla sua visita negli Stati Uniti
  5. ^ Intervista a Paolo Flores D'Arcais, Rassegna stampa della Camera dei Deputati, dal Corriere della Sera
  6. ^ Cani scelti e cani sciolti, articolo di Marco Travaglio pubblicato su L'Unità del 1 marzo 2007 [2]
  7. ^ Fiera del Libro, replica del Quirinale "Falsità su Napolitano e Israele", articolo de "La Repubblica", del 5 maggio 2008
  8. ^ La partecipazione del Presidente della Repubblica ad eventi culturali che hanno luogo in Italia, comunicato del Quirinale del 5 maggio 2008

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

MPE italiano Gruppo Lista di elezione Partito italiano Area Preferenze
1989 - giu 1992

1999 - 2004

Sinistra Un. Eur.

PSE

PCI

DS

PCI, PDS

DS

-

-

-

-

Predecessore: Presidente della Camera dei Deputati Successore:
Oscar Luigi Scalfaro 1992 - 1994 (XI Legislatura) Irene Pivetti I
II
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X
con
con
Oscar Luigi Scalfaro {{{data}}} Irene Pivetti
Predecessore: Ministro dell'Interno della Repubblica Italiana Successore:
Giovanni Rinaldo Coronas 1996 - 1998 (Governo Prodi I) Rosa Russo Iervolino I
II
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con
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Giovanni Rinaldo Coronas {{{data}}} Rosa Russo Iervolino
Predecessore: Presidente della Repubblica Italiana Successore: Bandiera italiana
Carlo Azeglio Ciampi 15 maggio 2006 - ...
Presidenti della Repubblica Italiana
Stendardo Presidente della Repubblica Italiana
Enrico De Nicola (1946-1948) | Luigi Einaudi (1948-1955) | Giovanni Gronchi (1955-1962) | Antonio Segni (1962-1964) | Giuseppe Saragat (1964-1971) | Giovanni Leone (1971-1978) | Sandro Pertini (1978-1985) | Francesco Cossiga (1985-1992) | Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999) | Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) | Giorgio Napolitano (2006-in carica)
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