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Marlon Brando - Wikipedia

Marlon Brando

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Marlon Brando in una foto di Carl Van Vechten del 27 dicembre 1948
Statuetta dell'Oscar Oscar al miglior attore 1955
Statuetta dell'Oscar Oscar al miglior attore 1973

Marlon Brando, Jr. (Omaha3 aprile 1924 – Los Angeles1 luglio 2004) è stato un attore statunitense.

Ricevette otto candidature all'Oscar (che si aggiudicò due volte, rifiutandosi però una volta di ritirare la statuetta in segno di protesta contro le ingiustizie verso le minoranze etniche); la sua filmografia conta appena un pugno di capolavori e molte partecipazioni a film non indimenticabili: in tutto poco più di una quarantina. Nonostante ciò, è stata una fra le maggiori stelle del firmamento cinematografico hollywoodiano ed è comunemente riconosciuto come uno dei migliori interpreti della storia del cinema.

Indice

[modifica] Biografia

[modifica] Le origini

Brando debutta appena ventenne in teatro a Broadway nel 1944 nella commedia dolce-amara I Remember Mama; era appena uscito dall'Actor's Studio di Lee Strasberg, ma il successo teatrale gli sarebbe giunto ben presto, nel 1947, con l'interpretazione di Stanley Kowalski nell'opera teatrale Un tram che si chiama Desiderio di Tennessee Williams. Interpreterà lo stesso ruolo per il grande schermo nel 1951 nel film omonimo diretto da Elia Kazan, in coppia con Vivien Leigh.

[modifica] Ribelle senza causa

Brando in Viva Zapata! (1952)
Brando in Viva Zapata! (1952)

L'esordio come attore di cinema (un attore che si rivelerà quanto mai versatile), Brando lo aveva avuto l'anno prima, in Uomini (1950) di Fred Zinneman.

Verranno poi i ruoli di Emiliano Zapata in Viva Zapata! (1952, che gli vale il Prix d'interprétation masculine al festival di Cannes), ancora di Elia Kazan, Marco Antonio in Giulio Cesare (1953) di Joseph Mankiewicz, e quello di un ribelle in motocicletta (anch'egli un "rebel without a cause" come quello di James Dean) ne Il selvaggio (1954), diretto da Laszlo Benedek.

Nello stesso anno interpreta la parte di Terry Malloy nel suo film rimasto forse più famoso, Fronte del porto, che gli varrà il primo Oscar al miglior attore.

Per la sua interpretazione in questi film, otterrà per tre anni consecutivi, 1952, 1953, 1954, il premio BAFTA quale miglior attore internazionale.

[modifica] L'icona Brando

Per Marlon Brando la consacrazione arriva con Sayonara (1957) e I giovani leoni (1958). Con I due volti della vendetta, Brando approda alla regia per un western fuori dalle righe. Ne Gli ammutinati del Bounty (1962), Brando, che interpreta il leggendario personaggio del primo ufficiale Fletcher Christian a fianco di Trevor Howard, delinea definitivamente i tratti particolarissimi del divo hollywoodiano, portatore di uno stile cupo e istrionico. Nel 1963 partecipa alla marcia per i diritti civili, alcuni sosterranno che questo suo schieramento influirà negativamente sulla sua carriera.

[modifica] Il ritorno

Dopo La contessa di Hong Kong (1967), la figura di Brando sembra volta al tramonto, quando Gillo Pontecorvo lo scrittura per il ruolo del protagonista nel film Queimada. Brando assume un nuovo ruolo, il tetro uomo di mezza età disincantato. E firma tre personaggi che rimarranno anche essi impressi nella storia del cinema: Paul in Ultimo tango a Parigi, Don Vito Corleone ne Il Padrino e il Col. Kurtz in Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola.

[modifica] Un uomo, tre volti

Paul, protagonista di Ultimo tango a Parigi, è un uomo di mezza età che riflette sulle sue frustrazioni e sui suoi fallimenti (c'è la cameriera, all'inizio del film che rievocando la vita del suo datore di lavoro non fa altro che rievocare la carriera di Brando). Un uomo spezzato, e con una grande voglia di azzerare la propria vita. Un tormento che incontra non pochi paralleli nella sua vita reale. Resta indimenticabile il suo monologo di fronte al letto della moglie morta. Con questo film, Brando fu denunciato in Italia insieme a Maria Schneider per concorso in spettacolo osceno e ottenne un'altra candidatura all'Oscar. Don Vito Corleone (Il Padrino), è invece un uomo anziano, il capostipite di una famiglia mafiosa, una figura quasi statica, con il volto dell'attore deformato da un paio di grossi batuffoli di ovatta incastonati all'interno della bocca, con uno sguardo criptico, in cui si racchiude tutto il mistero e l'omertà della mafia. Il Col. Kurtz ha raggiunto invece il suo "punto di rottura" e se ne va nella giungla a fare il semidio, venerato da migliaia di selvaggi. Qui ancora è il volto a recitare un ruolo fondamentale. Brando è completamente rasato a zero, il volto perennemente in penombra, a darne un'essenza divina, quasi astratta. Come una sintesi tra l'ex-pugile Paul e il Boss Don Vito, Kurtz è votato all'autodistruzione. E anche qui c'è un parallelismo con la vita di Brando: da qui in poi non farà più ruoli memorabili, per via soprattutto delle sue disgraziate vicende familiari.

[modifica] Il declino

Per Superman (1978), nel quale interpretava il ruolo di Jor-El, padre del popolare supereroe, Brando percepì un faraonico cachet per recitare in soli pochi minuti di film. E in questo ruolo del "cameo" Brando si relega fino al resto dei suoi giorni, ormai demotivato come attore e ingrassato a dismisura. Vale comunque la pena di citare ancora una sua interpretazione da protagonista nel film Don Juan De Marco maestro d'amore del 1995. Il suo ultimo film è stato The Score del 2001, a fianco di Robert De Niro. Rimarrà comunque nella storia per il suo fascino irresistibile i suoi modi ribelli e una presunzione che solo in pochi possono permettersi

[modifica] Protesta a favore dei Nativi Americani

Brando alla marcia per i diritti civili del 1963
Brando alla marcia per i diritti civili del 1963

Proprio per la sua interpretazione nel film Il Padrino, Brando vinse un altro Oscar ma, unico caso nella storia del cinema insieme a quello dell'attore George C. Scott, preferì rinunciare alla statuetta: l'attore, che nel frattempo si era avvicinato alla causa degli amerindi, inviò una giovane squaw indiana a tenere in sua vece un discorso di denuncia e di protesta contro l'ambiente hollywoodiano; anni dopo si seppe che in realtà la ragazza non era una vera nativa, ma un'attrice.

L'atteggiamento (ancora una volta ribelle, che si supponeva l'establishment cinematografico non gli avrebbe successivamente perdonato) non gli sbarrò la strada, l'anno successivo, per una nuova nomination: appunto quella per Ultimo tango a Parigi.

[modifica] Influenze sulla cultura popolare

  • Al personaggio di Paul di "Ultimo tango a Parigi" si ispira Carlo Ambrosini per la creazione della serie di fumetti dal titolo Napoleone, edita dalla Sergio Bonelli Editore.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Latin Lover" di Gianna Nannini
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Marlon Brando è sempre lui" di Luciano Ligabue.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "China Girl" di David Bowie.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Advertising Space" di Robbie Williams.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Vogue" di Madonna.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Pocahontas" di Neil Young.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Goodbye Marlon Brando" di Elton John.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Kings for a day" dei TMG (Tak Matsumoto Group)
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Majico" di Inoki.
  • Marlon Brando è citato nella canzone "Eyeless" degli Slipknot

[modifica] Filmografia

[modifica] Attore

[modifica] Regista

[modifica] Doppiatori italiani

[modifica] Curiosità

  • Oltre ai numerosi premi ricevuti in carriera, Brando annovera un Razzie Awards nella categoria peggior attore non protagonista nel 1996, per la sua interpretazione del Dottor Moreau in L'isola perduta.
  • In un libro di memorie scritto dalla sua ex moglie Anna Kashfi ed uscito circa trent'anni fa, la stessa ha accusato Brando di " pervesioni sessuali ", dicendo per esempio che l'attore per potere amare una donna doveva brutalizzarla.
  • Marlon Brando, così come altri personaggi importanti dello spettacolo e della politica era un radioamatore, anche se poco attivo.
  • Marlon Brando compare anche nel famoso video di Michael Jackson, You Rock My World, nei panni di un boss criminale che gestisce locali notturni.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni


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