Erwin Rommel
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Erwin Johannes Eugen Rommel (Heidenheim, 15 novembre 1891 – Herrlingen, 14 ottobre 1944) è stato un generale (feldmaresciallo) tedesco, comandante dell'Afrika Korps durante la seconda guerra mondiale. È anche conosciuto col soprannome "La volpe del deserto" ("Wüstenfuchs").
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[modifica] Gioventù
Rommel nacque a Heidenheim, a circa 50 km da Ulm, nello stato del Württemberg. Fu il secondo di quattro figli (aveva due fratelli, Karl e Gerhard ed una sorella, Helene). Suo padre, Erwin Rommel senior, era professore di matematica presso la scuola di Aalen; sua madre, Helene von Luz, era figlia del presidente del governo del Württemberg. Più tardi, nel rievocare la sua infanzia, Rommel la descriverà come uno dei periodi più felici della sua vita. Sua sorella Helene dirà di lui che era un bambino dolce e docile e molto attaccato alla madre.
Rommel voleva diventare ingegnere (magari per lavorare sugli zeppelin). Il suo precoce ingegno si manifestò quando, all'età di quattordici anni, facendosi aiutare da un amico, costruì un aliante di dimensioni naturali che riusciva a volare per brevi tratti. Comunque, secondo i voleri del padre, decise di arruolarsi nel locale 124° Reggimento di Fanteria come ufficiale cadetto, nel 1910. Due anni dopo, venne nominato tenente. Nel 1911, come cadetto a Danzica, Rommel conobbe la sua futura moglie, Lucie, che sposò nel 1916. Nel 1928, ebbero un figlio, Manfred Rommel. Gli studiosi Bierman e Smith sostengono che Rommel ebbe anche una relazione con Walburga Stemmer, nel 1912, e che dalla storia nacque una figlia di nome Gertrud.[1]
[modifica] Prima guerra mondiale
Durante la prima guerra mondiale, Rommel prestò servizio in Francia, così come sul fronte rumeno e italiano, servendo nel corpo d'élite degli Alpen Korps: durante quel periodo venne ferito tre volte e premiato con la Croce di Ferro di prima e seconda classe. Fu anche il più giovane militare a ricevere la più alta onorificenza militare tedesca, la medaglia Pour le Mérite, che ricevette dopo aver combattuto sulle montagne dell'Italia nord orientale, precisamente nella battaglia di Longarone. Ivi con un audace colpo di mano fece 9000 prigionieri e un bottino impressionante che gli valsero la suddetta medaglia, la quale, nonostante gli fosse stata assegnata il 10 dicembre 1917, venne da lui ricevuta verso i primi di gennaio assieme alla posta, fatto che suscitò la sua delusione e il suo sdegno.
[modifica] Dopo la prima guerra mondiale
Nel primo dopoguerra fu comandante di reggimento ed istruttore alla Scuola di Fanterie di Dresda (1929-1933) e all'Accademia di Guerra di Potsdam (1935-1938). I suoi diari di guerra, Infanterie greift an (Fanteria all'attacco), divenne uno dei principali libri di testo dopo essere stato pubblicato nel 1937. Nel 1938, Rommel (ora Colonnello) viene nominato comandante dell'Accademia di Guerra di Wiener Neustadt. Venne comunque rimosso dopo poco tempo, e posto al comando del battaglione di protezione personale di Adolf Hitler. Venne nuovamente promosso il 22 Agosto a Generale di divisione poco prima dell'invasione della Polonia, con effetto retroattivo valido sin dall' 1 Giugno 1939.
[modifica] Seconda guerra mondiale
[modifica] Africa
Nel 1940 gli venne affidato il comando della 7ª Panzerdivision, per il Fall Gelb, l'invasione della Francia. Al termine di quell'operazione Rommel, che si era distinto per la sua considerevole abilità, venne nominato personalmente da Hitler comandante delle truppe tedesche in Africa. Il Corpo di spedizione tedesco, composto dalla 5ª Leggera (poi rinominata 21ª Panzerdivision) e successivamente dalla 15ª Panzerdivision, venne inviato in Libia nel febbraio del 1941 in aiuto delle truppe italiane, formando così i celebri Deutsches Afrika Korps. Fu proprio in Africa che Rommel conquistò definitivamente la sua grande fama di comandante e l'appellativo di "volpe del deserto".
Spese la maggior parte del 1941 riorganizzando le sue truppe e sopratutto quelle italiane, che avevano subito una serie di sconfitte, per mano dei britannici guidati dal Generale maggiore Richard O'Connor. Una prima offensiva tedesca spinse le forze britanniche fuori dalla Libia, ma si fermò poco oltre il confine egiziano, con l'importante porto di Tobruk ancora nelle mani delle forze inglesi. Nel frattempo Il Generale Claude Auchinleck succedette al generale Archibald Wavell quale comandante in capo delle forze inglesi in Medio Oriente. Auchinleck lanciò subito una grande offensiva (denominata Operazione Battleaxe, Ascia da Battaglia) per alleggerire la pressione su Tobruk assediata, ma ben presto la spinta di tale iniziativa si esaurì e fu la volta di Rommel di prendere l'iniziativa.
L'attacco tedesco e italiano, improvviso e ben coordinato, prese alla sprovvista le truppe britanniche che nel giro di poche settimane furono respinte oltre il confine egiziano, sulla strada verso Alessandria. L'offensiva italo-tedesca a causa della scarsezza dei rifornimenti finì però per esaurirsi nei pressi della piccola stazione ferroviaria di El Alamein, appena un centinaio di chilometri da Il Cairo. Va precisato che l'attacco in profondità condotto da Rommel esulava notevolmente dai piani di Hitler, che puntava solamente alla riconquista della Libia ed alla preparazione, con l'aiuto della flotta italiana, di un attacco in forze verso l'isola di Malta. Tuttavia i brillanti successi di Rommel spinsero il Fuhrer a convincere Mussolini a rimandare l'assalto a Malta ed a concentrarsi sull'offensiva verso l'Egitto ed il canale di Suez.
Rientrato temporaneamente in patria, Rommel ottenne il bastone di Feldmaresciallo e chiese più volte l'invio di nuove truppe. Ma la Germania impegnata sul fronte russo non disponeva più di riserve utilizzabili e così Hitler (che considerava il Medio Oriente un fronte secondario) non accolse le richieste di Rommel (fu inviata solo la 164° divisione di supporto). Gli inglesi, al contrario, avevano provveduto ad un notevolissimo rafforzamento delle loro truppe in Egitto, sapendo bene che un'ulteriore sconfitta avrebbe comportato la perdita dell'Egitto e di tutto il Medio Oriente.
La Prima battaglia di El Alamein venne persa da Rommel, sguarnito negli effettivi e con le linee di approvvigionamento troppo allungate (l'eterna maledizione della guerra nel deserto). Fu in questa battaglia che il reparto corazzato italiano "Ariete" diede prova di grande coraggio meritandosi la stima del feldmaresciallo. I Britannici, con le spalle al muro, erano molto vicini ai loro punti di rifornimento, e disponevano di truppe fresche. Rommel cercò ancora di penetrare le linee nemiche durante la Battaglia di Alam Halfa. Venne fermato definitivamente dal nuovo comandante britannico, il tenente generale Bernard Montgomery.
Con le forze britanniche che da Malta impedivano i rifornimenti via mare, e l'enorme distanza che aveva coperto nel deserto, Rommel non poteva tenere la posizione di El Alamein indefinitivamente. Nonostante ciò, occorse un'altra grossa battaglia, la Seconda battaglia di El Alamein, per costringere le sue truppe al ritiro. Dopo la sconfitta di El Alamein, nonostante le pressioni di Hitler e Mussolini, le truppe di Rommel non riuscirono a resistere e combattere fino a quando non entrarono in Tunisia. Lì giunti, la loro prima battaglia non fu contro l'Ottava Armata Britannica, ma contro il Secondo Corpo d'Armata Statunitense. Rommel affrontò le truppe americane nella battaglia del passo di Kasserine, che ebbe un esito incerto.
Rivolgendosi ancora una volta a fronteggiare le forze britanniche, sul vecchio confine difensivo francese della linea del Mareth, Rommel poté solo ritardare l'inevitabile. Lasciò l'Africa dopo essersi ammalato, e gli uomini del suo comando divennero prigionieri di guerra.
Alcuni sostengono che il ritiro dell'armata di Rommel fino in Tunisia contro il volere di Hitler fu una vittoria più grande della cattura di Tobruk. D'altronde ad Alberto Baldissera che, accogliendolo al ritorno dalla Germania ove era stato a colloquio col fuehrer, gli aveva fatto notare il peggioramento della situazione, Rommel aveva risposto "è tutta colpa della politica"[citazione necessaria]. Tornato in Germania, Rommel rimase per qualche tempo di fatto inattivo.
Finita la seconda guerra mondiale, vari autori provenienti dai Paesi alleati attribuirono a Rommel frasi molto dure contro gli italiani e verso il loro coraggio in battaglia. In realtà il generale tedesco, come scrive nel suo celebre diario, criticava gli ufficiali italiani, che lo rimproveravano per le tecniche poco ortodosse da lui utilizzate in Africa (Per esempio trasformò, grazie anche al reparto del Genio italiano, alcuni pali della luce in modo che sembrassero cannoni antiaerei). A lui è attribuita questa osservazione: "Sono straordinari, coraggiosi, disciplinati (gli Italiani), ma mal comandati ed equippaggiati."; ma la stima che Rommel nutriva nei confronti dei nostri soldati è riassumibile in un'altra sua celebre frase: "Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco."
[modifica] Francia
Comunque, quando le sorti della guerra si rivolsero contro la Germania, Hitler pose Rommel al comando del Gruppo d'armate B, prima utilizzato per l'occupazione dell'Italia, e poi responsabile della difesa della costa francese contro una possibile invasione alleata. Dopo le esperienze raccolte in Africa, Rommel concluse che ogni movimento offensivo sarebbe stato impossibile a causa della supremazia aerea alleata. Riteneva che le forze dei panzer dovessero essere tenute il più vicino possibile al fronte, di modo che non dovessero partire da lontano al momento dell'invasione, di modo da poterla fermare sulle spiagge.
Il suo comandante, Gerd von Rundstedt, invece sentiva che non c'era modo di fermare l'invasione vicino alle spiagge a causa della soverchiante potenza di fuoco della Royal Navy. Riteneva che i panzer dovessero essere disposti in grosse unità nel retroterra vicino a Parigi, dove potevano permettere agli alleati di dilagare in Francia per poterli poi tagliare fuori. Quando gli venne chiesto di scegliere un piano, Hitler vacillò e li posizionò a metà strada, abbastanza lontani da essere inutili a Rommel, e non abbastanza lontani da poter solo osservare la battaglia come voleva von Rundstedt.
Il piano di Rommel quasi riuscì a dare comunque i suoi frutti. Durante il D-Day molte unità di panzer, soprattutto la 12. SS-Panzer-Division (la divisione d'élite Hitler Jugend), erano abbastanza vicine alle spiagge e crearono gravi danni. Il soverchiante numero di truppe alleate rese comunque improbabile qualsiasi speranza di successo, e ben presto le teste di ponte sulle spiagge furono assicurate.
Il 18 luglio 1944 la sua autovettura venne mitragliata da un aeroplano avente distintivo britannico, e Rommel dovette essere ricoverato: riportò una frattura al cranio, due alla tempia, una allo zigomo, una lesione all'occhio sinistro. Negli archivi della RAF non esiste però alcun rapporto che riferisca la data del 17 luglio e a quell'ora il mitragliamento di un'automobile isolata nei ditorni di Livorat. Alcuni storici tra cui Contessa Waldeck affermano che quell'attacco venne effettuato dalla Luftwaffe sotto ordine diretto di Hitler in risposta a presunte trattative di pace intrattenute da Rommel con Montgomery ed Eisenhower.
[modifica] La sorte di Rommel dopo il complotto del 20 luglio 1944
Nel frattempo, dopo il fallito complotto del 20 luglio contro Adolf Hitler, vennero sospettate le connessioni di Rommel con i cospiratori. Bormann era sicuro del coinvolgimento di Rommel, Goebbels non lo era affatto. La vera estensione della conoscenza del complotto da parte di Rommel non è ancora chiara. A causa della popolarità di Rommel tra il popolo tedesco, Hitler gli diede la possibilità di suicidarsi con il cianuro o di affrontare la corte marziale per alto tradimento e la condanna a morte senza nessuna garanzia per il futuro della sua famiglia. Rommel pose termine alla sua vita il 14 ottobre 1944, e venne seppellito con pieni onori militari dopo un grandioso funerale di stato.
Hitler diede successivamente ordine di trovare un blocco di marmo per fare un monumento al suo generale, iniziarono i preparativi, ma ormai la situazione in Germania era talmente grave dal punto di vista militare, che non se ne fece più nulla.
Dopo la guerra vennero pubblicati i suoi diari.
[modifica] La personalità di Rommel
Rommel non apparteneva all'aristocrazia militare prussiana. Era un ufficiale che proveniva dalla gavetta, e anche per questo godeva della simpatia di Hitler. In condizioni normali avrebbe potuto aspirare al massimo al grado di Colonnello. Ma la partecipazione alle due guerre mondiali dove diede sfoggio delle sue indubbie doti di comando, unita alla militanza nei Freikorps (da cui sarebbe scaturito il partito Nazista), a cavallo tra le due guerre, lo lanciarono in una carriera che lo portò a poco più di cinquant'anni ad ottenere il grado di Feldmaresciallo (il più alto dell'esercito tedesco).
La sua estrazione "popolare" piaceva molto a Goebbels, verso il quale Rommel fu sempre molto disponibile, che ne volle sfruttare l'"immagine vincente" per la sua propaganda. I suoi colleghi generali, provenienti dalle accademie prussiane, non nascondevano l'antipatia, se non il disprezzo, che nutrivano nei suoi confronti.
D'altra parte Rommel non fece mai molto per rendersi simpatico agli occhi degli altri ufficiali superiori. Testardo nelle sue convinzioni, spesso sgarbato, a volte ben oltre i limiti dell'insulto, nei confronti degli altri generali, soprattutto italiani, ma anche della stessa Wehrmacht, era invece adorato dai suoi uomini.
Motivo dell'ammirazione che suscitava tra la truppa era sicuramente il fatto che Rommel, contrariamente agli altri generali, non si limitava a seguire i combattimenti da distanza di sicurezza, ma era sempre presente in prima linea. A bordo del suo panzer, o del "Mammuth" (un centro comando mobile ricavato da un camion blindato inglese catturato in Africa), o in volo sulle linee a bordo di uno Storch da ricognizione, Rommel si muoveva lungo tutta la prima linea impartendo ordini e guidando i suoi uomini in battaglia.
Le sue decisioni in battaglia, spesso improvvise e talvolta ai limiti dell'insubordinazione (avanzare quando gli veniva ordinato di fermarsi), oltre a far infuriare i superiori, resero spesso inutile il lavoro svolto da Ultra (il complesso apparato utilizzato dagli inglesi per decodificare i messaggi che i tedeschi si trasmettevano con Enigma) per scoprire i piani dei tedeschi.
Vale la pena di citare alcuni episodi della "Campagna d'Africa" che possono aiutare a comprendere il carattere di Rommel. Quando la strada verso Il Cairo e il Canale di Suez sembrava ormai spianata, Mussolini volò in Libia per godersi un trionfo che non arrivò; durante la sua permanenza chiese più volte di incontrare Rommel, ma questi si rifiutò sempre, adducendo come scusa il fatto che fosse "troppo impegnato in prima linea". Rommel trovò però il tempo per recarsi in visita al capezzale di un maggiore italiano, che, al comando di un reparto di artiglieria, si era distinto nella difesa del Passo di Halfaya, conquistandosi la stima della "volpe del deserto".
Dopo la battaglia di El Alamein il generale Barbasetti incontrò Rommel alla ridotta Capuzzo e commentò: "È stato molto doloroso il sacrificio del X Corpo d'Armata abbandonato nel deserto" al che Rommell rispose: "È questo forse un rimprovero? Dal Fuhrer non è giunta alcuna parola di disapprovazione". Barbasetti: "Ho risalito l'interminabile colonna dei reparti in ritirata, i camionisti tedeschi si rifiutavano di far salire gli italiani". A queste parole Rommell tacque.[2]
Dopo la presa di Tobruk, un generale sudafricano bianco, parlando anche a nome dei suoi ufficiali, chiese a Rommel di essere detenuto in un'area separata da quella delle truppe di colore. La risposta di Rommel fu secca: "Per me i soldati sono tutti uguali. I neri vestono la vostra stessa divisa, hanno combattuto al vostro fianco, e quindi starete rinchiusi nello stesso recinto."
Nutriva grande sicurezza nell'uso del sistema di decriptazione enigma. Questa fiducia mal riposta permise alla Gran Bretagna, durante la seconda guerra mondiale, di avere l'assoluta supremazia navale in tutto il Mediterraneo. Infatti, il sistema di decodificazione tedesco era stato decifrato dal matematico inglese Alan Turing. Il fatto che gli inglesi fossero in possesso di importanti informazioni fece sorgere sospetti di inaffidabilità nei confronti dei servizi segreti italiani. Rommel fu convinto di questo fino alla morte e solo recentemente suo figlio Manfred ha dichiarato, in un documentario di History Channel, che suo padre e dunque sia la Germania che l'Inghilterra, dovrebbero chiedere scusa agli italiani per gli infondati sospetti.
Va ricordato infine che Rommel si guadagnò, pur da nemico, un certo grado di rispetto anche da parte di eminenti personalità tra gli Alleati, come il suo rivale Bernard Law Montgomery, George Patton e perfino Winston Churchill. Alla "volpe del deserto" erano infatti riconosciute lealtà e cavalleria nei confronti degli avversari e della popolazioni civile: i suoi Afrika Korps non furono mai accusati di crimini di guerra, e Rommel non obbedì agli ordini di fucilare i commando nemici catturati o i prigionieri di origine ebraica. Lo stesso Rommel, riferendosi agli scontri in Africa, parlò di Krieg ohne Hass, guerra senza odio.
[modifica] Battaglie di Erwin Rommel
- Battaglia di Arras (1940)
- Assedio di Tobruk (1941)
- Battaglia di Gazala (1942)
- Battaglia di Bir Hakeim (1942)
- Prima battaglia di El Alamein (1942)
- Battaglia di Alam Halfa (1942)
- Seconda battaglia di El Alamein (1942)
- Battaglia del Passo di Kasserine (1943)
- D-Day (1944)
[modifica] Note
- ^ The Battle of Alamein: Turning Point, World War II, p. 56
- ^ Giorgio Bocca. L'Italia è malata. Milano, Feltrinelli, 2005, pag 25
[modifica] Bibliografia
- David Fraser, Rommel - L'ambiguità di un soldato, Milano: Mondadori, 1994, ISBN 8804418843
- Erwin Rommel, Fanteria all'attacco, Libreria Editrice Goriziana, 2004, ISBN 8886928742
- Marco Rech Da Caporetto al Grappa Gino Rossato Editore ISNB 88-8130-061-3
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