Charles de Gaulle
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Charles de Gaulle | ||||
Luogo di nascita | Lille | |||
Data di nascita | 22 novembre 1890 | |||
Luogo di morte | Colombey-les-deux-Églises | |||
Data di morte | 9 novembre 1970 | |||
Partito politico | Union des démocrates pour la République | |||
Mandato | 8 gennaio 1959 - 28 aprile 1969 | |||
Professione | militare | |||
Predecessore | René Coty | |||
Successore | Alain Poher (ad interim) |
(FR)
« Je veux être enterré à Colombey. Sur ma tombe: Charles de Gaulle, 1890-19... Rien d'autre. »
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(IT)
« Desidero essere seppellito a Colombey. Sulla mia tomba: Charles de Gaulle, 1890-19.. . Nient'altro. »
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Charles André Joseph Marie de Gaulle (Lilla, 22 novembre 1890 – Colombey-les-deux-Églises, 9 novembre 1970) è stato un generale e statista francese. Come militare prese parte a entrambe le guerre mondiali. In particolare, nella seconda organizzò dalla Gran Bretagna la ricostituzione dell'esercito della Francia libera, i collegamenti con la resistenza nel territorio occupato dall'esercito tedesco e rappresentò presso gli Alleati la Francia stessa. Fu presidente della quinta Repubblica francese dal 1959 al 1969.
) (La particella de minuscola nel cognome non indica un titolo nobiliare, ma è stata consacrata dall'uso.
Indice |
[modifica] Il militare (1912 - 1940)
Nato a Lilla in una famiglia cattolica e colta, de Gaulle era figlio di un professore di storia e letteratura, che gli fece scoprire il nazionalismo di Barrès, la filosofia di Bergson e il cattolicesimo socialisteggiante di Péguy.
Nel 1912 si diploma alla Scuola militare di Saint-Cyr, dove era entrato nel 1908, e viene assegnato al 33° Reggimento di fanteria di Arras, agli ordini del colonnello Philippe Pétain, futuro Maresciallo di Francia per la vittoria di Verdun, e futuro presidente del regime collaborazionista di Vichy.
Entrato nella prima guerra mondiale come tenente nel 1914, viene presto promosso capitano. Ferito tre volte, nel 1916 viene fatto prigioniero e tenta per cinque volte di evadere dal forte di Ingolstadt, in Baviera - sempre ripreso perché la sua alta statura non gli consentiva di passare inosservato.
Liberato dopo l'armistizio, manterrà sempre un amaro ricordo di questi due anni e mezzo di prigionia, considerandosi un soldato inutile che non era servito a niente.
Rientrato nella carriera militare, è colonnello al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale. Nel 1939, alla vigilia dell'entrata in guerra della Francia, sottolinea l'insufficienza della linea Maginot e l'opportunità di una difesa tramite i carri armati, ma non viene preso in considerazione. Promosso generale di brigata a titolo provvisorio, il 6 giugno 1940 entra come sottosegretario di Stato alla Difesa nazionale e alla Guerra nel governo di Paul Reynaud, penultimo presidente del consiglio francese della Terza Repubblica francese. In questa veste, de Gaulle si oppone all'armistizio con i tedeschi, e lascia la Francia per la Gran Bretagna il 15 giugno 1940, allorché il maresciallo Philippe Pétain è nominato presidente del consiglio.
[modifica] France libre (1940 - 1945)
In Inghilterra, Churchill sostiene De Gaulle come voce della Francia antinazista, contro il parere del suo governo che preferirebbe personaggi più di spicco. Alla fine passa la scelta di de Gaulle, e la BBC trasmette l'appello del 18 giugno ai francesi, da Londra, perché resistano ai tedeschi e alla richiesta di armistizio avanzata dal governo Pétain: è il segnale d'inizio della resistenza francese ai nazisti.
Mentre in Francia il Regime di Vichy lo condanna a morte in contumacia per tradimento, in luglio de Gaulle comincia ad organizzare Francia Libera (France Libre). All'inizio si tratta di suscitare la resistenza ai tedeschi a partire dai possedimenti coloniali, che la madrepatria ha più difficoltà a controllare; queste forze vengono poi collegate alle forze di resistenza francesi, e France libre diventa France combattante.
In quegli anni de Gaulle incarna davvero la Francia libera di fronte al mondo in generale e all'Inghilterra in particolare. La sua preoccupazione è salvaguardare da subito gli interessi e l'immagine della Francia durante e dopo il conflitto, a partire dalla garanzia del mantenimento dei possedimenti coloniali, senza perdere di vista un momento l'onore e la grandeur francesi. Per garantire l'indipendenza della propria organizzazione, de Gaulle volle che gli stessi aiuti finanziari che il Regno Unito forniva a France Libre fossero rimborsabili - e furono effettivamente rimborsati molto prima della fine della guerra.
I rapporti di de Gaulle con Churchill sono spesso conflittuali e competitivi, ma sempre sostenuti da un forte rispetto reciproco. Altra è la situazione con Roosevelt: i due si detestano, e una battuta di de Gaulle con Churchill spiega in parte l'atteggiamento francese di fronte all'arroganza dell'americano: "Sono troppo povero per inchinarmi".
[modifica] La vittoria e la politica (1946 - 1958)
Malgrado la scarsa collaborazione degli americani, de Gaulle riuscì a sbarcare ad Algeri nel maggio 1943. Lì crea con il generale Henri Giraud il Comitato francese di Liberazione nazionale (CFLN), per unificare la direzione dell'Impero liberato, e ne fu presto al comando. Nel giugno 1944 il CFLN prende il nome di "Governo provvisorio della Repubblica francese" (GPRF) ed arriva a Parigi liberata il 25 agosto 1944.
Con la Liberazione de Gaulle riconosce il diritto di voto alle donne francesi, ed avvia varie riforme, dalle nazionalizzazioni all'istituzione di un sistema di sicurezza sociale moderno.
Dal 3 giugno 1944 al 2 novembre 1945 è capo del governo provvisorio, e dal 2 novembre 1945 al 20 gennaio 1946 è presidente del consiglio. Ma la politica riprende il suo spazio e i suoi tempi, e l'uomo è impaziente, e non approva la costituzione della Quarta repubblica. Così nel gennaio 1946 de Gaulle si dimette, e nel 1947 fonda il suo movimento politico, il Rassemblement du Peuple Français (RPF), con l'obiettivo di trasformare la politica francese. Esso raccoglie grandi consensi elettorali tra il 1947 e il 1948 (35% dei voti alle municipali, 42% tra i senatori eletti), tuttavia rigettando in blocco il sistema della Quarta Repubblica, viene a sua volta emarginato dagli altri partiti politici. Progressivamente perde quindi importanza, diversi suoi deputati abbandonano il partito e alle elezioni municipali del 1953 l'RPF perde metà dei propri voti.
Scontento dei risultati, de Gaulle si ritira dalla vita politica nel 1953 rimanendo appartato a Colombey-les-deux-Eglises.
Rientra in scena allorché la crisi delle dominazioni coloniali successiva alla fine della guerra bussa anche alle porte della Francia. I fallimenti in Indocina e in Algeria travolgono la Quarta Repubblica, in particolare la vicenda algerina, gestita in modo maldestro dai governi di coalizione e causa principale della crisi costituzionale del 13 maggio 1958. Il 1° giugno 1958 de Gaulle è nominato presidente del Consiglio, con poteri quasi equivalenti a quelli della prima Costituente.
Come aveva annunciato, utilizza questo potere per far redigere una nuova Costituzione sulla base delle idee enunciate nel "Discorso di Bayeux". Questa Costituzione mira ad arginare la cosiddetta "dittatura parlamentare" (cioè quell'assetto istituzionale per il quale il potere di veto delle minoranze parlamentari, in un'Assemblea estremamente frazionata e rissosa, finisce per paralizzare le possibilità di azione dell'esecutivo, condanna i governi all'instabilità e genera una politica caotica).
In settembre, l'approvazione della nuova Costituzione con l'83% di voti favorevoli ottenuti al referendum, segna il passaggio della Francia alla Quinta Repubblica con i poteri dell'esecutivo fortemente rafforzati.
In novembre de Gaulle vince le elezioni con larga maggioranza e in dicembre è eletto Presidente della Repubblica con il 78% dei voti dei grandi elettori. L'8 gennaio 1959 all'Eliseo avviene il passaggio delle consegne con René Coty, l'ultimo presidente della Quarta Repubblica.
[modifica] De Gaulle Presidente della Quinta Repubblica (1959 - 1969)
Assunta la presidenza, de Gaulle persegue quelli che considera gli obiettivi strategici della Francia:
- misure economiche di sostegno all'economia (con l'introduzione del nuovo franco);
- forte affermazione, nel pieno della guerra fredda, dell'indipendenza della Francia sia dal blocco sovietico (de Gaulle è profondamente e radicalmente anticomunista), sia dal dominio statunitense sull'Europa (e a questo scopo dota la Francia di proprie risorse nucleari - la force de frappe - e pone il veto all'ingresso dell'Inghilterra, considerata la longa manus degli USA in Europa, nella CEE;
- concessione dell'indipendenza all'Algeria (nel 1962, sulla base di un referendum popolare), nella forte consapevolezza che la guerra d'Algeria non può essere vinta, nonostante la forte e violenta opposizione di una parte dei francesi (rivolte dei pieds-noirs, terrorismo dell'OAS e tentativo di putsch dei generali di Algeri).
[modifica] La riforma del 1962
Nel 1962 de Gaulle propone un emendamento alla Costituzione per consentire l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, nonostante la forte opposizione di quasi tutte le forze politiche rappresentate all'Assemblea nazionale. Di fronte a ciò, la procedura di riforma costituzionale (che, regolata dall'articolo 89 della Costituzione, richiedeva - e tutt'ora richiede - almeno un'approvazione a maggioranza di entrambe le camere) si rivela irta di ostacoli. Charles de Gaulle decide allora di ricorrere al potere presidenziale - previsto dall'articolo 11 della Costituzione - di indire un referendum popolare su proposta del governo concernente, tra l'altro, un progetto di legge riguardante l'organizzazione dei pubblici poteri. L'Assemblea nazionale, per reazione al "colpo di mano" del presidente, sfiducia il governo di Georges Pompidou (5 ottobre) e de Gaulle decide di indire nuove elezioni. Anche se la forzatura della norma costituzionale è abbastanza evidente (l'articolo 11 si riferisce a leggi ordinarie, mentre le riforme della costituzione richiedono la procedura "rinforzata" di cui all'articolo 89), il 28 ottobre l'emendamento viene approvato dal corpo elettorale, con il 62,25% dei voti. Le successive elezioni politiche del 18 e 25 novembre vedono una notevole affermazione gollista.
Nel 1965 è rieletto Presidente della Repubblica per un nuovo settennato. Ma anche a causa della candidatura del centrista Jean Lecanuet, François Mitterrand riesce a metterlo in ballottaggio. Continua a promuovere energicamente l'indipendenza e un forte ruolo della Francia in politica estera:
- mantiene il rifiuto all'entrata della Gran Bretagna nella CEE e sostiene l'Europa delle nazioni contro ogni modello di Europa sovranazionale, immaginandola imperniata sull'asse franco-tedesco ed estesa, in prospettiva, dall'Atlantico agli Urali;
- condanna l'intervento statunitense contro i comunisti in Vietnam (in questa chiave, nel 1966 ritira la Francia dal comando militare integrato della NATO ed espelle tutte le basi statunitensi dal territorio francese, pur continuando a partecipare all'Alleanza atlantica);
- nel 1967 dichiara l'embargo contro Israele per la guerra dei sei giorni fulmineamente condotta (e vinta) contro l'Egitto.
La fase di forte inquietudine sociale culminata nel Maggio francese pare riportare de Gaulle ai tempi dell'appello del 18 giugno o della guerra d'Algeria; inizialmente sceglie di allontanarsi da Parigi per incontrarsi a Baden Baden con il generale Jacques Massu, comandante delle forze francesi in Germania. In sua assenza, il primo ministro Georges Pompidou riesce a padroneggiare la situazione, e al rientro di de Gaulle, un milione di sostenitori del gollismo sfila per Parigi. Il Presidente scioglie l'Assemblea nazionale e stravince le elezioni del giugno 1968, con il partito gollista che ottiene 358 seggi su 487.
Ma l'anno dopo il Presidente perde, e con uno scarto minimo, un referendum su questioni relativamente banali (il trasferimento di alcuni poteri alle regioni e la trasformazione del Senato - che in Francia non ha mai avuto grande rilievo istituzionale - in sede di rappresentanza di organizzazioni professionali e sindacali regionali). Ma dissentono con lui perfino alcuni autorevoli membri del governo come Valéry Giscard d'Estaing, e nell'indire il referendum, De Gaulle preannuncia che, in caso di esito negativo ne trarrà tutte le conseguenze.
Charles de Gaulle ha quasi ottant'anni, è entrato gloriosamente nella storia della Repubblica francese e sceglie egli stesso quando e come uscirne. Preso atto dei risultati del referendum, alle 0.11 del 28 aprile 1969 annuncia le proprie dimissioni con effetto immediato da mezzogiorno. Dopo un breve soggiorno in Irlanda (da dove vota per corrispondenza per il nuovo Presidente) si ritira a Colombey-les-Deux-Églises e lavora al séguito delle sue Memorie. Muore l'anno dopo, il 9 novembre 1970. Nell'annunciare la sua morte in televisione, il nuovo presidente della Repubblica Georges Pompidou pronuncia la frase: "La Francia è vedova".
[modifica] Onorificenze
Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone Ordine al Merito della Repubblica Italiana
— 16 giugno 1959.[1][modifica] Bibliografia
- Charles de Gaulle, Mémoires, Gallimard (Collection Bibliothèque de la Pléiade), 2000
- Gaetano Quagliariello, De Gaulle e il gollismo, Il Mulino, Bologna, 2003.
- Charles Williams, De Gaulle, Mondadori, Milano, 1995, ripubblicato nel 2006 in edizione speciale per La repubblica
- Sara Gentile, Capo carismatico e democrazia: il caso de Gaulle, Milano, Angeli, 1998.
- Donatella Campus, L'antipolitica al governo. De Gaulle, Reagan, Berlusconi, Il Mulino, Bologna, 2006
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Charles de Gaulle
- Wikiquote contiene citazioni di o su Charles de Gaulle
[modifica] Collegamenti esterni
- (FR) [1] Fondazione e Istituto Charles de Gaulle
- (FR) Francia, elezioni presidenziali 1965
- (FR) Centro d'informazioni sul gaullismo
[modifica] Wikisource
- (FR) Appello del 18 giugno (traduzioni: (EN) , (ES))
- (FR) Discorso del 30 maggio 1968
[modifica] Note
- ^ Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone Ordine al Merito della Repubblica Italiana S.E. Charles DE GAULLE Presidente della Repubblica Francese
Predecessore: | Capo del Governo Provvisorio della Repubblica Francese | Successore: | |
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Henri Philippe Pétain | 1944 - 1946 | Félix Gouin |
Predecessore: | Primo Ministro della Repubblica Francese | Successore: | |
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Pierre Pflimlin | 1958 - 1959 | Michel Debré |
Predecessore: | Presidente della Repubblica Francese | Successore: | |
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René Coty | 1959 - 1969 | Alain Poher (ad interim) |