Alfa Romeo Alfa 6
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Alfa Romeo Alfa 6 | |||||||||||||||||||||||||
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Costruttore: Alfa Romeo
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Altre caratteristiche
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L'Alfa 6 è una autovettura berlina prodotta dall'Alfa Romeo dal 1979 al 1986 nello stabilimento di Arese.
Messa in vendita con il difficile compito di contrastare le grandi berline tedesche BMW e Mercedes-Benz, l'Alfa 6 si dimostra potente e imponente nelle dimensioni esterne, ma carente nelle finiture e nell'affidabilità della componentistica elettronica, rispetto alle concorrenti teutoniche.
Indice |
[modifica] La genesi e la prima serie
La progettazione dell'Alfa 6 (nome in codice "progetto 119") venne avviata all'inizio degli anni 70 e l'entrata in produzione era prevista per la fine del 1973. La Casa di Arese, infatti, voleva rientrare alla grande nel settore delle grandi berline a 6 cilindri, dopo l'uscita di scena (1969) dalla poco fortunata berlina 2600. Il progetto 119, che riprendeva molti concetti sia tecnici (ma non lo schema transaxle) che estetici dell'Alfetta, doveva, infatti, portare al debutto un nuovo motore V6 di 2,5 litri tutto in alluminio. La crisi petrolifera alla guerra del Kippur (novembre 1973), sconsigliò i vertici della Casa, allora di proprietà dell'IRI, di mettere in produzione un'autovettura, peraltro orami definita in tutti i particolari, che percorreva 7 km con un litro di preziosa benzina.
Gli shock petroliferi e sociali, che attraversarono tutto il periodo 1974-1978, s'attenuarono verso la fine del decennio, così, nel 1979, l'Alfa Romeo decise di introdurre sul mercato il frutto del "progetto 119".
Il congelamento di 6 anni non fu senza effetti. Quando venne presentata al pubblico la nuova ammiraglia Alfa 6 era già superata, sia sotto il profilo estetico che sotto quello meccanico.
Stilisticamente sembrava un'Alfetta gonfiata con gli steroidi e l'età del progetto era chiaramente denunciata dalle linee squadrate e superate, dalla ridotta larghezza (appena 1,68 m, mentre la lunghezza era di 4,76 m), che fra l'altro determinava un'abitabilità interna sufficiente per sole quattro persone, dal passo di soli 2,60 m (col conseguentemente esagerato sbalzo posteriore) e da alcuni particolari di dubbio gusto. I gruppi ottici posteriori, ad esempio, erano troppo grandi, i paraurti (in metallo con cantonali in gomma) eccessivamente massicci e la presa d'aria sporgente sul montante posteriore poco elegante.
Anche la meccanica, pur raffinata, era datata. Il ponte posteriore De Dion, complesso e costoso, aveva, ad esempio, un'efficacia paragonabile a quella dei più moderni schemi a ruote indipendenti, più semplici, leggeri ed economici.
Le cose andavano un po' meglio all'interno dove le finiture, pur lontane dalle concorrenti dichiarate (BMW e Mercedes), erano discrete e in ogni caso superiori alla media Alfa Romeo dell'epoca.
Il punto forte della nuova ammiraglia di Arese era tuttavia l'ottimo V6 di 2492cc alimentato da 6 carburatori monocorpo (160cv), abbinato ad un cambio manuale a 5 rapporti montato in blocco col motore (niente transaxle, quindi). Per il resto lo schema tecnico prevedeva un avantreno a ruote indipendenti con doppi trangoli, retrotreno De Dion e 4 freni a disco (quelli posteriori entrobordo).
La prova della rivista specializzata Quattroruote, mise in luce le buone caratteristiche del motore, il comportamento stradele valido, ma anche i consumi elevati e la linea superata.
Della prima serie, prodotta fino alla fine del 1982, sono stati costruiti poco più di 6.100 esemplari.
[modifica] La seconda serie
Nel 1983, nel tentativo di risollevare le sorti commerciali del modello, l'Alfa 6 venne sottoposta da un restyling. Data la scarsità di risorse finanziarie a disposizone della Casa non vennero toccate le lamiere e le modofiche si concentrarono sugli elementi dell'abbigliamento esterno e sugli interni. All'esterno cambiarono i fari (2 trapezioidali, anziché 4 circolari), la mascherina anteriore, i paraurti (ora totalmente in plastica) e comparvero nuovi profili lareali paracolpi e inediti spoiler aerodinamici sotto ai paracolpi. All'interno vennero ridisegnati i sedili ed i pannelli porta, mentre la plancia venne solo ritoccata. Dal punto di vista tecnico si segnalava l'adozione dell'iniezione elettronica che donava al V6, sempre di 2,5 litri, maggior dolcezza d'erogazione e maggior sobrietà nei consumi. La potenza scendeva a 158cv.
Sul il mercato interno, nel tentativo di rendere più appetibile fiscalmente l'Alfa 6, la 2.5i, disponibile solo nell'allestimento ricco Quadrifoglio Oro (completo anche di aria condizionata e sedili a regolazione elettrica) venne affiancata dalla 2.0 V6 (equipaggiata col V6 a carburatori di cilindrata ridotta a 1996cc per 135cv) e 2.5 Turbodiesel 5 (spinta da un 5 cilindri VM Motori di 2494cc da 105cv). Gli interventi non bastarono a risollevare le sorti del modello, che uscì di listino nel 1987, rimpazzato dalla 164, dopo altri 6.000 esemplari (di cui 1.162 "2.5i V6 Quadrifoglio Oro")
[modifica] Motori
[modifica] Fino al 1982
Modello | Motore | Potenza | Coppia |
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Alfa 6 2,5 | Motore V6 da 2.492 cm³ cilindrata(6 carburatori Dell'orto) | 116 kW (158 CV) | 224 Nm a 4.000 giri/min |
[modifica] Dal 1983
Modello | Motore | Potenza | Coppia |
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Alfa 6 2,5 V6 Quadrifoglio Oro | Motore V-6 da 2492 cm³ di cilindrata (Iniezione Bosch) | 116 kW (158 CV) | 215 Nm a 4000 giri/min |
Alfa 6 2,0 V6 | Motore V-6 da 1.997 cm³ cilindrata (6 carburatori Dell'orto) | 99 kW (135 CV) | 178 Nm a 4.500 giri/min |
Alfa 6 2,5TD | R5-Turbodiesel da 2.494 cm³ cilindrata | 77 kW (105 CV) | 206 Nm a 2.400 giri/min |
[modifica] Altri progetti
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