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Storia della Rhodesia - Wikipedia

Storia della Rhodesia

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La storia della Rhodesia raccoglie tutti gli eventi succedutisi nell'attuale Zimbabwe prima del 1980, anno in cui il paese divenne indipendente dal Regno Unito.

Dagli imperi indigeni alla fine dell'epoca coloniale, la Rhodesia ha attraversato fasi politiche complesse, divenendo però nel frattempo uno dei paesi più ricchi dell'Africa. La storia dello Zimbabwe fino al XV secolo non si differenziava da quella degli stati vicini, poi prese una strada diversa con il primo impero nazionale, l'Impero di Monomotapa, del quale rimangono ancora oggi interessantissimi resti nel sito di Grande Zimbabwe. L'Impero apparteneva all'etnia Shona. L'invasione dei Roswi segnò la fine dei Monomotapa, che vennero assoggettati. Un ulteriore cambio vi fu con l'invasione dei MaTabele, che formarono l'omonimo Impero, l'ultimo prima dell'arrivo degli inglesi, che colonizzarono il paese assoggettando le popolazioni locali. Sia Shona che Roswi che MaTabele sono etnie Bantu. Quindi si può dire che prima dell'epoca coloniale la storia a noi conosciuta fu dominata solo dall'etnia bantu.

Indice

[modifica] Epoca precoloniale

Si conosce pochissimo delle civiltà che abitarono lo Zimbabwe prima del XV secolo, ma è certo che il territorio fosse occupato da molte città stato, che col tempo si avvicendarono tra di loro per ottenere il completo controllo dell' area; inizialmente la storia dello Zimbabwe è strettamente collegata a quella degli altri paesi dell' Africa Australe. Infatti si ritiene che le prime civiltà e le prime forme economiche e civili dello Zimbabwe si estendessero in realtà anche nei paesi vicini e in particolare nella zona del Kalahari: il paese quindi condivide per molti secoli la stessa storia dei suoi vicini, probabilmente gli stessi popoli, le stesse autorità politiche, gli stessi avvenimenti. Il quadro storico incomincia a delinearsi in modo più chiaro con la civiltà Monomotapa, con la quale comincia quella che potremmo definire storia dello Zimbabwe: quella dei Monomotapa si può definire la prima civiltà nazionale, grazie alla quale la storia del paese incominciò a staccarsi definitivamente da quella delle aree vicine, prendendo una strada propria. L' Impero di Monomotapa era naturalmente indigeno, i suoi abitanti erano di etnia bantu, più nello specifico del gruppo MaShona: ancora oggi i MaShona, discendenti delle genti di questo impero, costituiscono un gruppo etnico di primo piano dello Zimbabwe in quanto sono ancora oggi assai numerosi: in particolare abitano adesso le regioni di Mashonaland East, Mashonaland Central e Mashonaland West, il cui nome deriva dai suoi residenti più numerosi, i MaShona, appunto.

La capitale di Monomotapa era la città di Grande Zimbabwe che, con le mura ciclopiche in pietra e le caratteristiche torri coniche, si presenta come fulcro di una civiltà prospera ed avanzata che basava la sua ricchezza sullo sfruttamento delle miniere d'oro e di ferro (prove archeologiche ne hanno localizzate 4000) e di conseguenza sulla lavorazione dei metalli. Naturalmente il commercio ricopriva un importanza fondamentale, probabilmente un ruolo di mediazione era rivestito dagli arabi che già da secoli erano insediati a Sofala, sulla costa del Mozambico, e nell'isola di Zanzibar; i rapporti con l'oriente dovevano essere comunque molto stretti se nelle rovine delle città Monomotapa sono state ritrovate rilevanti quantità di porcellane cinesi. Grande Zimbabwe è Patrimonio dell' Umanità dell' Unesco dal 1986, costituisce un sito archeologico ben visitato, si tratta senza dubbio di una dimostrazione importantissima di come fossero le civiltà indigene africane, ed è interessante notare come fosse avanzato questo impero, sotto molti punti di vista, anche quello economico: la vivacità del commercio estero fu certamente notevole, visti i rapporti mantenuti con le altre popolazioni: in questo campo erano abbastanza stretti i legami mantenuti con gli Arabi, ma in generale anche con tante altre civiltà: questi contatti sono certificati dal ritrovamento, tra le rovine di Grande Zimbabwe, di numerose monete persiane e cinesi (tuttavia non mancano ritrovamenti greci e romani). Il regno giunse al suo apogeo con re Matope, figlio di Mutoto, per poi iniziare un lungo periodo di decadenza acuita dalla penetrazione dei portoghesi che si spinsero nel 1505 fin nel cuore del Monomotapa. I portoghesi non riuscirono a colonizzare il regno ma esercitarono comunque una certa influenza tanto da sostituirsi ai commercianti arabi e a convertire al cattolicesimo il re e i nobili Monomotapa, ma la vera colonizzazione fu quella inglese e cominciò molto dopo.

L'impero decadde nel XVII secolo a causa dell'invasione dei Roswi, bellicosi pastori bantu che travolsero i MaShona. Ogni residuo di questa antica civiltà venne spazzata via dall'invasione dei MaTabele dei primi anni del XIX secolo, che creò il regno Matabele sotto il re Mzilikazi. Gli Shona furono costretti a pagare tributi e a spostarsi soprattutto nella parte settentrionale dell'attuale Zimbabwe[1]. Delle ricerche cominciate sul territorio nel 1950 hanno attestato la presenza di oltre trecento città, sparse in un' area molto ampia che tocca anche i confini meridionali dell' Angola e le coste dell' Oceano Indiano. Per quanto riguarda invece i Roswi, furono a loro volta sconfitti e sottomessi dai MaTabele nella suddetta invasione del XIX secolo, ma anche essi rappresentano ancora oggi un' etnia importante del territorio zimbabwano.

Dunque i MaTabele, che provenivano da sud. Anche essi erano dei bantu, nello specifico degli zulu. Sotto la guida del loro capo Mzilikazi cercarono nel 1820 di stabilirsi in Sudafrica, più precisamente nell' attuale regione del Transvaal, ma sedici anni dopo furono spinti dai Boeri e dai Sotho oltre il fiume Limpopo, e quindi nello Zimbabwe, visto che il confine tra Sudafrica e Zimbabwe è segnato proprio dal Limpopo. Per questo, una volta scacciati al di là di questo fiume si trovarono automaticamente nel territorio dei Roswi. Si insediarono a sud ovest e cominciarono a combattere questi ultimi, stavolta con successo: parte dei Roswi fu espulsa, i rimanenti furono assoggettati. Ovviamente furono posti sotto il dominio anche i MaShona, che ormai avevano perso il potere dai tempi della fine del loro regno, l' impero dei Monomotapa. Il periodo di dominazione dei MaTebele finì nel 1888, quando il re Lobenguela stipulò un trattato per la spartizione delle aree minerarie da poter sfruttare[2], di fatto ciò voleva significare una sostanziale sottomissione ai britannici, anche perché andò ad esclusivo vantaggio degli inglesi.

Col tempo il controllo di Cecil Rhodes su queste terre e anche sul confinante Zambia aumentò, fino a giungere alla colonizzazione vera e propria, con la quale naturalmente termina la storia dello Zimbabwe indigeno e precoloniale. In complesso, si può dire che i popoli precoloniali furono abbastanza prosperi ed evoluti, anche dal punto di vista politico ed economico. Il potere tornerà nelle mani del popolo solo dopo l'indipendenza, nel 1980, ma comunque con un notevole ruolo ricoperto dai bianchi: negli ultimi anni i tentativi di abbattere questo ruolo hanno prodotto risultati disastrosi.

[modifica] Epoca coloniale

L'epoca coloniale dello Zimbabwe cominciò nel 1888 e terminò nel 1980, quando finalmente il paese riuscì ad ottenere l' indipendenza. Il paese che colonizzò lo Zimbabwe fu il Regno Unito, ma questo territorio non fece parte dell' Impero britannico. Fino al 1923 lo Zimbabwe fu un possedimento privato della compagni creata da Cecil Rhodes, la British South Africa Company, senza far parte di alcuno stato. Solo nel 1923 divenne una colonia britannica e incominciò ad essere sotto il potere della Corona Reale. Il territorio che poi sarebbe stato definito Rhodesia, insieme con gran parte di quelli dell' Africa Australe, fu conteso pacificamente tra portoghesi e inglesi, che volevano porre la regione dell'Africa Meridionale sotto la propria influenza per poi appropriarsene: notevoli sono infatti le risorse dei paesi di quest'area, specialmente per quanto riguarda i diamanti, basti pensare alle quantità di minerali preziosi di Angola, Botswana e Sudafrica. I primi ad esplorare la terra compresa tra il Limpopo e lo Zambesi furono i portoghesi, i quali riuscirono a venire in contatto con l' Impero di Monomotapa nel 1505, instaurando rapporti commerciali molto stretti: non a caso i primi ad arrivare nella zona furono probabilmente dei mercanti, giunti certamente dal Mozambico. Grazie ai portoghesi siamo riusciti a raccogliere moltissime informazioni sulle civiltà indigene del paese: gli iberici furono come degli storiografi, i loro scritti sono un' importantissima fonte di conoscenza per gli avvenimenti storici dell' attuale Zimbabwe.

In seguito giunse in quest'area l'esploratore scozzese D.Livingstone nel XIX secolo, si spinse inoltre dal Mozambico all'Angola per conto dei portoghesi, il cui progetto era quello di formare un grande impero africano che raggruppasse tutti i territori più meridionali del continente, dall'Angola al Sudafrica. Questo piano sarebbe riuscito, ma l'azione di Cecil Rhodes, esploratore inglese, non lo permise. Rhodes, figura celebre e nella storia coloniale africana, oltre che abile esploratore fu anche un uomo politico. Egli basò la propria fortuna proprio sullo sfruttamento delle immense risorse dei territori dell'Africa australe. Si dimostrò uno straordinario uomo d'affari ancor prima di cominciare le sue più famose esplorazioni. Investendo sapientemente nell'industria mineraria, riuscì a controllare la quasi totalità del mercato mondiale dei diamanti in pochi anni. Tenace sostenitore della politica imperialista, il suo obiettivo fu quello di estendere il dominio della Gran Bretagna su estensioni di territorio sempre più vaste. Giunto al cuore della civiltà Matabele, stipulò un accordo col re Lobenguela, grazie al quale ottenne la possibilità di sfruttare le risorse minerarie zimbabwane.

[modifica] Colonizzazione

Con l'intento di cominciare una nuova opera di colonizzazione, l'inglese fondò nel 1889 la British South Africa Company per valorizzare queste terre, contestate dai portoghesi. Questi ultimi, dopo la fondazione della compagnia, decisero di abbandonare il loro intento e non tentarono più di conquistare la futura Rhodesia. La British South Africa Company era una compagnia commerciale dotata addirittura di una specie di esercito privato, vero strumento di forza dei colonizzatori. A questo punto Rhodes si dedicò al suo progetto, quello di conquistare i territori a nord del Sudafrica. Per impadronirsi dello Zimbabwe stipulò il trattato di cui si parla prima, per avere il controllo sullo Zambia dovette sbarazzarsi dei boeri, sostenendo le popolazioni locali che si stavano ribellando ad essi: sgominati i boeri Rhodes raggiunse l'obiettivo che si era preposto, quello di fondare un impero personale che comprendesse la zona a nord del Sudafrica, appunto lo Zimbabwe e lo Zambia. Nel 1890, quindi nel periodo di queste conquiste, l'esploratore britannico era il Primo Ministro della Colonia del Capo, e grazie a questa posizione politica di rilievo poté emanare diverse leggi in favore dello sviluppo delle attività minerarie, e con il Glen Grey Act, da lui introdotto, giustificò l'allontanamento delle popolazioni locali dalle loro poprietà a vantaggio della diffusione del sistema industriale. Nel 1893 l'impero MaTabele, che governava lo Zimbabwe e mal tollerava l' arrivo dei britannici e le loro ingerenze, decise di ribellarsi per non perdere il potere: incominciò la cosiddetta Prima Guerra Matabele.

Il conflitto ebbe inizio l'1 novembre di quell'anno, quando i MaTabele attaccarono un appostamento inglese, ma furono sconfitti senza problemi. I colonizzatori decisero di passare all' attacco; Leander Starr Jameson, braccio destro di Rhodes, decise di marciare su Bulawayo, capitale dell'impero MaTabele, per catturare il re Lobenguela e terminare così la guerra. Sotto la direzione dei maggiori Allan Wilson e Patrick Forbes gli agenti della polizia della British South Africa Company andarono verso la città, con l' aiuto degli alleati dell'etnia indigena Tswana, la principale del Botswana, che avevano intenzione di entrare da sud. Gli Tswana vinsero i nemici il 2 novembre presso il fiume Singuesi, il giorno dopo Jameson e gli uomini di Wilson entrarono nella capitale. Lobenguela fuggì e Jameson mandò Wilson e i suoi soldati a catturarlo. Le truppe si fermarono la sera del 3 dicembre nelle vicinanze del fiume Shangani. Il giorno seguente i guerrieri MaTabele sorpresero i soldati e li attaccarono: caddero tutti, Wilson compreso. Gli avvenimenti seguenti andarono a favore dei colonizzatori: Lobenguela morì in circostanze ancora da chiarire nel Gennaio del 1894. I MaTabele furono presto sottomessi dalla compagnia di Rhodes, ma la vittoria dei bianchi si era risolta in un massacro di nativi. Altre ribellioni si ebbero nel 1896 e nel 1897[3].

[modifica] Nascita della Rhodesia

I territori sotto il controllo della British South Africa Company, ovvero Zambia e Zimbabwe, assunsero nel 1895 il nome di Rhodesia, da Rhodes, divenendo così una sua colonia personale a tutti gli effetti. È da allora che comincia il vero e proprio periodo coloniale. Ma è bene chiarire di nuovo un concetto importante: lo Zimbabwe non divenne una colonia britannica, sotto il controllo della Corona Inglese, ma un possedimento personale di Rhodes, che non faceva capo a nessun altro stato.

Nel Marzo del 1896 ebbe inizio la Seconda Guerra MaTabele. Mlimo, nuovo capo religioso e spirituale del popolo, convinse la sua gente e anche i MaShona a combattere i colonizzatori per liberarsi di loro e finalmente poter abbattere l'odiosa autorità straniera; i due gruppi etnici si unirono nella ribellione, anche perché Mlimo aveva scelto un momento strategico per dare il via alle rivolte. Proprio in quel periodo Leander Starr Jameson, amministratore generale della British South Africa Company e di conseguenza anche della Rhodesia, aveva mandato gran parte delle sue truppe nella regione sudafricana del Transvaal per organizzare lo sfortunato Jameson Raid, il cui intento era quello di rovesciare Paul Krueger. Quest' ultimo era il peggior nemico di Rhodes, che aveva finanziato questo raid per toglierlo di mezzo e porre la Repubblica del Transvaal, amministrata appunto da Krueger, sotto il controllo della Colonia del Capo, di cui lo stesso Rhodes era Primo Ministro. La Seconda Guerra MaTebele fu molto più difficile da gestire della prima e terminò solo nell'Ottobre del 1897, dopo l' uccisione di Mlimo da parte dei colonizzatori. Per convincere gli indigeni a desistere dalla loro rivolta, Rhodes si presentò da loro solo e disarmato, dimostrando ottime capacità diplomatiche oltre che sangue freddo.

Una prima divisione territoriale ad opera dei coloni fu effettuata nel 1898, quando lo Zimbabwe fu separato dallo Zambia col nome di Rhodesia Meridionale. Lo Zimbabwe era nettamente più ricco di risorse e avanzato, inoltre nel suo territorio si erano stabiliti quasi tutti i coloni rhodesiani; i territori dello Zambia furono amministrati separatamente dalla British South Africa Company col nome di Rhodesia Settentrionale solo più tardi, nel 1911. Peraltro lo Zambia era stato amministrato con due protettorati, Rhodesia del Nord Ovest e Rhodesia del Nord Est, unificati appunto nello Zambia nel 1897. Rhodes morì nel 1902, ma questo evento non sconvolse la colonia; MaShona e MaTabele erano ormai sottomessi, il potere sul territorio era consolidato. Nel 1923 la Rhodesia Meridionale divenne una colonia autonoma, cioè con una propria costituzione, sotto la Corona Inglese: questa fu una svolta notevolissima. Come spiegato, fino ad allora lo Zimbabwe era stato un territorio personale di Rhodes, sotto il controllo suo e dei suoi successori, quindi fino ad allora non aveva fatto parte dell'Impero Britannico e non era mai stato sotto la Corona Inglese. La forma di governo, la colonia autonoma, era particolare. Oltre ad avere una propria costituzione, ha una propria politica interna: la madrepatria si occupa principalmente di politica estera e difesa, e grazie a un proprio delegato mandato nella colonia stessa, il Governatore, riesce a garantire collegamenti e legami con la madrepatria.

[modifica] Federazione della Rhodesia e del Nyassaland

Il primo Agosto 1953, nonostante la ferma opposizione della popolazione nativa[4],la Gran Bretagna decise di unire le due Rhodesie al Nyassaland, l'attuale Malawi, per formare la Federazione della Rhodesia e del Nyassaland, nota anche col nome di Federazione Centrafricana. Quest'organo politico fu creato con lo scopo di creare una mezza via tra i governi socialisti instauratisi nei paesi africani da poco indipendenti, stanziati più a nord, e i governi di apartheid dei paesi stanziati più a sud, come il Sudafrica. Se infatti i bianchi non volevano rinunciare al loro potere come accaduto nei paesi africani di nuova indipendenza, trovavano pericoloso e sconveniente governare con un duro regime nazista. I negoziati per la sua creazione cominciarono nel 1950, fin da subito si capì che il ruolo più importante sarebbe stato ricoperto dalla Rhodesia Meridionale, sia in ambito economico che politico. Quella regione era la più ricca di minerali e quella con la maggiore presenza di europei. Questo ruolo dominante del futuro Zimbabwe è indicato dal fatto che la capitale della Federazione fu Salisbury, l' attuale Harare, capitale della Rhodesia del Sud e adesso capitale dello Zimbabwe indipendente.

L' unione di Rhodesia e Nyassaland terminò formalmente il 31 dicembre 1963; il suo collasso fu dovuto non solo ai movimenti nazionalisti e indipendentisti africani, ma anche a motivi demografici, troppo grande era infatti la differenza nella presenza di europei e bantu nelle varie regioni: i coloni erano stanziati in gran parte nello Zimbabwe, nel Nyasaland ve ne erano molti di meno, inoltre sempre il Nyassaland ebbe il più alto tasso di crescita della popolazione nera e il più basso di quella bianca. Ovviamente, l'aumento degli europei era dovuto da una forte immigrazione da altri paesi, non da una crescita demografica effettiva dei bianchi residenti in precedenza. Un anno dopo lo scioglimento della Federazione, quindi nel 1964, Rhodesia Settentrionale e Nyassaland divennero indipendenti rispettivamente con i nomi di Zambia e Malawi, lo Zimbabwe restò una colonia. e tornò al semplice nome di Rhodesia: l'aggettivo meridionale fu ovviamente tolto perché non aveva più senso, considerando che la parte settentrionale era indipendente e di Rhodesia ve ne era, quindi, una sola. Ma la vita della politica della colonia ebbe le sue scosse a causa di una disarmante decisione presa dal nuovo Primo Ministro Ian Douglas Smith.

[modifica] Dichiarazione di indipendenza e guerra civile

Ian Douglas Smith, Primo Ministro rhodesiano dal 1964, firmò l' 11 Novembre 1965 una dichiarazione unilaterale di indipendenza dal Regno Unito[5]. Questa dichiarazione è nota come UDI, dall'inglese Unilateral Declaration of Indipendence. Nel 1970 la Rhodesia Meridionale cambiò quindi nome in Repubblica di Rhodesia[5][6]: si tornò al semplice nome di Rhodesia: l'aggettivo meridionale fu ovviamente tolto perché non aveva più senso, considerando che la parte settentrionale era indipendente e di Rhodesia ve ne era, quindi, una sola. Verso la fine del 1965 ci furono i primi colloqui tra Smith e il Regno Unito, dopo i quali il leader rhodesiano autorizzò una riunione del suo gabinetto, e ne affidò l'organizzazione al segretario di gabinetto Gerald Clarke; durante la riunione si decise di prendere come punto di riferimento la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti del 1776.

Il documento di indipendenza fu presentato al Parlamento rhodesiano la mattina dell'11 novembre, e quello stesso giorno i colleghi di gabinetto di Smith votarono unanimemente a favore dell'indipendenza, dopo un vano tentativo messo in atto dai britannici per cercare di far desistere da questo atto i ministri di Smith. Questi, oltre ad essere Primo Ministro della Rhodesia, era anche a capo del più importante partito, il Fronte Rhodesiano, formazione politica dei bianchi; lo stesso Smith era bianco e una volta dichiarata unilateralmente l'indipendenza instaurò una forma di apartheid per la quale quasi tutto il potere era in mani bianche. Questo governo razzista, simile a quello sudafricano, dava alla minoranza europea molti più diritti che alla maggioranza nera. Oltre il Primo Ministro, firmarono l'UDI undici dei quindici membri del suo team di governo, facendo salire il numero dei firmatari a dodici; gli altri quattro invece non misero il proprio nome ma comunque furono presenti. Ciò non è mai stato spiegato, ma è certo che anche questi qu attro approvassero l' UDI pur non avendola sottoscritta, infatti anche loro votarono a favore della dichiarazione stessa, come tutti gli altri. Il giorno dopo, 12 novembre, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adottò la Risoluzione 216, nella quale l'UDI fu definita una dichiarazione fatta da una minoranza razzista; tale provvedimento invitò inoltre gli stati facenti parte dell'ONU a non riconoscere nè appoggiare il nuovo governo della Rhodesia.

Smith aveva deciso, sul modello sudafricano, di instaurare una forte forma di apartheid, che prevedeva naturalmente una forte discriminazione verso la maggioranza nera. L' amministrazione Smith affidò ai bianchi ogni potere economico e politico, mentre i neri furono costretti a subire discriminazioni e privazioni. Questa chiara forma di razzismo acuì l' opposizione della popolazione indigena, la quale, oltre a non sopportare la dominazione straniera, era adesso costretta questo nuovo colpo; anche prima i diritti dei neri erano stati limitati, ma Smith si era spinto oltre imitando l' odioso modello sudafricano. La reazione della comunità internazionale fu conforme alla risoluzione 216, infatti l'UDI non venne riconosciuta da nessuno stato del mondo. Tanto meno dal Regno Unito, che considerava la Rhodesia una colonia ribelle ed era decisa a far crollare l' amministrazione Smith. L'Inghilterra decise però di non far uso della forza, ma di agire dal punto di vista diplomatico. Nel Maggio 1965 il Fronte Rhodesiano vinse di nuovo le elezioni generali[7].

L'ONU applicò contro la Rhodesia delle sanzioni economiche: fu la prima volta che le Nazioni Unite le applicarono, prima non le avevano mai inflitte a nessuno stato. Queste misure ebbero un successo solo parziale, poiché il commercio minerario, anche se in maniera minore, rimase attivo, e inoltre il futuro Zimbabwe rimase uno dei paesi più ricchi e sviluppati dell'Africa. L' Inghilterra fece tornare in patria l' Alto Commissario a Salisbury, John Barnes Johnston, e cacciò l' Alto Commissario rhodesiano, Andrew Skeen. Le sanzioni furono anche diplomatiche, si può dire che la Rhodesia si sia ritrovata fin da subito con pochi appoggi: neanche il Sudafrica ne riconobbe l' indipendenza, nonostante appoggiasse e provasse molta simpatia verso il regime di Smith, e avesse addirittura stabilito a Salisbury una sede diplomatica di rappresentanza. Diede sostegno anche il Portogallo, che in quegli anni era governato dal regime del dittatore Antonio Salazar e deteneva il controllo coloniale del confinante Mozambico. L' appoggio dato da Sudafrica e Portogallo fu anche economico: il primo vendette numerose armi e diede aiuto militare, il secondo diede alla Rhodesia libero accesso ai porti mozambicani. L'intento politico del Primo Ministro rhodesiano era quello di rendere l'ex colonia britannica una repubblica indipendente nell'ambito del Commonwealth che avesse, come ogni stato di questa organizzazione, la regina inglese come capo dello stato, con il nome di Regina della Rhodesia. Sir Humphrey Gibbs, Governatore inglese della Rhodesia per conto del Regno Unito, si rifiutò di riconoscere tale progetto, e di fronte all' insindacabile rifiuto anche da parte della Regina, lo spazientito Smith decise di prendere istituzionalmente un' altra strada . Se egli era stato fermo sul fatto di essere comunque fedele alla Corona inglese e amico della madrepatria, dopo la ferma opposizione dell'una e dell'altra nominò Presidente nel 1970 Clifford Dupont, suo Ministro degli Esteri prima dell'UDI. Come reazione, Gibbs abbandonò il paese e la carica di Governatore fu abolita. L'ex colonia divenne quindi una Repubblica, la [[Repubblica di Rhodesia]], appunto. Tuttavia, i negoziati di dialogo con la madrepatria, anche se talvolta sospesi, furono sempre condotti.

Col tempo la situazione divenne però molto difficile: dal Luglio 1964[8] al 1979 ebbe luogo una feroce guerra civile, che vedeva contrapporsi i coloni ai colonizzati. Furono commesse atrocità da entrambe le parti[9]. La maggioranza nera non digeriva affatto le politiche razziste di Smith e voleva liberarsi dal dominio straniero, avere diritti pari a quelli dei bianchi. Questa lotta di liberazione e uguaglianza fu mossa da nobili fini che non giustificarono i suoi metodi violenti; le fazioni nere furono guidate da Robert Mugabe e Joshua Nkomo, a capo rispettivamente dei partiti ZANU, Zimbabwe African National Union, e ZAPU, Zimbabwe African People's Union. Entrambi questi partiti seguivano l' ideologia marxista e facevano parte del nazionalismo africano, che aveva condotto già molti altri stati africani alla decolonizzazione: lo ZANU era stato fondato da Herbert Chitepo e Ndabaningi Sithole, e lo ZAPU era stato formato da Joshua Nkomo.

La prima fase della guerra andò dal 1964 al 1972. Nell'Agosto 1964 Mugabe e Nkomo furono arrestati: Mugabe fu liberato nel Dicembre 1974, ed era stato imprigionato senza prove[10]. In varie operazioni seguenti furono arrestati molti altri guerriglieri, ma la guerriglia non si fermò e continuò gli scontri con le forze armate rhodesiane, supportate dal Sudafrica per quanto riguarda attrezzature e armi: naturalmente l'UDI inasprì la reazione dei colonizzati; i loro attacchi partirono nella metà degli anni'60 da basi in Zambia prima e Mozambico poi[11]. La repressione non fece altro che dare notorietà ai ribelli e alla loro causa, inoltre la gestione della guerra civile sembrava essere difficile, l' arresto dei principali leader non aveva certamente risolto la questione. Verso la fine del 1971 fu formata l'alleanza tra i miliziani nazionalisti, che avrebbe portato ad una lotta finalmente unita negli anni seguenti. ZANU e ZAPU si unirono e formarono il Fronte Patriottico. Nel 1970 le elezioni erano state vinte facilmente da Smith e dal suo partito, il Fronte Rhodesiano, ma questo non migliorò la situazione interna, che anzi andò deteriorandosi negli anni a seguire.

Il 1974 fu l' anno della svolta, nel quale una concomitanza di eventi favorirono la guerriglia indigena e misero a dura prova il Primo Ministro. Infatti in quell'anno il regime dittatoriale portoghese guidato dal successore di Salazar, Marcelo Caetano, cadde. La dittatura portoghese aveva sempre favorito l'amministrazione dell'ex colonia, ma la sua caduta portò al processo indipendentista delle colonie portoghesi, che finalmente si liberarono del dominio straniero. Quando il Mozambico divenne indipendente fu naturalmente guidato da un governo locale, presieduto da Samora Machel. Machel, leader della guerra di indipendenza mozambicana, immediatamente revocò alla Rhodesia il libero accesso ai porti del paese, interrompendo ogni forma di alleanza e collaborazione economica: essendo un convinto panafricano, il nuovo leader del Mozambico fece questa mossa con l'intento di aiutare Mugabe e i suoi, affinché potessero, come gli ex domini portoghesi, affrancarsi dai colonizzatori e raggiungere l' indipendenza, e con essa la fine del regime razzista. Sempre nel 1974 Mugabe venne scarcerato, dando nuovo vigore alla lotta armata, la quale si inasprì ulteriormente. Arresti e uccisioni continuarono; Herbert Chitepo, uno dei principali combattenti, fu ucciso nel 1975 a Lusaka da un'autobomba posta dalla Central Intelligence Organization della Rhodesia[12]. Con i notevoli sconvolgimenti politici in atto in quel periodo il Sudafrica pensò di ritirare il proprio appoggio, facendo perdere a Smith un altro alleato, decisamente l' unico rimasto. Inoltre, i ribelli acquisivano sempre maggiore notorietà e comprensione nel mondo, senza contare il deciso assenso degli stati vicini di nuova decolonizzazione. Insomma, lo Zimbabwe era l' unica pedina oppressa rimasta in Africa Orientale. Essendo sola, era destinata a cadere. Peraltro Smith, nonostante gli importanti eventi accaduti intorno a lui, non volle cambiare rotta e e perseverò nei suoi duri metodi senza cambiare strategia, preferendo la forza al dialogo. Intanto, proprio l'ultima parte della guerra si stava rivelando la più sanguinosa: l'80% delle morti totali della guerra si ebbe nel periodo compreso tra Gennaio 1977 e Dicembre 1979[13].

Ma la Rhodesia non avendo più alleati aveva anche perso le risorse per sostenere la guerra civile, che quindi stava diventando sempre più difficile da portare avanti: proprio la mancanza di risorse portò ad una decisa avanzata dei ribelli. Il Fronte Rhodesiano sempre nel 1974 era riuscito ancora una volta a vincere a pieni voti le elezioni, durante le quali la componente bianca dimostrò di essere molto concorde sulle politiche del Primo Ministro e di non voler affatto andare incontro alla componente nera rappresentata dal Fronte Patriottico, ma questa visione andava nettamente contro la realtà degli eventi, che anzi presagivano il successo della lotta di affrancamento dall'apartheid. Nei mesi di quel periodo si successero dei colloqui tra la classe dirigente e il Fronte Patriottico, ma non si giunse mai ad un accordo. Fu allora che Abel Muzorewa, vescovo della Chiesa Protestante Metodista, formò l'United African National Council, un partito moderato della maggioranza nera. Muzorewa, anche lui nazionalista come gli esponenti di ZANU e ZAPU, aveva però rinunciato alla violenza facendo così parte di una fazione più equilibrata, che attirò l' interesse dei bianchi. Vedendo finalmente che il sistema da lui creato era al collasso e non più in grado di fronteggiare il Fronte Patriottico, Smith decise di dialogare con la maggioranza nera per cambiare le cose. In ogni caso il leader bianco non si rivolse a Sithole, Mugabe o Nkomo, bensì a Muzorewa, poiché questi era l' unico moderato e col quale volesse discutere. Di fronte a questo il Fronte Patriottico decise di gettare le armi e rifugiarsi sotto l' United African National Council per far parte dei negoziati. Questi portarono ad un accordo storico, l'Internal Settlement. Tale trattato, stipulato tra Ian Smith ed Abel Muzorewa all' inizio del 1978, portò ad una fase di preparazione per libere elezioni e per l' indipendenza, ma un'indipendenza che questa volta fosse veramente democratica e riconosciuta a livello internazionale, e soprattutto che desse alla Rhodesia il nome di Zimbabwe. I bianchi cedettero il controllo del potere ma a patto che la guerra e la violenza cessassero, in modo da mantenere in sicurezza i bianchi nonostante gli eventi in atto. Comunque fino alla vigilia dell'indipendenza continuarono ad arrivare nuovi immigrati bianchi[14].

Bisogna notare quanto determinanti furono gli appoggi esterni per la vittoria della maggioranza nera: nel Giugno 1979 i governi di Cuba e Mozambico offrirono diretta assistenza militare, ma Mugabe e Nkomo rifiutarono[15]. Il Partito Comunista del Regno Unito supportò esplicitamente lo ZAPU; ufficiali militari nordcoreani insegnarono ai militanti zimbabwesi come usare esplosivi e armi in un campo vicino Pyongyang[16]. Dall'Aprile 1979 circa 12.000 ribelli furono addestrati in Tanzania, Etiopia e Libia[17].

La Rhodesia divenne di nuovo una colonia britannica sotto il controllo del Regno Unito, abbandonando così la Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza del 1965, alla quale i bianchi rinunciarono definitivamente. In tale periodo il paese assunse la sua ennesima denominazione, questa volta quella di Zimbabwe Rhodesia. Questo nome ebbe un notevole valore simbolico, in quanto rappresentò la fase di transizione tra il periodo colonialista precedente, incarnato dal nome Rhodesia, e la nuova fase di uguaglianza e indipendenza vera e propria, incarnato dal nome Zimbabwe. Essendo nuovamente, anche se in modo temporaneo, un possedimento britannico, fu ripristinata la carica di Governatore, assunta da Arthur Soames. Costui fu l'ultimo a ricoprire tale incarico e lo fece peraltro per poco tempo: infatti il periodo nel quale lo Zimbabwe divenne di nuovo una colonia inglese fu solo di transizione, di preparazione per le libere elezioni, che erano prossime.

Quindi non sarebbe cominciato un nuovo periodo coloniale sotto la Corona Britannica, ma solo un brevissimo spazio di tempo per tornare alla normalità prima di procedere verso un' indipendenza, che venisse però riconosciuta in via ufficiale e in ambito internazionale. Vennero indette delle elezioni generali a suffragio universale e vinse Muzorewa, al quale Smith passò la carica di Primo Ministro il 1 giugno 1979. Grazie al vescovo si ebbe il passaggio al nome di Zimbabwe Rhodesia. Tra i candidati mancarono, non per loro volontà, i più estremisti come Mugabe e Nkomo, che mal digerirono la loro estromissione: per questo la guerra continuò, il Fronte Patriottico non tollerò di essere stato escluso e ritenne profondamente ingiusto che non potesse partecipare alla nuova fase di svolta dopo gli enormi sforzi fatti per ottenerla.

Il governo inglese invitò a Londra tutte le parti per discutere di una soluzione che ponesse fine alla guerra civile e agli scontri. Questa conferenza cominciò il 10 Settembre 1979 per terminare il 5 Dicembre dello stesso anno, il risultato finale fu il Lancaster House Agreement, un accordo che terminò finalmente il conflitto interno[18], che poté dirsi finito, e che stabilì nuove elezioni generali da indirsi agli inizi del 1980. La guerra civile aveva fatto circa 30.000 vittime[19].




[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Fonti

  1. ^ So Who Was Shaka Zulu- Really? Africa Stage
  2. ^ Hensman, Howard. Cecil Rhodes: A Study of a Career. Page 106–107.
  3. ^ Palamarek, Ernie. Hatari. Page 132.
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