Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti
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La Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America è il documento che segna la nascita di tale nazione. In essa, tredici colonie britanniche sulla costa atlantica dell'America settentrionale dichiararono la propria indipendenza dalla madrepatria, esponendo le motivazioni che le spingevano a questo atto. Per quanto vi fossero già stati alcuni scontri fra i coloni ribelli e l'esercito britannico, essa segnò il vero inizio della Rivoluzione Americana, che 7 anni dopo si sarebbe conclusa con la vittoria dell'"Esercito continentale" di George Washington sulle forze di re Giorgio III d'Inghilterra.
Di fatto il documento rappresentò il momento di trasformazione della battaglia dei coloni verso la Gran Bretagna per la difesa dei propri diritti di uomini "Inglesi" in una vera e propria rivoluzione volta a rovesciare la forma di governo esistente all'epoca. Non mirò a definire una nuova forma di governo e pertanto non va confusa con la Costituzione degli Stati Uniti d'America. Per i coloni americani rappresentò un annuncio a tutto il mondo dell'indipendenza raggiunta da parte delle colonie Inglesi. L'obiettivo era quello di rafforzare il supporto interno alla propria battaglia ed incoraggiare l'intervento a proprio favore di alcune potenze europee, in particolare della Francia.
La dichiarazione fu redatta per la maggior parte da Thomas Jefferson, coadiuvato da una commissione composta da John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman. Fu ratificata a Philadelphia il 4 luglio del 1776 dai trentatré delegati del Secondo Congresso continentale (chiamati padri fondatori o Founding Fathers). Nella Dichiarazione si accusava il re, non più i suoi collaboratori come in passato, ritenuto l'unico legame che esisteva ancora tra i coloni e la Gran Bretagna.
Può essere suddivisa in tre parti: una dichiarazione di principi relativa ai diritti dell'uomo e alla legittimità della rivoluzione, un elenco di specifiche accuse circostanziate nei confronti di re Giorgio III d'Inghilterra ed una dichiarazione formale d'indipendenza.
L'originale della dichiarazione è esposto nei National Archives di Washington.
L'inizio della Dichiarazione è molto famoso:
"Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo avevano legato ad un altro ed assumere tra le altre potenze della terra quel posto distinto ed eguale cui ha diritto per Legge naturale e divina, un giusto rispetto per le opinioni dell'umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione. Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti; che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità; che allo scopo di garantire questi diritti, sono creati fra gli uomini i Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qual volta una qualsiasi forma di Governo, tende a negare tali fini, è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo, e creare un nuovo governo, che ponga le sue fondamenta su tali principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri più probabile possa apportare Sicurezza e Felicità. La Prudenza, anzi, imporrà che i Governi fondati da lungo tempo non andrebbero cambiati per motivi futili e transitori; e di conseguenza ogni esperienza ha dimostrato che l'umanità è più disposta a soffrire, finché i mali sono sopportabili, che a cercare giustizia abolendo le forme alle quali sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di usurpazioni, che perseguono invariabilmente lo stesso obiettivo, evince il disegno di ridurre il popolo a sottomettersi a un dispotismo assoluto, è il loro diritto, è il loro dovere, rovesciare tale governo e affidare la loro sicurezza futura a dei nuovi Guardiani. - Tale è stata la paziente sopportazione di queste Colonie; e tale è oggi la necessità che le costringe ad alterare i loro precedenti Sistemi di Governo. La storia dell'attuale Re di Gran Bretagna è una storia di ripetute ferite ed usurpazioni, tutte aventi l'obiettivo diretto di stabilire una tirannide assoluta su questi stati. Per comprovarlo, sottoponiamo i fatti seguente a un mondo sincero."
Il testo passa poi ad elencare i vari soprusi del re di Gran Bretagna e si conclude con un proclama finale.
"Noi dunque, Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, riuniti in Congresso Generale, facendo appello al Supremo Giudice del mondo per la rettitudine delle nostre intenzioni, solennemente pubblichiamo e dichiariamo, in Nome e con l’Autorità del buon Popolo di queste Colonie, Che queste Colonie Unite sono, e hanno diritto di essere, Stati Liberi e Indipendenti; che sono sciolti da ogni fedeltà alla Corona britannica, e che ogni legame politico fra loro e lo Stato della Gran Bretagna è, ed ha diritto di essere, totalmente sciolto; e che in qualità di Stati Liberi e Indipendenti, essi hanno pieno potere di dichiarare la Guerra, concludere la Pace, contrarre Alleanze, stabilire dei Commerci e fare ogni altro Atto e Cosa che gli Stati Indipendenti possono fare di diritto. E a sostegno di questa Dichiarazione, con ferma fiducia nella protezione della divina Provvidenza, ci promettiamo reciprocamente le nostre Vite, le nostre Fortune e il nostro sacro Onore." È interessante notare in questa prima parte alcuni chiari riferimenti ai principi illuministici e giusnaturalisti: basti pensare al riferimento alla "Legge naturale e divina..." oppure il principio dell'uguaglianza: "Tutti gli uomini sono stati creati uguali...", e subito dopo il riferimento ai "Diritti inalienabili...". È interessante da notare infine un riferimento al diritto del popolo di ribellarsi all'autorità costituita teorizzato da Locke : "è Diritto del Popolo modificarlo o distruggerlo...".
[modifica] Firmatari della Dichiarazione
- New Hampshire: Josiah Bartlett, William Whipple, Matthew Thornton
- Massachusetts: Samuel Adams, John Adams, John Hancock, Robert Treat Paine, Elbridge Gerry
- Rhode Island: Stephen Hopkins, William Ellery
- Connecticut: Roger Sherman, Samuel Huntington, William Williams, Oliver Wolcott
- New York: William Floyd, Philip Livingston, Francis Lewis, Lewis Morris
- New Jersey: Richard Stockton, John Witherspoon, Francis Hopkinson, John Hart, Abraham Clark
- Pennsylvania: Robert Morris, Benjamin Rush, Benjamin Franklin, John Morton, George Clymer, James Smith, George Taylor, James Wilson, George Ross
- Delaware: George Read, Caesar Rodney, Thomas McKean
- Maryland: Samuel Chase, William Paca, Thomas Stone, Charles Carroll of Carrollton
- Virginia: George Wythe, Richard Henry Lee, Thomas Jefferson, Benjamin Harrison, Thomas Nelson, Jr., Francis Lightfoot Lee, Carter Braxton
- North Carolina: William Hooper, Joseph Hewes, John Penn
- South Carolina: Edward Rutledge, Thomas Heyward, Jr., Thomas Lynch, Jr., Arthur Middleton
- Georgia: Button Gwinnett, Lyman Hall, George Walton
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