Pulfero
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Pulfero | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Friuli-Venezia Giulia | ||||||||
Provincia: | Udine | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 184 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 48,03 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 24 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Pulfero, Stupizza, Linder, Loch, Brischis, Perovizza, Rodda (Zeiaz, Brocchiana, Domenis, Bizonta, Cranzove, Pocovaz, Lacove, Clavora, Ossiach, Buttera, Tuomaz, Sturam, Uodgnach, Oriecuia, Scubina), Mersino (Iuretig, Marseu, Pozzera, Bardo, Clin, Zorza, Jerep, Medves, Oballa), Tarcetta, Cicigolis, Lasiz, Cras, Biacis, Spagnut, Antro, Pegliano (Sosgne, Dorbolò, Coceanzi, Stonder, Parmirzi, Flormi, Cedarmas), Coliessa, Ialig, Spignon, Puller, Specognis, Podvarschis, Erbezzo, Zapatocco, Goregnavas, Comugnaro, Calla, Montefosca, Paceida | ||||||||
Comuni contigui: | Caporetto (Kobarid) (SLO), Faedis, San Pietro al Natisone, Savogna, Torreano | ||||||||
CAP: | 33046 | ||||||||
Pref. tel: | 0432 | ||||||||
Codice ISTAT: | 030086 | ||||||||
Codice catasto: | H089 | ||||||||
Nome abitanti: | pulferoti | ||||||||
Santo patrono: | San Floriano | ||||||||
Giorno festivo: | 4 maggio | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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Pulfero (Podbonesec in sloveno, Pulfar in friulano) è un comune di 1.127 abitanti della provincia di Udine.
Ha una superficie di 48,03 chilometri quadrati ed una altitudine che varia dai 157 metri s.l.m. del fondovalle ai 1641 metri del monte Matajur. L'origine del toponimo è incerta; un'ipotesi lo fa discendere dal dialetto sloveno, con il significato di "sotto i malati".[1]
Il comune di Pulfero fa parte della Comunità Montana del Torre, Natisone e Collio.
Indice |
[modifica] Geografia
[modifica] Strade
Il territorio è attraversato dalla strada statale n°54 "del Friuli" che collega Udine con il confine di stato con la Slovenia e quindi con la cittadina di Caporetto ed il tratto mediano della valle dell'Isonzo. Da essa si dipartono le strade comunali che collegano le vicine frazioni con il fondovalle. La strada statale, ai tempi dei romani, era conservata in buono stato, custodita e fortificata militarmente. Chiamata da essi "Belloja", serviva da collegamento tra Aquileia e le regioni danubiane.[1] In tempi più recenti veniva nominata come "strada del Pulfero".[2]
[modifica] Montagne
L'ambiente è prevalentemente montagnoso e solo i terreni situati in prossimità del fiume Natisone hanno caratteristiche pianeggianti. La valle del Natisone, comoda all'inizio, si restringe sempre più avvicinandosi al confine di Stato dove diventa selvaggia e pittoresca, compressa tra i fianchi del monte Mia e del Matajur che scendono ripidissimi verso la carrozzabile.
I principali monti presenti sono:
- il monte Matajur che è la cima più alta della zona; i suoi fianchi occidentali fanno parte del Comune di Pulfero mentre la vetta (1641 metri s.l.m.) appartiene al Comune di Savogna;
- il monte Mia (Mija in sloveno) che è alto 1237 metri s.l.m.. Sulla sua cima, ricoperta da una fitta faggeta, passa il confine di Stato con la Slovenia; il versante meridionale, quello italiano, scende a picco sul fiume Natisone ed è ricco di piante di carpino nero, abete, corniolo e di cespugli di ginepro;
- il monte Mladesiena/Mladesjena che è alto 711 metri s.l.m.; la sua cima, prevelentemente pietrosa, fu utilizzata, durante la prima guerra mondiale, come postazione per i mortai ed i cannoni puntati verso le linee nemiche;
- il monte Kraguenza/Kraguojnca che è alto 949 metri s.l.m.. E' ricco di boschi di betulle ed ontani e vi si possono osservare anche alberi di frassino, tiglio e castagno, arbusti di ginepro e maggiociondolo e piante di narciso, mughetto, genziana, croco ed orchidea purpurea. Dalla cima si ha ampia visuale sulla catena del Canin, con il caratteristico Monte Forato (2499 metri s.l.m.), sul Mangart (2667 metri s.l.m.), sullo Jalovec (2645 metri s.l.m.), sul Prisojnik (2547 metri s.l.m.) e sul Bavski Grintavec (2347 metri s.l.m.);
- il monte Vogu/Vogel che è alto 1124 metri s.l.m. ed è ricco di boschi di carpino nero, ginepro, pero corvino, faggio ed acero di monte. Il versante meridionale è caratterizzato da un esteso ghiaione che, partendo dalla vetta, raggiunge, dopo un dislivello di 900 metri, il villagio abbandonato di Predrobac. Dal versante settentrionale si può invece osservare la pittoresca valle del Pradolino;
- il monte Lubia/Ljubija che è alto 1052 metri s.l.m.; è situato nelle vicinanze del monte Vogu ed è ricoperto da fitti boschi dove crescono, in prevalenza, piante di faggio;
- il monte Bruna/Nabruna che è alto 1146 metri s.l.m.; ha pareti a strapiombo sul Natisone ed è ricoperto da prati ricchi di orchideacee;
Sono presenti e ben visibili anche i monti Kremen (1282 metri s.l.m.), Glevizza/Hlevišča (1084 metri s.l.m.), Bukuje (1022 metri s.l.m.), Nad Dolino (978 metri s.l.m.) Uoršič (966 metri s.l.m.) e Kladje (832 metri s.l.m.).
La zona montagnosa è attraversata dai seguenti sentieri con segnavia:
- n° 725 Sentiero naturalistico Mersino Alto - Matajur;
- Sentiero per esperti "Via Palma";
- Sentiero naturalistico Antro - Spignon - Pegliano;
- Sentiero n° 479, in compartecipazione con il comune con Savogna;
- Sentiero naturalistico Biacis - Antro;
- Sentiero Italia n° 744;
- Sentiero Italia n° 735 Alta via Valli del Natisone e sentiero naturalistico Pradolino - monte Mia.[3]
Ottimo punto di partenza per le escursioni verso il monte Mia, il paese di Montefosca e la valle del Pradolino è il Centro polifunzionale di Stupizza.
[modifica] Corsi d'acqua
Il Comune è attraversato, per tutta la sua lunghezza, dal fiume Natisone che, proveniendo dalla Slovenia, entra in Italia dal valico di Stupizza e prosegue la sua corsa nel comune di San Pietro al Natisone. La zona è ricca d'acqua; importanti sono le sorgenti di Zavadizza, di Arpit e, soprattutto, quella di Poiana che alimenta gli acquedotti di numerosi comuni limitrofi, tra cui quello di Cividale del Friuli. Tra gli affluenti del Natisone sono da ricordare il torrente Pradolino, che percorre una valle ricca di fenomeni carsici, il torrente Bodrino, sempre ricco d'acqua anche nella stagione estiva e caratterizzato da numerosissime cascatelle, scivoli d'acqua e piccole forre, il torrente Tarčenščak anche lui piacevole a vedersi, ed i torrentelli Sin, Zejac, Suh potok, Oušonščak, Podorieščak, Stivanščak, Glabošnjak, Javarščak, ecc..[3]
[modifica] Grotte
L'aera comunale è ricca di cavità e grotte carsiche: le più importanti sono le cavità presenti nelle vicinanze della Bocca del Pradolino; la Šuošterjova Jama ubicata presso la frazione di Specognis, interessante sotto il profilo paleontologico e ricca, nel tratto interno, di concrezioni; la grotta di Sant'Andrea a Montefosca e la Sesna Jama di Mersino. Di grande importanza è poi la grotta di San Giovanni d'Antro (Svet Ivan u Čelè in dialetto sloveno locale) che si apre in una parete rocciosa a 348 metri s.l.m.. Ha la parte iniziale parzialmente occupata dalle opere murarie di una chiesetta dedicata al Santo che ne ha dato il nome. E' stata esplorata per complessivi 4500 metri (di cui 300 metri facilmente percorribili) ed è attraversata dal corso d'acqua che ha scavato, nel corso dei secoli, le gallerie e le salette interne. Fu adibita anticamente a riparo e postazione difensiva dagli abitanti locali; in periodo romano fece parte del sistema di vigilanza realizzato dalla Regio X Venetia et Histria a difesa dalle scorribande barbariche provenienti dall'oriente.[4] Successivamente, dopo la conversione al cristianesimo della popolazione locale, fu dapprima utilizzata dagli eremiti per ritiri di preghiera e poi fu dedicata a luogo di culto con la costruzione della chiesetta ancora visibile in tutta la sua particolarità e bellezza. All'interno della grotta sono stati trovati resti di "ursus speleus" (mandibola, denti e vertebre), reperti di ceramica di epoca preromana e romana e resti metallici di epoca medioevale.
[modifica] Frazioni
Antro/Landar, Biacis/Bijača, Brischis/Brišča, Calla/Kau, Cicigolis/Ščigla, Coliessa/Kolieša, Comugnero/Kamunjar, Cras/Kras, Erbezzo/Arbeč, Goregnavas/Gorenja Vas, Ialig/Jalči, Lasiz/Laze, Linder, Loch/Log, Mersino (nome collettivo degli abitati di: Clin/Klin, Ierep/Jerebi, Iuretig/Juretiči, Marseu/Marsieli, Medves/Medvieži, Bardo/Nabardo, Oballa/Obali, Pozzera/Pocera, Zorza/Žorži), Molino, Montefosca/Čarni Varh, Paceida/Pačejda, Pegliano/Ofijan (nome collettivo degli abitati di: Cedarmas/Čedarmaci, Cocianzi/Kočjanci, Dorbolò, Flormi/Floram, Parmizi, Sosgne/Šošnja, Stonder/Štonderi), Perovizza/Peruovca, Podvarschis/Podvaršč, Pulfero/Podbuniesac, Rodda (nome collettivo degli abitati di: Bizonta/Bizonti, Brocchiana/Bročjana, Buttera/Butera, Clavora/Klavora, Cranzove/Kranjcove, Domenis/Domejža, Lacove/Lahove, Oriecuia/Oriehuje, Ossiach/Ošjak, Pocovaz/Pokovac, Puller/Pulerji, Scubina/Skubini, Sturam, Tumaz/Tuomac, Uodgnach/Uodnjak, Zeiaz/Zejci), Spagnut/Podšpanjud, Specognis/Špehuonja, Spignon/Varh, Stupizza/Štupca, Tarcetta/Tarčet, Zapatocco/Zapatok.[3] [5]
[modifica] Storia
La regione fu abitata sin dai tempi più antichi: nella grotta di San Giovanni d'Antro e nella Šuošterjova Jama sono stati ritrovati reperti che indicano la presenza umana dell'età del rame e della tarda età del ferro; il fortilizio di Antro fu utilizzato in epoca romana per il controllo della strada del Pulfero che allora era utilizzata per le comunicazioni con il bacino danubiano.[6]
Nel secolo VII popolazioni slave entrarono in Italia, al seguito degli Avari, ed occuparono e colonizzarono le Valli del Natisone. Ebbero diversi scontri, con alterne fortune, con i Longobardi, che dopo il 568 avevano occupato quasi tutta la penisola. Presso Broxa (che alcuni identificano con Brischis) avvenne, nel 670, la battaglia tra il duca Vettari e le milizie slave, narrata dallo storico Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum.[7] [2] Le azioni bellicose terminarono dopo la stipula di un trattato che che definiva i confini tra le due comunità e lasciava le terre della zona collinosa alle popolazioni slave. Successivamente la popolazione della Benečija (Slavia veneta), dal periodo del Patriarcato di Aquileia sino alla caduta della Repubblica di Venezia, godette di un notevole autonomia amministrativa e giudiziaria come riconoscenza dell'azione di controllo e difesa dei confini nord-orientali del Friuli svolta dalle milizie all'uopo costituite.[1] La società era organizzata in due Banche (quella di Merso e quella di Antro), che saltuariamente si ragruppavano nel Zbor staresin o "Arengo". Il territorio comunale, con le contrade di Biacis, Brischis, Erbezzo, Lasiz, Mersino, Pegliano, Rodda, Spignon e Tarcetta, faceva parte della Banca di Antro che riuniva i propri eletti, per il disbrigo degli affari amministrativi e giudiziari di prima istanza relativi alla popolazione della val Natisone e della valle dell'Alberone, intorno alla lastra di pietra posta sotto i tigli che crescevano nei pressi dell'abitato di Biacis. Le due Banche di Antro e Merso formavano, insieme, il Grande Arengo che si riuniva, ordinariamente una volta l'anno, nei pressi della chiesetta di San Quirino e trattava gli interessi generali di tutta la Slavia veneta.[2]
Successivamente, l'arrivo delle truppe di Napoleone e la conseguente imposizione del sistema amministrativo francese, portò alla soppressone di ogni forma di autonomia locale ed alla suddivisione del territorio in "Comuni" previa abolizione delle "Vicinie" esistenti. Dopo la sconfitta di Napoleone, il Congresso di Vienna assegnò il Regno Lombardo Veneto, e quindi anche le Valli del Natisone, in amministrazione all'Austria. Nel 1866, con la firma della Pace di Vienna, il territorio fu consegnato alla Francia, che lo cedette al Regno d'Italia.
In epoca più recente, il territorio del comune fu interessato dai tragici avvenimenti legati alla prima guerra mondiale. Nella circostanza, sulla cima del monte Matajur e sulla dorsale del Colovrat passava l'estrema linea difensiva approntata dalla 2^ Armata per la difesa della pianura friulana in caso di ritirata delle truppe combattenti nelle linee avanzate. La mattina del 24 ottobre 1917 il territorio comunale venne sottoposto ai bombardamenti che diedero inizio alla battaglia di Caporetto; successivamente, dopo la conquista della cima del Matajur da parte delle compagnie guidate dal tenente Erwin Rommel ed alla rottura del fronte, venne interessato dalla veloce invasione delle truppe nemiche che, dai valichi di Stupizza e Luico, si riversarono nelle vallate del Natisone e dell'Alberone e proseguirono l'avanzata sino alla linea del Piave.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
Secondo il censimento del 1971, il 76,5% della popolazione del comune appartiene alla minoranza linguistica slovena.
[modifica] Luoghi di interesse
[modifica] Chiese
- Nei pressi di Antro si trova la chiesetta di San Giovanni Battista, realizzata in una grotta che si apre in una parete rocciosa. L'ingresso è raggiugibile tramite una scalinata in pietra di 144 gradini che conduce all'anticamera del sacello. All'interno della grotta, sfruttando la pareti rocciose della cavità, sono stati realizzati un presbiterio (Sala di San Giovanni), dotato di un altare ligneo in stile barocco scolpito da Jernei Vrtav (Bartolomeo Ortari) della scuola di Caporetto, una cappella laterale con altare in pietra e statue del XVII secolo, una canonica ed una loggetta dalla quale si può osservare un magnifico panorama della vallata sottostante. Il pavimento è realizzato in lastroni di pietra e separa il sacello dalla sottostante galleria adibita allo scolo delle acque provenienti dalle zone più interne della grotta. Le opere murarie che si possono ammirare sono quelle realizzate nel 1477, in stile gotico sloveno, da Andrej von Lach (della scuola di Skofjia Loka) e consolidate dopo i terremoti del 1511 e 1513. I primi documenti che indicano la grotta come luogo di culto risalgono all'anno 889 e si riferiscono alla donazione dei terreni circostanti la cavità effettuata del re Berengario in favore del Diacono Felice.[2]
- A Biacis si può ammirare la chiesa di San Giacomo apostolo, la cui realizzazione iniziale risalirebbe ai secoli XII - XIII. La costruzione attualmente visibile rimonta al 1520, quando vennero portate a termine le opere di consolidamento resesi necessarie per riparare i danni prodotti dai terremoti del 1511 e 1513.
- A Lasiz è presente la chiesetta di San Donato martire. Fu realizzata nei secoli XII - XIII sulle pendici del monte Kraguojnca a 426 metri di altitudine (la prima menzione è dell'anno 1294). Il sacello, attualmente vuoto, è ornato con affreschi risalenti al XVI secolo ed anticamente era dotato di un altare ligneo dorato (zlati oltar).
- A Pegliano esisteva la chiesa di San Nicolò, costruita verso il 1370 tra i boschi lontano dal paese. Di essa rimangono oggigiorno visibili soltanto ruderi e le mura di cinta; parte delle pietre del sacello diroccato furono utilizzate nel 1850 per costruire una nuova chiesa dedicata al medesimo santo.
- A Rodda si può visitare la chiesetta di San Leonardo Abate. Fu costruita verso la metà del XVI secolo e consacrata nel 1568. E' dotata di altare ligneo risalente al 1689.
- A Rodda è visibile la chiesa di San Zenone. Venne citata per la prima volta nel 1455 e consacrata nel 1493. Conserva all'interno, un frammento pittorico del XIII -XIV secolo.
- A Rodda sorge inoltre la chiesa di Sant'Ulderico. L'edificio venne costruito, in stile romanico, presumibilmente nei secoli XIII - XIV in posizione isolata sopra il paese di Tuomaz. Verso la fine del 1600 fu dotata di altare ligneo dorato (zlati oltar).
- A Spignon si ricorda la chiesa di Santo Spirito. Fu eretta in montagna verso la seconda metà del secolo XV e fu consacrata nel 1547, dopo i lavori di consolidamento resisi necessari per i danni provocati dai terremoti del 1511 e 1513. Venne completamente distrutta nel corso della seconda guerra mondiale e fu ricostruita sulle sue macerie nel 1949.
[modifica] Villaggi
- A nord di Stupizza, a 226 metri s.l.m. sulle pendici del monte Vogu, si può visitare il villaggio abbandonato di Predrobac. Il villaggio fu costruito nei secoli passati dagli abitanti delle valli per trascorrere, con il loro bestiame, la stagione estiva in un luogo fresco e dotato di pascoli. Era composto da casoni in pietra corredati di cantine refrigerate dall'aria fresca proveniente dalle adiacenti grotte. L'abitato si è spopolato all'inizio del 1900 ed ora è ridotto a cumuli di rovine sui quali cresce edera, muschio e rovi.
[modifica] Cultura
[modifica] Manifestazioni
- Il 6 gennaio a Biacis e Mersino al tramonto si accende il Kries, falò propiziatorio dal quale si traggono auspici sull'andamento del nuovo anno; la festa si conclude con l'arrivo della Befana a cavallo della scopa.
- A carnevale si celebra la ricorrenza con grandi feste mascherata che hanno per protagonisti: a Montefosca i Blumari, maschere vestite con abiti bianchi, alti copricapi e campanacci, che percorrono di corsa i confini del paese come rito propiziatorio per augurare a tutti un felice anno; - a Rodda i Pustje vestiti con costumi a brandelli e cappelli conici multicolori e dotati di pinze allungabili in legno con le quali indispettiscono le ragazze presenti; alla festa partecipa anche l'Arcangelo Gabriele (Anjulac) che cerca di tenere a bada il diavolo (Zluodi); - a Mersino i Pustje, le belle figure, ed i giganteschi gallo (petelin) e gallina (kakuoša).
- A maggio a Calla si effettua la premiazione del concorso internazionale di poesia inedita in lingua italiana, slovena e di un altro idioma europeo,"Calla in poesia - arte senza confine".
- La sera del 23 giugno a Cicigolis si accende il Kries (falò) per festeggiare il solstizio d'estate.
- A luglio a Rodda si clebra la festa di San Ulderico in monte, con visita alla chiesetta e sagra paesana.
- A luglio nelle Valli del Natisone vengono tenuti spettacoli itineranti di marionette organizzati nell'ambito del Mittelfest di Cividale del Friuli (Festival internazionale delle marionette).
- A luglio a Biacis si festeggiano Sant'Anna e San Giacomo con riti religiosi e intrattenimenti musicali.
- A luglio a Pulfero si svolge la "Festa sul Natisone", sagra estiva con intrattenimenti musicali, manifestazioni sportive ed esibizione di gruppi folkloristici locali e regionali.
[modifica] Associazioni
- Pro loco Natisone a Pulfero.
- Gruppo sportivo Alpini a Pulfero.
[modifica] Personalità
- Pasquale Guion (Biacis 1909 - Gemona 2002), parroco discepolo di monsignor Ivan Trinko, si è sempre adoperato affinché la comunità slovena vedesse riconosciuti i suoi diritti nella chiesa e nella società civile. Scrisse il libro "La gente delle Valli del Natisone" con il quale racconta la storia delle Slavia veneta.
- Giovanni Guion (Biacis 1877 - Valbruna 1966). Fu il cappellano che raccolse il primo caduto italiano nella grande guerra, Riccardo di Giusto. Fu impegnato nel campo sociale, soprattutto ad Azzida dove fu tra i promotori della Cooperativa di Consumo e del Circolo giovanile.
- Luciano Chiabudini (Cicigolis 1931 - Udine 1999). Compose poesie in italiano, friulano e sloveno; scrisse testi teatrali e canzoni; diede la sua collaborazione ai programmi radiofonici sloveni della RAI di Trieste.
- Eugenio Blanchini (Biacis 1863 - Udine 1921) . E' noto per il suo impegno sociale e per aver avviato l'organizzazione delle prime casse sociali e patronati di assistenza. Scrisse trattati di agricoltura ed il testo La Slavia.
[modifica] Pubblicazioni
- "Chiesette votive del 400 e 500 nell'area culturale friulano-slovena" di Tarcisio Venuti, stampato dalla cooperativa Lipa editrice nel 2000;
- "Sulla strade di Andrea da Loka" di autori vari, stampato dalla coperativa Lipa editrice nel 1995;
- "La Slavia friulana" di Roberto Dapit, pubblicato dalla coperativa Lipa editrice nel 1995.
[modifica] Curiosità
[modifica] Ferrovia dismessa
Nel 1916, durante la prima guerra mondiale, venne costruita, all'inizio per usi prettamente militari, la ferrovia a scartamento ridotto Cividale del Friuli - Sužid che percorreva tutta la valle del Natisone con fermate a Ponte San Quirino, San Pietro al Natisone, Brischis, Pulfero, Stupizza, Poiana e Robič. La linea venne interrotta negli ultimi giorni delle offensive ma, subito dopo la firma dell'armistizio, iniziarono i lavori per riattivare il collegamento. Le comunicazioni vennero ripristinate il primo agosto 1921 con la linea prolungata fino a Caporetto. Vennero poi definitivamente interrotte nell'estate del 1932 per le difficoltà economiche che erano sorte e per la mancata prospettiva di un qualsiasi intervento finanziario pubblico. Della ferrovia oggigiorno rimangono solo brevissimi tratti della massicciata dove erano posati i binari ed il fabbricato, ristrutturato, della stazione di Stupizza.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Piergiorgio Domenis (Un futuro per Pulfero) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0432 726017
Email del comune: protocollo@com-pulfero.regione.fvg.it
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- http://www.unionevallinatisone.it/
- http://www.vallidelnatisone.com/ (sito sulle Valli del Natisone)
- http://www.nediskedoline.it/ (visite guidate alla scoperta dell'habitat dell'orso e del villaggio di Predrobac).
[modifica] Note
- ^ a b c La Slavia italiana di Carlo Podrecca, Fulvio Giovanni editore in Cividale 1884
- ^ a b c d Guida delle Prealpi Giulie di Olinto Marinelli, ATESA editrice
- ^ a b c Carta topografica per escursionisti 1:25000 "Valli del Natisone-Cividale del Friuli" - Tavola n° 041, Tabacco editrice
- ^ Aquileia Romana di A. Caiderini, Milano 1930
- ^ Sito istituzionale del comune di Pulfero
- ^ Slavia di Ferruccio Clavora e Renzo Mattelig, disponibile sul sito http://www.lintver.it/
- ^ Historia Langobardorum di Paolo Diacono, libro V capitolo 23