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Novecento (film) - Wikipedia

Novecento (film)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Novecento

Titolo originale: Novecento
Lingua originale: {{{linguaoriginale}}}
Paese: Italia/Francia/Germania
Anno: 1976
Durata: 318'
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto:
Genere: drammatico
Regia: Bernardo Bertolucci
Soggetto: Franco Arcalli, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci
Sceneggiatura: Franco Arcalli, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci
Produttore: Alberto Grimaldi
Produttore esecutivo:
Casa di produzione: Les Productions Artistes Associees, Artemis Film
Distribuzione (Italia): 20th Century Fox
Storyboard: {{{nomestoryboard}}}
Art director: {{{nomeartdirector}}}
Character design: {{{nomecharacterdesign}}}
Mecha design: {{{nomemechadesign}}}
Animatori: {{{nomeanimatore}}}
  • Burt Lancaster: Nonno Alfredo Berlinghieri, il proprietario terriero
  • Donald Sutherland: Attila Melanchini, il fattore
  • Robert De Niro: Alfredo Berlinghieri, figlio di Giovanni e Eleonora
  • Dominique Sanda: Ada Fiastri Paulhan, moglie di Alfredo
  • Alida Valli: Ida Cantarelli Pioppi
  • Sterling Hayden: Leo Dalcò, contadino dei Berlinghieri
  • Stefania Sandrelli: Anita Furlan, moglie di Olmo
  • Werner Bruhns: Ottavio, figlio maggiore di Alfredo
  • Laura Betti: Regina, figlia di Amelia
  • Ellen Schwiers: Amelia, sorella di Eleonora
  • Gérard Depardieu: Olmo Dalcò, figlio di Rosina
  • Anna Henkel: Anita, figlia di Olmo
  • Romolo Valli: Giovanni, figlio minore di Alfredo
  • Stefania Casini: Neve, la lavandaia
  • Francesca Bertini: Suor Desolata, sorella di Alfredo
  • Anna Maria Gherardi: Eleonora, moglie di Giovanni
  • Paolo Pavesi: Alfredo da ragazzo
  • Tiziana Senatore: Regina da bambina
  • Paulo Branco: Orso, figlio maggiore di Leo
  • Giacomo Rizzo: Rigoletto, il servo gobbo
  • Antonio Piovanelli: Turo Dalcò
  • Liù Bosisio: Nella Dalcò
  • Maria Monti: Rosina Dalcò, nuora di Leo
  • Roberto Maccari: Olmo da ragazzo
  • José Quaglio: Aranzini, un proprietario
  • Pippo Campanini: Don Tarcisio
  • Patrizia De Clara: Stella
  • Fabio Garriba: Contadino all'esecuzione di Attila
  • Sergio Serafini: Un giovane fascista
  • Carlotta Barilli: Una contadina
  • Allen Midgette: Vagabondo che scagiona Olmo
  • Odoardo Dall'Aglio: Oreste Dalcò
  • Salvatore Mureddu: Capo delle guardie rege
  • Catherine Kosac: Tondine
  • Mimmo Poli: Fascista alla riunione in chiesa
  • Clara Colosimo: La donna che accusa Olmo
  • Angelo Pellegrino: Il sarto
  • Pietro Longari Ponzoni: Pioppi
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Episodi:
Fotografia: Vittorio Storaro
Montaggio: Franco Arcalli
Effetti speciali: Bruno Battistelli, Luciano Byrd
Musiche: Ennio Morricone
Tema musicale:
Scenografia: Ezio Frigerio, Gianni Quaranta
Costumi: Gitt Magrini
Trucco:
Sfondi:
Sequel: {{{nomesequel}}}
Si invita a seguire le linee guida del Progetto Film

Novecento è un film del 1976 diretto da Bernardo Bertolucci.

Indice

[modifica] Trama

Il film narra la storia di due italiani nati lo stesso giorno nel 1900-1901, nello stesso luogo (una grande fattoria emiliana) ma su fronti opposti: Alfredo è figlio dei ricchi proprietari della fattoria, i Berlinghieri; Olmo è figlio di Rosina, contadina vedova della medesima fattoria, e non sa chi è suo padre data la promiscuità nella quale vivevano i contadini all'inizio del XX secolo, segregati di notte e sfruttati di giorno come bestie da soma. Proprio le lotte contadine e la Grande Guerra dapprima, e il fascismo con la lotta partigiana per la Liberazione poi, sono al centro dei fatti che si susseguono, con al centro, e per filo conduttore, la vita dei due nemici-amici, impersonati in età adulta da Gerard Depardieu (Olmo) e da Robert De Niro (Alfredo).

Burt Lancaster, nel ruolo del nonno di Alfredo, e Donald Sutherland nel ruolo del violento, cinico e spietato Attila, chiamato con la sua ferocia asservita al potere a rappresentare l'arrivo devastante del fascismo in un paese dove la ricca borghesia iniziava a temere le varie organizzazioni socialiste a difesa dei lavoratori, sono alcuni degli altri indimenticabili volti di questa pellicola. Ma non possiamo dimenticare la cugina di Alfredo, Regina, che Laura Betti dipinge con grande mestiere, la moglie di Olmo impersonata da Stefania Sandrelli e Dominique Sanda, moglie di Alfredo troppo sensibile per poter sopportare di restare al fianco del marito colpevole, ai suoi occhi, di non aver lasciato fuori dalla sua fattoria le brutture e le nefandezze di quel periodo di travagli politici e sociali.

L'ultima parte del film si riallaccia alle scene iniziali, quando, durante il sospirato giorno della Liberazione, Attila viene finalmente giustiziato nel cimitero, di fronte alle tombe delle sue vittime, e Alfredo viene preso in ostaggio da un ragazzino armato di un fucile ricevuto dai partigiani. Olmo, creduto morto, ricompare ed inscena un processo sommario al Padrone Alfredo Berlinghieri. Il legame di amicizia prevale e Olmo "condanna" Alfredo ad una morte virtuale (in realtà sottraendolo al linciaggio), inizialmente poco compresa dagli altri paesani, ma alla fine coralmente accettata con una sfrenata e liberatoria corsa nei campi, sotto l'enorme bandiera rossa cresciuta e tenuta nascosta durante il ventennio. Le forze dell'ordine soggiungono per intimare il disarmo ai partigiani ed è proprio Olmo ad accettare per primo di deporre il fucile, dopo aver sparato in aria per simboleggiare l'esecuzione della parte vile e malvagia del suo amico più caro. Alfredo ed Olmo iniziano così a scherzare di nuovo, accapigliandosi come da bambini. Il film si chiude sui due amici che, ormai anziani, continuano ad azzuffarsi nei luoghi dell'infanzia, con Olmo che continua a sentire la voce del nonno nel tronco di un albero e Alfredo che goliardicamente si uccide come da piccolo si stendeva per gioco sui binari del treno.

[modifica] Commento

Non possiamo dimenticare il contesto storico (gli anni '70) nel quale il film viene girato, in un'Italia ancora amaramente pervasa da insanati residui di odio ed insanguinata da omicidi politici perpetrati dalle fazioni estreme. Bertolucci, sebbene dichiaratamente di parte, sembra distaccarsi dalla polemica politica del tempo e lanciare a suo modo un messaggio pacificatore, sottolineando come l'appartenenza ad una delle due parti sia più incidentale che sostanziale e possa rivestire tutto sommato un ruolo secondario rispetto a valori più forti come l'amicizia.

Tutto il film è un affresco grandioso. L'uso appropriato delle stagioni che accompagnano gli eventi storici (inverno, pioggia e gelo nel periodo del fascismo più torbido e ostile e una primavera solare e rigogliosa nel giorno della sospirata liberazione) e la colonna sonora di Ennio Morricone che con tratti da melodramma verdiano sottolinea i passaggi più drammatici della sceneggiatura, permette a Bertolucci di tratteggiare un film unico e per certi versi straordinario.

Si rivela con forza espressiva il gusto del regista per l'immagine filmata su modello di opere pittoriche: la festa all'aperto dei braccianti ricorda le composizioni di Jan Brueghel il vecchio; la scena in cui quel bracciante che a gesto dimostrativo si è tagliato l'orecchio, consuma un povero pasto a base di polenta con la famiglia, fa subito venire in mente "I mangiatori di patate" di Vincent Van Gogh così come quando il piccolo Olmo si spoglia e rimane nudo, il gioco di luci voluto da Bertolucci è evocativo delle tele di Caravaggio e, nello specifico, del dipinto "Amore Vincitore".

Il fascismo è rappresentato nella sua manifestazione più bestiale e in maniera eccessivamente caricaturale: quando Attila (Donald Sutherland) costringe il piccolo figlio di un proprietario terriero ad assistere ai suoi rapporti sessuali con Regina (Laura Betti) e poi lo uccide fracassandogli la testa contro un muro. Oppure quando, sempre Attila - che rappresenta il prototipo dell'uomo del Fascio - spiega ai suoi amici camerati che i comunisti sono come un gattino che intenerisce i cuori ma di cui non bisogna aver alcuna pietà e, dopo averlo legato con la sua cintura al muro, lo uccide con una testata. Il fascismo per Bertolucci è la violenza al servizio dei padroni, una bestia feroce al guinzaglio della borghesia o, meglio ancora usando le parole con cui Regina presenta Attila: "il cane da guardia" del padronato. Non si dà spazio ai motivi che portarono alla genesi del fascismo: la profonda delusione nei confronti delle istituzioni, la corruzione della parte liberale del parlamento, l'immobilità di quella socialista, incerta sull'essere d'accordo o meno con la rivoluzione Russa.

[modifica] Accoglienza

Nei cinema italiani il film venne proiettato, con grande successo (fu il film più visto del 1976), in due fasi successive (Novecento Atto I e Novecento Atto II). Negli Stati Uniti si dovette proporre una sola pellicola ridotta a quattro ore (comunque troppe per le sale americane) ma questo film non ebbe successo.

[modifica] Luoghi del Film

Il film è stato girato in Provincia di Parma e Reggio Emilia. La fattoria in cui si è svolto il film è l'azienda agricola Corte delle Piacentine del 1820 situata a Roncole Verdi di Busseto. Molte scene sono state girate anche a Guastalla.

I luoghi sono quelli di Giovanni Guareschi e Giuseppe Verdi. Infatti il primo è sepolto a Roncole Verdi, mentre il secondo è nato a Roncole Verdi come ricorda il nome della frazione.


I film di Bernardo Bertolucci
Lungometraggi
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Altre collaborazioni
Accattone (aiuto-regia) | Ballata da un miliardo (sceneggiatura) | C'era una volta il West (sceneggiatura) | L'inchiesta (sceneggiatura)
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