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Mifepristone - Wikipedia

Mifepristone

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Mifepristone
Nome IUPAC
11β-[p-(Dimethylamino)phenyl]-
17β-hydroxy-17-(1-propynyl)estra-
4,9-dien-3-one
Identificatori
Numero CAS 84371-65-3
Codice ATC G03XB01
PubChem 55245
DrugBank APRD00432
Caratteristiche generali
Formula C29H35NO2
MM  ?
Dati farmacocinetici
Biodisponibilità 69%
Metabolismo epatico
Emivita 18 ore
Escrezione fecale 83%; urinario 9%
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici - Leggi le avvertenze

Il mifepristone è uno steroide sintetico utilizzato come farmaco per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza. Prodotto sotto forma di pillola, viene commercializzato in Francia con il nome Mifégyne e negli Stati Uniti, dove viene prodotto dalla Danco Laboratories, come Mifeprex. Durante le prime sperimentazioni fu usata la sigla RU-38486, poi abbreviata in RU-486, dall'azienda produttrice, la Roussel Uclaf.

Rispetto ai metodi abortivi tradizionali ha il vantaggio di non richiedere l'ospedalizzazione della donna né interventi chirurgici, per questo si ritiene che provochi minori traumi fisici e psicologici oltre che minori costi per il servizio sanitario. Attualmente è in uso in tutti i paesi della Comunità Europea ad eccezione di Italia (in parte), Irlanda e Portogallo.

Non deve essere confuso con la pillola del giorno dopo che agisce prima dell'impianto dell'ovulo.

Indice

[modifica] Modalità di azione del farmaco

Il mifepristone è un ormone steroideo anti-progestinico derivato dal noretindrone, che agisce direttamente sui recettori progestinici, inibendone l'azione particolarmente sull'utero. Il progesterone (dal latino «pro»: che favorisce e «gestare»: gravidanza) è l'ormone che assicura il mantenimento della gravidanza per le sue diverse azioni sulle strutture uterine. Il mifepristone blocca l'azione progestinica sui recettori inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l'eliminazione della mucosa uterina, con un processo simile a ciò che accade durante le mestruazioni.

L'azione del mifepristone necessita a volte di essere completata in un secondo tempo, solitamente due giorni dopo la prima somministrazione, con la somministrazione di una prostaglandina (di solito il misoprostol) che provoca delle contrazioni uterine e favorisce l'eliminazione della mucosa e dell'embrione, solitamente entro mezza giornata.

Il metodo che prevede le due somministrazioni è efficace tra il 92% e il 99% dei casi (a seconda del trial clinico in esame), mentre l'RU 486 da solo ha un'efficacia pari a circa l'80%. Alcuni studi recenti mostrerebbero un'efficacia superiore nella somministrazione di misoprostolo per via orale rispetto a quella vaginale.

Ad alte dosi, il mifepristone ha anche lievi effetti antiglucocorticoidi e antiandrogeni.

[modifica] Struttura chimica

Il mifepristone è una polvere bianca, altamente solubile in metanolo e solo poco solubile in acqua.

La formula di struttura è 11β-[para-(Dimetilamino)fenil]-17β-idrossi-17-(1-propinil)estra-4,9-dien-3-one, la formula bruta è C29H35NO2

[modifica] Storia

Nel 1980 Étienne-Émile Baulieu, lavorando per i laboratori Roussel Uclaf su derivati del progesterone scoprì un potente anti-progestinico, inizialmente chiamato RU-38486 (secondo le iniziali del laboratorio dove fu messo a punto, ed un numero di serie).

Sperimentato a partire dall'inizio degli anni ottanta come un'alternativa all'aborto "meccanico" (sola tecnica abortiva allora possibile), la molecola provocò una levata di scudi da parte degli ambienti ostili all'aborto volontario. Ciononostante, il mifepristone venne posto sul mercato in Francia nel 1988, per l'uso in combinazione con prostaglandine.

Il 26 ottobre di quell'anno, Roussel Uclaf affermò che avrebbe fermato la distribuzione del farmaco ma, dietro pressanti richieste del governo francese, la distribuzione venne ripresa due giorni dopo. Attualmente è utilizzato nel 30% delle interruzioni di gravidanza. Il mifepristone fu approvato in altri paesi Europei negli anni novanta, e negli Stati Uniti nel settembre 2000. In Italia, nel 1999 ne venne autorizzato l'uso limitatamente alla sindrome di Cushing.

Nel 2003 l'OMS conferma la sicurezza del mifepristone e definisce le linee guida in un documento: "Safe abortion: technical and policy guidance for health systems".

I movimenti pro-life ne contestano l'uso, considerandolo un modo per abbandonare la donna nel momento in cui deve affrontare una scelta difficile. Da più parti inoltre si sostiene che la semplicità della procedura con cui può essere interrotta la gravidanza potrebbe portare le donne a sottovalutare l'importanza della decisione e quindi a un incremento del numero di aborti. Nei paesi in cui questa procedura è ormai in uso da molti anni, le statistiche non hanno tuttavia mostrato variazioni significative, ma soltanto la tendenza diffusa a ricorrere all'interruzione in epoca gestazionale più precoce, quindi con minori rischi di complicanze per la salute della donna.

[modifica] Procedura di utilizzo in gineco-ostetricia

L'utilizzo del mifepristone come contraccettivo post-coitale («pillola del giorno dopo») è teoricamente possibile ma non è autorizzato.

L'RU 486 è utilizzato in:

  • Interruzione volontaria di gravidanza
  • Interruzione clinica di gravidanza in caso di morte fetale in utero per ridurre la dose di prostaglandine necessaria all'espulsione.

Accertato con una ecografia che la gravidanza sia all'interno dell'utero e di epoca inferiore a 49 giorni (sette settimane di gestazione), il medico somministra da una a tre compresse da 200 mg di mifepristone. Il farmaco blocca i recettori del progesterone sulla mucosa e sulla muscolatura dell'utero favorendo il distacco dell'embrione e la dilatazione del collo.

Due giorni dopo, se non si è verificata l'espulsione del materiale gravidico, viene somministrata una prostaglandina che la induce nel giro di pochissime ore.

Dopo circa dieci giorni, la paziente torna in ospedale per la verifica ecografica dell'avvenuta interruzione. La procedura può fallire in meno dell'1% dei casi, e in circa il 5% dei casi è necessaria la revisione chirurgica della cavità uterina per completarla, o per bloccare eventuali emorragie che possono verificarsi.

[modifica] Effetti secondari

  • Emorragie (sanguinamento di origine uterina) talvolta abbondanti per un periodo dai 7 ai 15 giorni, dolori addominali, nausea, vomito, febbre.

[modifica] Confronto con la modalità per aspirazione

[modifica] Elementi a favore

  • L'RU 486 può essere utilizzata dalle prime settimane di gravidanza, mentre l'aspirazione non è possibile fino verso la 6° settimana
  • Il metodo non richiede né invervento chirurgico, né anestesia, e non ha gli stessi rischi dell'aspirazione: traumi dell'utero, del collo (dell'utero), rischio ulteriore di sterilità, di gravidanza extra-uterina, etc.
  • La procedura si sviluppa in privato e dà l'impressione di un aborto spontaneo, inducendo un minore trauma pricologico rispetto all'aspirazione.
  • Il metodo è anche meno costoso e più accessibile, e nel 95% dei casi non necessita di ricovero e di un intervento chirurgico specializzato.

[modifica] Elementi a sfavore

  • Il metodo, ancora relativamente recente, non ha ancora dimostrato l'assenza di rischi a lungo termine.
  • È più lungo dell'aspirazione, richiedendo in genere da 1 a 2 giorni per il suo completamento.
  • Non può essere effettuato in pazienti che presentino allergia nota al mifepristone, insufficienza surrenalica, disordini emorragici, o che siano in terapia con anticoagulanti o cortisonici.
  • L'RU 486 non può essere somministrato oltre le 7 settimane di gravidanza.
  • È controindicato in caso di gravidanza extra-uterina.
  • Le prostaglandine non possono essere somministrate in caso di: ipertensione arteriosa, angor, sindrome di Raynaud, insufficienza cardiaca, aritmia.
  • Nel luglio 2005 la Food and Drug Administration statunitense ha comunicato la morte di 4 donne negli USA (su 460mila, lo 0,00087%) successiva al trattamento con RU 486 nei cinque anni precedenti[1], e successivamente, nel marzo 2006, di altre 2; per tutte la causa è stata una sepsi con sintomatologia atipica, causata senz’altro per le prime 4 da un’infezione batterica da Clostridium sordellii, un batterio normalmente non pericoloso presente nella flora batterica intestinale. Si tratta di casi in cui il misoprostolo era stato somministrato per via vaginale. Ricerche sono in corso per capire come mai questo batterio diventi improvvisamente aggressivo e se vi sia e quale sia la correlazione tra l’assunzione del prodotto e l’infezione. L'incidenza di infezioni fatali è a parere di molti specialisti troppo bassa per giustificare l'impiego di una profilassi antibiotica, soprattutto valutando il beneficio rispetto al rischio di sviluppo di ceppi batterici resistenti.

[modifica] Distribuzione e sperimentazione in Italia

Nel novembre 2002 il Comitato Etico della Regione Piemonte approva un progetto di sperimentazione del mifepristone, in base alla Legge n.194 del 22 maggio 1978, ma il progetto viene bloccato dall'allora ministro della Salute Girolamo Sirchia.

Dopo lungaggini burocratiche, il progetto prende il via all'Ospedale Sant'Anna di Torino nel settembre 2005 ad opera del ginecologo Silvio Viale, che difende il diritto alla sperimentazione sulla stampa e in alcune trasmissioni televisive. Nasce un intenso dibattito tra la giunta regionale e il Ministero della Salute presieduto da Francesco Storace, che invia un'ispezione considerando illegale l'inizio della sperimentazione senza l'autorizzazione del Ministero stesso. In novembre riprende lo studio, a condizione che le donne rimangano ricoverate per un periodo minimo di tre giorni, e intanto si intraprendono sperimentazioni anche in Liguria, Toscana, Emilia-Romagna e dal 2006 in Puglia. A Milano nell'Ospedale Buzzi parte una sperimentazione che prevede l'utilizzo del methotrexate al posto dell'RU 486.

Contemporaneamente, a Milano e a Torino la magistratura avvia delle indagini ipotizzando una violazione della legge 194. A Milano l'indagine si conclude con l'archiviazione, mentre a Torino viene decisa la sospensione dello studio nel settembre 2006.

Nel giugno 2007 l'ente europeo per il controllo sui farmaci (EMEA) approva l'uso del mifepristone e ne ribadisce la sicurezza, autorizzandone l'uso anche in caso di "preparazione" del collo dell'utero all'aborto chirurgico. In novembre viene trasmessa al Ministero della Salute italiano la documentazione per la procedura di mutuo riconoscimento, che permette la registrazione del farmaco anche in Italia sulla base delle norme comunitarie, ma il ministro Livia Turco blocca ancora la procedura chiedendo al Consiglio superiore di sanità di «formulare un parere nel pieno rispetto della legge 194».

Anche il Papa Benedetto XVI interviene invocando l'obiezione di coscienza da parte dei farmacisti per impedire la distribuzione del prodotto ma, data la natura del farmaco, è verosimile che la distribuzione venga autorizzata direttamente attraverso gli ospedali e non tramite le farmacie del territorio.

Per il momento, in mancanza di una azienda italiana intenzionata a distibuirla e sulla base di un decreto del 1997 che permette al medico di importare direttamente farmaci non registrati in Italia se ritenuti indispensabili per la salute dei pazienti, la pillola viene importata in singole confezioni dietro richiesta degli ospedali che devono indicare, nel modulo d'ordine, il nome della paziente cui sono di volta in volta destinate.

[modifica] Collegamenti esterni


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